Un libro sconosciuto di G. Kremmerz

di Pier Luca Pierini R.

Non sono pochi i testi misteriosi del Kremmerz. Tra le opere annunciate e mai scritte, quelle abbozzate e mai terminate, quelle scomparse1, inedite o totalmente sconosciute, o delle quali non ha voluto attribuirsi la paternità e altre che invece gli sono state attribuite a sproposito, non è facile districarsi in questa “biblioteca di Babele” ermetica della quale non esiste traccia in alcuna bibliografia. Eppure il Kremmerz, pubblicazioni ufficiali a parte, scrisse molto e, soprattutto, non si risparmiò nella corrispondenza, sia a carattere iniziatico sia privato, con discepoli, confratelli, familiari, amici, postulanti e simpatizzanti.

Sappiamo per certo che una buona parte del suo epistolario, per esempio, giace ancora intatta e ovviamente ignorata dai più, in vecchi e nuovi cassetti italiani e non, in attesa che gli arpagoni di turno si decidano a condividere con studiosi ed estimatori del maestro questo patrimonio nascosto. Siamo inoltre a conoscenza di materiale riservato, proveniente dall’archivio personale o dal bagaglio di tesori interiori del Kremmerz stesso, accuratamente “occultato” o “segretamente” trascritto (o fotocopiato), utilizzato purtroppo come “strumento di potere” per la manipolazione e la prevaricazione di anime in buonafede. Ma questa è un’altra storia.
A pag. 371 dell’edizione originale del “Mondo Secreto” troviamo forse il primo riferimento a un’opera annunciata e mai stampata. In una nota degli “Elementi della Magia Naturale e Divina”, il Kremmerz infatti scrive: “Tu ben sai, mio figliuolo, che di Vergine sei figlio, e se Vergine violi uccidi il germe del tuo popolo e diventi parricida ed incestuoso ed in tal modo il cervello ti brucia: ma se Mercurio sai attirare con la Vergine Gloriosa, ponendole sotto il piè capovolta la Luna, tu, a tua volta, diventi padre di semidei. Perché se all’acqua di Orione, tu congiungi col filo di Arianna antica il bianco Mercurio della Luna di Vergine, e sai allontanar il focoso Marte, avviene che i tuoi occhi vedranno quello che non videro mai e potrai falciare il miracolo colla falcata luna rivolta a terra. Per questo se padre mi riconosci sappimi strappare il secreto allontanando la canna della tua insufflazione dalla verga di Mosè e di Aronne che è la mia verga e mantienti coagulato se non vuoi per generosità che io ti dissolva. Qui riconosci il secreto saturniano che è donno di vita e di morte, di amore, di generazione e di dovizia, e non obliare che in Virgo preparerai coi metodi dell’arte, la Verga come il tuo maestro ti insegna, senza nodi e di taglio netto e reciso con la falce in forma di crescente consacrata: senza Verga di Vergine mago non diventi, né intendermi a rovescio che semini nell’arena il tuo Mercurio, né pretendere che io scriva più chiaro, domandane l’intelligenza al tuo duce. (Dal mio libro Delle Stelle e dei Soli di prossima pubblicazione)”. Sebbene l’eloquente conclusione non lasciasse adito a dubbi circa l’effettiva e imminente pubblicazione, non sappiamo in realtà per quali motivi il testo non fu mai dato alle stampe e nonostante certe elucubrazioni di favolanti non proprio disinteressati, del misterioso libro Delle Stelle e dei Soli non si è più saputo niente ed è lecito immaginare che sia rimasto nello scrigno dei tanti bei sogni irrealizzati del maestro.
Ma andiamo avanti. Passano circa quattordici anni e in una risposta a un lettore di Catania, a pag. 415 del numero unico del 1911 della rivista “Commentarium”, il Kremmerz scrive: “Al Commentarium è inutile abbonarsi se non si occupa di Ermetismo applicato alla medicina. La Porta Ermeticasi vende presso l’amministrazione di Luce e Ombra forse seguirà alla Porta Ermetica un altro volumetto, L’Inferno che si traccerà le prime viottole per ritornare dall’incomprensibile spavento del mistico luogo al comprensibile regno dell’ignoranza sulla terra.” Il dubitativo era appropriato, perché anche questa opera è rimasta tra i progetti incompiuti.
Nella parte finale della celebre e certamente insolita “Intervista col Dr. Giuliano Kremmerz”2, apparsa originariamente sulla rivista “Mondo Occulto” del 1928 e riproposta integralmente per la prima volta su Elixir n° 4, troviamo un altro interessante riferimento alquanto dettagliato su un libro di prossima realizzazione, relativo alla “Morte”. “Di quella morte n° 13 – chiede l’Editore Rocco – di cui cominciaste a scrivere cinque anni fa…e che restò sospesa”. “Proprio così – risponde il Kremmerz – perché dopo aver bevuto del vino che monta al cervello per mutare le idee nere in rosee, si può pensare alla morte con serenità e allegria..(…)”. “Ma allora – ribatte l’editore – voi vi fornite di idee e documenti sulla morte, per stampare un volume sulla morte e per…” – “Illuminare i vivi – continua il K. – che ne hanno paura. Benché Achille eroe della guerra di Troia abbia detto, secondo il poeta, che voleva essere più un umile tonsore di cani barboni che un vittorioso guerriero morto nell’Erebo, io credo che l’esser morto vale molto più che un vivo alle prese con l’agente delle tasse. E la credo veramente un’allegra trovata questa morte che è il modo più breve per ridiventare giovane e aitante…senza la barba bianca…”. L’”intervista” termina con la richiesta da parte dell’editore di una promessa professionalmente interessata circa la futura pubblicazione dell’opera, e il Kremmerz così conclude: “Speratelo – Per ora prometto al migliore editore dell’Italia…occulta che se arrivo a bere tutte le bottiglie di buon vino che ho preparate, senza che il Nirvana all’estratto di vin buono mi faccia venire il desiderio di raggiungere gli eroi della guerra della Bell’Elena, vi confiderò il manoscritto di un’opera così allegra che tutto il mondo ne prenderà conoscenza per regolarsi sulla discesa all’inferno e per non temere spauracchi inutili. (…) Potete esser sicuro che se si stampa questo libro sarà edito da voi”. Anche in questo caso tuttavia il condizionale ebbe un valore profetico, perché il libro non fu realizzato. Dall’interessante epistolario Kremmerz-Editore Rocco3 emerge inoltre palesemente la verità sull’opera “I Tarocchi” e tramonta definitivamente la leggenda4, circolata per molto tempo, del manoscritto dato alle fiamme dall’autore stesso. In effetti il testo completo, abbondantemente pubblicizzato e annunciato fin dall’inizio addirittura “in due grossi volumi”, con tanto di prezzo e cedola di sottoscrizione (sempre sulla rivista “Mondo Occulto” e in vari libri del medesimo editore), non fu mai scritto, o per essere più precisi, terminato, perché alcuni ben noti stralci in realtà comparvero sulle riviste “Luce e Ombra”, “Mondo Occulto” e “O’Thanatos”5. Per quale motivo? Dalle lettere citate si può facilmente intuire: tralasciando problemi di contratti e proprietà letteraria (l’avvocato Russo-Frattasi, editore del “Commentarium”, che possedeva appunto i diritti d’autore del Kremmerz, minacciò “gentilmente” di citarlo in giudizio6), appare evidente, da una parte, che non fu mai raggiunto un accordo soddisfacente tra editore Rocco e Kremmerz, mentre dall’altra quest’ultimo non ebbe probabilmente né il tempo né la volontà di realizzarlo, anche se forse, da quanto scrive, sarebbero state sufficienti maggiore premura e più ampia lungimiranza da parte del Rocco per riuscire a condurre in porto l’idea.
Ma spigolando in quella interessantissima serie di lettere, possiamo notare con piacevole sorpresa che il Kremmerz dal 1913, per alcuni anni, si dedicò attivamente, tra l’altro, alla stesura di un’opera singolare, importante e imponente (almeno nelle intenzioni), interamente consacrata alla Cabala, ma non nel senso della filosofia esoterica ebraica, bensì, molto più prosaicamente, della italianissima e, per meglio dire, napoletanissima Cabala del Lotto7. Una bella “Smorfia” in piena regola dunque, inserita in un ambizioso programma editoriale dal carattere quasi enciclopedico, articolato in vari volumi, comprendenti sei parti: dai vocabolari completi dei nomi, alle regole e metodi di gioco (compresi il Corso della Luna e il Corso del Sole), fino al Libro delle vere interpretazioni dei sogni ecc. Per i particolari relativi alle vicissitudini che accompagnarono in vario modo la pubblicazione, rimandiamo alle lettere citate8. Aggiungiamo che comunque il progetto, anche in questo caso, come per “I Tarocchi”, non ebbe una gran fortuna, forse per quanto già accennato in merito ai limiti dell’editore. Fatto sta che dei volumi annunciati ne uscì uno soltanto, nel 1919 (e probabilmente almeno una seconda tiratura nel 1928), in una veste di stampa alquanto mediocre e limitato unicamente al vocabolario generale. Qualcuno, soprattutto coloro che – come scrive Anglisani – avrebbero voluto fare di Kremmerz un Buddha9, potrebbe rimanere piuttosto perplesso nell’apprendere che l’“Aureo Maestro” della “Scienza dei Magi”, dopo soli due anni dalla pubblicazione della raffinata rivista ermetica “Commentarium”, si sia dedicato con tanta cura e passione alla realizzazione di una “volgarissima” Smorfia, simile in sostanza alle tantissime, quasi tutte di marcata impronta popolare, circolanti tra gli appassionati del settore. Ma a parte il fatto che è proprio da certe sfumature e particolari, solo apparentemente paradossali o bizzarri, che si possono apprezzare e comprendere appieno la versatilità e il valore di una personalità estremamente complessa e profondamente articolata ed eclettica come quella del Kremmerz, dovremmo riflettere su alcuni punti essenziali. Primo: probabilmente, uno dei maggiori motivi o delle possibili cause di questa insolita operazione editoriale è da ricercarsi nella stretta amicizia che intercorreva tra i due personaggi (Kremmerz e l’Editore Rocco) e dalla generosità del Kremmerz, che non lesinava mai aiuti concreti e consigli disinteressati a chiunque gli si rivolgesse; figuriamoci dunque all’amico-editore di sempre, per giunta conterraneo10. Punto due: il Kremmerz, comunque si voglia pensare, era non solo un notevole esperto di cabala del lotto (la cultura e la competenza specifiche in materia, delineate efficacemente nella premessa e nel programma dell’opera, lo dimostrano al di là di ogni ragionevole dubbio), ma anche un diretto interessato a lotto, lotterie, roulette ecc., come confermato dall’ormai arcinota aneddotica circolante sul tema, comprendente testimoni diretti e beneficati dai suoi interventi o “suggerimenti”11, riti e pratiche che si sviluppano intorno alla ricerca di numeri utili per la vincita e numerosi, eloquenti riferimenti biografici12. Punto tre: già da prima della morte del Kremmerz, circolava (e circola tuttora) un breve testo del medesimo dal titolo “Criteri e previsioni sui sogni”, integrato da un’appendice sulla “Corrispondenza numerica dei sogni secondo il Conte di Cagliostro”13, che possiamo considerare con tutta probabilità appunti raccolti durante la preparazione del testo citato.
Lo scritto assolutamente sconosciuto14, che riproponiamo per la prima volta sulle pagine di “Elixir”, è tratto fedelmente ed esattamente proprio dall’introduzione15 di questo iniziale e unico volume sulla Smorfia, che secondo il suggerimento dello stesso Kremmerz avrebbe dovuto intitolarsi La Perfetta Smorfia – Rutilio Benincasa – Completata coi lavori cabalistici di Pico della Mirandola, Giovanni Battista della Porta, del Vecchio Romeo, del legittimo Barbanera, del Conte di Cagliostro e del Castelluccio di Castelfranco, del Padovano e del Veneto Passalacqua, del gesuita Kircher e dell’Astrologo Pisano; Con la esatta interpretazione dei Sogni tratta dal Sinesio, dal Bizzarro di Siviglia e dal Cardano milanese; oltre regole infallibili tratte da manoscritti antichissimi16.Non c’è bisogno di sottolineare che dal punto di vista iniziatico questo testo perduto, tutto permeato della intelligente ironia e della sottile arguzia tipiche dell’Autore17, non toglie né aggiunge molto all’opera del maestro di Portici, tuttavia siamo certi che i nostri Lettori sapranno apprezzare la rarità e la singolarità di queste pagine, strappate comunque agli artigli, di solito affilati, dell’oblio.

 

Al lettore dilettante del Giuoco del Lotto

Il giuoco del lotto, da quello che si sa, ebbe origine a Genova nel 1720, da Benedetto Gentile. Si cominciò non con i numeri, ma coi nomi di senatori genovesi che si bussolavano, tanto che il giuoco si chiamò del senario ed anche oggi è nella Liguria restato, stroppiato il nome, l’appellativo di giuoco del seminario. Si mettevano i nomi in uno scatolo da cui si estraevano cinque numeri corrispondenti ai nomi, ogni sei mesi. I senatori i cui numeri sortivano occupavano i posti di magistrati civili. Per evitare la falsificazione dei biglietti si sostituì ai nomi dei magistrati, quando questi non dovevano essere eletti, novanta nomi di santi. Con questo sistema l’istituzione umanitaria – una istituzione veramente di filantropia divina – si stabilì in diverse parti d’Italia, in Francia, nell’Austria e in molti stati tedeschi. Seguire le vicende di queste estrazioni, i regolamenti diversi che mutarono i premi, le poste, i giorni delle estrazioni non è nostro intendimento di farne la storia. Basta dire che la Rivoluzione Francese lo soppresse nel 1793 con decreto del 16 novembre e al 5 aprile 1814 fu ristabilito e durò fino al regno di Luigi Filippo Egalité. In Italia non fu mai interrotto. E’ restato nella tradizione popolare ed ora rappresenta un cespite importante per l’Erario dello Stato e una maniera anche pei miserelli di tentare la capelluta fortuna, che è sempre avara cogli uomini pieni di bisogni. La inconsideratezza di giudizio di molti uomini ignoranti di filosofia di un positivismo diverso dal corrente, ha cercato e cerca di discreditare questa istituzione di grande filantropia. Questa che è la provvidenza spesso per poveri e gli afflitti è stata persino gabellata come la tassa sugli imbecilli. Ma imbecille è chi giuoca e più cretino chi non giuoca, perché non prende sul serio l’intervento della giustizia divina negli affari minuti della umanità paziente. Il giuoco è ritenuto immorale quando, anche nella vita di previdenza, dell’industria, del commercio, delle professioni libere, della vita politica, della guerra, tutto ciò che è successo è precisamente un giuoco d’azzardo, posto che l’azzardo e l’inaspettato non siano anch’essi una legge non ancora scrutata. Ma il giuoco del lotto, caro lettore, si dica e si pensi come si voglia, in pratica è una via scorciatoia aperta dai Cieli per premiare o soccorrere qualcuno che ha bisogno, senza capacità industriale e commerciale o oppresso dall’ingiustizia umana, di pochi quattrini per riparare una cosa urgente o una miseria senza aiuti. E’ qualche cosa di più: è un meccanismo di fede e di spiritualizzazione, perché ogni giocatore è un credente nell’aiuto dell’aldilà – siano santi, siano spiriti, siano divinità. Ed in questo è compendiato tutto il breve panegirico. La scienza moderna comincia a studiare i sogni, una volta patrimonio dell’ignoranza delle femminucce, come fenomeni della psiche umana. E, mentre ne spiega il valore per quelli di origine sensoria, resta perplessa innanzi ai fenomeni privati di premonizione e di profezia. Artemidoro e Sinesio si preparano ad essere rivendicati dai dottrinari moderni! E più in là sarà rivendicato Calderon
Tutta la vita è un sogno
E chi sognando vede
Vede della vita il sogno
Che il vero è sogno a chi crede
E vero sogno è vita in realtà.
Nel secolo della telegrafia senza fili è per lo meno disonesto condannare a priori chi crede in un codice che faccia intendere ai dormenti mortali per simboli o per figura la verità dei numeri che vanno ad estrarsi al lotto – verità che potrebbe essere propinata da numi, da genii, da spiriti chiaroveggenti o dalla Provvidenza divina. In questa credenza trova la sua origine tutta la colluvie delle antiche cabbale numeriche, stupide in apparenza, ma piene di quella occulta saggezza di cui spropositarono in tutti i tempi una pleiade di filosofi profondi e…maccaronici. Nacquero le cabbale e la smorfia e le chiavi di oro per tentare una corrispondenza telegrafica, senza monopolio di Stato, tra i viventi e l’invisibile causale di tutto il pandemonio terrestre. Le più antiche rimontano alla metà del secolo XVIII, n’ebbero la Francia, i Tedeschi, i Veneziani, i Napoletani e con le credenze del tempo si riallacciavano alle cabbale astronautiche e astrologiche di cui furono ghiotti i creduli lettori della discreditata filosofia pseudo ebraica, tra cui primeggiano gli antichi Rutili, dormenti il sonno dei giusti nelle patrie biblioteche. Questo Rutilio Benincasa, cittadino della nobile Cosenza, dovette essere a tempo suo una qualche cosa di molto superiore al senatore Marcone, perché tra calcoli di meridiani immaginari o di paralleli illusori della sfera celeste, intravide una maniera determinativa per tirar fuori, nell’avvenire, una pallottola numerata dall’urna del lotto delle città italiane, e precisarla e farne cadere il toson d’oro nella scarsella del meschinismo contribuente che domanda al suo santo protettore un gruzzolo salvatore pei propri guai! A questo s’accoppiò la superstizione antica, che, per segni manifesti e presagi, la divina provvidenza fa cauto il mortale ad intendere il prossimo avvenire e nacquero la Smorfia e la Cabbala del Lotto. Smorfia è il lezio, l’atto svenevole e significativo che si fa con la bocca per burla o per ischerzo ai bambini o l’atto esagerato della fisionomia o della bocca per dar segno a qualcuno senza parlare. E’ proprio della mimica partenopea in cui ci si comprende senza parlare, a segni. Cabbala invece è nome più diffuso dell’arte di indovinare i numeri. Nel secolo XVIII erano idee correnti l’alchimia, la magia e la Cabbala per profetare le cose avvenire, poi divenne sinonimo di scienza astrusa. Nel primo caso il nome di Smorfia è più significativo come una intesa tra l’uomo e gli spiriti dell’altro mondo, nel secondo è più modernamente capito come un vivaio di regole per indovinare i numeri da sortire.
La più bella cabbala è del 1790 o in quel terno di tempo edita a Venezia che è un vero e compiuto vocabolario, è rarissima e appiccicata come appendice a un resoconto di estrazioni di doti per le orfane o le fanciulle povere e perché pare che a Venezia il lotto cominciasse così. Ma anche cabbale piene di regolette e operazioni per la ricerca dei numeri si pubblicarono in Francia, tutte scarse di nomenclature e fatte più per propaganda dagli impresari che per altro scopo. Le napoletane antiche e le romane sono nel genere le più curiose, con vignette di tale grossolano senso artistico che il titolo di Smorfia è giustificatissimo. Posteriormente e in tempi recentissimi molte cabbale l’industria libraria à gittato sul mercato, compilazioni buone, mediocri e pessime ma non facciamo esagerazione asserendo che in tutte le modernissime è mancato il senso tecnico del numero del lotto. Qui entriamo in un campo particolarissimo di…curiosità specifica e l’esplicazione allegra o semiseria in apparenza la snocciolo in termini chiari ai dilettanti e giocatori. Creato il giuoco del lotto e le prime cabbale e le primissime smorfie furono compilate coi suggerimenti di quei cabalisti di alto stile che al secolo XVIII o vivevano o avevano lasciato dei discepoli pazienti. Le cose, gli artefici, le professioni, i bisogni, gli animali, le piante ebbero tutte un numero corrispondente in base a quella dottrina cabalista, vera o falsa non sappiamo, che tracciò, diciamo così, la base di questo codice…telegrafico assolutamente privo di fili che doveva mettere in comunicazione i giocatori del lotto con gli spiriti di cui la Provvidenza Divina si serve per illuminare i veri seguaci della Fortuna nelle lotterie del Regno. I compilatori delle nuove cabbale hanno voluto allargare il dizionario, includendovi qualche parola moderna come gas, elettricità, che agli adepti della numerica primitivi erano ignoti. Che cosa hanno fatto questi signori? Hanno appiccicato al vocabolo nuovo un numero a fantasia ed eccoti servito a dovere per vedere fallire la interpretazione e perdere la giocata. Un altro errore è divenuto col moltiplicarsi delle cabbale patenti: un nome di animale p.es. il cane a Napoli fa un numero differente da quello delle cabbale romane e della cabbala piemontese o marchigiana – e spesso il lettore di sarà dimandato perché la stessa bestia cambiando domicilio doveva essere classificata in modi differenti. Allora, persuasi che una Smorfia unificata era necessaria e che i veri cabalisti sono tutti morti beati nelle delizie degli Elisi, abbiamo avuto l’idea di applicare alla numerica nuova un ritrovato novissimo che ha proseliti in tutto il mondo: lo spiritismo. Se lo Spiritismo è vero e l’anima dei cabalisti emeriti si può evocare con un tavolino girante o con un medium, perché per esempio lo spirito di Rutilio Benincasa non poteva completare a modo suo, scientifico supremo della cabalistica del lotto, centocinquant’anni dopo le primitive smorfie? Ne parlammo. Tentammo questo o quello fra i più noti evocatori; finalmente il nostro amico Elia Rosacroce, l’autore dell’ipnomagnetismo18, un po’ per celia e un po’ per garbatezza, non volle rifiutarsi a dei saggi. La cosa cominciata così per compiacerci assunse una forma e una sostanza seria e, dubitando e credendo, l’autore vero di questa grande opera del lotto è proprio Rutilio Benincasa, che attraverso la medianità di soggetti indiscussi ha completato un libro unico per le otto ruote del Lotto Italiano, la vera miniera del dopo guerra per quei contribuenti che hanno tutto perduto per la gloria della nostra Grande Italia contro la Barbarie, e anche…per l’erario dello Stato che incassa le poste di tutti coloro che non sanno tentare la Fortuna prendendola pei capelli, armati di un libro come questo che se il dilettante sa ben cercare, è capace di fissare i cinque numeri della estrazione con la infallibilità e la precisione di un taumaturgo. Così questo libro di raccomanda da sé e diventerà indispensabile a tutti gli italiani, dalle Alpi all’estrema Sicilia e delle nuove terre redente. La mole enorme del lavoro non ci ha permesso di pubblicare tutta l’opera in un volume unico e lo abbiamo diviso in più parti […]19. Il lettore perdonerà qualche errore tipografico o qualche svarione: sarebbe incomprensibile e fuori carattere una smorfia universale senza errori e purgata come il vocabolario della Crusca. Al lettore benevolo il compito di emendarli e l’augurio che il libro attuale gli possa aprire le cataratte di Ofir, il paese dell’Oro, dove il sapientissimo Re Salomone mandava ad attingere le sue immense ricchezze. Però se egli diventa per questo libro possessore di tesori, Rutilio Benincasa gli domanda di non esser egoista, di far gran bene ai poveri e di indicare a tutti che questo suo libro non deve mancare in nessuna famiglia che si diletta a desiderare un terno per bilanciare le entrate, ahimè, scarse per tutti in tutti i tempi. Sperare è vivere, ma vincere al lotto non è certo un sacrificio della propria vita. Così tra speranze e vincite, tutto si risolve nel far bene a voi, agli altri e, se si fa cilecca, al ministero delle Finanze nazionali.

(Tratto da “Elixir” n° 8, Edizioni Rebis, 2009, con il permesso dell’Editore)

1 - Sappiamo ad esempio di uno studio inedito sul “significato ermetico delle lettere dell’alfabeto”, realizzato forse per la rivista “Mondo Occulto” e conservato nell’archivio dell’Editore Rocco, tuttavia il figlio di quest’ultimo, interpellato anche in tal senso negli Anni ‘70, non ne conosceva traccia.

2 - Si ritiene, molto verosimilmente (e Verniero nella sua biografia lo afferma a chiare lettere), che questa stranissima “intervista”, quasi un preludio a un testamento spirituale in forma di apparente divertissement, sia stata scritta interamente dal Kremmerz stesso (per la testimonianza del Verniero e altri particolari cfr. “Il Sole Arcano”, Ed. Rebis, 2011).

3 - Pubblicato sia, integralmente, su Elixir n° 4 (Ed.Rebis, 2006), sia nel volume “L’Ordine Egizio e la Miriam di G.Kremmerz”, di U.D.Cisaria (Ed.Rebis, 2008).

4 - Creata quasi sicuramente dal Kremmerz stesso, diffusa dalla figlia Adelina e ripresa in seguito da Anglisani e altri.

5 - Quest’opera controversa ebbe uno strano destino: nel 1909 fu iniziata su “Luce e Ombra” col titolo de “Il libro degli arcani maggiori” e sospesa alla seconda puntata; prosegue nel 1921 (datata Portici 1905, per evitare conflitti di proprietà letteraria con l’Editore Russo-Frattasi) su “Mondo Occulto” con il titolo “La Magia divinatoria: I Tarocchi” (e pubblicizzata nel 1923 con un nuovo titolo: “I Tarocchi illustrati”), interrompendosi anche qui alla seconda puntata, e infine riappare nel 1923 su “O’Thanatos”, per quattro puntate intitolate semplicemente “13 – La Morte”, che, come nei casi precedenti, non videro il pur annunciato seguito.

6 - La notizia è tratta dalla biografia del Verniero, “Giuliano Kremmerz e la sua Scuola”, Ed.Rebis, 2000 (inserita nel volume “Il Sole Arcano”).

7 - Alla quale abbiamo già accennato in Elixir 4 (“Un carteggio inedito tra il Kremmerz e l’Editore Rocco”).

8 - Vedi nota 3.

9 - “Il Maestro Giuliano Kremmerz”, Ed. Rebis, 1985, inserito integralmente nel volume “Il Sole Arcano”.

10 - “Ve lo faccio per amicizia, non vi metterò del vostro che solo le spese postali” scrive il Kremmerz all’editore in una lettera del 19 gennaio 1914.

11 - Siamo testimoni diretti di un episodio importante narratoci dal compianto amico V.Verginelli, il quale riuscì a risolvere una drammatica situazione economica della propria famiglia ricorrendo a un rito specifico trasmessogli personalmente dal Kremmerz, grazie al quale centrò in pieno una quaterna su ruota determinata, che gli consentì di ripianare abbondantemente le finanze dissestate dei propri congiunti e di proseguire negli studi senza più alcuna difficoltà.

12 - Ci riferiamo alle tre principali biografie del Kremmerz, realizzate da Anglisani, Verniero e Ricciardelli, riunite assieme a quella di L.Petriccione e altre appendici, nell’opera “Il Sole Arcano”.

13 - Il testo è stato integralmente inserito nel volume “Arcanum” (Ed. Rebis, 2010). Molti dei significati dei vocaboli contenuti in questi due testi sono in realtà tratti integralmente da libretti popolari e grimoires dell’epoca, come “La magia nera e arte divinatoria” (Milano, s.l.n.d. ma fine ‘800 o primissimo ‘900), o “Manualetto dell’indovino e del negromante”, Milano, 1855.

14 - E rimasto sempre tale, assieme al libro, persino ai più stretti collaboratori e discepoli del Kremmerz.

15 - La paternità di questa introduzione - nella quale riconosciamo senza ombra di dubbio lo stile e l’impronta del maestro - oltre che evidente dall’intero contesto, è confermata dalle lettere del Kremmerz all’editore del 13 ottobre 1913 e 14 luglio 1914, e da un particolare riportato nella biografia del Verniero (che ebbe modo di approfondire le proprie ricerche grazie anche alla testimonianza diretta dell’Editore Rocco), secondo il quale “Nel settembre del 1913, il Kremmerz, richiesto un parere circa la pubblicazione di una Smorfia, accoglie l’idea e si offre di scrivere una piccola introduzione storica”.

16 - Lettera del 13 ottobre 1913, nella quale il Kremmerz tra l’altro scrive: “In quanto al nome da mettere sopra vorrei scegliere un nome napoletano alterandolo un poco. Se il frontespizio lo potete stampare dopo, io desidererei vedere i fogli del vocabolario e vi farei il frontespizio citandovi molti nomi e scriverei una piccola introduzione storica.”

17 - In particolare nella parte finale, in cui attribuisce allo “spirito” di Rutilio Benincasa, evocato medianicamente, il merito dell’aggiornamento dell’opera.

18 - Elia Rosacroce, L’Ipnomagnetismo alla portata di tutti, pubblicato dall’Ed.Rocco nel 1914 e varie successive ristampe, tra le quali, ultime, delle Ed.Rebis (NdR). Non è escluso a questo punto, vista la data e il contesto, e lo pseudonimo non estraneo al lessico del Kremmerz, che anche dietro questa pubblicazione possa esserci il suo “zampino”.

19 - Segue il programma dettagliato dell’intera opera (NdR).

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