Sulle tracce della Sapienza - A lezione da Angelo Tonelli

a cura di Luca Valentini

Venerdì 31 Luglio alle ore 18.30 presso l’Atelier Nuova Eleusis, in via dei Giardini 14 a Sarzana (SP), si è svolto il quinto degli incontri settimanali denominati “I venerdì di Eleusis: sulle tracce della sapienza greca”, seminari di Angelo Tonelli dedicati alla Sapienza Greca, che in questa occasione ha disquisito sulla personalità sciamanica di Orfeo. Tale figura risulta essere fondamentale per l’intera civiltà occidentale, perché, in parte, oltre a rappresentare l’archetipo del Poeta – Sciamano, introduce una prospettiva dualistica e verticale nell’ambito della spiritualità, con un percorso catartico che mira direttamente alla salvezza dell’anima. Tracce di tale ascesi purificatoria, volta alla liberazione sottile dal ciclo delle generazioni, è possibile ravvisarle in Platone (per esempio in un’opera come il Fedone, con una forma raffinata di orfo-pitagorismo), nello Gnosticismo.

I punti essenziali dell’esperienza orfica possono essere riassunti nei seguenti punti:

- nella concezione della Poesia come Magia, in cui la capacità di rappresentazione della molteplicità della Physis determina una pronfonda comprensione dell’unicità del Tutto e quindi un primo contatto con l’Uno, come similitudine con l’idea ermetica dell’ έν τό πάν;

-  la discesa degli Inferi, il tentativo di riportare nel mondo dei viventi la sposa Euridice, ottenendone l’autorizzazione da Persefone e da Plutone, è la determinazione simbolica della conoscenza ietica dell’Ombra, un discensus ad inferos in similitudine con con la Nigredo alchimica;

- l’esplicitazione di una Teogonia, tramite una trama non unitaria di quattro discorsi: il Discorso sul divino aristofaneo o arcaico (O42), il Discorso sul divino di Eudemo (O43), il Discorso sul divino rapsodico (O44), il Discorso sul divino di Ieronimo e Ellanico (O47);

-  la proposizione allegorica del mito dello Specchio, in chiara e netta correlazione con il mitologhema dionisiaco.

Si palesava la potestà magica di incantamento della parola, un capacità legata alla musica ed al canto, che si ricollega allo sciamanesimo di matrice iperborea, di cui Angelo Tonelli ha già accennato nei seminari precedenti, ed in cui il Colli determinava il potere di poter cogliere la Natura nel suo stato geniale, nel suo stato numenico, di dimensione sorgiva, aurorale, intuendo il senso unitario e sacrale dell’Origine. Al poeta – incantatore, sempre il Colli associava l’ek-stasi apollinea, come testimonia anche il frammento di Simonide:

“Uccelli innumerevoli si libravano sul suo capo e dritti i pesci saltavano fuori dall’acqua blu, in alto al bel canto” (Sim., fr. 384 Page LGS = 567 PMG).

Similmente, nell’Ifigenia in Aulide di Euripide, ad Orfeo veniva assegnata la potestà magica di operare incantamenti sulle pietre (Eur., Iph. In Aul., 1211 – 1214), come rappresentazione di una dimensione primordiale, come rappresentazione nella poesia e nel teatro della Sophrosyne, come eccellenza spirituale, che contraltare del puro determinismo formale ed egoico della rappresentazione degenerescente moderna.

Secondo il grecista ligure, nell’Orfismo si esplicita anche uno stretto legame con la divinazione (Clemente Alessandrino, Strom., I 21, 134, 4), come espressione di uno stato fluidico, che si connette al superamento formale del Tempo (Aion e non Kronos a cui si è già accennato nelle relazioni precedenti), in cui emergono delle doti profetiche come la sublimazione dell’ego ordinario, che sperimenta la diversità degli stati di coscienza, rispetto all’abituale coscienza psicologica.

Inoltre, il Tonelli ha evidenziato, tramite il Frammento dell’Agamennone di Eschilo (1629 – 1630), sulla relazione dell’uso di strumenti come la cetra e la lira con l’arte maieutica di infusione nell’anima di un senso di beatitudine:

“La tua lingua è contraria a quella di Orfeo: egli infatti con la sua voce portò tutte le cose nella gioia”.

Da tutto ciò si evince, quanto risulti essere palingenetico tutto il simbolismo musicale inerente al tirso, alla cetra, ai cortei dionisiaci diretti verso la vetta del sacro monte Parnaso: una dimensione del ritmo, delle vibrazioni che non solo era in empatia simpatica con la Natura, ma anche con la sfera microcosmica ed interiore dell’umano. Il riferimento alla gioia, infatti, è la riprova di come non è possibile attuare un’analisi a comportamenti stagni, in cui il vitalismo dionisiaco non possa integrarsi complementariamente con la solarità e la centralità apollinea. Secondo Tonelli, tale organicità è acquisizione naturale della sapienzialità arcaica e greca, come testimoniato, in riferimento ad Orfeo ed il suo rapporto con il Dio degli Iperborei, anche da Pindaro:

“Da Apollo giunse il suonatore di lira, padre dei canti, Orfeo molto lodato” (Pind. Pyth., IV 176-177).

Il filologo ligure ha, poi, posto l’accento sulla vicinanza archetipica tra il poeta – sciamano ed il Serpente Ieratico, mutuato dalla tradizione egizia, in cui si esprime, come nel Giano romano, una duplicità di riferimenti, verso il manifestato e verso l’invisibile, verso un’espressione centrifuga e verso un’introspezione centripeta, che rinnova sempre il Cosmo, come il Serpente rinnova sempre la propria pelle, per attuare un eterno presente, non dissimile, aggiunge il Tonelli, al tò nyn parmenideo. Nella direzione centrifuga, di emanazione delle possibilità universali, si inserisce, da parte di Orfeo, ispirato dalle Muse, l’invenzione dell’alfabeto. Nella complementare direzione, cioè quella che riconduce l’umano al Divino, è possibile collocare l’introduzione dei riti misterici, che probabilmente Orfeo riportò dall’Egitto, durante un suo soggiorno, similmente a numerosi presocratici, a Pitagora e lo stesso Platone. Per lo Pseudo Euripide: “…fu Orfeo a mostrare le fiaccole dei Misteri ineffabili” (Ps Eur., Rhes., 943 – 945): sulla stessa linea, Diodoro Siculo tracciava una linea di continuità tra l’orfismo, il ritualismo frigio ed i Misteri di Samotria (Diod. Sic., V 64, 4).

Rispetto ad Eleusi, la dimensione esoterica orfica non presentava una strutturazione precisa, essendo rappresentata, per lo più, da Sapienti viandanti. In tale corrente iniziatica, secondo Colli che si riferiva a Pindaro (Pind., fr 131° – Plut., Consol. Ad Apollon., XXXV 120c-d), si realizzava la liberazioni dagli affanni, secondo un percorso ascetico, l’ orphikòs bìos, in Orfeo quanto in Museo, di natura non violenta, vegetariana, vicina alla sapienzialità orientale, come in Empedocle, differente dall’impostazione della cultura greca di stampo olimpico e guerriera, come testimoniato da Aristofane (Rane, 1032-1033) e Platone nelle Leggi (782c-d).

Due quesiti hanno, inoltre, caratterizzato quest’ennesimo ed interessante seminario di Angelo Tonelli sulla Sapienza Greca: quello inerente la contiguità tra Orfismo e Cristianesimo, in riferimento agli studi del Marchioro in Zagreus (recente ristampa per le Edizioni Mimesis), e quello circa il fallimento di Orfeo nella sua impresa di riportare in vita la sua sposa Euridice. In merito al primo quesito, tra il Tonelli ed i partecipanti si è convenuti  nell’aderire solo parzialmente all’interpretazione circa una continuità tra la catarsi orfica e l’indole mortificatoria cristiana, in quanto la prima presentava tratti di purificazione interna ed animica per la ricerca della beatitudine in comunione con la Natura, comunione che la fede galilea ha sempre violentemente rigettato (è una delle accuse che Bellarmino scagliò contro Giordano Bruno o che l’Inquisizione utilizzò contro le presunte streghe, come per esempio quelle di Triola in Liguria). Per quanto riguarda il fallimento di Orfeo, si è fatto riferimento al passo di Apollodoro (I, 3, 2 – 14-15), in cui la tentazione di Orfeo nel girarsi verso la sua sposa, non mantenendo il patto stretto con Plutone di non voltarsi nel suo cammino di emersione dall’Ade, viene giudicato come una debolezza del Poeta, che non vince la tentazione egoica per poca aderenza alla parole dei Numi.

Nello stesso frammento, in conclusione, Orfeo viene citato come fondatore dei Misteri di Dioniso e come Dioniso viene smembrato, non dai Titani, ma dalle Menadi, per aver “tradito” lo stesso Dioniso con Helios –Apollo, in un processo alternato di separazione e di sublimazione, che ci avvicina notevolmente al Solve et Coagula ermetico, in cui ogni polarità concorre alla consapevolezza dell’Uno.

Luca Valentini: Redazione di EreticaMente.net, cultore di filosofia antica, di dottrina ermetico-alchimica e di misteriosofia arcaica e mediterranea: collaboratore di riviste come Elixir, Vie della Tradizione, Atrium, Fenix Rivista. Dirige la collana Arcana, rarità classiche ed ermetiche, per la Casa Libraria Edit@ di Taranto.

(Tratto da ereticamente.net con il permesso del sito, che ringraziamo sentitamente)

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