Julianus aveva, ormai da lunghi anni, abbandonato il tempio di Marte Ultore, a Roma. Si era congedato dal suo anziano mentore, dal momento che, essendo ancora vigoroso nel corpo e nella mente, aveva deciso di servire il Nume Gradivo, lasciandosi alle spalle l’afflato di un mundus, fatto di pilastri di marmo e di verba misteriosi. Il Dio si nutriva delle energie psichiche dei propri sacerdoti che, con la forza delle loro invocazioni veicolavano l’azione divina pro salute Urbis. In lunghi anni di esercizio, Julianus aveva conquistato tutte le chiavi cerimoniali che aprivano i Cieli Arcani. Tuttavia, egli aveva compreso che il Dio amava gli esseri erranti e che la parola separata dall’azione concreta, poco o nulla poteva contro le forze delle Tenebre.