Con una nota a margine di Pier Luca Pierini

Abbiamo avuto di recente occasione di leggere all’interno di una discussione apparsa su un forum, un contributo anonimo, ma non troppo, risalente al 2013, su Luigi Petriccione. E siccome in poche righe sono condensati molti elementi che insistono a denigrare fatti e persone, è doveroso rispondere alla claudicazione espositiva nel merito e nel metodo. Cominciamo dalla parte finale.

Nell’arco dei miei giovanili anni a contatto con L. Petriccione non ho mai considerato quelle esperienze in termini di compensazione psicologica come una parentesi della mia età evolutiva. Altre istanze e affinità interiori cercavano allora di interloquire con lui, in ciò rispondendo ad una ideografia interiore di Weltanschauung magica delle cose.

             Che poi in successive sessioni di visitatori balordi e irriguardosi, qualcuno, approfittando della generosità sincera e purità di intenzioni del Professore, abbia sentito di doversi riferire a quanti, sulla spinta di quella Dignitas magistrale cercarono, intrapresero e trovarono la Via spesso invocata e liberamente seguita – considerandoli alla stregua della loro personale incompiutezza, incompetenza e menzogne che latenti costituiscono la premessa delle dichiarazioni via via elencate nella nota – ciò è altra cosa.

            Delle “pupille” è a Cagliostro e a Giuliano Kremmerz che, ricordo, il Petriccione ci rimandava con abbondanza di riferimenti e notazioni di carattere hermetico. Nelle comunicazioni di contatto e manifestazioni angeliche, a parte l’atteggiamento ironico, disincantato e dissacrante che non credo di aver letto in nessuno dei presenti, poiché in buona o mala fede eravamo intenti e attenti alla partecipazione rituale (e nessuno allora si sottrasse alla Magia del momento).

            In tutto ciò l’iperbole Petriccioniana seguiva il metodo orante di un Mago Cabalista del Medio Evo.

            Eccessi d’ira erano spesso le sue ingenue ed accorate attenzioni ed osservazioni a discepoli che voleva e si illudeva di rettificare dalle nature infirmate, di vili e, abbiamo visto, anche di traditori.

            Questo, trattasi dovrei dire di anime e non di stili di vita, ma dirò di “larve” o di schiavi ribelli adusi a deboli, meschine e vilissime sassaiole alle spalle. Comunque il risibile particolare del “pigiama sbottonato” che non dava pace al “nostro”, era del tutto ignorato e privo di valore per tutti quelli che, di fronte a lui, erano intenti ad esporgli interrogativi o interessi personali, e spesso a richiedergli aiuti, conforto e consigli. Anche attraverso le “chiamate angeliche”, per assecondare i loro problemi forse ossessivi come il senso di perturbazione psichica che sembra attraversare tutta la esposizione.

             Non intendo soffermarmi oltre sulla “diagnosi” formulata da parte di un detrattore clinicamente mal-fermo, che ha voluto inadeguatamente pronunciarsi nei confronti delle legittime aspirazioni del Professore.

            Che lui avesse anche cercato conferme dall’Alto della sua Dignificazione dell’Io, niente confina e confinava con i crassi spettatori emersi dalle zone d’ombra dell’involuzione darwiniana a durare quel poco del nulla che li avrebbe ridispersi nei laboratori della mediocrità, dell’ignoranza e della psi-colabilità del vivere quotidiano.

            L’OPERA MAGICA di Luigi Petriccione trasmessa, tramandata e finalmente edita per un pubblico di più alta statura e interesse è oggi apprezzata e studiata nel dominio della storia della Magia italiana ed italica. Opera sicuramente destinata ad essere ignorata o fraintesa da chi in malafede e senza volontà di accedervi non ne ha mai cercato le chiavi e ancor peggio è riuscito a trarne soltanto motivo di poco allegre combriccole di servili t-averne.

            Su Mussolini e il social-fascismo che Petriccione aveva carissimi nel suo ideale politico, c’è poi da dire che non aveva mai fatto mistero del suo apprezzamento e simpatia per il Duce, tanto da non ritenerlo sicuramente un’anima “in quarantena” o in purgatorio! Come la mente del nostro non ricorda, per difetto di memoria o per partito preso.

            Il gioco di cui parla l’”anonimo” detrattore fu ricco di tensioni e avvenimenti, i più salienti dei quali forse nemmeno conosciuti e forse nemmeno pervenuti alla sua coscienza. Amo altresì pensare che fra le intelligenze sottili che si avvicinarono al nostro sodalizio brillasse anche una stella del Signore del Gioco ad arricchire nutrendola la nostra sete di Magico Incanto, davvero nobile Quintessenza che quegli incontri spesso ci davano, massimamente nella prima parte della nostra vicenda.

            Chi non stette al gioco furono i “gazzettieri dello spirito” quando il gioco si fece duro e le scuderie di ambienti seriosi, investigativi, borghesi e pretaioli li richiamarono all’ordine e smagnetizzarono così nelle sacrestie di turno i loro sogni di carta con pregevoli prebende che coronarono di ben altro sole il loro levante animico. I quali, nel titanico sforzo di emergere dal deserto delle loro oscure periferie si sono rincontrati con chi nel carnevale di ballo in maschera vi ha riconosciuto e vi replica, non per diritto di confronto, ma per onorare il valore ancor più alto di Luigi Petriccione, di chi lo ha inteso, amato e difeso anche contro l’orda di pigmei occhialuti (cioè “sapienti”) che ne sparlano con l’inganno nel cuore.

Claudio Arrigoni

Nota a margine.

Sottoscrivo l’intervento dell’amico Claudio Arrigoni, con il quale a suo tempo condivisi direttamente l’esperienza petriccioniana e mi permetto, con il suo consenso, di aggiungere un ponderato commento finalizzato a un possibile ulteriore chiarimento, in merito alla nostra posizione, consapevolmente coerente e immutata da sempre.

Potremmo facilmente non limitarci a rispondere più incisivamente allo scritto del riconoscibilissimo “personaggio” al quale è mancato significativamente il coraggio di firmare quanto rigurgitato dopo quarant’anni, manifestando palesemente livori e problematiche personali evidentemente mai risolti. Tuttavia, per il rispetto dovuto a una lontana amicizia – o meglio, a ciò che ritenevamo tale – rimarremo entro i binari di una doverosa ancorché misurata replica. Chi, come noi, ha conosciuto bene il prof. Petriccione e “vissuto” intensamente quegli anni, comprende perfettamente, se in buonafede, che le parole dell’”anonimo” critico corrispondono a niente più che uno sfogo puerile con velleità retroattive, teso a “giustificare” innanzitutto a se stesso, una “resa” e una “scelta” ben precisi, rispetto a un passato, altrettanto palesemente per lui, imbarazzante. Nella flebile speranza, probabilmente, di riuscire a convincersi, più che a convincere, di aver agito “saggiamente”. Un normale, anzi banale punto di vista assolutamente soggettivo, sostenuto con sospetta insistenza da una serie di inesattezze ed episodi ridicoli estrapolati pretestuosamente da un contesto ben più serio e complesso, che non rendono minimamente giustizia a una memoria oggettiva dei fatti e, chissà perché, somigliano tanto a un traballante alibi.  In realtà il suddetto “personaggio” conobbe soltanto una parte di Petriccione e certamente non la migliore, per le problematiche contingenti che il medesimo si trovò ad affrontare. Eppure per un certo periodo, contenuto ma non brevissimo, lo frequentò assiduamente, non obbligato da alcuno e senza mai sognarsi di criticarne alcunché, ricevendone sempre disinteressatamente e generosamente insegnamenti importanti, sostegno e affetto, come tutti. Ma forse al “nostro” interessavano maggiormente, se non unicamente, i finali di serata “in trattoria”, o altri prosaici obiettivi. E a questo proposito appare eloquente il fatto che pur riconoscendo “la notevole cultura” del Professore – in anni in cui l’esoterismo era una materia assolutamente esclusiva e pressoché sconosciuta – i suoi “ricordi” si limitino a pochi e distorti aneddoti raffazzonati per l’occasione e privi di qualunque valore. Certo è che all’interno di quell’ampia vicenda si verificarono anche e saltuariamente siparietti di volontario o involontario umorismo, spesso e volentieri evidenziati dal Petriccione stesso con una verve e un’arguzia tutte partenopee, che andavano a nozze col nostro spirito toscano, ma volerli sottolineare in modo insinuante e malevolo è decisamente meschino oltre che inusitatamente riduttivo.

Ma tant’è. Il mondo si è sempre distinto per l’esubero di soggetti votati a tal genere di comportamento. Non è il primo, né sarà l’ultimo. Alcuni, pochi in verità, di coloro che, distinguendosi oltretutto in quel periodo per uno zelo encomiabile, attinsero a piene mani a quegli stessi insegnamenti che hanno poi rinnegato tradendo la propria stessa memoria, fingono persino di ignorare che se non avessero incontrato Petriccione oggi non saprebbero nemmeno cosa significa ermetismo.

Niente di drammatico in fondo. Ognuno è ovviamente liberissimo di coltivare beatamente il proprio orticello di convinzioni. Se non fosse che, immaginiamo per gli stessi motivi, siamo stati alquanto esplicitamente chiamati in causa, accusandoci di aver fatto di quegli “errori” uno stile di vita. E qui non ci siamo proprio. Tralasciando il dato di fatto incontrovertibile che il nostro interlocutore non sa assolutamente niente di ciò che è accaduto in seguito e dell’evoluzione del nostro percorso, dalla fine degli anni ’70 – ai quali è rimasto manifestamente ancorato – a oggi, non solo non ci siamo decisamente pentiti, ma siamo oltremodo fieri e felici di aver approfondito e sviluppato quello “stile di vita” dal quale è iniziata la nostra ricerca, per orientarci successivamente verso altre mete. Senza abdicare alle lusinghe di facili alternative, né tradire le nostre giovanili ma autentiche speranze e aspirazioni per inseguire comode e ordinarie “carriere”, magari all’ombra di compiacenti partiti politici. Errori ve ne sono stati, è vero, come immancabilmente avviene in esperienze di simile impatto e portata, anche se responsabilmente filtrati e costruttivamente superati nel tempo, e comunque utili in certo modo anch’essi, per averci consentito di temprare i nostri aneliti più profondi e di “crescere” con determinazione e consapevolezza maggiori. Tuttavia noi preferiamo ricordare con riconoscenza, serenità e sana nostalgia l’esempio di rara onestà di Petriccione e i suoi insegnamenti più validi e importanti, grazie ai quali riuscimmo deliberatamente e magicamente a varcare una prima soglia della dimensione iniziatica.

I nostri “stili di vita” sono comunque da considerarsi indubbiamente diversi. Può darsi che quello dell’”anonimo” detrattore sia migliore del nostro, ma almeno su un paio di particolari siamo sicuramente, e posso aggiungere per fortuna, molto lontani: noi non rinneghiamo niente e non ci vergogniamo del nostro passato. E soprattutto, ciò che pensiamo lo firmiamo con nome e cognome.

Pier Luca Pierini

Tratto da Elixir n. 12 con il permesso delle Ed. Rebis 

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