IL MISTERO DEI FULMINI GLOBULARI - di Stefano Mayorca

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Il fenomeno del fulmine rientra in una manifestazione di tipo magnetico, si tratta in sostanza di una scarica elettrica che si genera nell’atmosfera tra due punti di una stessa formazione nuvolosa, o tra nube e ambiente circostante, oppure tra nube e Terra. Tale fenomenologia si deve al campo magnetico che ha sede nell’atmosfera (campo magnetico terrestre), alla ionizzazione dell’aria causata dalla radioattività del terreno, dei raggi cosmici ed ai complessi fenomeni di elettrizzazione, che si manifestano all’atto della formazione delle nubi temporalesche. In conseguenza di tali manifestazioni, le nubi si caricano negativamente negli strati inferiori e positivamente negli strati più alti, determinando in tal modo forti differenze di potenziale tra punti diversi delle nubi e tra le stesse e l’aria circostante; queste differenze di potenziale, in pratica, danno vita alla scarica, che a sua volta produce un fenomeno acustico, il tuono, provocato dall’improvvisa espansione dell’aria, riscaldata dalla scarica elettrica medesima. 

Nel comune concetto di fulmine due sono le caratteristiche fondamentali relative alla sua immagine: la rapidità, o per meglio dire l’istantaneità del suo manifestarsi e il suo collegamento al rumore del tuono.

Ma esiste altresì un altro aspetto fenomenico del fulmine, quasi sconosciuto e assai raro detto fulmine sferico o globulare. Stiamo parlando di un fenomeno del quale la scienza ufficiale ha negato per lungo tempo l’esistenza, considerato anche che il fulmine lineare si può riprodurre in laboratorio, mentre quello a forma sferoidale fino ad ora non è stato possibile ricrearlo artificialmente.

I fulmini globulari, che si presentano con forme che potremmo definire sferiche o ellissoidali o anche come file di sferette a guisa di collana (detti in gergo a “rosario” e anche questi rarissimi), e a differenza dei fulmini lineari che hanno una durata effimera, questi ultimi perdurano per un certo tempo. Appaiono come oggetti tondeggianti e leggeri che emettono una luminosità intensa e fluorescente. Raggiungono in genere il diametro di trenta o quaranta centimetri e si producono di solito (ma non è una costante), dopo la scarica di un fulmine ordinario.

Possono presentarsi con vari colori e, talora in alcuni di essi la luminosità risulta pulsante. Di norma il fulmine globulare si muove leggero nell’aria fluttuando e dura anche diversi minuti, per svanire poi silenziosamente o mediante un’esplosione. Talvolta segue la via di un conduttore elettrico o viene aspirato da tubature o da canne fumarie. Crea raramente dei danni (ma può farne di notevoli) e può lasciare in alcuni casi tracce di bruciature sugli oggetti con i quali è venuto in contatto. L’ipotesi più probabile è che sia composto di aria allo stato di “plasma”, ovvero da atomi spogliati delle loro cortecce di elettroni, si tratta della stessa materia che costituisce i fulmini comuni, e di cui sono formate anche le stelle. Il “plasma” suddetto è uguale a quello che troviamo nello spazio cosmico, per esempio tra i gas espulsi dal Sole (quelli che formano la corona) o da altre stelle. Il livello di questo “plasma” non è di tipo molecolare, ma semplicemente atomico.

Oggi sappiamo che se immettiamo grandi quantità di energia negli atomi, essi si comportano alla stregua dei sistemi planetari. Queste condizioni possono essere realizzate sotto temperature estremamente alte, capaci appunto di essere prodotte attraverso potenti scariche elettriche nei gas. In base a queste condizioni il gas forma il cosiddetto “plasma” di cui stiamo trattando, e gli atomi perdono le loro proprietà caratteristiche. Basti pensare al plasma del gas Neon (usato per le famose lampade), dove sono presenti dieci elettroni, e che possiede le identiche peculiarità del “plasma” del gas di Sodio, il quale invece possiede undici elettroni per atomo. Questa in poche parole sarebbe la materia di cui è strutturato il fulmine globulare.

Sul comportamento di questi misteriosi fulmini è stata stilata una notevole produzione letteraria, che si ritrova fin dai secoli scorsi e che descrive l’insolito comportamento di tale fenomeno, sconcertante e mutevole, il quale sembrerebbe essere guidato da “un’intelligenza” sconosciuta. Numerosi autori e studiosi, tra i quali anche il celebre astronomo francese Camille Flammarion (1842-1925), hanno raccolto una folta casistica legata a enigmatici episodi riguardanti i fulmini globulari.
Nel prossimo articolo tratteremo di uno di questi episodi.