Essendo un convinto anche se, sovente, critico assertore dell’ermetismo kremmerziano, avevo sempre studiato e praticato la magia per realizzare il complesso cammino verso l’ascenso individuale, non dimenticando mai di tentare la realizzazione dello stesso, attraverso l’amore e la solidarietà verso il mio prossimo. 
In un pomeriggio di novembre del 2008, mentre riposavo nel mio letto dopo una faticosa giornata di lavoro, venni bruscamente svegliato da una inaspettata telefonata: «Pronto chi parla?», chiesi con la lingua ancora impastata dal sonno: «Ciao Antonio, sono Luna! Come stai? È da tanto che non ci sentiamo», mi rispose una voce argentina dall’altro capo del telefono.

Si trattava di un’ amica di vecchia data, che avevo frequentato per alcuni anni e che, per un periodo di tempo relativamente breve, aveva manifestato un certo interesse nei confronti della filosofia del Kremmerz e delle sue pratiche applicazioni.
Il mio pensiero andò immediatamente alle tante serate trascorse insieme a chiacchierare fino a tarda ora, a proposito dei misteri dell’iniziazione ed il mio cuore provò un piacevole sussulto al ricordo dei suoi splendidi occhi, profondi e verdi come il mare d’autunno.
Dopo avere espletato i consueti convenevoli, le chiesi a cosa dovevo il piacere della sua telefonata ed ella replicò che, due notti prima, mi aveva sognato e che sarebbe stata davvero felice di incontrarmi per un caffè. Mi diede dunque un appuntamento per il giorno seguente in un’elegante sala da Thè, non molto distante dalla mia abitazione. Fui davvero felice di riabbracciarla anche se mi accorsi quasi subito che la gioia e la spensieratezza che un tempo inanellavano i suoi sorrisi, sembravano essersi dileguati, come la bruma al calore del sole.
«Caro Antonio, so già cosa penserai di me…» - mi disse - « Che mi ricordo di te solo nei momenti di bisogno e di questo ti chiedo perdono… Ma, credimi, non sapevo a chi altro rivolgermi. Alessandro, il mio fidanzato, mi ha lasciata... Mi manca tremendamente e non riesco a porre un freno al dolore che mi devasta l’anima».
Naturalmente le risposi che non doveva darsi pena e che sarei stato felice di aiutarla, se solo me ne avesse data la possibilità.
Rassicurata dalle mie parole, mi raccontò la sua storia con dovizia di particolari ed alla fine mi chiese se conoscessi un modo per riavere il suo amato.
Le risposi, visibilmente seccato dalla sua richiesta, che non mi ero mai occupato dell’ermetismo applicato alla sfera sentimentale e che tutti i miei sforzi tendevano attualmente ed unicamente alla realizzazione dell’ascenso.
Spiazzata dalla mia reazione, Luna si strinse nelle spalle, abbozzando un tenue sorriso e dopo avere terminato la sua cioccolata calda, si congedò da me con una scusa. I giorni seguenti pensai a quanto era accaduto e rimproverai me stesso, poiché non ero stato in grado di riconoscere nella mia amica una persona bisognosa di aiuto.
Mi sentì dunque in dovere di intervenire, per lenire le sue pene e cominciai a ricercare nel mio archivio un rituale adatto alla bisogna.
Mi balzò subito agli occhi il Libro magico dei Sette Draghi che, già in passato, avevo impiegato con discreti risultati e dopo un attento esame dello stesso, ritenni di avere trovato ciò che stavo cercando. La mia attenzione cadde sul Genio Sym-Rah che, se pregato con il cuore, sarebbe giunto in soccorso di coloro che desideravano trovare, o ritrovare, un amore felice e duraturo. Nel leggere quelle parole, restai talmente suggestionato da scrivere, quasi di getto, la seguente invocazione che consegnai alla mia amica, unitamente allo jerogramma di Sym-Rah:
Splendente Signore delle Azzurre nubi di Elu, Sym-Rah misericordioso ed eterno, l’occhio benevolo di Ea si è allontanato da me ed or vivo nell’atro abisso ove lo spirito mio si nutre di angoscia e desolazione. Sii prodigo ed amorevole verso la tua indegna figliuola, umiliata dal Fato e vittima consapevole delle sue imperfezioni assolute e relative. Perdona le sue manchevolezze per quanto grandi esse siano ed aiutala a riconquistare l’amore di (N. N), purchè ciò sia degno e lecito dinnanzi agli occhi di Dio Onnipotente ed Onniveggente. Possa la tua mano invisibile, o Sym-Rah, posarsi come seta sul cuore di colui che amo, affinché esso percepisca il calore del mio Amore ed a me ritorni qual rondine a Primavera. Siano i sogni sereni della notte mia i messaggeri della tua volontà e della tua forza. E così sia.
Ignorai quanto il volume prescriveva circa la necessità di eseguire il rito fra il 26 ed il 28 febbraio (memore della regola secondo la quale, nella pratica magica occorre sempre avvicinarsi al meglio possibile ), ma rammentai alla mia amica i pericoli ai quali sarebbe andata incontro se avesse tentato, attraverso ciò che le avevo consegnato, di coartare la volontà del suo amato.
Le feci inoltre presente che, se avesse ottenuto quanto desiderava, avrebbe dovuto, entro un anno, recarsi sulle rive del mare all’alba di un venerdì di luna calante, per gettare fra le onde un anello d’oro mai portato al dito, chiamando sette volte il Genio e concludendo il tutto con una breve preghiera che ricopiai per lei e che costituiva la chiusa del rito.
Luna mi ringraziò e promise che, dopo il novilunio, avrebbe officiato la pratica che le avevo consegnato per tre giorni consecutivi, attendendone i risultati che, invero, non tardarono a sopraggiungere. Esattamente 5 giorni dopo ricevetti un’ennesima telefonata della mia amica che, in preda ad un’incontenibile eccitazione, mi raccontò di avere finalmente rivisto il suo ex e di essere tornata insieme a lui.
Rimasi davvero sorpreso dagli effetti del cerimoniale ma al tempo stesso, da inguaribile scettico, pensai che forse Alessandro sarebbe comunque tornato, indipendentemente da ciò che era stato compiuto.
Fui comunque assai felice per la ritrovata concordia, ma esortai Luna a procurarsi al più presto l’anello d’oro che costituiva l’obolo da riconoscere a Sym-Rah. Per essere sicuro che lo facesse, l’accompagnai personalmente ad acquistarlo e le raccomandai di procedere senza indugi a completare quanto prescritto dal Libro.
Ci salutammo nella stessa sala da Thè, nella quale ci eravamo incontrati e non la rividi per circa sei mesi. Quando la rincontrai, le domandai subito se avesse provveduto a perfezionare l’incanto. Mi rispose che non vi era ancora riuscita, ma che un fatto strano le era accaduto poco tempo prima.
Mentre villeggiava all’estero, la sua casa era stata svaligiata dai ladri. Costoro avevano portato via tutto, ad eccezione dell’anello che avevamo acquistato. Fatto di un certo rilievo è che, nonostante tale oggetto fosse stato riposto in bella vista sul comodino della stanza da letto di Luna, i furfanti lo avevano completamente ignorato. Fu perciò chiaro l’avvertimento che l’Entità aveva voluto fare pervenire alla mia amica la quale, dopo avere raggiunto i propri scopi, si era dimenticata con troppa facilità degli obblighi che aveva contratto nei confronti dell’Invisibile…


(Tratto dalla rivista “ELIXIR” con il permesso delle Edizioni Rebis)

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