Intelligenza maschia e Spirito della natura, Dio dei Boschi, Arcade, Fugatore dei Titani, Signore degli animali, Ministro della Gran Madre figlio di Hermes, caro a Dioniso, liberatore di Zeus.
Eccelso nel suono del flauto, amante delle ninfe e Nume silenzioso degli spiriti oracolari della Natura, Danzante, Capride dalle corna velate di corone di pino, Dio dei pastori, coperto del manto di daino, Colui che porta lo scudo di Dioniso nella sua marcia verso l’India.
Onorato con la Dea Nike. Voce di Eco, tumultuoso mormorio del vento, amante sublime della pulcrissima velata Diana.
Capro solitario, Dio delle streghe e della profezia, Forza possente generatrice della Natura e suscitatore della fiamma dell’Eros, Egipan, Verde Drago delle foreste che veglia terribile sui regni fatati di Flora e Fauna, Canto immortale di Numi vita imperitura.
Volontà sacra, Libro d vino della parola. Conchiglia delle sibille del Dio Ptah.

 

Tra i figli di Hermes si annoverava anche il grande Dio fallico del Peloponneso e in particolare dell’Arcadia, Dio provvisto di corna e dalle zampe di caprone dal nome Pan. Mentre Hermes pascolava le pecore di un mortale in Arcadia, si innamorò della ninfa Driope. Dalla loro unione nacque un bambino prodigioso con corna e piedi di capra, molto chiassoso e allegro. Così è descritto l’evento nel tono giocoso dell’arcaico Inno a Hermes di Omero:
« Raccontano come una volta (Hermes) venne in Arcadia, irrigua di fonti, nutrice di greggi… e qui, sebbene iddio pascolava le greggi villose presso un mortale; ché colto lo aveva una languida brama di Driope chioma bella, di giungersi seco in amore. E furono compiute le floride nozze, ed un figlio caro ad Ermete nacque che parve un prodigio a vederlo, bicorne, piè di capra, di strepiti vago e di riso. Balzò su, fuggì via la nutrice lasciando il bambino, ché sbigottì vedendo l’aspetto spiacente e la barba; ma lo raccolse Ermete, benevolo Nume da terra, lo prese fra le braccia, col cuore di gioia  ricolmo. Ed alle sedi ascese dei Numi, tenendo il bambino nascosto entro la pelle villosa di lepre montana. E presse Giove sedé, presso gli altri Beati di Olimpo, e il figlio suo mostrò: tutti quanti ne furono lieti i Numi… (Inno Omerico a Pan, vv 29 e sgg.) ».
Altre diverse genealogie lo vogliono invece figlio di Crono e di Rea; quindi più vecchio di Hermes, di Dioniso, di Apollo; fratello di Zeus e del centauro Chirone. Una tale genealogia spiegherebbe meglio perché  nel V secolo il Dio Pan venisse associato nel culto al Gran Madre Rea, come testimoniano questi versi di Pindaro, suo particolare devoto: « Ben io pregar voglio la Madre che presso il vestibolo della mia casa le vergini invocano, Dea veneranda insieme con Pan. » (Pindaro, Pitica III, vv 77 e sgg.).
Oltre questo aspetto tuttavia il Dio era considerato divinità temibile e invocato per secoli con paurosa riverenza: “Invoco il possente e selvaggio Pan… vieni… e i panici terrori disperdi al confine del mondo” (Inno Orfico a Pan, XI, vv 1 e 21). Divinità arcana può suscitare dalle zone più profonde dell’astrale umano misteriosi terrori: il timore « panico ». A lui, Dio musico, è sacro il silenzio misterioso delle ore meridiane nelle quali, non visto, in altezze inaccessibili, canta e danza lontano dagli uomini, o riposa da solo.

Il misterioso Dio disceso più volte dalle montagne di Arcadia a seminare lo spavento contro i nemici dell’Ellade non fu considerato dai greci solo un Dio musico, ma anche un Dio guerriero, rappresentato con scudo e lancia in tarde figurazioni. Nell’iconografia attica del V secolo Pan appare anche come spettatore di grandi eventi mitici. Di solito sono episodi che si svolgono non in Olimpo, ma sulla terra, come la nascita del Dio Dioniso e l’annuale ritorno di Persefone. Le altre volte, quando Pan non è solo, gli sono compagni, con le ninfe, Dioniso e il suo invasato Tiaso di satiri e di menadi come ricordano questi versi di un anonimo poeta attico: “O Pan, signore dell’Arcadia famosa, tu che danzi compagno alle ninfe di Bromio, arridi benigno a me”.
E ancora ci piace sottolineare questi passi significativi del Saggio su Pan di Hillman “… una tradizione gli dà (al Dio) come padre Etere la tenue sostanza che è invisibile eppure ubiqua, e il cui nome indicava anticamente il cielo luminoso o il tempo associato con l’ora del meriggio di Pan...” (pagina 50).
E ancora “… il racconto che ci viene dato nell’Inno Omerico a Pan, ripreso da Kerény in ‘Dei ed Eroi della Grecia’, mostra Pan abbandonato alla nascita da sua madre, una ninfa dei boschi, ma avvolto in una pelle di lepre da suo padre Hermes (l’esser generato da Hermes mette in rilievo l’elemento mercuriale presente nello sfondo di Pan), il quale portò il bambino sull’Olimpo, dove fu accolto da tutti (Pan) gli Dèi con gioia. Soprattutto Dioniso ne fu felice. Questo racconto situa Pan entro una specifica configurazione. Innanzi tutto, essere avviluppato nella pelle della lepre, un animale particolarmente sacro ad Afrodite, a Eros, al mondo bacchico e alla luna, implica che egli è avvolto in queste associazioni. Il suo primo indumento sta a significare la sua iniziazione nel loro universo … In secondo luogo il fatto che il suo protettore sia Hermes conferisce alle azioni di Pan un aspetto ermetico. Esse celano dei messaggi. Sono modi di comunicazione, connessioni che significano qualcosa. In terzo luogo, la gioia di Dioniso esprime la simpatia che c’è tra di loro. Questi Dèi, perciò, formano il fascio archetipico entro cui Pan è inserito e dove, in particolare, possiamo presumere che venga costellato…” (pagina 51).
Suonava nei boschi il flauto in compagnia delle ninfe e le Oreadi danzavano e cantavano Inni agli Dèi e l’eco rispondeva di valle in valle, e gli uomini rimanevano incantati ascoltando queste divine armonie. Anche Pan danzava egli stesso, alla maniera dei pastori, con l’animo ripieno d’allegrezze. Anche il Flauto attribuito al Dio dette origine ad una bella leggenda. Si narrava infatti che egli si fosse innamorato di una ninfa chiamate Siringa; ma questa era restia e lo sfuggiva preferendo la vita libera della natura come Artemide. Un giorno mentre correva per sfuggire al Dio che la rincorreva, pregò Gea di venirle in aiuto e questa la mutò in canna onde Pan invece della ninfa abbracciò canne palustri; ma il lamento armonioso che usciva da esse suggerì al Dio di unire più canne digradanti e formare così uno strumento musicale che dal nome dell’amata chiamò siringa (ovvero il flauto di Pan). E sempre con uno strumento musicale, narrava un’altra leggenda che Pan avesse molto aiutato Zeus nella lotta conto i Titani, giacché appena egli aveva cominciato a suonare una tromba di conchiglia da lui trovata, i Titani erano stati invasi da un così grande terrore da non osar più continuare l’assedio dell’Olimpo.
Come tutti gli Dèi dei boschi, anche Pan aveva il dono della divinazione; in Arcadia vi era anche un oracolo di Pan; e la ninfa Erato, la sposa si Arcade, era detta la sua profetessa. Secondo alcuni Apollo stesso avrebbe imparato la mantica da lui. Le cime delle montagne, le caverne, gli erano particolarmente sacre, soprattutto in Acadia dove le alture del Menalo, di Tegea, del Liceo, di Cillene, erano sedi di culto. Il santuario principale poi era ad Acachesio, città pure dell’Arcadia.
Fuori di questa regione, Pan era venerato in Beozia, in Macedonia e altrove. Ad Atene venne introdotto questo culto poco dopo la guerra persiana. Si narrava infatti che quando l’esercito nemico si avvicinava, gli ambasciatori mandati da Atene a Sparta per chiedere aiuto, giunti ai confini dell’Argolide e dell’Arcadia udirono la voce di Pan la quale li invitava ad annunziare agli ateniesi che egli era loro vero amico sebbene essi si curassero poco di lui.
Di fatto nelle battaglie di Maratona e di Salamina la causa fondamentale della vittoria fu il terrore panico da cui i nemici furono presi. Da quel momento in poi un antro vicino ad Atene fu consacrato a Pan, e là venne onorato con cerimonie annuali a base di miele, latte e mosto e con una corsa di fiaccole.
Pan come Lupercus era poi assimilato al Dio Fauno delle purificazioni espiatorie del calendario sacro del paganesimo romano. E come Pan Liceo, ovvero l’uccisore di lupi, introduceva il mese di febbraio o delle purificazioni, giacché appunto in latino februare significa « la purificazione dagli influssi negativi attraverso le cerimonie del culto ». Quindi prima dell’inizio dell’anno magico, dopo la festa che celebrava il ritorno della Luce divenuta poi la festa delle candele o candelora, rito mutuato dalla trazione celtica ma di origine etrusca, un Dio della fecondità dall’aspetto di capro presiedeva come Linfa di vita alla promessa della Rinascita Solare. Ma probabilmente come al centro della festa pagana della Luce delle Torce del primo febbraio di santa Brigida (Bhirg = betulla) stava la Pianta Maestra della betulla sciamanica , così è probabile che la festa romana dei lupercalia fosse una parte di un segreto rituale di Iniziazione attraverso il quale la presenza del Gran Pan Cornuto e Capripede introduceva il miste all’esperienza del risveglio e quindi della Visione. Pan-Ptah è quindi albero, seme, fallo, e Dio solstiziale del Initium Solare, è Colui che vivifica come rinnovato spirito di Mandragora il tempio-bosco-giardino ove rifulge il Fiore dei Misteri che dà forza di linfa all’Aureo Fiore del Nettare del Calice d’Oro e d’Argento del Dio della Occulta Iniziazione d’Enotria.
Una particolare analogia legava poi il fico selvatico – Tragos – alla capacità fecondante di Fauno, il Caprone, e il succo del lattice del fico al Capretto lattante dei riti dello Zagreo Orfico.
Simbolico latte della Linfa « ruminale » di una Acca-Larenzia che come la Anna dei Misteri donava ai gemelli lattanti la Via per risalire all’Ar-Boor-Ato Nume.
In una scultura d’epoca ellenistica conservata nel museo archeologico di Atene si può notare Pan nell’atto di insidiare Afrodite sotto gli occhi ridenti di Eros. Così come in un altro gruppo scultoreo antico noto attraverso una incisione della metà del XVI secolo, il Dio suona la siringa per Afrodite ed Eros. Nel museo archeologico di Siracusa, una terracotta del II secolo a.c. proveniente da Centuripe, ha per soggetto Pan che abbraccia una Dea. L’insieme sembra attraversato da un fremito di passione divina. Un sacro timore pervade il corpo e il volto della Dea, un eros infinito possiede il Nume; le due figure si fondono infine in una sola, e il nome di questa è “vita”. E ancora al museo lateranense di Roma si trova una scultura di Pan con Dioniso bambino che mostra il Dio nel ruolo di educatore solitamente proprio di Sileno. Un’altra immagine rara di Pan fanciullo semicaprino in compagnia di Dioniso infante e della nutrice Leucotea si trova allo stesso museo romano. Un’importante bassorilievo in marmo risalente al I secolo d.c. – conservata al palazzo ducale di Mantova – ha per soggetto Pithegìa, l’invenzione del vino e mostra Pan che solleva il  Rhyton, Dioniso acratoforo e altre divinità pastorali in un santuario campestre. In un sarcofago romano in marmo del II secolo d.c. (Napoli, Museo Nazionale Archeologico) è riportato lo stesso gesto apotropaico di « impugnare le corna di Pan », compiuto su erme del Dio rispettivamente da una baccante sopra un capro e da un panisco durante un’orgia. Queste erme, le statue singole e gruppi effigianti Pan dalle corna e Pan itifallico, opere che si trovavano in gran parte nel territorio greco e nel centro Italia, andarono distrutte nel corso delle guerre e per decreto della nuova religione CHE NEL DIO CAPRO VEDEVA L’INCARNAZIONE STESSA DEL PAGANESIMO.
Così lo cantava un sacro Inno nell’iscrizione di Epidauro. “Pan che guida le ninfe, amico delle Naiadi, canto, il re delle danze auree, del canto aereo. Egli dalla siringa sonora effonde spirito purissimo, divino; quindi il vento leggero del suo canto sospinge sotto gli antri il suo demone versatile, ed è bello il danzatore, bello il suo volto che splende sotto la barba d’oro. Sull’Olimpo stellante l’eco panica vola, recando alle divine schiere un canto immortale. La tua arte si infonde nella terra, nel mare, e tu sorreggi il mondo o Pan, o grande Pan!”
Secondo alcuni storici Pan era stato uno dei generali dell’Armata di Osiride e combatté valorosamente contro Tifone. Essendo stata sorpresa una notte l’armata in una valle, i cui accessi venivano custoditi dai nemici, i suoi soldati ebbero ordine di emettere tutti insieme grida e urla spaventose, che vennero dalle rupi e dai boschi sempre più moltiplicate, cosicché i nemici si spaventarono e fuggirono. Polliano, nel suo trattato degli stratagemmi scrive che Pan inventò l’ordine di battaglia e la maniera di disporre gli eserciti in falangi e di assegnare ad un’armata l’ala destra e la sinistra, cosa che i greci e i latini chiamavano corno destro e corno sinistro e per questo motivo rappresentavano Pan con due corna. Identificato con la costellazione celeste del Capricorno era venerato a tal punto dagli Egizi che si vedevano sue statue in ogni Tempio e nella tebaide era stata edificata la città di Chemnide, che significa città di Pan.
Il fatto che, come abbiamo detto, Pan è figlio di Hermes significa inoltre che le sue azioni possono assumere un aspetto ermetico e contenere messaggi nascosti e simbologie esoteriche. La sua pelle di lepre, animale sacro a Venere ed Eros, induce a pensare a una iniziazione connessa con il mondo Dionisiaco-Erotico. In un poema latino il calepinus septen lignarum, il Dio viene così descritto: “ha le corna a somiglianza dei raggi del sole e delle corna della luna: rosseggia la sua faccia ad imitazione del cielo al tramonto; sul petto porta la stella nebride, con l’immagine delle stelle; la sua parte inferiore è ispida a causa di alberi, rami, fiere; ha piedi caprini per mostrare la solidità della terra. Si dice che compose una fistula con sette pezzi di canne di diversa lunghezza insieme congiunti, per significare l’Armonia del cielo”. Tale ritratto collega Pan ai due aspetti del giorno; il rosseggiare più che legato al tramonto preferito invece da Pan per sfogare il suo aspetto “aulico” di musicista è in relazione con il vino e perciò lo riconduce a Dioniso.
Al seguito del Dio prediletto di Zeus e Nume del Mag, radice dei Misteri, con il quale i seguaci raggiungevano l’estasi iniziatica mediante sacre bevande  e danze sublimi, Pan porta lo scuodo di Dioniso nella marcia verso l’India. Anche l’accenno alla stella nebride ci porta a Dioniso. La nebris è infatti la veste a forma di daino o cerbiatto con la quale si preparavano le vesti delle baccanti che Dioniso stesso indossava. Di lui dice fra l’altro C.G. Leland a pagina 63 della sua opera Il Tesoro delle Streghe Vol I (Ed. Il Gatto Nero – Centro editoriale Rebis, a cura di Pier Luca Pierini R.): «… secondo la tesi di Friedirich, che ha dedicato un capitolo a questo argomento (Die Weltkorper, & c. 1864) Pan e le sue sette canne sonore, generano la misura delle sette sfere, quando questa divinità è il maestro concertatore delle danze celesti, la sua musica, suonata con il caratteristico strumento, ispira le sette sfere, e di conseguenza tutta la divina armonia (Serv. A Virgilio, Eloghe, ii, 31). Perciò Pan è invocato in un Inno orfico come “Ispirata divinità fra tutte le stelle, che suona le armonie del creato con gli allegri flauti”. Questa immagine poetica di un Dio di tutta la natura e dei sette pianeti, suggerì, a mio avviso questi versi a Emerson: “io sono il signore degli astri: delle sette stelle e del sole che illumina il mondo” ».
Oltre quindi che Dio sublime e agreste delle terre e dei boschi, del Silenzio arcano e dell’itifallica Forza maschia della natura, Pan è il grande, anche lui cornuto, Dio del seguito del culto misterico di  Dioniso. Con Diana, le Ninfe e le Sacerdotesse Baccanti è il Nume solare dell’allegrezza della natura, albero sacro dell’antica stregoneria di Aradia che ancor oggi porge l’Arcano Fiore della Luce a chi non lo teme e lo ritiene etrusco tesoro del perlato veliero che nell’incanto delle sirene lambisce i mari delle conchiglie figlie dell’Ed-Era di Colchide Ierofante Pan-thera.
Per dire che la più luminosa tradizione della Stregoneria o Magia divina del Nume delle streghe di Aradia fu e rimane, il sacro tempio della aurea Luce magica cui attinsero e attingono gli Ieronauti alla ricerca della esperienza e del contatto con le purissime Verità ascose e nei Misteri rivelate. Sempre cercate e sinceramente studiate  e praticate da quanti intuiscono come i nostri Padri detennero nello scrigno fatato dell’antica Arte della Stregoneria le chiavi del Lucumonico Sapere per svelare  ai vincitori dell’ombra, la Musica dell’aureo Pan che zaffiro delle stelle introduce il neofita alla danza del Dio. Ecco perché il tentativo di infondere la paura di oscure pratiche, di aberranti e immorali s-torture e sataniche perversità che da duemila anni il cristianesimo teologico e militare persegue con tutti i mezzi del suo iniquo potere, non ha alcuna ragion d’essere nella interpretazione dell’Antica Religione e del paganesimo solare delle streghe.
E di quanti alla Magia che è Arte di elevazione, Sapienza e Ricerca dello stato d’essere numinoso in sé e fuori di sé, si ricollegano come regale conquista dell’aureo Elixir dei Saggi.
Il dio Pan fu nei secoli bui ancor poco rischiarati dall’ignoranza galilea, mostruosamente identificato dai massacratori dei Templari, con il Diavolo; la cui natura doveva rispecchiare la malattia dell’impurità del Dio monoteista che volle incarcerare l’occidente libero e degli Dèi al terrore sanguinario della Chiesa dogmatica repressiva e contro-iniziatica.
Che il gran Dio della Natura non fosse morto dovevano testimoniarlo i residui culti agli Dèi e alle Dee nei boschi e nelle campagne del medioevo europeo, culti e luoghi che posero l’inquietudine del sant’uffizio al servizio del crimine, della tortura e del rogo, nel tentativo di crocifiggere il Dio Pan e di sradicarne ogni pur minima traccia.
Le Streghe, come i Maghi in occidente e gli Sciamani nelle terre precolombiane, furono accusate di adorare il demonio e ancor oggi la parola Stregoneria va completamente illuminata dalle accezioni cristiane di panica degenerazione.
Il culto delle Streghe fu ed è nella tradizione iniziatica del Dio Dioniso la prosecuzione nel medioevo della più luminosa e solare Magia dell’Ar-Ad come realizzazione guidata e sicura della aurea trasmutazione dell’anima in Fiore, nel tempo sidereo del bacio del Dio alla sua sacra sposa. Velati al tempio dall’occhio del Maestro.
E il Dio Pan reggitore della Cornucopia dell’Abbondanza, è il Sileno amico della fortunata sorte dei chiamati navigatori, che dai prati delle stelle, fa germogliare la luce del Porto o Porta del Faro dell’Evoé o nuovo giorno o prima gemma di elisi-re.
Oltre che Dio del bosco incantato è anche secondo, la leggenda, il Signore degli animali. Faunico sacerdote oracolare dei Numi, Voce e responso della natura vivente, egli presiede alla vita di tutte le specie animali e questi derivano da lui quella particolare intelligenza dell’anima che va oltre l’istinto. Quando il vento soffia nei boschi, nelle radure, nelle selve, ma anche fra le montagne valli, fiumi e deserti riconoscono la melodia del suo alato passaggio i piccoli e grandi animali che abitano la terra. Sovrano degli elementi e quintessenza verde della flora creata vigila sul regno delle terre che, a lui affidate, risplendono sotto la volta stellare di Orione e dell’Universo di altri lontani Mondi.
E Pan è un Dio peculiarmente etrusco in quanto in questa sublime parte del sacro suolo di Atlantide i sacerdoti scomparsi e non dispersi, raccolsero il patrimonio prezioso di quei doni provenienti dal cielo, ma nati nelle nostre terre che nascondono fatate virtù magiche nello spirito di una natura arcana, che è offerta ai più degni come alleata del Sentiero di Luce.
Ecco perché, nel nostro Progetto Panico di difesa degli animali e della natura, la cultura e la pratica del vegetarianesimo ovvero di una alimentazione che escluda gli animali come cibo è un dovere spirituale, etico e di sviluppo iniziatico. La sacralità della vita percepita e vissuta come Festa Canto e Inno agli Dèi, e che le nobili streghe celebravano nei loro riti segreti, non può ammettere che Colui che aspira al ricongiungimento con lo Spirito della occulta iniziazione nella Via e nella Chiave di Isi-Diana la fulgente osi respirare all’unisono del grande mattatoio di Seth e sperare di elevarsi al contatto di quelle Invisibili Intelligente templari che precludono l’entrata ai feroci umani persecutori di Pan e dei suoi figli.
Fauno-Pan ebbe culto anche a Roma dove la sua compagna Fauna, assimilata a Bona Dea veniva connessa a Semele, madre di Dioniso e a Leucotea, sorella di Semele e allevatrice di Dioniso. A capri e satiri di Fauno, sfrenati ai piedi del Cermalus avrebbero dunque corrisposto ai piedi dell’Aventino le menadi ausonie scatenate, dell’età arcaica, nel culto fallico-dionisiaco di Fauna Semele.
«  Dagli Inni Orfici (Ed. A. Vidiá 1986 pg. 49) vogliamo riportare il bellissimo Inno a Pan: “Invoco il  potente selvaggio Pan, totalità del mondo, e cielo e mare e terra, universale regina, e fuoco immortale: ché son queste le membra di Pan. Vieni, o beato, che danzi ed erri e insieme con le Hore governi, o capriforme, che ami le orge e le mistiche follie, che godi del cielo aperto e l’armonia del mondo ridesti col tuo lieto canto sonoro, aiuto contro i fantasmi e stupendo terrore pei mortali, che di apparir ti diletti presso le fonti a caprari e a pastori; o tu che vedi lontano, o danzatore amico di Eco e compagno di ballo alle Ninfe, che tutto produci e generi tutto, o Nume onorato, Signore del Mondo, che accresci la vita e diffondi la luce, o Fecondo PAIAN, di antri amante, aspro nell’ira, verace Zeus cornuto ché su di te si appoggia l’infinita distesa della terra e a te di fronte si arretra il fragoroso flutto del mare infaticabile e l’oceano che cinge tutt’intorno la terra; o aereo alimento, o vitale respiro ai viventi, occhio di fuoco che sul nostro capo leggero, ti libri. Al tuo comando obbediscono questi divini elementi: tu con la tua sapienza la natura di tutte le cose trasformi e nutri l’umana specie per il mondo infinito. Vieni, o invasato baccante, ai nostri santi riti, concedi ottimo fine alla nostra esistenza e i panici terrori disperdi ai confini del mondo”. »
Nell’Egitto faraonico, infine, il Dio Ptah, signore della triade gloriosa di Menfi ricorda, anche nell’iconografia, sebbene più sacerdotale, molti aspetti del Pan greco-etrusco.
Dio misterioso e ineffabile è il Guardiano dei Silenzi dei Misteri. Il più antico fra gli Dèi, conoscitore dei misteri stellari di Ra, signore del Djed, Albero Cosmico, Luce del Tempio, Dio della Lingua e Cuore. Oracolo della città degli smeraldi. Voce arcana della natura, patrono degli animali e delle piante, intramontabile eternamente avvolto nelle sue sacre bianche sacerdotali bende divine.
Parlò la parola regale di Ramanor alle grande sacerdotesse di Menfi  e ne custodì la regola di integrità vegetariana fino a che le figlie di Diana cantarono nei giardini della Firenze etrusca il ritorno della principessa Aradia a salutare la dionisiaca aurora che porrà fine al sanguinoso massacro degli inferi verso i nostri fratelli animali.

(Tratto da Elixir n* 6 con il permesso delle Edizioni Rebis)

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