In occasione dell’uscita della seconda edizione del volume “La Chiave della Sapienza ermetica” vol. 2, di R. Donato, pubblichiamo alcune pagine tratte dalla voce “Myriam” del libro.
QUATTORDICESIMO PUNTO: Nostra intenzione in questo secondo e terzo tomo del libro è iniziare a scrivere e parlare solo di scienze iniziatiche. In questi lunghissimi anni, ci siamo sempre tenuti lontanissimi da questo ululare di mastini, respingendo tutte le polemiche, perché non abbiamo tempo da perdere e perché ci interessa solo la Sapienza Arcana. Siamo però costretti, turandoci il naso, a fornire chiarimenti, che dobbiamo dare per le azioni indegne e false che abbiamo letto sullo Hierophante N.R. Ottaviano e su presunti e immaginari archivi.
Alla radice della complessa religione funeraria egiziana1 vi è la particolare idea che gli Egiziani ebbero sui rapporti esistenti fra la vita e la morte. Protesi verso il godimento della vita, non riescono a concepire la morte come una “negatività” e sono portati a escludere la possibilità di una estinzione completa dell’uomo con la morte. Il Gardiner (EnRE. VIII, 20) mette chiaramente a fuoco questa particolare attitudine mentale ed esistenziale dell’uomo egiziano, così poco accessibile per noi e assai lontana dalla moderna mentalità: “La vita e la morte – scrive – sono fatti da sempre impostisi alla nostra osservazione. Tuttavia la morte è una falsità giacché non siamo mai riusciti ad accettarla come vera di noi medesimi, e, inoltre, perché non ammetteremmo mai che essa possa essere vera nei riguardi di noi stessi.
La Regina del Sacro Archetipo Femmineo
