ALCHIMIA E ARTE REGIA  

Il profano che getti un’occhiata in un qualsiasi libro di alchimia, nel tentativo di abbordarne la decifrazione, finisce sempre col ritrarsi rassegnato e deluso dinanzi al gergo misterioso, irto di termini incomprensibili e infiorato di simboli oscuri che pure presentano un fascino arcano.

Questi libri insegnano realmente la fabbricazione dell’oro? Ed è proprio il miraggio della ricchezza che induce certi studiosi a trascorrere la vita su quei libri?

L’uomo moderno, scanzonato e disincantato, comprende bene che l’oro si può guadagnare assai meglio di quanto non lo si possa fabbricare; la fabbricazione dell’oro alchimico simboleggia la conquista della Regalità Divina e cioè di una condizione dell’essere assolutamente impersonale, in quanto divina e regale. Da ciò la denominazione di Arte Regia data a questa scienza, che è detta pure Magia Trasmutatoria, in quanto essa “trasmuta” o “transumana” gli uomini elevandoli alla condizione divina.

Il mondo antico e medievale indicò infatti come “di diritto divino” le monarchie fondate su regalità sovrumana conquistata con l’Arte Regia e detta Regalità Divina. Il problema del governo giusto e della giustizia sociale, come quello della scelta dei migliori per il governo, fu risolto dunque dagli antichi per mezzo di questa scienza, la cui pratica diede vita ad imperi come quello Egizio e quello Babilonese, come quello Azteco e quello Bizantino, a Monarchie come quella Israelita, quella Etrusca, quella Inglese e quella Francese, reggimenti statuali della vita durata millenni, ciò che è la migliore garanzia della loro giustezza ed efficienza. Poiché l’Arte Regia è in realtà l’unico possibile fondamento di una gerarchia sociale giusta e giustificata: quella fondata sull’amore del prossimo e sulla grandezza d’animo coltivata e sviluppata con criteri scientifici. Nel mondo tradizionale, troviamo questa Scienza alla base tanto del potere politico che di quello religioso; qui infatti entrambi i poteri si trovano uniti nella Sacra Monarchia, in cui i Re esercitano a favore dei sudditi tutti l’attività Anagogica, cioè traente in alto moralmente e spiritualmente.

La struttura dell’organizzazione statuale, conforme all’ordine cosmico in Roma, nel Mosaismo, in Campanella etc. è pure dominio dell’Arte Regia.

L’Arte Regia è dunque all’origine delle religioni più elevate. Essa insegna in realtà un processo di transumanazione o trasmutazione che conduce l’Iniziato, con l’aiuto della Gerarchia iniziatica e del suo capo: Monarca o Sommo Sacerdote che esercita l’attività anagogica, dalla condizione individuale che è propria a chi vive nel mondo del divenire, prima a quella superindividuale (compimento del Piccolo Magistero) e infine a quella impersonale (compimento del Grande Magistero).

L’ARTE REGIA ED I SUOI LINGUAGGI DI GERGO

l processo iniziatico della Trasmutazione, segretissimo perché pericolosissimo, è unico e universale, immutabile ed eterno, ed è noto fin dalla più alta antichità a tutti i popoli veramente civili, poiché è appunto la presenza di questa Arte a far la grandezza e la civiltà di un popolo, come la sua sparizione a determinare la decadenza e la morte degli stati , delle civiltà e dei popoli, ciò che diciamo a memento per i popoli europei.

Ma se il processo è unico e universale, i mezzi per formularlo sono infiniti: ogni popolo, ogni religione lo ha infatti espresso a suo modo, spesso coniando nuovi linguaggi e ricorrendo ai più diversi simbolismi da epoca ad epoca, da luogo a luogo, dall’una all’altra area culturale.

I più antichi simbolismi noti risalgono all’antico Egitto, o almeno, attraverso di esso ci sono pervenuti. Questi simbolismi passati poi ad altri popoli sono arrivati fino ai nostri giorni, sovente incompresi dalle religioni stesse che li hanno tramandati. Principalissimo fra questi, il simbolismo agrario della morte e resurrezione dell’uomo come del seme, e quello del viaggio agli inferi che ritroveremo presso i Fenici (Adone), presso i Greci (Ulisse, Teseo, Tammuz), presso i Romani (Enea) e che raggiunge le vette della più elevata poesia con simbolismo cristiano della Passione, Morte e Resurrezione del Cristo.

Presso i Babilonesi lo stesso processo viene rappresentato come cosmogonia o creazione del mondo; identico simbolismo ritroveremo nel Genesi di Mosè e nella Teogonia di Esiodo.

Gli Indoariani rappresentano il procedimento della trasmutazione mediante un simbolismo imperniato sui miti di fondazione di città sacre[1] (Tebe, Roma, Asgard), analogo alla cosmogonia, integrato da simbolismo epico ed amoroso (Iliade, Eneide). Questo stesso simbolismo ritroveremo presso gli anglosassoni, ed in particolare in Irlanda, nei romanzi cavallereschi e soprattutto nel Ciclo del Graal e della Tavola Rotonda[2].

 IL GERGO INIZIATICO PSEUDOCHIMICO

I Greci si servirono dunque di tutti quanti i simbolismi esistenti e ne creeranno di nuovi: l’uno aritmetico in età classica, ad opera di Pitagora, che passerà alla Cabbala ebraica e attraverso questa rientrerà nell’ermetismo rinascimentale, e l’altro in età ellenistica, quello alchimico, iniziato da Zosimo di Panopoli. Qui per la prima volta gli “Dei” del Pantheon olimpico, ciascuno in realtà rappresentante una fase del processo di trasmutazione o indiamento, si trasformano in “metalli”, corrispondendo a Crono il piombo, a Zeus Stiglio lo stagno, ad Ares il ferro, e così via[3].

La sostituzione e le esatte corrispondenze sono state irrefutabilmente dimostrate dall’Opera del Benedettino A.J. Pernety da cui risulta pure con ogni evidenza, la natura e il significato di Arte Regia della Mitologia greca, oltre che l’identità dell’alchimia con le altre due.

L’innovazione ellenistica di un gergo iniziatico con terminologia pseudochimica rendeva compatibili gli antichi misteri dell’Arte Regia col geloso monoteismo cristiano ebraico e musulmano, che non può ammettere “Dei”, e rendeva così possibile la conservazione di tutta la Tradizione Iniziatica greca anche nel seno di queste tre religioni, tutte ugualmente derivate dall’antichissima e originaria Tradizione Egizia.

La tradizione ellenistica dell’Arte Regia, conservando così celata dietro il suo oscuro gergo pseudochimico quella più antica del paganesimo olimpico, perveniva perciò indisturbata sino ai nostri giorni, trasmessa all’occidente cristiano  da quegli stessi intransigenti monoteisti che sono gli arabi.

Ma quali concreti insegnamenti pratici celano i simboli misteriosi dell’Alchimia e quelli equivalenti e quelli equivalenti degli altri gerghi trasmutatori: religiosi, cosmogonici, cavallereschi e viaggiatori? E inoltre: se l’Arte Regia è una sola e la stessa dovunque, tra i simboli equivalenti delle varie tradizioni, è possibile per ciò stesso stabilire delle corrispondenze che rendano simultaneamente intelligibili per lo studioso tutte le tradizioni in vista di una loro futura unificazione?

In realtà non bisogna dimenticare che l’Arte Regia è segreta e riservata a pochissimi eletti che se ne siano dimostrati degni, superando difficili prove: il contenuto dei suoi insegnamenti pratici non può quindi essere svelato pubblicamente. Nel corso di questo studio vi accenniamo pertanto con chiari simboli, intelligibilissimi per chi abbia un minimo di nozioni propedeutiche e dai quali anche il colto profano potrà farsi una chiara idea di questa Arte e trarre utili conoscenze e nozioni.

Inoltre, indicheremo man mano le esatte corrispondenze dei principali simboli nelle varie tradizioni,, partendo dalla tradizione alchimistica che fra tutte ha elaborato il più raffinato e preciso dei linguaggi di gergo occultistico e che tutte le riassume, le completa e le unifica.

SIGNIFICATO ASTRONOMICO E CALENDARIALE DEI VARI GERGHI DELL’ARTE REGIA

Il lettore colto non ignora quanto nell’antichità il calendario, sia lunare che solare, fosse sacro e pertinente al culto (cultum da colere = coltivare, attività rigorosamente regolata dal calendario), e come esso fosse assolutamente segreto ovunque. A Roma era pertinenza del Collegio dei Pontefici ed è noto che esso fu divulgato solo per il tradimento dello scriba di un Pontefice Massimo. Tutti sanno che l’Arte Regia e l’Occultismo in genere sono stati detti “Agricoltura Celeste” per la loro connessione col calendario, ed è pure assai famoso un testo ermetico simboleggiante il processo Trasmutatorio in gergo agricolo-calendariale e perciò conosciuto come “Agricoltura dei Nabatei”.

Orbene, ad un primo esame del simbolismo alchimico appare evidente ciò che Eliphas Levi nelle sue opere ha continuato a suggerire senza volerlo mai dire esplicitamente: ci troviamo di fronte a un calendario segreto espresso in simboli astrologici presentati come simboli chimici e metallurgici.

A nessuno sfugge infatti, che i simboli dei metalli dell’Opera sono gli stessi di quelli dei pianeti corrispondenti, e dei corrispondenti “Dei” planetari del Culto Olimpico greco-romano. In una famosa figura di Stefanio, riportata dal Cosmopolita e da noi illustrata precedentemente, tali simboli si trovano disposti in circolo a rappresentare i primi sette mesi dell’anno nel ciclo ascendente, e gli ultimi cinque nel ciclo discendente, che ripete all’inverso il primo: 1) Cronos; 2) Zeus Infero; 3) Ares; 4) Afrodite; 5) Ermes; 6) Artemide; 7) Apollo; 8) Ermes; 9) Afrodite; 10) Ares; 11) Zeus Stiglio; e 12) Cronos. I due domicilii di Cronos al 12° e al 1° posto, e come tali contigui, sono il fondamento e la spiegazione del bifrontismo di Giano, dio romano corrispondente al Cronos greco per molti versi come allo stesso Saturno latino (entrambi mitici Re del Lazio) e Guardiano delle Porte, in quanto signore dell’entrata e dell’uscita, del principio e della fine.

Ma non è tutto: anche i simboli delle dodici costellazioni, il che è come dire dei dodici mesi dell’anno, ricorrono nell’Alchimia a designare dodici Operazioni dell’Arte e precisamente le “moltiplicazioni”, ciascuna delle quali è propria di un determinato segno zodiacale e ad esso esclusivamente pertinente. Esse sono: per l’Ariete, la Calcinazione; per il Toro, la Congelazione; per i Gemelli, la Fissazione; per il Cancro, la Dissoluzione; per il Leone, la Digestione; per la Vergine, la Distillazione; per la Bilancia, la Sublimazione; per lo Scorpione, la Separazione; per il Sagittario, l’Incinerazione; per il Capricorno, la Fermentazione; per l’Acquario, la Moltiplicazione vera e propria;  e per i Pesci, la Proiezione.

Infine, sarà bene ricordare che tutti i numeri ricorrenti nell’Alchimia, gli stessi peraltro della Qabbalah e del Pitagorismo, sono numeri astronomici; oltre al già visto dodici, numero delle costellazioni e dei mesi dell’anno, numero solare in quanto riferentesi al corso annuale del sole, il numero sette, di carattere lunare, in quanto ciascun quarto di luna ha la durata di sette giorni e la lunazione di 28 (7 X 4 = 28); il tre e il quattro, esprimenti i diversi rapporti di divisibilità fra anno e lunazione, necessari ad armonizzare cicli lunari con cicli solari nella liturgia mista solare e lunare, che è propria del Grande Magistero Alchimico, od Opera al Rosso.

Il nove esprime la divisione in tre parti della Lunazione, considerata nei suoi 27 giorni e frazione; il settantadue è il numero dei quinari dell’anno (72 X 5 = 360), esclusi, beninteso, i cinque giorni epagomeni.

Il numero di quattro, oltre ad esprimere una divisibilità del 360 e del 28, è quadripartizione sia dell’anno che della lunazione, come della giornata; le quattro qualità elementari: Aria, Acqua, Terra e Fuoco hanno natura solare e infatti si riferiscono all’anno, mentre le quattro qualità secondarie: caldo, freddo, umido, secco, hanno natura lunare.


Il numero trentasei, manco a dirlo, è quello dei decani; esso è divisibile per nove e per quattro. Quattro è anche il numero dei semi dei Tarocchi: Bastoni, Coppe, Spade e Denari, il cui valore iniziatico e calendariale, strettamente connesso a Cabala e Alchimia, dobbiamo esaminare[4].

(Tratto dall’opera “I Segreti dell’Arte Reale”, per gentile concessione delle Edizioni Rebis



[1] Vedi in Dumezil ed Eliade – sviluppare con Campanella [Annotazione dell’Autore – NdC].

[2] Gergo “ricercatorio” – sviluppare il rapporto con i Tarocchi [Annotazione dell’Autore – NdC].

[3] Cfr. A.J.Pernety, “Les Fables Egyptiènnes et Grecques”.

[4] Numerologia calendariale del Graalismo.

 

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