Il 20 marzo 1899 il Kremmerz aprì ufficialmente le iscrizioni alla Fratellanza di Miriam, pubblicando fra le pagine de’ La Medicina Ermetica, il Patto Fondamentale di Costituzione[1] e, fra quelle del Mondo Secreto di settembre, un primo regolamento di 42 articoli, necessario a disciplinare il funzionamento della Schola.[2]  La sede provvisoria di quest’ultima venne fissata a Napoli, in Via Principessa Elena 17, presso la quale  il Conte Garin di Cocconato avrebbe raccolto le adesioni degli interessati mentre il Sig. Luigi Palazzi, avrebbe provveduto ad introitare le eventuali oblazioni dei simpatizzanti e le quote mensili degli affiliati.[3] 

 

Fra le pagine del primo numero della Medicina Ermetica, il Kremmerz volle evidenziare che, alle soglie del secolo XX, in una fase storica caratterizzata dalla decadenza di tutte le istituzioni massoniche e religiose, egli aveva ricevuto Mandato di ricondurre tutte le pecorelle smarrite all’ovile. Il nuovo Sole, spandendo i suoi raggi vivificanti dall’Oriente Egizio, cioè dal Fiume sacro o Nilo delle regioni misteriose, avrebbe finalmente assicurato agli uomini, un avvenire di pace e di prosperità. La Miriam nasceva dunque come una Schola avente, quale fine ultimo, il Bene e l’altruismo, da perseguire attraverso la pratica della Medicina Occulta, intesa come applicazione della Scienza dello Spirito.

La guarigione degli afflitti, costituendo prova altissima di solidarietà umana, avrebbe dovuto, col tempo, convertire l’Umanità intera al Bene, realizzando una vera e propria rivoluzione dello spirito, in grado di sconvolgere e mutare il mondo, cancellandone per sempre la veste profana ed utilitaristica.[4] Le pratiche magiche sarebbero state utilizzate per arrecare sollievo agli infermi ma, soprattutto, per affrancare l’intero genere umano dal Male.

Perché tale sommovimento potesse realmente realizzarsi, il Kremmerz intese restaurare la parte più nobile della filosofia pagana, quella ieratica, che doveva condurre l’iniziato alla scoperta del mondo degli archetipi divini, attraverso un ponte ideale fra il quotidiano e la dimensione orfico-fiabesca dei Numi. Il contatto con la sfera celeste non rappresentava più, dunque, una utopia dei tempi andati ma, una realtà che l’iniziato avrebbe imparato a rendere viva e pulsante, attraverso l’Amore.[5] La scoperta del meraviglioso nel quotidiano e l’ingresso nel mondo dalle Mille e una Notte da parte dell’ermetista venne auspicato dal Kremmerz in un breve passo che ci sembra opportuno ricordare: Se tu avessi il dono di vedere (seconda vista) potresti provare a chiuderti in una stanza e fare il tuo rito quotidiano ad occhi chiusi, poi aprire gli occhi e vedresti intorno a te, richiamati dalla semplice tua invocazione, un piccolo popolo di eoni che ti ascolta, ti approva o ti disapprova, apprende e obbedisce.[6] 

La terapeutica magica, quale strumento per alleviare le sofferenze degli afflitti, avrebbe contemporaneamente contribuito a sradicare qualunque residuo di egoismo dall’animo del praticante, trasformandolo in apostolo di un grande ideale[7] e  ponendolo  all’interno di una corrente benefica che lo avrebbe, inesorabilmente, separato dal mondo profano, rendendolo degno del contatto con  gli Dei. Tali considerazioni mostrano quanto entusiasmo avesse profuso il Kremmerz nella realizzazione di un programma meraviglioso, ma, tutto sommato, utopico, fondato su una presunta attitudine dei discendenti di Adamo, a recepire il messaggio di speranza e di pace che egli si sforzò di propagandare.

Il buon Ciro non aveva, però, tenuto conto dei bassi istinti che dominavano gli uomini e, se è perfettamente vero che la fine del secolo XIX, divenne una fucina di nuovi movimenti spiritualisti, è altrettanto vero che, il progresso sfrenato e la corsa al modernismo, acuirono a dismisura una esiziale “volontà di potenza”, figlia primogenita del materialismo e dell’individualismo. E’ inoltre interessante notare come la predicazione del Kremmerz, per quanto estesa a tutti “gli uomini di buona volontà,” divenisse, nella realtà, estremamente elitaria ed aristocratica, poiché blandiva concetti e tematiche complesse che non potevano, per forza di cose, essere accessibili ad individui di carente livello culturale. Da tali considerazioni dovettero scaturire le giuste resistenze intellettuali del Lebano e gli ammonimenti del Maestro N.R. Ottaviano (il principe Caetani), al non trattare gli inferi come tanti fratelli, uso S. Francesco di Assisi.[8] Sarebbe stata dunque l’attitudine del Kremmerz a donare con generosità che avrebbe, in seguito, spalancato le porte del tempio agli indegni, generando l’inesorabile decadenza della Miriam nonché la corsa, da parte di questi ultimi, all’accaparramento dei documenti riservati, da sfoggiare, nel loro prezioso album di figurine iniziatiche. Ad ogni modo il 1899, salutò la nascita della Fratellanza di Miriam che, dopo aver superato l’incertezza dei primi tempi, cominciò a lavorare a pieno regime per la realizzazione degli alti ideali, pro salute populi, auspicati dal suo fondatore.

Nel 1911, la Schola contava quattro Accademie, convalidate dall’"Ordine Osirideo Egizio": la Vergiliana di Roma, presieduta da Pietro Bornia, La Pitagora di Bari, della quale fu presidente Alberto Russo Frattasi[9] e preside l’avvocato Vignali, la Porfiriana di Taranto, presidente Pietro Clemente e Preside Giuseppe De Carlo, la Sebezia di Napoli, il cui presidente fu Di Martino. Le suddette Accademie erano, a loro volta, accorpate in due circoscrizioni; una per il Sud, affidata alla direzione dell’avvocato barese Giacomo Borracci ed una per il centro Nord, assegnata alla supervisione del Dr. Luciano Galleani, comprendente Roma, alcuni circoli di Milano, e l’Accademia Giuliana di La Spezia, costituitasi, in seguito, sotto la guida di Alfredo Carreras.

Tali dati sembrerebbero dunque mostrarci una realtà iniziatica, estremamente florida, dinamica ed inquadrata da una solida compagine gerarchica. Non è però possibile tacere che la marcata vocazione al proselitismo, certamente più pressante agli esordi, aveva determinato l’ingresso nella Schola, di individui dalle idee talora talmente confuse che, con troppa disinvoltura, ritennero di poter mescolare le dottrine magiche con il più superstizioso spiritismo.

La necessità di chiarire definitivamente l’orientamento dottrinario della scuola e di regolare minutamente l’esistenza della stessa, determinarono, il 22 dicembre 1909, l’approvazione della Pragmatica Fondamentale da parte del Grande Oriente Egizio.

La presentazione di tale documento normativo, che sostituiva definitivamente il regolamento in 42 articoli del 1899, venne corredata da una relazione del Kremmerz ai Dodici supremi Vecchi Maestri del Collegio Operante, attraverso la quale egli volle tracciare un primo significativo bilancio, a 10 anni dalla fondazione della Miriam.

Mentre dalle pagine della Medicina Ermetica sembrò emergere un incondizionato ottimismo nella missione di speranza, pace ed amore che la Fratellanza avrebbe dovuto svolgere nella società, per affrancarla definitivamente dal materialismo, dalla relazione alle Gerarchie ammonie, affiorò una ponderata prudenza, frutto dell’esperienza conquistata sul campo. Nel 1899, il Kremmerz aveva incoraggiato  i propri lettori a costituire spontaneamente dei circoli miriamici, composti da almeno 12 fratelli ed eccezionalmente da 6. Essi si sarebbero dovuti riunire per nominare provvisoriamente un presidente, un segretario ed un elemosiniere. Il verbale di fondazione che avrebbe dovuto prevedere la specifica menzione della finalità terapeutica del circolo medesimo, sarebbe stato inviato al Delegato Generale il quale, a sua volta, avrebbe provveduto ad inoltrarlo a Supremo Capitolo Operante.

Ottenuta definitiva autorizzazione da quest’ultimo, il nuovo aggregato avrebbe ricevuto le istruzioni necessarie per intraprendere i lavori di catena.[10] E’ indubbio che, non potendo essere direttamente controllati dal Kremmerz, tali circoli cooptarono, al loro interno, personaggi disparati, alcuni dei quali ancora suggestionati dallo spiritismo o dalle dottrine orientali che avevano avuto, nella teosofia, un formidabile vettore. L’esigenza di rendere uniforme la compagine miriamica, tanto da evitare fraintendimenti dottrinari, determinò il Formisano ad emanare una prima circolare datata 30 gennaio 1909, attraverso la quale ribadiva la necessità, da parte dei suoi fratelli, di rinunziare assolutamente di far parte di società teosofiche, spiritiche, magiche, di studi psichici o scuole diverse.[11]  Tale concetto venne ribadito nella relazione allegata alla Pragmatica, nella quale si legge: nettamente escludo dalla famiglia che nasce alla coscienza di leggi divine, i necrofori nuovi che ammettono come indiscussa la sopravvivenza di tutte le anime terrestri al disfacimento del corpo saturniano e vile, ignorando la legge dell’evocazione delle forme e dei pensieri vissuti, possibile ad ogni creatura dell’Adamo cabalistico. Il proselitismo delle origini, rivelatosi necessario per la crescita e la diffusione dell’Idea, doveva ora lasciare il posto ai pochi semplici, mossi dal desiderio della ricerca soggettiva ed obbiettiva, nella purità di una concezione ideale di fraterna confidenza nel sentimento del bene di chi dà senza chiedere e senza sperare.

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[1] Cfr. La Medicina Ermetica. Bollettino d’istruzioni ai praticanti della Fr+Tm di Miriam, I (Luglio 1899), pp. 1 e ss.

[2] Cfr. Il Mondo Secreto, vol. II, Settembre 1899, pp. 426-430.

[3] Ivi, p. 429.

[4] Cfr. La Medicina Ermetica…cit., I (Luglio 1899), pp. 3-4

[5] A tal proposito il Kremmerz così scrive: l’anziano deve sapere e insegnare che nella magia eonica niente si ottiene e si propizia senza amore. Bisogna richiamare gli eoni e i genii amandoli, l’amore o meglio la disposizione dell’anima è stata sempre occultata come un segreto ermetico. Cfr. Fascicolo D. Il primo contatto, s.l. 1975, ristampa, p. 17.

[6] Ivi, p. 5.

[7] A tal proposito, ci sembra interessante riportare alcune riflessioni di Leone Caetani: Come l’unione dei sessi è atto triviale, sozzo, senza la poesia dell’amore e dell’ardente passione, che spinga a qualunque sacrificio; cosi la vita, senza un’alta idealità che infiammi lo spirito e sospinga a generosi slanci altruistici, ad aspirazioni trascendenti l’interesse momentaneo ed egoistico dell’individuo, non ha valore intrinseco, perde ogni pregio morale, e nega ogni alta e vera soddisfazione, perché genera sconforto, nausea e pessimismo: la vita diviene addirittura immorale. Cfr. L. CAETANI, op.cit., p. 40.

[8] Cfr. COMM, num. i., 8-9-10,  Novembre-Dicembre 1910, p. 210.

[9] l’avvocato barese Alberto Russo Frattasi fu Direttore Responsabile della rivista Commentarium. Massone ed affiliato al Grand’Oriente d’Italia, tale personaggio venne eletto membro del Consiglio dell’Ordine dell’Assemblea Costituente del 22 giugno 1919 e figurava fra gli aderenti al Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico ed Accettato di Palazzo Giustiniani, già prima dell’avvento del Fascismo. Dopo il 1943 il Frattasi avrebbe avuto un ruolo di primissimo piano nella ricostruzione del  Grande Oriente d’Italia in Puglia. Cfr. N. M. DI LUCA, Arturo Reghini. Un intellettuale neo-pitagorico tra Massoneria e Fascismo, Roma 2003, p. 85. Il nome di quest’ultimo compare in una lettera che il 19 giugno 1924, René Guénon scrisse ad Arturo Reghini. A quest’ultimo il Guénon domandava informazioni sul Kremmerz e la sua scuola iniziatica, chiedendo altresì se, per caso, ad essa fosse affiliato anche il Frattasi. R. GUÉNON, Il Risveglio della Tradizione Occidentale, a cura di Mariano Bizzarri, Castel Madama 2003, p. 115-16. Non possiamo fare a meno di evidenziare che, il curatore della suddetta pubblicazione descrive la Miriam come caratterizzata da aspetti dichiaratamente magici alquanto sospetti sotto il profilo tradizionale. Ivi, pp.145-46, nota 15. Troviamo alquanto singolare la critica di antitradizionalismo rivolta dal Bizzarri alla Schola del Kremmerz, specie se rapportata ad un intellettuale quale Guénon la cui caratura spirituale fu talmente elevata, da indurlo a convertirsi all’Islam ed a mutare il suo nome in Abd El Whaed Yahia (servitore dell’Unico), dopo essere stato martinista e vescovo della Chiesa Gnostica. Ivi, p. 18 e M. INTROVIGNE, Il cappello…cit., p. 237.

[10] Cfr. La Medicina Ermetica…cit., I (Luglio 1899), pp. 15-16.

[11] Cfr. AA, p. 87.

Tratto dall'opera "L'Arcano degli Arcani", con il permesso delle Edizioni Rebis.

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