Premessa di Hahajah all'appendice dell'Opera Omnia di G. Kremmerz

Giuliano Kremmerz profuse a dovizia nelle sue opere i tesori della sua sapienza iniziatica e trattò in maniera pressoché completa – parte in sede ufficiale, parte in sede riservata – la teoria e la pratica magica.
Aggiornando la vasta messe di materiale arcaico alla mentalità contemporanea, Egli intese sfrondare l’argomento di tutte le panzane che lo avevano screditato in passato, ben comprendendo che il vaglio severo dell’indagine scientifica del nostro tempo ne avrebbe fatto giustizia sommaria.

Ma, pur coltivando la sana idea di restituire le cose al loro colore naturale, non poté o non volle tacere sulle mete lontane e sulle lontanissime che la magia si prefigge, per cui, nella sua vasta produzione, si postula, con procedimento magico, la trasformazione dell’uomo in dio di qua dalle nuvole e, nel settore terapeutico, la teleurgia e la taumaturgia.
È superfluo dire che, nell’animo di chi è incline agli entusiasmi, tali sublimi realizzazioni ingenerarono facili speranze e certamente dovettero essere pochissimi coloro che, senza obliare il traguardo, ne misurarono tuttavia con cautela la distanza e si accinsero con fede, ma senza farsi illusioni, a progressive, limitate conquiste.

Coloro, invece, che presunsero troppo di se stessi e con molta faciloneria partirono in quarta, dovettero rivedere – e questo fu molto istruttivo – le proprie opinioni sul loro conto e sul conto della magia e o fecero punto e daccapo o si smarrirono nel pelago della cacomagia o addirittura rinnegarono la dottrina studiata e il Maestro.

Noi non vogliamo neppure domandarci se lo stesso Giuliano Kremmerz si trasformò nel dio magico a cui si riferisce e se fu un taumaturgo, perché una dottrina resta valida, se sperimentalmente controllabile, anche quando chi l’ha professata o propagandata non abbia conseguito tutti i risultati che essa promette.

In sede iniziatica, peraltro, l’ascenso umano richiede una così grande tenacia e costanza di sforzi e un così profondo impegno di coscienza che ci sembra assurdo puntare fin dall’inizio sui vertici dello sviluppo magico, anziché limitarci a un graduale allenamento per la conquista lenta, progressiva e salda di determinate doti. Vero è che alcuni procedimenti, relativamente rapidi, come i procedimenti alchemici, possono costituire una via abbreviata, ma essi, per essere veramente tali, devono, anzitutto, provenire da fonte accreditata e, comunque, in un primo momento, tirano fuori dal praticante soltanto ciò che egli è, col rischio che se ne compiaccia al punto da ristagnare nella propria eredità storica o che se ne deluda tanto da perdere ogni vigore per ulteriori sforzi; mentre è proprio allora che, se non perde il proprio equilibrio e se è in possesso dei veri elementi trasmutatori, può tentare la trasformazione del piombo in oro e cioè –  secondo il significato più ovvio di questo simbolismo – può conseguire la coscienza di uomo-fuoco, con tutti gli annessi e connessi. La trasformazione del piombo in oro, a quanto ci risulta, sarebbe una trasformazione di stato o modalità di essere.

Generalmente, l’uomo vive la sola modalità di essere saturniana, che trae cioè coscienza e poteri dal suo corpo grave, mentre gli sarebbero possibili la modalità lunare (coscienza del proprio corpo astrale), la modalità mercuriale (coscienza del proprio mercuriale o IBI) e la modalità solare (coscienza del proprio corpo igneo) per la sua finale trasformazione ammonea (igne natura renovatur integra). In conseguenza di queste tre modalità di essere, trasmutatorie della sua unità psichica, egli potrebbe (cum grano salis) separare la sua forma, cioè tutto quanto di lui fa avvertire a lui e agli altri la sua realtà (separando lunare); muovere e proiettare a distanza la sua forma (separando mercuriale o IBI); irradiare la sua forma (separando solare).

Ma noi proprio a questo punto facciamo le nostre riserve le quali, non v’è dubbio, dipendono dalla nostra ignoranza e riteniamo utile, per chiunque voglia avventurarsi nell’iniziazione magica, di non farsi abbagliare dai fulgori di tali seducenti attrattive, ma di ripiegare dapprima su pratiche preparatorie, garantite dalla finalità di un bene indiscusso e poi, saggiate le proprie forze, misurarsi con l’ulteriore possibilità di venire ai ferri corti con se stesso.

Giustappunto per questo il Kremmerz, in sede "sperimentale ufficiale" si limitò a un tentativo terra terra di SCHOLA ermetica per l’applicazione dello sviluppo dei poteri latenti umani in favore dei sofferenti e degli ammalati.

 

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