Il solstizio d’estate, la celtica Litha o Midsummer-eve, costituisce il punto di massima esaltazione del Sole, culmine del suo percorso ascensionale, iniziato con il solstizio d’inverno, e spartiacque tra ciclo crescente e discendente della sua luce e della sua influenza, sia in senso astronomico, sia ermetico.
 Simbolicamente corrisponde alla parte superiore della “coppa” dei Tarocchi e, analogicamente, si traduce nel vertice dello scettro solstiziale che regge la ruota o cerchio dell’anno e nel mezzogiorno astro-esoterico, o luna piena del calendario lunare.

Se il valore astronomico, simbolico e sacrale del solstizio d’inverno coincide con la “nascita”, o “rinascita” del sole, dopo la lunga fase declinante e “notturna”, il solstizio d’estate ne celebra il trionfo, sottolineato dagli arcaici riti del Fuoco che in occasione della tradizionale ricorrenza illuminavano l’intera Europa.

Come per il solstizio d’inverno, si tratta dunque dell’apertura di una “porta”, non a caso consacrata anticamente al culto di Giano, di un passaggio di profondo valore spirituale da una condizione dell’anima e della natura a un’altra: dalla “fioritura” dell’equinozio di primavera al “frutto” solstiziale estivo e alla seguente “maturazione”, che prelude alla “semina” di una nuova “opera”. E del punto d’inizio di una successiva fase nel cielo esteriore e interiore, di un ulteriore, importante “initium” che non solo per assonanza può indurci a riflettere sul tema e sui significati più ampi dell’iniziazione. O meglio ancora, della ricerca dell’iniziazione: di quel corpus o complesso di elementi dottrinali o sapienziali e rivelazioni, o più semplicemente di insegnamenti, che unitamente alle componenti operative o pratiche costituisce la chiave d’accesso al significato esoterico di realtà velate, al sacro, al misterico e all’arcano, alla conoscenza diretta di una dimensione precedentemente ignota, o appena sfiorata, che dovrebbe condurre alla trasmutazione dell’essere. In questo senso, il pontifex – il quinto arcano dei Tarocchi – può rappresentare l’immagine del mediatore tra il visibile e l’invisibile, di colui che può incarnare sia un’entità fisica sia un’Idea impersonale e che esprime una realizzazione possibile su vari piani, in grado di stabilire un ponte tra il mondo exoterico e l’esoterico, tra il visibile e l’invisibile, tra l’umano e il divino.

Iniziazione, in termini molto semplici, è il passaggio da una condizione di non-conoscenza a un primo ordine di conoscenza, il che non significa automaticamente e semplicisticamente apprendimento. Un individuo capace di leggere uno spartito musicale, rispetto a chi non ne comprende struttura e simboli, può essere considerato per certi aspetti e nel settore specifico un “iniziato”, che progredendo può imparare a suonare uno o più strumenti e, se costante, dotato di talento e di quel pizzico di fortuna, sempre necessaria, evolvere ulteriormente fino al livello di maestro, di Artista. Alcuni soggetti straordinari, forse predestinati, raggiungono infine il genio e l’immortalità. L’esempio è valido, almeno in parte, anche per il ricercatore ermetico, ma è facile obiettare che mentre per la musica o altre nobili discipline dell’arte e dello scibile esistono scuole accreditate e validi maestri, riconosciuti tali dal mondo accademico e dalla critica ufficiali, altrettanto non può dirsi, utilizzando gli stessi parametri, per la scienza e l’arte dell’Arcano. L’occulto è tale per definizione, e in un’epoca in cui tutto è disponibile per tutti, sembra impossibile che non esista un mezzo per conseguire in breve tempo e magari a buon mercato la tanto agognata “iniziazione”, questa “anacronistica” araba fenice che per fortuna possiamo ancora considerare tra i rarissimi valori che ancora resistono incontaminati al culto dilagante della contraffazione sistematica, all’azione erosiva di dittature consumistiche, di spiritualismi contingenti e di mode o tendenze culturali.

Spesso, anche se non sempre e necessariamente, Iniziazione coincide con Tradizione. Oggi sono in molti ad affermare che l’autentica tradizione è perduta. Forse perché attualmente appare molto più difficile recuperare il mitico filo di Arianna e superare la prova del Minotauro. Ma l’ingresso del tempio non è sepolto sotto macerie di vago interesse archeologico. Certamente, e per ovvi motivi, la via dell’ascenso non è alla portata di tutti, né pubblicizzata con marchi di fabbrica registrati, ma, come già è avvenuto in passato, molto discretamente, molto riservatamente, è presente. Per rispondere all’appello sincero degli aspiranti alla luce. Altrettanto difficile trovarsi d’accordo, pur rispettandone la posizione, con coloro che ritengono la tradizione-iniziazione strettamente e irreversibilmente legata a un’epoca passata, come un albero di un eden leggendario esclusivo e lontano, chiuso per cessata attività con tre lucchetti dall’angelo della spada fiammeggiante, che non ha più visto fioriture di primavera e tantomeno solstizi estivi. Siamo senza alcun dubbio assai distanti dagli splendori di una mirifica età aurea, ma ogni periodo storico, da un bel pezzo a questa parte, è stato caratterizzato da lunghi momenti oscuri, tenebrosi e persino terribili, preceduti, interrotti e seguiti da improvvise albe radiose e illuminanti. E nonostante tutto, le isole, i cenacoli, i collegi, le confraternite e i singoli iniziati, nel segreto dell’anonimato o alla luce dell’oro alchimico, non sono mai mancati all’appello e alla missione.

Dovremmo inoltre considerare che buona parte di quanto noi oggi accettiamo e intendiamo per tradizione, soltanto nel secolo scorso o poco più, era spesso e volentieri aspramente criticato o stigmatizzato quale frutto di invereconda opera di divulgazione o volgarizzazione spregiudicata, o peggio, di profanazione.  Dimenticando dunque che è grazie anche al sacrificio e all’abnegazione di quegli stessi adepti accusati ieri di aver violato la regola tradizionale del segreto e del silenzio, se oggi tanti sinceri interessati alla via ermetica, ipercritici tradizionalisti compresi, possono usufruire di insegnamenti mirati e indicazioni preziose ai fini della loro ricerca.

Il Kremmerz scrive: “Il lettore comprenda, leggendo il mio libro, che io ho voluto indicare agli studiosi non la via unica per arrivare, ma una via per intuire l’esistenza di un secreto (arcano), un secreto fisico (cioè naturale), che pochissimi uomini hanno conosciuto, un numero ristrettissimo conosce e che pur essendo tale da rendere l’uomo potente più di qualunque semidio non si trova chi lo venda, né fa apparentemente felice chi lo possiede. […] Onde non si ripeta che dopo venti anni io resto ambiguo, dico di più: credete alle iniziazioni per quel che sono. Due o tre società di studiosi che si suppone posseggano questo arcano, non danno che l’Iniziazione al neofito. Iniziare vuol dire cominciareInitium, principio. Nessuno dà la fine, poiché l’arcano è di natura tale che chi più lo ha intravisto da presso non può comunicarlo. Può conferirlo nei limiti dei poteri, darlo intero no. A questo punto è bene notare che l’iniziazione alla scienza assoluta non si ottiene né si dà allo stesso modo per tutti. Vi sono: a) Iniziazione per riti – b) Iniziazione per conferimento – c) Iniziazione diretta”.

Queste parole possono essere considerate valide per quasi tutti i percorsi iniziatici, tenendo ben presente che l’ermetista di Portici ha voluto indicare una via, non la sola ovviamente, ponendo al primo posto l’iniziazione per riti, della quale intese confermare il valore proponendo nei suoi primi scritti del Mondo Secreto pratiche di notevole importanza.

Noi ci guardiamo bene dall’entrare nell’insidioso labirinto dei suggerimenti e delle facili ricette per avvicinarsi a una meta delicatissima, che prima di farsi concreta e tangibile deve corrispondere a uno stato di essere, e come tale osservata attraverso lenti estremamente attente alle complesse realtà e sensibilità soggettive. Il cammino, come i maestri insegnano, non può essere né breve né agevole, né, tantomeno, affrontato part time come un hobby da coltivare la domenica pomeriggio. Richiede impegno, costanza, pazienza, onestà, attitudine e una volontà ferrea. Non dovrebbe inoltre mancare  una buona dose di sana umiltà, oggi ormai considerata quasi un valore aggiunto di sapore antiquario, eppure tanto importante per evitare di perdersi, tra l’altro, negli empirei illusori dell’aria fritta.

E i risultati, come per qualunque disciplina seria, possono essere apprezzati non certo cronometrando i minuti, le ore o i giorni, bensì nel corso di anni. Vale la pena? Per chi di fronte alle prime difficoltà si arrende, o non riesce a vedere nel proprio cielo la stella dei magi,certamente no. Per quei pochissimi nel cuore dei quali arde un Fuoco purissimo che il tempo non consuma, e la cui sete di conoscenza non si placa inseguendo chimere indotte, sicuramente sì.

(Tratto da ereticamente.net)

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