Nella simpatica confortante ripresa degli studi iniziatici e spiritualistici in Italia si assiste al rinnovare della propaganda pseudo-buddista e orientaleggiante a sfondo teosofico.

Hanno, in questi ultimi tempi, acquistato notorietà i “Centri Bodha” che, secondo i programmi, resi noti al pubblico, si propongono di divulgare la saggezza buddistica per la salvezza dell’Europa e del mondo.

Nel numero due di “Iniziazione” (ottobre 1945) è uscito un breve e succoso articolo in cui si rivendica la nostra saggezza occidentale mostrandosi il danno delle contaminazioni con le forme degenerative del pensiero orientale. Il basarsi, come fanno i teosofi e gli pseudo neo-buddisti, sul buddismo originario per proclamare l’unica verità da propagare pro salute populi costituisce un errore filosofico e storico.

  Il buddismo attualmente in India è praticamente scomparso: i suoi elementi migliori sono stati assorbiti dalla coscienza induistica e dalle scuole successive. Nella forma pura exoterica il «piccolo veicolo» sopravvive nei conventi di Ceylon. Nella forma occultistica lamaista esso si è sviluppato nel Tibet dove ha assorbito tutta una serie di idee e di pratiche che nulla hanno a che vedere col buddismo originario. In origine il buddismo fu, nella predicazione di Sakyamùni una reazione contro le esagerazioni di una fede che aveva tralignato dalla primitiva semplicità dei Veda in una serie di idolatrie e culti di animali, fondo superstizioso rigurgitante dalle latèbre della razza aborigena dravidica in contrapposto con la superiore visione e saggezza apportata dalla razza ariana dei conquistatori e dei Portatori della fiaccola del fuoco divino, della luce iniziatica consorella allo Zoroastrisrho. Contro tale fede degenerata e contro la nebulosità di testi sacri malamente intesi e interpolati insorse Gotamo Buddho nel suo generoso tentativo di divulgare un metodo di concentrazione e di contemplazione che a suo credere avrebbe condotto gli uomini:alla soluzione del problema. dell'essere.

   Fu Gotamo Buddho un iniziato? Postici una simile domanda non possiamo rispondere che per congettura essendo difficile sceverare la realtà dalla leggenda. In materia di esoterismo possono pretendere ragione tanto i negatori come gli assertori della sostanza iniziatica di uomo o di movimento. Invero è possibile .sostenere che il Budda nascose il suo pensiero iniziatico ed occulto sotto il velame di una predicazione popolare e si può per contro opinare che egli sia stato un semplice mistico, un San Francesco dell'India il cui pensiero indulgendo alla media coscienza della sua epoca potè ottenere un rapido trionfo di propaganda. I buddisti del «Piccolo veicolo » respingendo sdegnosamente qualsiasi ipotesi di esoterismo dichiarano che la dottrina buddistica è tutta e soltanto nella predicazione popolare e nei metodi di ascesi del Sublime Ottuplice Sentiero: i buddisti del « Grande veicolo » sostengono che la rivelazione popolare fu una delle manifestazioni del Budda e che egli sotto forma di ipostasi rivive nelle incarnazioni e nelle dottrine lamaistiche. A nostro parere il conflitto fra le due scuole può illuminare chi voglia indagare sul rapporto fra coscienza iniziatica e dottrina buddistica.

     Per i monaci del canone pali il Nirvana è il nulla, l'annientamento dell'essere in un misterioso oceano primordiale o almeno una pura negazione. Per i lama il Nirvana è invece più elevata forma di spiritualità: uno stato dell'essere purificato che si illumina dalla visione dell'assoluto. Questa polemica che traspare chiaramente anche da recenti volgarizzazioni (cfr. “Catechismo buddistico”) ci sembra effettivamente più consono al carattere originariamente negativo del buddismo. Budda fu un negatore delle superstizioni braminiche e delle credenze deistiche: e spinto dal suo slancio indagatore oltrepassò i limiti che alla sua negazione potevano ascriversi ed arrivò a configurarsi le mète della esistenza e della elevazione come una negazione del visibile e del penetrabile.

   Esauritasi la funzione epuratrice del degenerare bramanesimo; risorto in forme filosofiche più opportune il Vedantismo; raggiunto con la scuola del Saivasiddhanta la quasi identità con la speculazione pitagorica, la concezione puramente negativa della evoluzione veniva superata. E mentre i. monaci di Ceylon rimasticavano nel silenzio dei loro chiostri le formule negative della predicazione originaria i filosofi del neo-buddismo con a capo il Nagàryuna pur nella ristrettezza della impostazione ontologica si applicarono al raddrizzamento del divenire negativo in un divenire positivo. Su questo si innestò tutto l'esoterismo tibetano. Quale sia per essere dunque il giudizio sulla originaria personalità di Sakya mùni resta il fatto che la dottrina nacque o fu palesata in modo incompleto e solo dopo parecchi secoli, e con contrasti che durano tuttora se ne colmarono le lacune. Gli iniziati ed in specie noi della scuola alchimica-ermetica italiana preferiamo riconoscere piena validità ortodossa a quelle dottrine e scuole che affermano esplicitamente il divenire positivo dell'uomo nella sua evoluzione solare ad uno stato di potenzialità che non annulla la personalità e la fa agire secondo le leggi naturali non violate ma trasformate nella loro applicazione verso l'alto anziché verso il basso. Le lotte e le guerre, l'amore, la mercatura e la ricchezza, sono concepite dalle nostre scuole iniziatiche come realtà da non annullarsi nel pacifismo oltranzista, nella castità e nella rinuncia, nella povertà e nella mendicità mistiche essendo il segreto iniziatico una arcana impostazione dì angolo visuale. La quarta dimensione mentale fluidica che ne deriva « uccide » magicamente le forme materiali e le forze infere per farle risorgere incoronate e trionfanti nel fulgore solare. In questa affermazione le scuole iniziatiche siano orientali che occidentali si trovano d'accordo. I quasi pitagorici del Cascemir, gli Zoroastriani, i Taoisti originari e Vedantisti, e la grandiosa elaborazione della teoria e della prassi tantriche danno perfettamente la mano ai sufi ed ai cavalieri dello stile nuovo siano persiani che italiani o provenzali, ai pitagorici, ai neo-platonici, ai templari, agli alchimisti, ai moderni ermetisti. Comune a tutti è l'insegnamento che non attraverso la pura contemplazione o la pura ascesi è da conquistarsi la verità ma attraverso l'arcana trasmutazione  che dona poteri magici cioè solari all'uomo che si eleva. Le associazioni iniziatiche non sono quindi concepite come partiti o sètte a cui gli aderenti debbano con moduli o formulari giustificare la propria assenza. I formulari sono esteriorità e profanità. Un vero capo di catena spirituale deve saper ritrovare direttamente in astrale le credenziali alchimiche dell'aspirante. Per questo noi ermetisti respingiamo energicamente le pretese propagandistiche dello pseudo-neo-buddismo il quale, nella profana interpretazione delle forme conventuali orientali, ripete i motivi di quel rugiadoso misticismo che tanto l'occidente quanto l'oriente hanno per la maggior parte digerito.

RICCIARDO RICCIARDELLI

(Da uno scritto del 1945 del barone R. Ricciardelli)

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