A tutti i cultori di filosofia ermetica è noto il concetto di piccolo arcano a cui fa da sponda quello, indicativo di acquisita conoscenza osiridea, di grande arcano. In realtà mentre quest’ultimo, più propriamente potrebbe essere identificato come l’Arcano Incantatore, attesi i discutibili risultati ottenuti dai suoi atleti praticanti, quello che non viene mai menzionato dai Maestri come Arcano,eccezion fatta per i Pitagorici1, è proprio il Silentium, che per correttezza, dovrebbe essere conosciuto come l’Arcano Occultato. Del resto, per i Cistercensi l’importanza del Silenzio era riassunta nel motto: Silentium est aurum.
Senza questo mezzo, necessariamente accompagnantesi con l’amica Solitudo che il Signor Zimmermann considerava “ Un’inclinazione più veemente dell’istinto per la vita sociale, dovendosi già riferire ad un trasporto dell’anima che, sdegnando i volgari confini, aspira a distinguersi con franchi voli”.2 Egli rimarcava il concetto con la considerazione che nella solitudine noi dipendiamo da noi stessi, nel mondo dipendiamo dal mondo. Giordano Bruno amava ripetere che “Dio s’ama et honora più per silentio che per parola” ed il Kremmerz affronta l’argomento del Sile-Soli avvertendo “… Il rumore esterno non sentirlo; tu stesso non essere causa di rumore,  non farne, non pronunziar verbum, parola creatrice, iniziale movimento di un’azione dell’idea che si ripercuote, si allarga in onde del pensiero e allargandosi, cammina all’infinito.” Per Franz Hartmann la grande virtù di questo arcano era riassunta nell’assunto “La capacità di percepire la verità dipende dalla tranquillità dell’anima”.
Senza questo arcano, pertanto, l’ermete non va da nessuna parte e il povero cillenio Hermes perde le ali dei talari e del pètaso. Solitudine e Silenzio cum grano salis , realizzano un Elixir determinante per il contatto, le cui posologie saggiamente aggiunte ad aqua fontis (q.b.)3 e ad un attivatore enzimatico (Alkaest) (non precisabile in questa sede), conducono a quella dinamizzazione necessaria all’ermete per il grande balzo temporaneo verso il mondo delle cause.
Ancor oggi ci si chiede perché le poco note dee arcaiche romane, Angerona ed Angitia, fossero rappresentate nei sacri templi, con la bocca fasciata da un drappo o con l’indice sulla rima labiale. Tali peculiarità rammentavano forse, come la magia realizzatrice di queste divinità fosse legata…all’Arcano Occultato ? Stando ad Orazio è il Silenzio di una notte dominata dalla luna che va ricercato per i riti arcani 4. La curiosa investigazione dell’occhialuto lettore, non potrà non soffermarsi sul prefisso Ang- di tali dee-maghe, prefisso che può essere ritrovato ad esempio in Ang-uis e in Ang-or. Mediti, quindi, il nostro indagatore dalla fronte corrugata e confidi che lo psicopompo, passandogli accanto, gli sveli l’ arcano. In questa sede vogliamo fornire un piccolo aiuto facendo notare che, filologicamente e semanticamente, Angitia deriva da Anxa ,espressione del Num egizio e del Tiamat akkadico e che questa dea era la manifestazione della Grande Madre, colei che dà la vita o la morte, rinnovamento sapienzale della vita medesima. Ogni creazione, ci avverte Kremmerz, avviene nel silenzio, come nel silenzio lavora l’alchimista nel suo laboratorio, interrompendolo, di tanto in tanto, con qualche timida nota dell’immancabile strumento a corde.

Nel fragore di suoni e rumori della via centralissima di una grande città, nel pulsare chiassoso della vita d’intorno, provo a realizzare il silenzio in me, sciorinando i miei pensieri che, istintivamente, ridestano la necessità della sensazione di pace e serenità. Osservo il cielo, ora muto e plumbeo, ora terso e sereno o ingombro di nuvole. Così mi ritrovo, con sorpresa, a constatare di essere giunto a destinazione senza serbare quasi memoria del cammino.
Nei solitari sentieri di montagna, nei boschi all’uomo riluttanti alla sera, davanti alla fiamma allegra del camino di un rifugio, il silenzio apre le orecchie dell’anima alle voci di Elfi ed Ondine, ai vezzi sommessi delle Silfidi, ai bisbiglii delle Salamandre, al brusio degli Angeli e al fruscio delle loro ali.  
Seduto sugli scogli, guardo quella linea d’azzurro intenso che incontra le gonfie e buccinanti nuvole di fine agosto, quelle che giocano nei loro anfratti, a trattenere falci di luce al tramonto. La coscienza, allora, si espande e lascia riaffiorare lontane, sopite emozioni di fanciullo, affettività fiabesche e costruzioni caleidoscopiche di colori che animano le nubi, le trasformano, le convertono in forme, in movimento, in immagini rapide di persone, luoghi e vicende. Le nuvole diventano i pensieri dell’astrale. Nel  silenzio interiore ed esteriore, si può sentirne ansimare il respiro e percepirne parole e messaggi con la Nefomanziao semplicemente, provare emozioni antiche, completamente dimenticate. Si è mai visto  che il dolore o la gioia, quando scendono nell’anima fanno rumore?
Silenzio e nuvole. Come l’energia cinetica, espressa col calore, converte l’acqua in vapore e questo condensa, poi, per tornare ad essere acqua, così delle nubi dall’acqua terrestre. Ogni giorno, in ogni momento del cielo, le nuvole mutano; sicché non può esistere il cielo di un giorno, dall’alba al tramonto, perfettamente simile ad un altro. Ogni attimo di nuvole in cielo è un unicum  , un’immagine che non si ripeterà più in modo analogo. Similmente è nel rapporto dell’astrale con le forme della creazione, quelle individuate dalla resistenza della necessità; minerale, vegetale,  animale o energia sensibile o occulta che sia.
Quest’energia primordiale, si esprime, allorché varca i confini indefiniti e indefinibili tra mondo dell’ombra e del sensibile, in una parte manifesta o manifestabile, nella quale possiamo annoverare l’io immortale di ogni individuo ( l’egizio BA)  e in una parte di energia che non si immerge mai negli elementi della creazione (l’egizio Akh)5.Un aiuto importante e rivelatore ci viene da N.R. Ottaviano che, nella Divinazione Pantéa, scrive: La Natura nell’identico momento in cui noi osserviamo tutte le manifestazioni che ci circondano, se è un organismo vivente, è in relazione diretta e intelligente col nostro essere mentale o anima intellettiva. Nel momento dell’osservazione, tra l’osservatore e le cose  che lo circondano, si stabilisce una corrente dinamica positiva o negativa che riafferma il dogma magico dell’unità dell’essere6. L’ astrale o regno dell’ombra ha, verosimilmente, con ciò che è individuato lo stesso rapporto che ha in genere l’energia con la materia. Einstein con la sua ben nota equazione, ha stabilito essere, infatti, la materia una particolare manifestazione dell’energia in essa convertibile con la mediazione della velocità luminosa.

Se ora consideriamo un momento particolare di osservazione del nostro cielo e delle nubi che all’istante lo caratterizzano, in analogia con l’astrale, possiamo al contempo ritenere che le espressioni sensibili sono come la nostra volta celeste con i suoi attributi, nell’attimo unica, irripetibile, trasformabile. Tuttavia, come negli abissi del mare, le isole tra loro si uniscono, allo stesso tempo, le forme del manifestato si rincorrono e si immergono di nuovo nel mondo dell’ombra e del continuo divenire, là dove è sovrana l’eco del silenzio.
La morte si serve dei remi e non del badile.

“Tutte le cose appartengono all’Uno e questo Uno è tutte le cose; infatti,un termine è talmente connesso all’altro che è impossibile che l’uno rimanga separato dall’altro.”
“L’anima e il cosmo, compresi dalla natura, sono posti in movimento da essa, così varia nella multiforme qualità di tutte le immagini, cosicché si riconoscono infinite specie grazie alla distinzione delle qualità, e tuttavia sono anche unite, affinché il Tutto sia l’Uno e appaia chiaro che dall’Uno derivano tutte le cose.”7

 

(Tratto da Elixir n° 5, con il permesso della Casa Editrice Rebis)

1 L’Arcano pitagorico imponeva ai discepoli iniziandi un Silenzio di cinque anni, prova questa necessaria per raggiungere la coscienza del vero.

2 G. Zimmermann,  Saggio sopra la solitudine. Hannover 1773.

3 (q.b.) leggasi “quanto basta”.

4 Nox et Diana, quae silentium regis, Arcana cum fiunt sacra. Or, Epodi V, 51-52.

5 L’ultima teoria sull’universo lo considera “piatto”, come aveva con altre convinzioni, ipotizzato Euclide. La teoria “inflazionarla” dice che l’universo proviene da un microscopico volume, contenente una quantità immensa di energia che, con il Big Bang ha iniziato ad espandersi, inizialmente con una enorme velocità, poi sempre più lentamente, via via raffreddandosi. Come, giustamente aveva visto Einstein, per impedire l’implosione o collasso su se stesso dell’universo, bisogna ammettere per questo modello che si espande all’infinito, l’esistenza di una enorme quota di energia che non si manifesta a noi e ai nostri sistemi d’indagine: le ultimissime dal mondo scientifico parlano del 90% di forme di materia non apprezzabili.

6 AA. VV., Commentarium ,25 luglio 1910, nr. I, Anno I,  p. 13 e ss.

7 Cfr. Corpus Hermeticum .Ermete Trismegisto-Libro Sacro dedicato ad Asclepio.

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