Aleister Crowley e la nuova Gnosi - E. Stagel - Seconda parte

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PASSATO PROSSIMO E PASSATO REMOTO - LA TEORIA DEGLI EONI E LE SUE CONSEGUENZE — IL NOSTRO TEMPO

Prima di risalire alle origini di questo culto, Grant si rifà al più immediato passato, per spiegare come la ricerca della segreta radice delle cose, del significato noumenico (che resta) del mondo fenomenico (che passa) sia andata di pari passo con la dissoluzione delle antiche norme tribali, degli imperativi categorici espressi spesso in forma negativa (non farai... non avrai...), con la caduta delle colonne d'Ercole di ancestrali divieti. Ciò ha reso possibile il dissuggellamento delle cellule dormienti della coscienza, mediante la caduta degli antichi tabù, la scoperta di certi metodi di esplorazione dell'interno (psicologia analitica e training autogeno, per esempio), la conoscenza della saggezza orientale, le nuove istanze sociologiche, il rinnovato corso dell'opinione scientifica che conferma, per tanta parte, i rilievi dei mistici antichi e moderni, la filosofia di Hegel, Nietzsche, la nuova lettura del pensiero di Spinoza.

Sorgono così società segrete con nomi e orientamenti sufficientemente definiti, che vivono e paiono dissolversi nella loro veste storica, per poi risorgere con altro nome, ma che in realtà esistevano, nella loro matrice interiore, da tempo immemorabile: esse si identificano con la ricerca del Dio che è nell'uomo, che Pitagora esprime con la frase « sarai Dio immortale » e la Bibbia col versetto « siate Dei ».

Crowley operò nell'ordine occulto che, per la storia esterna, aveva il nome di « Golden Dawn » o Grande Fratellanza Bianca, e che, apparentemente dissolto, risorse col nome di « Argenteum (o Argentum, o Argentinum) Astrum »: la stella di Sirio, il sole del Sud, figlio celato di Nuit, lo Spazio eterno in cui si manifesta la Luce, fecondato da Hadit, il punto atomico onnipresente.

L'altro nome dell'ordine era Ordo Templi Orientis e si richiamava all'Ordine del Tempio di Jacques de Molay che, fondendo i misteri di oriente e di occidente, era stato una manifestazione di quella fratellanza eterna. Distrutto nella sua apparenza storica da Filippo il Bello, esso era ritornato nel nuovo tempo, includendo anche i fratelli Ermetici o Illuminati, fedeli al concetto della Santa Ubbidienza; un punto inserito nel cerchio è il simbolo dell'Ordine.

Come per Crowley, la parola perduta è « Uomo » e, per ritrovarla, occorre che l'uomo ritrovi se stesso, che la illuminazione dell'uomo avvenga attraverso l'Uomo. In Crowley, come in altri, è fondamentale l'idea dell'uomo regale, di colui che ha dissuggellato la sua volontà reale attraverso l'obbedienza iniziatica che scava nell'opaca argilla delle volizioni imperfette ed incoerenti per discoprire la luce della Vera Volontà, la Volontà di lui realizzato.

Il punto dentro il cerchio, simbolo degli illuminati, è non solo il geogramma del Sole e del Dio Horus, ma è anche l'emblema dell'unione tra lo Spazio infinito, continuum della beatitudine che risulta dalla soluzione dell'esistenza mondana negli elementi della Non-Esistenza, e il punto onnipresente di cui esso è la circonferenza infinita.

Ritornano le notazioni dei veggenti medievali: Adamo di Lilla: « Dio è un cerchio che ha il punto in ogni dove e la circonferenza in nessun luogo »; Enrico Suso: « Così tu trapasserai di chiarità in chiarità, nella tenebrosa caligine divina ». L'unione del Cerchio e del Putto genera il loro « figlio » o Parola creatrice.

Cerchio e punto rappresentano inoltre le espressioni astratte dell'Amore e della Volontà, doppia componente dell'equazione mistica eterna cui Crowley dette il nome di legge di Thelema (« Thelema » è parola greca che significa « volontà ». La lingua greca ha una sua cabala, come l'ebraica, in quanto ogni lettera è anche un numero. La parola Thelema cabalisticamente assomma a 93, che è anche il numero di Agapé - Amore, che è il suo equivalente). Il motto di « Thelema », la comunità gnostica ridestata da Crowley in Sicilia e in Inghilterra, fu appunto: « Amore sotto il dominio della Volontà ».

 

LA TEORIA DEGLI EONI E LE SUE CONSEGUENZE — IL NOSTRO TEMPO

 

Crowley vede il simbolismo astrologico degli antichi — la teoria dell'eterno ritorno in cui anche Nietzsche ebbe fede: l'universo è animato da un movimento ciclico, come avevano già visto i maggiori filosofi dell'antica Grecia, e, poiché la durata del mondo è illimitata nel tempo, tutte le combinazioni possibili degli elementi devono necessariamente tornare a ripetersi.

L'uomo che comprende e vuole questa ripetizione si vota liberamente alla necessità del divenire cosmico, nel ritmo astronomico, storico e biologico. Questo ritorno ciclico dà luogo alla teoria degli Eoni: cicli che vanno da un minimo di 1461 anni (la durata del ciclo di Sirio) a un periodo maggiore (Per Crowley l'Eone è di duemila anni). L'attuale Eone sarebbe quello di Horus, iniziato da poco, tipificato dal sorgere di religioni quali l'ebraismo, la buddista e la cristiana.

Ancora precedente sarebbe stato l'Eone di Iside, l'era pagana di cui molti elementi riapparirebbero nell'Eone attuale (E' significativo notare come le recentissime indagini storico-comportamentali siano in linea con queste notazioni: valgano per tutte le osservazioni di uno studioso serio come il Fromm sulle antichissime società matricentriche guidate dall'amore e dagli istinti affermativi e le successive società patriarcali improntate al giudizio, alla giustizia, ma anche alla restrizione e alla separazione. Vedi « Avere o Essere? »). Nell'Eone di Iside, secondo Crowley, caratterizzato dalla società matricentrica, la Grande Opera era concepita come semplice e diretta. Anche se, per mancanza di ampia documentazione, il simbolismo non è molto vasto, si può reperire che la Vergine (Iod = Virgo) — la partenogenesi era infatti considerata vera — contiene in sé il principio della crescita, il seme ermetico. Questo diviene il Figlio in virtù dello Spirito (A = aria, che impregna la madre).

Nell'Eone di Osiride si ritrova il simbolismo dell'arca, della bara di Osiride, del deserto. Poiché nell'Eone di Iside la funzione del maschio non era ben definita, ora deve realizzarsi in una sua precisa fisionomia: per vivere la propria vita il figlio deve lasciare la madre e vincere la tentazione di ritornare a rifugiarsi in lei. In questa età la donna è vista come un pericolo, se non proprio come nemica: Kundry, Giocasta, Circe, sono simboli di questa forza che tenta l'Eroe. Egli può prenderla come schiava per guarire suo padre (Anfortas), per vendicarlo (Osiride), o per placarlo (Jehovah). Ma per diventare uomo deve cessare di dipendere da lei, conquistando la lancia (Parsifal), rivendicando le armi (Achille), o vagare nel deserto privo d'acqua (l'acqua è elemento femminile) come Krishna, Gesù, Edipo.

Quasi tutte le leggende degli Eroi comportano questa formula; perciò sono apparse universali ed eterne, mentre rappresentano solo la necessità imposta dall'Eone che il patriarcato sostituisca il matriarcato. Il maschio, per definire il suo ruolo ed attuarlo, deve crescere da solo: perciò nasce la divisione tra i sessi. E nascono le grandi religioni: Giudaismo, Buddismo, Cristianesimo. In esse il regno dei Cieli (l'esperienza della Realtà) è rag-giungibile solo mediante la negazione dei sensi.

Nell'Eone di Horus — l'attuale secondo Crowley — si raggiunge l'equilibrio degli opposti che porta al compimento della formula completa (IAO), che riconosce il Sole come figlio (Stella), come l'unica realtà preesistente manifesta, dalla quale tutto scaturisce e alla quale tutto ritorna. La Grande Opera consiste nel trasformare il piano iniziale di Assiah (uno dei quattro mondi della tradizione cabalistica), il mondo dell'illusione materiale, nel sovrapiano, o, meglio, piano totale di Atziluth (il Maestro Costruttore della tradizione massonica), il mondo della pura Realtà. Nell'Eone di Osiride venne compreso che l'uomo deve morire per poter vivere; nell'Eone di Iside la necessità del vivere era la gioia del vivere. Ora, nell'Eone di Horus, « noi sappiamo che ogni evento è una morte, soggetto ed oggetto si uccidono a vicenda, e ognuna di queste morti è essa stessa vita ». In altre parole, l'esperienza della Realtà è possibile mediante l'unione, cioè la morte di soggetto e oggetto nella coscienza. Allora, dicono i maestri Zen, « il destino si compie e si incontra la Verità non più riflessa, l'origine senza forma di tutte le origini: il Nulla che pure è il tutto. Se ne verrà inghiottiti e si rinascerà da esso ».

I saggi cinesi indicavano la formula del ritorno ciclico con l'equazione: O = 2, cioè O = ( +1) ( -1). Questa formula è rappresentata biologicamente dall'unione dei sessi. L'elemento positivo dell'equazione è la volontà (dinamico, il pieno, il maschile); l'elemento femminile è l'amore (passivo, il vuoto, la coppa, femminile). « La loro unione è la base dell'estasi che polarizza le componenti attiva e passiva dell'esistenza, riducendole a zero». Nel Nulla — il Nuít dei Crowliani, il Purum Nihil di Eckhart — sorge una nuova reazione, pronta a ricominciare il processo. « Ogni rituale » — nota Mircea Eliade nel già citato « Tecniche dello Yoga » è lo stesso rituale, che si ripete in atto presente e porta l'uomo in illo tempore, all'alba della creazione, nell'istante aurorale delle infinite possibilità ».