Lettera di Benno sulle Prove dell'Iniziazione - 1911

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A cura di Orpheus

Purtroppo la conquista dello stato neutrale, di equilibrio costante del nostro essere è cosa molto più ardua della espugnazione d'una trincea, difesa da mitragliatrici in fuoco continuo. Per noi, invece di pallottole di piombo, vi sono: scoraggiamenti, delusioni, passi falsi, depressioni, impazienze, oscillazioni del proprio pensiero e tutto l'arsenale dei movimenti impulsivi dell’anima e del corpo, in disaccordo continuo fra loro.  Ma quali sono le prove delle iniziazioni? Prove che non si sospettano per tali e sono appunto le più terribili ed insidiose - a petto delle quali quelle a cui venivano sottoposti i postulanti nelle cavità sotterranee delle piramidi: ferro, fuoco, acqua ecc... non erano che giochi da bambini. Ma questi sono romanzi. Sotto il morbido guanto delle moderne civiltà (cioè infrollimento dei costumi) vi è sempre nascosta la mano ferrea dell'antico sistema iniziatico. Il sistema è stato e sarà sempre uno. 

La selezione degli individui destinati al sacerdozio delle verità è fatta in modo inesorabile a base di esperimenti di vita vissuta sotto il controllo d'una gerarchia superiore, alla quale i nostri maestri visibili che abbiamo conosciuti e che attualmente conosciamo s'inchinano per primi.

Ecco perché noi vediamo talvolta questi Maestri, chiari in loro stessi e severi come sfingi; sobri di parole, talvolta fino al mutismo, indifferenti talvolta alle nostre pene, fino alla esasperazione - ma ti assicuro, in fondo dei loro cuori sempre affettuosi e benevoli come le nostre madri. Ora avviene che al sorgere di una difficoltà, di un fatto che c'impressiona e ci scoraggia, pensiamo naturalmente di ricorrere ad essi per essere aiutati a vincere quello che crediamo una delle tante peripezie della vita e che invece è UNA PROVA, spesso PROCURATA. Allora essi sorridono a denti stretti e fanno il viso scuro perché pensano: "Ecco un pigro. Eccone un altro che non vuol camminare e resterà per via". Ma se noi, attingendo nella inesauribile miniera del nostro essere occulto, troviamo la forza di ripigliare, come molle di ben temprato acciaio, la posizione normale, allora essi corrono in aiuto e danno un appoggio perché pensano: "Eccone uno che ha la farina nel sacco e che probabilmente arriverà alla meta".

Quando il nostro morale è abbandonato non abbiamo che un mezzo per sollevarlo. Guardare la posta del gioco. Questa posta è quanto di più magnifico sia stato mai fatto scintillare dinanzi a sguardo umano, e dato la pena di soffrire, lottare, rinunziare, nascere, morire e rinascere per conquistare questo stato di equilibrio che tutte le religioni e tutte le mitologie hanno raffigurato nell'Eden, nella terra promessa, nel Giardino delle Esperidi, nel Paradiso, nel cielo delle Uri, nell'Olimpo, nella Beatrice.

Questa meta è stata raggiunta in tutto o in parte da uomini che la storia ci addita e da uomini da noi conosciuti e che abbiamo visto e vediamo mangiare e bere e vestir panni. Dunque la cosa è possibile. A conforto dell'animo titubante devi aggiungere anche un'altra cosa. Noi abbiamo un grande aiuto, che manca all'investigatore isolato dell'arduo problema. Noi ci appoggiamo ad una grande Opera di Bene, siamo come i soldati che muovono ad un pericoloso assalto, toccandosi con i gomiti ed incoraggiandoci a vicenda - non come sentinelle perdute. Noi, la conquista individuale l'abbiamo consacrata all'opera di Myriam. Ebbene, Myriam ci sorregga nelle difficoltà, ci rianimi negli sconforti, ci tenda una mano nelle cadute, ci dia la forza di persistere malgrado tutto, c'infonda la virtù di volere senza scatti, senza eccessi, senza ansie, con dolce, ritmica, armoniosa persistenza come fa la Natura nei suoi prodigi di semplicità e d'amore. E la si può commuovere con la preghiera dei nostri cuori e può far grazie più del Gran Jerofante di tutti i Maestri. Coraggio e speranza ci vuole. Moltissimo coraggio - perché siamo schierati in battaglia, volontariamente, di fronte ad un formidabile nemico. Moltissima speranza perché, dopo tutto, il segreto della vittoria sta nella penitenza, e sarà vittoria individuale e collettiva. Cioè la realizzazione della pace in noi e della pace intorno a noi. Niente malinconia, né pazza gioia. Calma e sorriso.

Bisogna rimanere nella naturale giovialità. Non bisogna lasciarsi deviare dalla severità della investigazione. Questo è un agguato. Non bisogna caderci.

Lavora per il tuo progresso e per l'opera di Myriam con serenità, con calma, con fiducia in te stesso; insomma con la stessa semplicità che poni nel trattare una causa in tribunale.