Nelle arcane regioni del sapere, dove si irradia rifulgente la Luce della Conoscenza, bagliori indistinti di un sapere ancestrale si palesano quando il velo che ne occulta il volto secretato e le simbologie riposte si discosta e lascia intravedere il Tempio sacrale che racchiude le Leggi divine, primigenie tavole di una remota età di consapevolezza e di illuminazione. In quel tempo lontano, l’Uomo, figlio della scintilla intelligente dell’Uno onnisciente, era in perfetta armonia con il Tutto e con Dio, così come espresso in uno scritto del celebre Simon Mago: “Se non vi rendete eguali a Dio, non potete comprendere Dio, poiché il simile viene compreso dal simile. Tralasciate il corpo ed espandetevi ad una grandezza senza misura; superate il tempo e divenite Eternità; così comprenderete Dio…Racchiudete in voi stessi tutte le sensazioni di tutte le cose create, del fuoco e dell’acqua, del secco e dell’umido; siate simultaneamente ovunque, sul mare, sulla terra e nel cielo; siate contemporaneamente non nati e nel grembo materno, giovani e vecchi, morti e al di là della morte; e se potete tenere nei vostri pensieri tutte queste cose, tempi, luoghi e sostanze, qualità e quantità, allora potrete comprendere Dio”. 

Queste parole, che celano in realtà elementi di ordine alchimico, sono state avversate, a torto, dalla Chiesa e dal volgo ignorante che condannava le pratiche magiche. In esse, al contrario, si effonde una profonda concezione dalle valenze ermetiche, che propugna di indagare e di capire che siamo parte della sostanza divinizzante. Del resto, la contraddizione è sempre in agguato. Si racconta infatti nel testo evangelico, che allorquando Simon Mago materializzò dal nulla dei giganteschi cani neri e spettrali, San Pietro, che lo combatteva e perseguitava, li fece svanire fulmineamente. Così, il Santo che demonizzava l’uso della magia, si servì della medesima arma per dissolvere i feroci animali. Simon Mago, invero, additava la meta insita nell’Alta Magia cerimoniale, riassumibile in questo postulato: “Per poter pervenire ad una qualsivoglia realizzazione in campo occulto, è indispensabile utilizzare tecniche psico-attive, capaci di consentire il distacco dal corpo, (elemento saturniano) e di mettere in libertà il corpo astrale (involucro lunare), e al contempo espandere la coscienza”. Il riferimento all’uso dell’immaginazione creativa è evidente e rimarca la necessità di servirsi di canali di tipo magnetico ed energetico quali la visione ispirata ela  trance estatica. Non a caso, la dottrina Hermetica ha influenzato profondamente la magia rinascimentale e, successivamente, la diffusione in ambito moderno, consentendo in tal modo il risorgere delle materie esoteriche. I testi ermetici contengono rivelazioni attribuite a varie divinità, in particolar modo a Hermes Trismegistus (HermeteTrismegisto), il Tre volte Grande, il mitico saggio identificato con Thot, Diodella saggezza e della magia. Si spiega in questa maniera perché l’Egitto, da sempre, viene considerato il luogo natale dell’Alchimia, che si fa risalire all’epoca del Cristo.  Se in un primo momento questa ricerca era mirata alla creazione dell’oro artificiale - si trattava in ogni caso di oro vero - in seguito, prese un indirizzo differente. In effetti, successivamente si trasformò in un viatico spirituale, legato alla salvezza divina e all’acquisizione di un sapere aureo che consentiva di trasmutare l’iniziato, per mezzo di operazioni complesse e concrete, attraverso cui mutare l’intera struttura psichica-sottile e quella fisica-materiale. Il lavoro dell’ermetista, a riguardo, sia che operi nell’Isideo (lunare) o nell’Osirideo (solare), deve essere concentrato al risveglio e alla creazione dell’Hermes secretato, magnete occulto da vitalizzare. L’Hermes, o Genius (Genio), era in stretta correlazione con l’Individuo storico dimorante nell’uomo. Esso giace assopito nell’intimo della natura psico-magnetica dell’essere umano evoluto e si ridesta per mezzo di un lungo e graduale lavoro, teso a dare corpo all’essenza del Genio, fino a giungere alla divinizzazione dell’adepto: questa l’autentica pratica alchimica-ermetica.

  Magia e astrologia nella pratica alchimica

Come abbiamo visto, l’alchimia ha subito dei cambiamenti durante le varie epoche e il medioevo ereditò la scienza alchemica dagli Arabi. Si trattava di una commistione tra religione, astrologia e tecniche di lavorazione dei metalli prima, e di trasmutazione dei metalli presenti nell’organismo umano poi. Mediante lunghe e complesse operazioni condotte nel proprio laboratorio, accompagnate da preghiere attive indirizzate a Dio, l’alchimista cercava di fabbricare la celebre e mitica Pietra Filosofale, l’Oro perfetto. Questa pietra, polvere di proiezione o Alkaest, era in grado, secondo quanto espresso da tutti i filosofi ermetici, di produrre altro oro, di guarire qualsivoglia malattia, di preservare dalla vecchiaia e altre mirabolanti e prodigiose proprietà. In tale ambito rinveniamo anche i noti soffiatori, ovvero coloro che si applicavano esclusivamente alla produzione dell’oro, o per meglio dire, tentavano di produrne. Nella realtà, l’alchimia perfetta è una fusione della pratica metallifera vera e propria e di una lavoro interiore volto a trasmutare il sottile del mago. I primi testi alchemici secondo la tradizione ermetica si devono ad Ermete, come già spiegato, a Iside, la dea egizia consorte di Osiride, a Ostane, a Cleopatra, a Mosè, a Maria l’Ebrea (Myriam, sorella di Mosè), a Pitagora, a Platone e ad altri filosofi e sapienti greci. Tra la opere che delineavano i dettami della pratica alchimica ritroviamo il Canto di Salomone, interpretato dai vari studiosi come una guida velata all’alchimia. Al suo interno erano racchiuse alcune affermazioni estremamente interessanti. Tra queste, la convinzione che ciascun pianeta influenzasse lo sviluppo del proprio metallo nel sottosuolo. In poche parole, in base a tale assunto, i metalli erano disposti seguendo una scala di perfezione con il Piombo (Saturno), posto nella parte più bassa di questa graduatoria, essendo connesso con la materia pesante (organismo fisico-materiale). Seguiva lo Stagno legato a Giove, il Ferro collegato a Marte, il Rame in armonia con Venere, il Mercurio abbinato a Mercurio, l’Argento correlato alla Luna e, infine, l’Oro, metallo che veniva collocato in cima a questa piramide, intimamente collegato al Sole. Tra le altre affermazioni, vi era quella che sosteneva l’influenza dei corpi celesti sui caratteri umani, fattore cardine rapportabile all’unificazione - nel cammino alchimico - fra le tecniche metallurgiche e psicologiche. La gerarchia dei metalli, da questo punto di vista deve essere considerata alla stregua di una scala di ascesa spirituale. Con la conquista araba dell’Egitto e di una parte considerevole delle regioni del Mediterraneo orientale, nel VII secolo, i testi greci furono tradotti in lingua araba, permettendo agli sperimentatori arabi di occuparsi di alchimia. Una delle figure maggiormente significative nel panorama sapienziale fu l’arabo  Jabir  ibn Hayyan, noto in occidente con il nome di Geber, un mistico Sufi morto attorno al all’815. Questo sapiente vergò numerose opere a carattere esoterico, matematico, astrologico, astronomico, medico e alchimico. A lui si deve l’adattamento  della numerologia pitagorica e neoplatonica alle pratiche alchimiche. I suoi testi, ritenuti importanti, vennero tradotti in latino a partire dal XII secolo, e con il tempo, giunsero nell’Europa medievale. Gli autori di opere alchimiche proseguirono a celare nei loro scritti le loro sperimentazioni in un complesso codice simbolico, volto a preservarne l’intima natura. Non deve stupire, a riguardo, che la parola gibberish (parola intelligibile), sia derivata da Geber. Molti adottarono una simbologia cristiana e sessuale per spiegare le fasi dell’alchimia operativa, come il famoso Arnaldo da Villanova (morto nel 1311), sapiente spagnolo, alchimista, medico, astrologo e sospetto eretico (termine che significa: colui che sceglie). La sua acredine con le autorità religiose venne mitigata grazie a un talismano astrologico, utilizzato da Villanova per guarire il papa Bonifacio VIII da un attacco di calcoli. Il medico spagnolo definiva l’alchimia come il Rosario del Filosofo, paragonando il processo di trasmutante alla Crocifissione seguita dalla Resurrezione. I maghi moderni sono convinti che la simbolica alchimica nascondesse i segreti della magia sessuale, ma come è noto a chi pratica, si tratta di conclusioni arbitrarie, visto che nella realtà i simboli in questione alludevano alla trasformazione delle energie sessuali e alla sublimazione delle correnti mascoline e femminee. Non escludiamo l’esistenza di pratiche sessuali finalizzate a ottenere particolari mutazioni, ma per quanto riguarda  il lavoro alchimico non è così. Diciamo che vi sono delle correlazioni con le energie che sottendono alla libido e al loro dominio, effettuato per addivenire ad una trasformazione di queste correnti. Gli alchimisti si sono serviti di immagini sessuali applicate all’arte Regale o Ars Regia, con l’intento di esternare un parallelo tra la vitadei metalli e quella umana. Qualunque combinazione intercorrente tra due metalli veniva definita copulazione (o matrimonio), così come il prodotto che ne risultava equivaleva a una nascita. Il sollevarsi dei vapori provenienti da un materiale riscaldato, invece, configurava lo spirito, che sorgeva dal cadavere al momento della morte. Soffermiamoci ancora sul XII secolo e sulle traduzione scaturenti dai testi degli alchimisti arabi. In essi era sigillata la dottrina astrologica e, grazie ai libri di questi studiosi, si originò un forte interesse per l’astrologia cosiddetta colta. Tra i personaggi che ebbero un ruolo determinante nei confronti delle tesi astrologiche vi era un illuminato arabo, Albumazar (Abu Mashar di Bagdad, 805-885), il quale era convinto che il mondo era stato creato nel corso della congiunzione di tutti i pianteti nel primo grado dell’Ariete. La fine del mondo, egualmente, si sarebbe concretata durante la medesima congiunzione planetaria. Qualunque sia la verità, la Magia, l’Ermetismo e l’Alchimia  fanno parte di quellaconcezione iniziatica che offre all’iniziato e alla sua volontà occulta la possibilità di pervenire a un perfezionamento, capace di ricondurlo verso le terre dell’Assoluto, oltre iconfini del tempo, e di ricongiungersi con le sue origini cosmiche e divine.



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