LA MANDRAGORA NELLA TRADIZIONE INIZIATICA STELLARE

Il Regno del Sacro Incanto e dei Grandi Misteri di Dioniso e Diana

 

 di Claudio Arrigoni

 

In una documentatissima e importante opera sugli aspetti misteriosi e arcani della pianta degli incantesimi: - “La Magica Mandragora” - scritta da Pier Luca Pierini R., Edizioni Rebis, Viareggio 1999 – l’Autore descrive la pianta come ‘Talismano Vivente’, magica bevanda nella grande festa della dea Hator, ‘Pianta Sacra e Maestra’, ‘Chiave d’Accesso’ agli stati di transe per gli antichi maghi iniziati, sciamani e moderni psiconauti. “Essa - afferma il Pierini - era considerata animata da un genio o ‘spirito onnipotente’”… e ancora, citando lo Schmidt (nel suo volume ‘Le Mandragore’): “A causa della sua natura può essere ritenuta un essere regale e sacerdotale”. Secondo una singolare e interessante interpretazione, derivata dagli appunti personali di Charles Godfrey Leland studioso e scrittore del culto dell’Aurea Magia Etrusca di Aradia in Firenze, il nome della pianta potrebbe derivare dalla deformazione dialettale della parola MANO DI DRAGO o MAN DI DRAGO. “Riferendosi in questo caso sia all’aspetto della radice che talvolta può effettivamente ricordare la zampa e gli artigli di un drago, sia alla superficie delle foglie, caratterizzate da rilievi carnosi simili alla pelle di un rettile” (P. L. Pierini R. op. cit. pag. 14). Pianta psicotropa, pianta psicoattiva e pianta maestra, tale pianta appare nella tradizione magica della luminosa stregoneria, al pari di alcuni tipi di funghi del regno teobotanico, come la chiave arcana di una Fata che la suprema Dea Isidiana può concedere ai degni eredi del culto del Segreto Incantesimo per accedere alla comunicazione con il mondo divino.

Il suo potere, è rachiuso nella sua stessa radice che forse era una componente della più complessa e segreta pozione dei Misteri Eleusini e della sacra bevanda del calice di Dioniso. Oltre che a fornire insegnamenti, visioni e conoscenze personali agli iniziati, aveva lo scopo di fornire un mezzo per il “magico volo” o “viaggio” di streghe, maghi e fate, alla ‘Festa del Gioco’ o ‘Sabba’. 

 

IL REGNO DEL SACRO INCANTO E DEI GRANDI MISTERI DI DIONISO E DIANA


Questo volo lascia pensare a quello che i Maestri di Magia Occidentale e Italica chiamano “separando”, ovvero una vera e propria individuazione del corpo sidereo o anima che, elevato dal Sacro Fuoco del Dio, è in grado di vivere e sperimentare la vita del Magico Mare quale realtà separata da quella umana e ordinaria dei sensi comuni. In pratica una seconda nascita, alla quale presiedeva il Maestro Iniziatore dei Templi dei Misteri dell’Occhio Divino; cui introduceva la Maestra o Dea della chiave e che preludeva nei neofiti, aspiranti alla Conoscenza della Luce-Arcana, al contatto con il Misterioso Possente Dio dell’Occulta Iniziazione. 

Così lo descrive Pier Luca Pierini R. (pag. 25 op. cit.), “Dioniso, detto il nato due volte, figlio di Zeus e di Semele, è una divinità complessa, libera, multiforme, selvaggia: Dio della natura libera, della sensualità senza limiti, della bellezza incontaminata e dell’animalità divina, della fulgida ebbrezza sacrale, della giovinezza eterna, dell’orgia sublime, dell’energia edella luce estatica, della musica arcana.  Considerando che la bevanda sacra a Dioniso era il vino e che i greci ben conoscevano i molteplici effetti che si ottenevano unendovi le radici e altre parti della pianta della mandragora, perché non considerare la possibilità che proprio questi – o anche questi – potessero costituire gli ingredienti del misterioso Kikeon? … Da non sottovalutare poi il fatto che uno degli animali più sacri a Dioniso, probabilmente il più rappresentativo assieme alla pantera (forse non a caso nera come il cane sacro ad Ecate richiesto per la raccolta della pianta), era proprio il caprone, evidentemente lo stesso “capro del sabba” che presiedeva le periodiche riunioni delle congreghe e al quale le streghe rendevano un simbolico omaggio, che volutamente quanto volgarmente i feroci persecutori dell’Antica Religione hanno inteso assimilare a satana così come la figura di Pan, l’ipersessuale dio dei boschi dotato di corna e zampe caprine, amico di Dioniso, è stata scientificamente demonizzata sovrapponendovi l’immagine stessa del Maligno”. 

La Teobotanica, o Scienza della Conoscenza e Uso Divino delle piante magiche, ci suggerisce per questi Veri e propri Tesori dell’Antica Arte, l’idea che, nascoste nel Regno Vegetale, si trovino essenze e chiavi venute da lontano. 

Da altri mondi, sistemi stellari e spazi inter-planetari potrebbero essere state recate fino a noi da reali ‘Ieronauti’ e Naviganti del Cielo per ricordare ai Figli degli Dei la Via e i Riti dei Sacri Misteri mediante i quali ricondurli al Sacro Orione. 

Nelle Tradizioni Antiche Occidentali, Nordiche, Orientali e anche degli Incas Peruviani sembra, secondo un attento studio dei Simboli Magici e Sacerdotali, esservi stata la consapevolezza che Piante Maestre come la Mandragora, vale a dire l’Ayahuasca, la Liana-Dea, fossero in grado, all’interno di una precisa disciplina Iniziatica, di elevare, nelle cerimonie del Rito, gli investigatori occulti all’esperienza enteogenica di contatto con i Regni Separati dalla Terra, con i loro Spiriti e Intelligenze di origine divina e capaci di provocare il cominciamento dell’estasi e l’apprendimento di insegnamenti e conoscenze per l’Ascenso, il “Viaggio” e il Volo dell’anima. 

Quindi il momento centrale del Rito della “Festa” o del “Gioco” consisteva, sia negli Antichi Misteri che nella Magica Stregoneria del Medioevo fino probabilmente a sopravvivenze non lontanissime, nella Bevanda della Pozione Sacra la quale produceva lo stato di Transe o Mag durante il quale i Maghi, le Fate e le Streghe vivevano, come dire, qui e ora lo stato di Condizione Divina. Esperienza che oltre a metterli in contatto diretto con le divinità dell’Antica Religione Iniziatica, Dioniso, Diana, Pan, altri Regni Divini, e con i loro abitanti, permetteva ai più avanzati nel ricordo dell’Antica Arte, di apprendere direttamente da Maestri Invisibili i Segreti e gli insegnamenti del Dio delle Streghe e del Sommo Ierofante che, nel Sacro Fuoco del Grande Incanto, parlava o suggeriva o indicava ai presenti i Veri non più velati. 

Spesso tali contatti avvenivano in un tempio costituito dal bosco sacro, o zone arcane e di potere, privilegiate, ab antiquo, dalle Sacre Divinità. Gli atti, le azioni, gli inizi, i Riti, seguivano, a nostro avviso, un calendario stellare, lontano dall’astronomia volgare e dall’astrologia profana, che doveva prendere in considerazione i dodici mesi dell’anno, in rapporto alle influenze occulte sullo sviluppo sottile dei candidati, quali (i mesi) Troni dei dodici Dei Supremi o Occhi di Luce, non sempre corrispondenti ai Maggiori Numi del Culto Ufficiale delle Religioni Classiche-Rivelate. Ma anche i periodi lunari, con particolare attenzione alle fasi, e forse, alcune riservate prescrizioni rituali riguardanti le influenze o lunazioni dei periodi, fasti o nefasti o incerti, erano tenute in considerazione per queste “Aperture” sicure e propizie, in cui il Numinoso poteva irrompere con i suoi doni e frutti, come il Sacro Melograno caro a Dioniso, negli stati profondi di gestazione e rinascita dei Candidati o Iniziandi che bussavano alla porta del Tempio. 

La Mandragora come Radice, caratterizza nell’esperienza enteogenica la connessione purificatrice delle zone più profonde e insondabili dell’astrale. Quella Notte dalla quale il “lavoro” occulto dell’esperienza magica iniziatica ha il compito di far nascere le stelle che guidano l’anima, attraverso un’intelligente trasformazione di tutti i labirinti di ostacoli e imperfezioni strutturali ed esterne, alla meta di un insegnamento che, in conseguenza della corrente iniziatica avviata, con le sue intelligenze sacerdotali divine, sembra non interrompersi più, per i non profani, nel corso di una vita e di un senso Alto della vita. Mai più uguale o definibile a quello dell’esperienza comune e ordinaria nel quale la persona, e non l’Io, rientra dopo l’elevazione ai cieli della Signora delle Stelle. Viene quasi da pensare, che, sub specie interioritatis, il tutto si accordi con l’idea che tali eventi Magici siano, forse, il risultato di un percorso, di una Via o Fatato Incanto “premesso” da particolari Entità mediatrici di Intelligenze Magistrali Divine, da loro assegnate e ritrovate nel nostro Antico Etrusco Ascenso. 

 

DAL VERDE DEL BOSCO, PIANTA BEVANDA, ALL’ORO DEL MAESTRO-DIO…

 

…che come Principe dei Misteri e Invisibile, cioè Nascosto Iniziatore, parla all’anima volata all’Ala del suo Appello. Gli Dei, i 12 Supremi delle 12 Segrete Lucumonie – da Lucus – Tempio del Bosco, parlavano agli Aspiranti della Luce attraverso l’Elemento Eterico FUOCO – ARIA, della cui ‘speciale’ materia è costituito il mondo della Vita dei Numi. 

Ed effettivamente la Sapienza degli Antichi considerava i Libri Fulgurali scritti alla Luce delle Folgori dai Saggi Figli degli Dei e letti e tradotti da speciali sacerdoti che dovevano avere a che fare con il Dio Nato dalla Folgore di Zeus e suo Prediletto. Colui che custodisce il Fuoco e lo Scettro: Dioniso, il Capro Divino dalle Auree Corna simbolo di potenza e fertilità Ammonia. Tali messaggi, costituiscono testimonianze, parole, cifre, delle chiavi auree di precisi “passaggi” dell’Arcano Viaggio. Come in Lammas-Leone, costellazione di grande importanza nel ciclo sacerdotale del calendario luni-solare, si ha la massima crescita apicale del FLAMEN – FLUMEN - FUFLUNS o FULMINE che, saettante, parla e apre l’occhio all’Energia Divina, anagogica, aurea, possente, grazie all’energia di una Bevanda Sacra, composta, come dicevamo, di una MATERIA SPECIALE come di Altri Mondi, al cui contatto i Mysti ricevevano la prima Iniziazione ai Misteri, un ‘primo avviamento’ a ciò che doveva seguire nel Cammino verso il Dio e il Maestro Iniziatore – Scettro – Carme – Fuoco dello Jeronauta. 


IL DRAGO


Ma ritorniamo alla preziosa interpretazione scritta dal Leland, circa la Mandragora come zampa e artigli del Drago. Come per il Capro, simbolo del Dio Cornuto delle Streghe e Signore del Culto Luminosissimo e Sapiente dell’Antica Religione, così il Drago, Sacro Animale di Luce, Forza e Magico Volo del Regno Fatato della Dea nei Misteri dell’occidente magico medioevale. Entrambi sono stati demonizzati e associati a personificazioni del Male, dell’Oscurità e del Satanismo nella sanguinaria Lezione dei Roghi delle università dell’Europa cristiana. Fino ad attraversare, dopo l’aurea parentesi del Rinascimento toscano, i secoli ancora oggi spenti della cieca intolleranza del monoteismo dogmatico e dell’intransigenza del pensiero oscurantista. 

La Pianta del Drago fa invece pensare a una Sorgente Arcana della Forza di Luce (Alata come il Drago dell’Argot Medioevale) Potentissima, Intelligente, Regale, Fiammea – che dal cielo si libera fino a noi e poi risale. Custode dei Segreti Tesori e in contatto con Mondi Stellari di cui è forse, sia nelle Tradizioni Magiche orientali che occidentali, un’Emanazione I-Dea e Simbolo Reale dell’Arcano Sapere. 

Un po’ dell’essenza dell’ideale ‘Sangue del Drago’ deve quindi vivere nelle radici di questa Prodigiosa Pianta Incantata, il cui elisir le Fate d’Oro, Signore della Magia dell’Aureo Castello, dispensano ai Figli e alle Figlie di Orione. Ai predestinati che, ritrovata la Via, vogliono tentare con salda Volontà di Luce, di Rinascere nella Travolgente Passione di Dioniso, prediletto Figlio di Zeus, Signore della Folgore, della Vita e della Danza. 

(Tratto da www.ilmagus.com con il permesso del Sito)

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