Sulle tracce della Sapienza - Seconda parte - A lezione da Angelo Tonelli

Lo Sciamanesimo Arcaico

A cura di Luca Valentini

Venerdì 26 Giugno alle ore 18.30 presso l’Atelier Nuova Eleusis, in via dei Giardini 14 a Sarzana, si è svolto il secondo degli incontri settimanali denominati “I venerdì di Eleusis: sulle tracce della sapienza greca”, seminari di Angelo Tonelli dedicati alla Sapienza Greca, che in questa occasione ha disquisito sull’essenza e sulle personalità più importanti dello Sciamanesimo Arcaico. 

La testimonianza più chiara, secondo il Tonelli, di tale realtà sapienziale, tra i cosiddetti pre – platonici, è senz’altro il frammento 111, tratto da Diogene Laerzio, e riferito ad Empedocle: 

“Quanti sono i farmaci contro mali e vecchiaia imparerai, dato che a te vorrei integrare tutti questi insegnamenti. Placherai la furia dei venti infaticabili che levandosi dalla terra devastano i campi con le loro folate; susciterai soffi benefici tu stesso, e dalla scura pioggia creerai siccità utile agli umani e dall’arsura estiva scaturirai correnti che nutrono alberi e trarrai fuori dall’Ade l’energia di un uomo morto”.

Nello sciamano si manifesta tutta la potestà di attivare dei veri e propri prodigi, la capacità di esercitare un’autentica azione magica sugli elementi della Natura e del Cosmo, incluso lo stesso essere umano. In ciò, è possibile ravvisare una stretta connesione tra Empedocle con l’orfo-pitagorismo. Tale potere, da cui i prodigi emanano, è precisamente il Menos, cioè il vigore, il dominio che un’azione, che una forza sottile può realizzarsi in senso trasmutatorio, come in senso terapeutico. Lo Sciamano si aggirava con vesti sacrali color porpora, arricchiti con fiori meravigliosi, essendo egli l’impersonificazione dell’Iniziato e del Guaritore, come dimostra il Frammento 112:

“Io tra voi come un dio immortale, non già mortale, m’aggiro, da tutti onorato come si conviene, cinto di sacre bende e di corone fiorite. Con i quali quando giungo alle città fiorenti da uomini e da donne sono venerato ed essi mi seguono in, folla, desiderosi di sapere dove sia il sentie­ro che porta al guadagno e gli uni hanno bisogno di vaticini, altri invece per mali di ogni genere chiedono di ascoltare una voce di facile guarigione da lungo tempo trafitti da aspri dolori”.

Inoltre, non è assolutamente casuale, evidenziava il filologo ligure, che semanticamente gli sciamani siano i Magoi, corrispondenti dei Magi persiani, caldeo o egizi, i detentori di una capacità di proiezione e di attività sul mondo fenomenico. Empedocle, sempre secondo Angelo Tonelli, come catalizzatore di tali poteri, esprime quasi una dimensione bipolare, superando istantaneamente sia la razionalità sia la follia:

“C’è un vaticinio del fato, lui decreto antichissimo, eterno, primigenio degli dei, suggellato con ampi giuramenti: che quando uno, irretito nel peccato, si macchia le mani di sangue assassino o quando, al seguito della Discordia, giura il falso nel novero dei demoni, sorteggiati da una vita eternamente lunga, costui debba errare tre volte diecimila anni lontano dai beati e muta­re faticosi sentieri della vita per nascere nel corso del tempo sotto molte­plici, forme di esseri mortali. La potenza dell’etere infatti li caccia nel mare, il mare li risputa sulla terra, la terra verso i raggi del sole lucente e questi li butta nei vortici dell’aria. L’uno li prende dall’altro e a tutti riescono odio­si. Uno di questi sono orci anch’io, lontano da Dio e fiuggiasco, poiché con­fidai nella folle Discordia” (Frammento 115).

In ciò si manifesta, come nei Versi Aurei di Pitagora, una stretta relazione tra mondo uranico del Divino e mondo demonico, in un’organica varietà di stati di coscienza, che realizza una prospettiva poliedrica del Cosmo, che si dirige chiaramente verso il superamento di ciò che Giorgio Colli definiva il “pessimismo greco”, cioè la consapevolezza della drammaticità dell’esistenza umana, espressa in maniera sublime proprio l’arte teatrale della tragedia.

A tal punto, secondo il Tonelli, la dimensione sciamanica si configura come radice importantissima dell’intera civiltà occidentale, in cui la preminenza dell’esperienza interiore ed iniziatica sulla scrittura e sul pensiero, siconcretizza come esperienza vitale di fondo, che può solo trovare espressione in una comunicazione orale riservata a pochi eletti. Anche il senso della scrittura ha una valenza diversa da come possiamo concepirla attualmente: non funzionale ad un ragionamento, ma come mezzo di ricordo di visioni estatiche, sublimanti lo stato meramente razionale. In tale ottica, si afferma una vera e propria scrittura ieratica, simbolica espressione non di un sapere intellettuale, ma di un vissuto esperienziale interiore, la cui essenza va contemplata e ricongiunta con la propria origine. Magistrale è l’esempio di Eraclito che depose il suo libro, Perì physeōs(Sulla Natura), nel tempio di Artemide per evidenziarne la sacralità oppure la derivazione del verbo Epopteuo (da cui l’Epoptia ad Eleusi), cioè l’atto puro di osservazione, di contemplazione, di sacra visione estatica.

Si evince da ciò, un viatico di pratica iniziatica che consentisse una contemplazione che andava costantemente coltivata, sostenuta, alimentata, in direzione del Nume di Aion, dell’Eternità, l’oltre Kronos, il superamento della sfera umanamente temporale, in cui si riconosce il mondo come una grande mente cosmica, alla radice della quale vi è il Nous, l’Intelletto Supremo, come dimensione intuitiva dell’Essere.

Lo Sciamanesimo, pertanto, nella lezione del Tonelli, ha avuto un’appartenenza euro-asiatica, dal Baltico all’Impero Persiano, configurandosi come base nell’uomo della Sapienza Divina, come espressione artistica e divina del manifestato, come in Orfeo. L’arte, che si ritrova in Dioniso, nelle danze delle sue Baccanti, nei Coribanti, in cui si realizza l’unità del cosmo, tramite la musica, ritrovandosi la centratura e la sublimazione dell’ego. Tutto ciò lo ritroviamo, secondo il grecista ligure, nel Pantarhei di Eraclito, nelle Baccanti di Euripide, nella pratica della corsa estatica sulle cime dei monti, indossando la pelle sacra del cerbiatto oppure nelle urla liberatrici ed iniziatiche, in cui la quiete si ritrova per mezzo del dinamismo, anche sfrenato.

Un altro punto affrontato brevemente dal Tonelli è quello della sessualità, che, al contrario di quel che si possa immaginare e seguendo il commento di Colli ad Euripide, non veniva evidenziata: essa non era agita in senso stretta, ma serviva come alto riferimento simbolico, contraddicendo le convinzioni tutte moderne (anche inerenti al Tantra orientale), secondo cui vi era una correlazione tra sacralità e dissoluzione sessuale, quasi di dimensione patogena e fobica. Simile era la pratica dell’omofagia, cioè il mangiare carne cruda per nutrirsi simbolicamente del Dio Dioniso che era stato smembrato dai Titani, come riporta Clemente Alessandrino.

Altre figura di sciamani furono Aristea e Abaris, i quali, secondo Erodoto (in La Sapienza Greca, Giorgio Colli, Hyperborei) proveniva dalle sideree contrade artiche, dimora dei mitici Hyperborei, uomini capaci di rinascita e di bilocazione. Di Abaris, ci narra anche Giamblico nella sua vita pitagorica, proprio come donatore della freccia d’oro al Saggio di Samo. Infine, Angelo Tonelli ha voluto ricordare anche Epimenide, un altro grande pre – platonico, in stretta correlazione con il culto oracolare, tanto da essere ancor ricordato da Plutarco nella sua opera sul silenzio degli oracoli.

Questa lezione si è, poi, conclusa, a seguito di una domanda di un partecipante, argomentando sul significato della Phronesis, quale forma di una Sapienza Suprema, di conoscenza semplice e direttamente intuitiva, che è realmente tale solo se investe anche una dimensione pratica e vivente e non limitatamente teoretica.

(Tratto da ereticamente.net)

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