La Venere Verticordia (letteralmente: “che apre i cuori”) di D. Gabriel Rossetti (1828-1882), racchiude elementi simbolici di notevole interesse.

Si raccorda, intanto, ai celebri Veneralia, feste cultuali dedicate alla dèa Venere e officiate a Roma. Nella raffigurazione di Rossetti, spiccano alcuni aspetti iconografici che, all’occhio attento dell’appassionato fruitore ed estimatore, non possono sfuggire.

La farfalla, per esempio, incarna l’anima, che, ormai libera dalla crisalide che la teneva prigioniera, può finalmente librarsi, posandosi sulla freccia che la dèa tiene tra le mani.

La freccia simboleggia tanto il fallo fecondante, quanto il dardo che genera la passione amorosa. Le rose che appaiono alle spalle della Venere Verticordia, alludono sia alla vulva, sia alla Sapienza velata, la Sophia ermetica connessa con i Fedeli d’Amore o Donna della mente (Madonna Intelligenza).

Questa raffigurazione riporta alla mente anche la Iside velata delle antiche iniziazioni sacerdotali isiache. Un certo riferimento alla voluttà e alla sessualità liberata dagli schemi, completano il quadro. Il frutto che appare nel dipinto simboleggia le energie sessuali e i sensi che presiedono all’atto procreativo. E ancora la caducità della bellezza che sfiorisce e infine decade.

Altre connotazioni di ordine iniziatico, rapportano questa configurazione dedicata al “Femminino Sacro” alla Grande Opera Alchimica, alludendo all’androginia che unifica maschile e femminile, Sole e Luna.

– Stefano Mayorca – Riproduzione Riservata

 (Tratto da ereticamente.net che ringraziamo per la collaborazione)

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