Riflessioni sul Nero Alchimico - R. Ricciardelli

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Fra i diversi punti di vista sotto cui si può considerare l'Iniziazione, è quello della revulsione interiore che, oggi, si vede in termini di Psicologia del Profondo (la quale in effetti è afferente a uno stato mediano dell'essere notomizzato).

Avvi una certa corrispondenza fra ciò che dagli Alchimisti è detto NERO ALCHIMICO, e quelle reazioni psicologiche - cui fan riscontro quelle del mondo esterno di relazione - che terrorizzano e talvolta portano al suicidio l'incauto e/o sprovveduto mista. 

Il concetto, così come espresso dagli alchimisti, dà l'impressione che la revulsione-evocazione poggi sull'IRREALE, cioè su fantasmi, su paure, se non immaginarie almeno del tutto sproporzionate al loro reale peso e/o minaccia. Qualcosa di simile allo tcheud (taglio) tibetano. Ma non è tutto irreale o sproporzionato e, se così si esprimono gli alchimisti, si è perché la prevalenza dell'irreale sul reale deve condizionare quest'ultimo e permettere al mista di affrontarlo e dissolverlo.

La revulsione-evocazione ha due aspetti. Il primo è la reazione della Matrice, assunta come madre; ed essa ha il suo fondamento nell'attaccamento alla vita umanimale, che deve inesorabilmente essere magicamente UCCISA, per far luogo alla vita magica del Celeste Adamo Cabalistico.

Ne sono riscontro l'indebolimento temporaneo del Caprio Umanimale, le repulsioni, il terrore della morte, il senso della impossibilità di proseguire sulla via intrapresa. Donde molti, ciechi alla corsa del treno, si buttano fuori, senza rendersi conto che ciò può comportare essere travolti.

Il secondo è il vero e proprio affiorare dell'occulto tenebroso di tutte le immagini, di tutte le stratificazioni negative, convenzionalmente dette malefiche e delle ENTITA' ad esse rilegate.

E' questo l'aspetto reale, in cui la madre si propone come diavolo — o demonio — NEGATIVO, perché si assomma al potenziale vischioso e rattenente della Matrice come Madre e assale realmente il mista. Basti pensare che l'uomo, in quanto umanimale, uccide e divora altri esseri e nella lotta, naturale, per l'alimentazione e la sopravvivenza, inevitabilmente evoca larve elementari sub signo matris e del sangue, demoni della lussuria, del succhiamento vampirico praticato nell'empito di assorbire dalla natura — e nel di lei circuito — energia, in fagocitamento monadico.

Questi demoni possono essere genesici, come quelli additati agli inerti ed ottusi suoi discepoli, dal Kremmerz nel Corpus, o possono essere specificati in sede di ante atte esistenze.

Direi che maggiore è l'evoluzione dell'essere (consistente in pregressa proiezione) più specificate sono le entità. Da qui la pratica dei maestri o adepti, in sede di magisterio, di fornire i discepoli di amuleti, difensivi contro queste evocazioni demoniache, e di talismani atti a dissolvere le creature e le creazioni infere, man mano che esse si (ri)presentano a la co-scienza del mista.

Perciò gli amuleti sono un po' come il CAVE CANEM delle ville e case della romanità antica che, apparentemente rivolte a monito per l'estraneo, significavano in realtà (vi fosse o meno un cane nella casa) che il cane da temere era esso estraneo-visitatore; e la formula equivaleva alle iscrizioni magiche poste sulla porta delle antiche case dell'estremo oriente, a difesa dal volgo e soprattutto dalle di lui emanazioni, o da impure e pericolose compagnie infere.

Forse, nel nostro sistema iniziatico, la valorizzazione sarà più efficiente per delega del Nume a imprimere nel rituale (o amuleto-talismano) quelle invocazioni dell'anima sofferente, inespresse e, almeno nella prima fase della iniziazione, inesprimibili.

Questo spieghi la reticenza e l'esitazione dei maestri a troppo dire e a troppo dare, in materia di ricordi di « vite » anteatte.