Giordano ho nome, della famiglia dei Bruni, della città de Nola vicina dodeci miglia a Napoli, nato et allevato in quella città, et la mea professione è stata, è di Littere et di ogni Scientia…

Nell’orizzonte della luce e della tenebra nient’altro possiamo infatti intendere se non l’ombra. Questa è nell’orizzonte del bene e del male, del vero e del falso. Qui si trova quel che può esser reso buono o cattivo, falso o conforme alla verità.

 Questa immagine di Bruno al rogo è stata realizzata da uno dei prelati testimoni oculari del rogo, da poco ritrovata in un documento dell’Archivio di Stato di Roma

Sul margine del soglio vidi scolpita la civetta, sacra a Minerva, perché ovunque, anche ciò che agli altri è oscurissimo la Sapienza lo vede secondo le famose parole: “Le tenebre non saranno oscure per te e la notte s’illuminerà come giorno e non ti sono occulte l’ossa mie, che tu facesti nel segreto”.

Mediante la Filosofia rinascemo, morendo al volgo.

Vedete dunque come tutte le cose sono nello universo e lo universo è in tutte le cose, noi in quello, quello in noi e così tutto concorre in una perfetta unità…Questa unità è sola e stabile e sempre rimane; questo Uno è eterno…Ogni altra cosa è vanità, è come nulla.

Noi andiamo e non torniamo medesimi, e come non havemo memoria di quel che fummo prima che fussimo in questo essere, cossì non potemo aver saggezza di quel che saremo di poi…

La veritàde sola con l’assoluta virtude è immutabile et immortale, e se a volte essa cade o vien meno essa risorge porgendo braccio alla sua ancella Sofia.

Una è la Misura di tutte le cose. Uno è lo universo infinito che tutto abbraccia. Uno l’Atto che ogni cosa compie, una l’Anima che tutto rende vivo.

Così a conoscere veniamo di tante stelle, tanti astri, tanti numi che son centinaia di migliaia, che assistono al mistero e contemplazione del Primo, universale infinito ed eterno. Questi corpi fiammeggianti son què ambasciatori che annunciano l’eccellenza de la gloria e maestà di Dio…così ci viene concesso di scuoprire l’infinito effetto dell’infinita causa.

L’antica magia egizia cercava la divinità, con magica et efficace raggione, nella natura al contrario delli cristiani che cercano la divinità di cui non hanno raggione alcuna ne li escrementi di cose morte et inanimate.

Dio è la Natura della natura.

E per virtù dell’amore che tutto è stato prodotto et l’amore è in tutto. Come forza e vita è nelle cose viventi, è ciò da cui li viventi traggono forza et vita; l’amore scalda ciò che è frigido, illumina quello che è oscuro, risveglia ciò che è intorpidito, vivifica ciò che è morto. Conducendole col divino furore spinge le cose inferiori a dimorare nella regione soppraceleste; per ministero dell’amore l’anime si tengono nelli corpi, sotto la sua guida si spingono alla contemplazione e dal suo volo si uniscono a Dio.

Profezia

Le tenebre si proporranno alla luce, la morte sarà giudicata più utile che la vita, nessuno alzarà l’occhi al cielo, il religioso sarà considerato insano, l’empio giudicato prudente, il furioso forte, il maligno buono. E credetemi che ancora sarà data pena capitale a colui che s’applicarà alla religione della mente; perché si trovaranno nove giustizie, nove leggi, nulla si trovarà di santo, nulla di religioso, non si udirà cosa degna di cielo e di celesti.

Soli angeli perniciosi restaranno, li quali meschiati con gli uomini forzaranno gli miseri all’audacia di ogni male, come fusse giustizia.

Testamento

Si aprono arcane porte e si spezzano le catene che solo pochi evitarono e da cui solo pochi si sciolsero. I secoli, gli anni, i mesi, i giorni, le numerose generazioni, armi del tempo, per le quali non son duri né il bronzo, né il diamante, hanno voluto che noi rimanessimo immuni dal loro furore.

Così io sorgo impavido a solcare con l’ali l’immensità dello spazio.

Mercoledì 16 di febbraro 1600 a ore 2 di notte fu intimato alla Compagnia che la mattina del 17 giovedì di dovesse far giustizia di un impenitente; e perciò alle ore 6 radunati li confortatori e il cappellano in Sant’Orsola e andati alle carceri di Torre di Nona, entrati nella nostra cappella e fatte le solite orazioni, ci fu consegnato l’infrascritto a morte condannato, ossia Giordano del quondam Giovanni Bruni, frate apostata da Nola in Regno, eretico impenitente. Il quale esortato dà nostri confratelli con ogni carità e fatti chiamare due padri di San Domenico, due del Gesù, due della Chiesa Nuova et uno di San Girolamo, i quali con ogni affetto e con molta dottrina mostrandoli l’error suo, finalmente stette sempre nella sua maledetta ostinazione, aggirandosi il cervello e l’intelletto con mille errori e vanità. E tanto perseverò nella sua ostinazione, che da ministri di giustizia fu condotto in Campo di Fiori e quivi, spogliato nudo e legato ad un palo fu bruciato vivo, accompagnato sempre dalla nostra Compagnia cantando le litanie e li confortatori sino all’ultimo punto confortandolo a lasciar la sua ostinazione, con la quale finalmente finì la sua misera e infelice vita.

Una mordacchia evitò che le urla di dolore del condannato coprissero le litanie confortatrici della Compagnia, ispirata dall’amor cristiano.

Manfredi Aureo Dal Piombo

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