Geni, eggregori e catene magiche – Fratellanze bianche e nere: funzioni anagogiche e rischi involutivi - Prima parte

di Caliel - a cura di Orpheus

Dai Geni individui: corpo astrale di un uomo disincarnato: Genio di un determinato fenomeno o avvenimento, o Arte, o Scienza, vanno tenuti distinti i Geni della collettività e delle categorie di persone, come i Geni delle Nazioni, delle Razze, degli Stati, od anche quelli di un tipo professionale, o sportivo, o politico, o scientifico ecc., detti nell’Induismo a da maestri dell’Ermetismo: Entità Kamiche.

 

Mentre infatti i comuni Geni sono pura forma, a bassa tensione magnetica, e cioè mere Idee, le Myriam[1] sono anche serbatoi e pompe di energia magnetica, e come tali, capaci di agire per proprio conto, traendo la necessaria energia da se stesse e dall’ambiente (luce solare o lunare).

 

Quest’ultima specie di Geni che sono detti nell’Occultismo contemporaneo anche “Eggregori di Catena”, in quanto la coesione fra gli appartenenti alla categoria da essi rappresentata è tale da costituire una “catena orante”, per essere fondata su sentimenti e interessi stabili, duraturi e vivamente sentiti, possiedono una speciale e talvolta eccezionale potenza che loro deriva appunto dal rappresentare non un singolo soggetto, bensì una “Corona”, o come diremmo in linguaggio moderno, una batteria di soggetti, composta anche in certi casi da un numero elevatissimo di elementi, come “Myriam” del Buddismo ad esempio, il Kamarupa di tutto un popolo.

 

A questi Geni ad alto potenziale, appartiene ad esempio la cosiddetta “Myriam” fondata dal Kremmerz[2], sia per assonanza e simiglianza con “Maria”, il “Corpo Mistico” del Cristianesimo”, sia per la affinità della Luce Astrale immagazzinata da questi Geni, con l’acqua (Congregationes aquarum appellavit Maria, si può leggere nella Vulgata, al Genesi), molte delle leggi che presiedono all’elemento liquido applicandosi ad essi; non ultime: che un orante che inquini l’”acqua” collettiva o comune (l’Eggregore o Myriam formato dalla comune corrente fluidica, o astrale, di Catena) inquina direttamente anche quella di tutti gli altri singoli componenti la catena, per la legge dei vasi comunicanti; che il contributo fornito da ciascun membro della catena è conforme “alla sua ‘acqua’ e alla metallità planetaria – o astralità – di questa”; l’acqua immagazzina, conserva e restituisce la luce astrale sotto forma di magnetismo animale.

 

Lo scopo  e le funzioni dei Kamarupa o Eggregori di Catena cambiano a seconda della loro natura Bianca o Nera. Un Kamarupa bianco svolge una funzione anagogica: esso funge da mediatore fra i membri della catena e l’Anima dell’Universo o Dio Trascendente, e da amplificatore delle preghiere ad esso rivolte. Esso inoltre sostiene il praticante nello sforzo di svincolarsi dalla soggezione all’Anima della Terra. Per contro, un Eggregore Nero ha funzione catagogica, e cioè degradante. Esso serve a legare e vieppiù sottomettere il praticante all’influenza dell’Anima della Terra e della Corrente Astrale bassa. Infine, mentre l’Eggregore Bianco tende per sua natura a istruire, integrare e completare i membri della catena, migliorando e perfezionando le doti e i lati positivi e colmando le lacune e i lati in difetto della loro personalità e del loro corpo sottile, l’Eggregore Nero sviluppa e potenzia prevalentemente i lati in negativo e i difetti degli aggregati, “gonfiandone” gli aspetti più involuti, squilibrati e deteriori, dilatandone l’ego ed espandendone la sete di potere, l’ambizione, l’assolutismo, l’aggressività, lo spirito di menzogna, di vessazione e di divisione, fino all’estremo, pur di mantenere con ogni mezzo la propria sopravvivenza, risolvendosi infine con l’impoverimento, la dipendenza e la consunzione progressivi dei corpi sottili delle “pedine” (affiliati), utilizzate unicamente e vampiricamente come “pile” da mungere.

 

I Kamarupa o Myriam, sono sempre Geni androgini, caratterizzati da una prevalente natura muliebre, nella Magia Bianca. La loro apparenza femminile è una manifestazione della loro sottomissione al Capo della Catena, il “Maestro” che li dirige esercitando l’attività anagogica, cioè “traente in alto” nei confronti dei singoli appartenenti alla catena. Ad essa corrisponde anche la facoltà materna nell’Eggregore, che consiste nella capacità di allevare ed anche talvolta nutrire i membri della catena (Alma Mater = Madre Nutrice).

 

La differenza di sesso è tuttavia in realtà, nella Magia, soltanto una differenza di segno: positivo (+) o negativo (-), dove + è maschile e – è femminile, in quanto il maschile dà e proietta mentre il femminile riceve e raccoglie, come il vasto simbolismo iniziatico tradizionale conferma. Questa differenza di segno in realtà non è altro che una differenza di tensione, poiché la differenza di segno è relativa a ciascun determinato rapporto, in quanto la corrente magnetica, come quella elettrica, passa dall’elemento a tensione più elevata a quello a tensione meno elevata, per cui il primo assume segno positivo rispetto al secondo e viceversa. Ad esempio, se X ha una tensione maggiore di Y e minore di Z, noi diremo che X è maschile o (+) rispetto ad Y e femminile o (–) rispetto a Z. Da questa legge scaturiscono varie conseguenze che il praticante avrà modo di constatare; e cioè: che non chiunque può svolgere il ruolo di “Capo” effettivo di una Catena Bianca, ma solo chi possiede una potenza magnetica (tensione) maggiore di quella dell’Eggregore di Catena; che oltre a un Capo apparente, può esservene uno “occulto” nella persona di uno dei membri della catena stessa, fornito di potenza magnetica maggiore di quella del capo apparente; che l’Eggregore di Catena, pur apparendo a tutti in aspetto femminile (-), è in realtà sempre tale solo nei confronti dei semplici membri, è tale cioè solo quando “riceve” attraverso i riti individuali e di catena, mentre quando “dà” o “distribuisce”[3], nella sua funzione di “alma mater”, è in realtà di segno positivo (+), e dunque maschile.

 

Gli Eggregori di Catena di Stati e Religioni antiche (Kamarupa) sono sempre androgini, talora con apparenza maschile, avendo raggiunto la condizione iniziatica propria equivalente in Alchimia al livello detto delle “Moltiplicazioni” (o fase finale dell’Opera), per effetto dell’anagogia esercitata su di essi e in essi da Monarchi o Sommi Sacerdoti (o Collegi Sacerdotali e Iniziatici) di altissimo grado iniziatico.

 

Tali Eggregori, pur risultando talvolta superiori nel grado iniziatico ai successori meno degni di quegli alti iniziati, conservano il proprio grado una volta acquisito, e lo trasmettono col tempo al Capo Catena, che pur non possedendolo, o pur non avendolo raggiunto in proprio, possa meritarlo. E’ evidente che nel frattempo, il vero Capo della Catena è lo stesso Eggregore di Catena, che assume segno positivo anche nei confronti del Capo Visibile ed apparente. L’Arte Regia è la Scienza di questo processo e della tecnica e della funzione Anagogica esercitata dall’Eggregore sul Capo della Catena.

 

Non sempre tuttavia e non a lungo gli Eggregori di Catena possono supplire alle deficienze dei Capi Visibili pro tempore; in quanto vi sono funzioni specifiche di questi nelle quali essi non possono pienamente surrogarli, mancando l’obiettivo distacco, come ad esempio nella scelta dei membri degni di venire a far parte  della catena e nella decisione di allontanare quelli indegni.

 

Le fratellanze di magia nera sono caratterizzate dal fatto di possedere un capo visibile femminile: la cosiddetta “Regina del Sabba”[4], ed un Eggregore di Catena di sesso maschile (caprio) e di natura animale, rappresentando il prevalere del collettivo e quindi della categoria (degradazione, appiattimento in basso), sulla dirigenza unitaria, cosciente e responsabile.

 

E’ il caso di certi stati “assembleari” come delle fratellanze stregoniche, sulle quali essi sono modellati. Qui la scelta del comportamento è apparentemente demandata ad un collettivo anonimo che essendo tale non può essere chiamato a rispondere di alcun delitto, mentre in realtà il potere, e quindi la volontà delittuosa, è esercitata occultamente, e cioè in maniera invisibile, da soggetti dotati di speciali facoltà vampiriche (“appropriatrici”), nella società statale, conseguenza e manifestazione della maggiore degradazione, che li rendono occultamente potenti sugli altri.

 

Dal punto di vista spirituale, un capo di stato che non agisce, ma è agito dal “libero gioco” delle forze collettive muoventisi nel paese, è spiritualmente femmina, come una “Regina del Sabba”. Il passaggio quindi da una società monarchico-sacrale, sia pure inefficiente e degradata come quella della Monarchia francese del ‘700, a una società di altro genere, sia pure potente ed efficiente, dal punto di vista tradizionale dell’Arte Regia, è e resta un passaggio dalla magia bianca alla magia nera.

 

Riguardo agli eggregori neri è inoltre da precisare che non solo essi sono completamente stupidi ed in balia assoluta dei propri deliri e delle passioni collettive, ma anche che la loro potenza, pur risultando in qualche caso maggiore di quella di un Genio individuale, a parità di numero dei componenti è sempre comunque assai inferiore a quella degli eggregori bianchi. E ciò non solo perché il male è sinonimo di debolezza, ma anche per una precisa legge scientifica: gli eggregori neri sono infatti strutturati collegando fra loro i singoli elementi “in serie”, mentre quelli bianchi lo sono in “batteria”, per servirci di un’immagine proveniente dall’elettrologia e perciò esattamente calzante, essendo le leggi di questa scienza le stesse di quelle del magnetismo animale.

 

E’ da notare che un Eggregore nato bianco può involversi e degradarsi in Eggregore nero (non viceversa) se, per grave deviazione del Capo della Catena o trascinato dalle passioni, dai difetti e dai lati irrisolti o negativi dei membri della medesima, non più selezionati e scelti correttamente, né tratti in alto per volontà e atto di un Capo degno, si abbandoni stabilmente al “libero gioco” e quindi all’azione corrosiva e perniciosa delle passioni, degli istinti più bassi e delle mancanze non corrette dei suoi membri.

 

Si tratta in realtà di un fenomeno alquanto raro che si verifica tuttavia, come si è verificato in passato, per “Myriam” appartenenti addirittura ad interi continenti, stati, religioni e ordini iniziatici.

 

La Trasformazione di una catena bianca in nera (anche con la creazione di un nuovo Eggregore), si manifesta nel visibile con l’elezione di un “Capo Catena” che, almeno spiritualmente, è di sesso femminile. Da ciò l’avvertimento tradizionale di stare in guardia là dove siano le donne a fungere da iniziatrici, come nel druidismo degenerescente e nel moderno teosofismo[5].

 

Gli Eggregori neri sono comunque sempre e in ogni caso soggetti a progressiva disgregazione, poiché il processo di catagogia, tendente cioè verso il basso,è di per sé un processo distruttivo. Questo processo, una volta iniziato, prosegue inarrestabilmente fino alla distruzione completa dell’Eggregore, del quale non resterà neppure la mera “forma”, cioè il  “Genio” separato dalla propria potenza magnetica.

 

La degenerazione di un organismo religioso, politico o magico dalla Magia bianca alla nera, è solo il primo atto di un processo di degenerescenza che attraverso una serie di altri atti involutivi, spesso mascherati da forme di apparente “progresso” o “miglioramento”, polverizzerà l’intero organismo frazionandolo all’infinito fino alla completa dissoluzione, e cioè fino all’annientamento completo di ogni e qualsivoglia aggregazione residua[6]. “Ogni regno diviso al suo interno è destinato a perire”[7] si legge infatti nelle Sacre Scritture, e ogni scatenamento delle forze cieche incubate nel seno della collettività è divisione. L’unità organica profonda effettiva si esprime unicamente nel “Regnum” tradizionale, cioè nella Monarchia profondamente sentita e seguita da tutti, in quanto effettivamente, allo stesso tempo e modo, rappresentante tutti.

  


[1]  Per “Myriam” intendiamo il nome generico attribuibile a eggregori o entità collettive o di catena.

[2]  La cui natura e struttura originarie non sono assolutamente da confondere con i vari tentativi di ricostituzione operati successivamente alla sua morte, i cui risultati sono ben visibili agli occhi di tutti.

[3]  Ogni singolo affiliato alla Catena, o “pila”, proietta – attraverso i riti, le preghiere e le pratiche rituali – l’essenza sottile, sotto forma energetica (psichica-fluidica-astrale), del proprio essere, inteso in ogni sua componente visibile e occulta, nel serbatoio collettivo dell’Eggregore, che può essere paragonato ad una sorta di “batteria” collettiva, nella quale confluiscono tutti i contributi energetici dei singoli componenti, come già abbiamo spiegato. Questa “batteria” assume dunque tutte le caratteristiche reali e virtuali di ogni individuo formante la Catena: dall’intelligenza, al vigore e ad altre qualità fisiche, alle particolari attitudini o talenti (espressi o nascosti), al carattere, ai gusti, ai valori e coefficienti morali, alla sensibilità, alla forza di volontà, al progresso spirituale ecc., compresi gli aspetti inconsci (come se si trattasse di una sorta di DNA fisico e occulto di ogni soggetto), e le unisce, amalgama ed amplifica, per effetto dell’energia fornitale dalla catena stessa (come il valore energetico di una singola “pila”, moltiplicato per il numero e soprattutto per il coefficiente qualitativo di tutti i componenti), “ridistribuendo” poi “energeticamente”, per effetto rituale, la risultante di tutto questo, espressa al massimo comune denominatore, su ogni singolo affiliato, il quale potrà recepire e quindi avvantaggiarsi di questo effetto “integrante”, “nutritivo” e anagogico, nella misura in cui la propria specifica natura, la propria condizione e la propria capacità recettiva glielo consentiranno. Va da sé, da quanto esposto, che così come si evidenzia una possibilità di effettivo progresso e beneficio, da quest’effetto sinergico che si viene ad ottenere, esiste ugualmente il rischio concreto di una forma di “contaminazione” della catena e del conseguente “contagio”; vale a dire che se fra i membri della catena (o anche solo in alcuni di essi) prevalgono aspetti involuti, lacune marcate o difetti gravi, ancorché dissimulati abilmente agli occhi degli altri, per lo stesso meccanismo questi lati negativi si riverseranno o riverbereranno in certa misura variabile, anche sul resto degli affiliati ignari e incolpevoli, determinando, se non risolti, in certi casi scompensi e squilibri di vario ordine e grado. Diciamo a volte, perché nei casi migliori la forza trainante positiva e anagogica della “batteria” o Eggregore, è talmente elevata e qualitativamente forte, da poter “trasmutare” o riequilibrare questi aspetti nocivi e inquinanti (a meno che la loro pesantezza non sia talmente preponderante da prevalere sugli apporti positivi degli altri membri), trasformandoli in positivi. In questa azione svolge chiaramente un ruolo di primo piano il Capo Catena, il quale deve costituire sempre e soltanto l’esempio e il punto di riferimento, spiritualmente, moralmente e iniziaticamente, più alto dell’intera catena, e capace dunque, se necessario, di controllare, dirigere e risolvere efficacemente problematiche eventuali di questo genere, più comuni di quanto si possa credere. Ben diverse invece, come già abbiamo visto, dinamiche e condizioni in un Eggregore Nero, nel quale tutto quanto abbiamo esposto, in termini positivi, è sistematicamente rovesciato e asservito al male e all’egoismo. Ma ciò che obbiettivamente risulta più difficoltoso è riuscire a riconoscere e “smascherare” una Fratellanza Nera, la quale molto difficilmente si presenterà agli occhi dell’ignaro aspirante per com’è veramente, mostrandosi invece e puntando spesso anzi ad apparire mossa e motivata da spirito filantropico e terapeutico, da amore per il prossimo e per i maestri, per l’ascenso, ecc., al solo scopo di attrarre nella “rete” quante più vittime possibile, perché sa che il numero (e non tanto la qualità) degli affiliati è di vitale importanza per la sopravvivenza e lo sviluppo della Catena Nera. Come riconoscere dunque una Fratellanza o Catena Nera, e come togliere la maschera alle sue apparenze suadenti e affabulatorie che in realtà celano la trappola e la menzogna? Semplice: dai capi, o dirigenti della medesima catena, i quali presto a tardi commettono inevitabilmente qualche errore. Per loro stessa indole e per gli effetti occulti della contaminazione, il controllo sulle apparenze mostrate inizialmente ai proseliti, messe in atto per nascondere la loro reale natura, non può protrarsi a lungo e fatalmente, prima o poi, alla mitezza, alla bontà degli intenti e alle parole d’amore, subentrano spinte e impulsi tesi a blandire e amplificare lo spirito di egoismo, di superiorità, di autoglorificazione, di aggressività e di violenza (specie verso immaginari onnipresenti “nemici”) e una vera e propria istigazione all’odio, all’arroganza, alla prevaricazione, alla sopraffazione, al disprezzo per il prossimo e alla divisione, dal quale affiora sempre più evidente l’asservimento alla menzogna e al male. Se la “vittima” non è ancora completamente “irretita” ed è ancora in grado di mantenere un barlume di coscienza chiara ed un sufficiente senso critico, può, attraverso questi ed altri “segni” inequivocabili, accorgersi del pericolo e reagire, allontanandosi, se riesce a farlo; infatti le catene nere necessitano, per la loro stessa struttura, di un’obbedienza cieca e assoluta, per cui operano in genere, già inizialmente, una certa selezione mirata ad escludere soggetti troppo critici o intelligenti (più refrattari dunque all’azione di plagio e di coinvolgimento), mentre su quelli che decidono solo in seguito di affrancarsi dalla catena malefica (che in questi casi diviene una vera e propria “catena”, come quella dei condannati, drammaticamente limitante e condizionante a tutti gli effetti), spesso si scatena una reazione ancora più insidiosa, a base di minacce, invettive, terrorismo psicologico e ricatti dei “superiori”, allo scopo di  indurli a desistere dall’intento, oppure di renderne innocuo (per la catena) il distacco. 

[4]  Il riferimento è sempre diretto alla stregoneria nera.

[5] Parole particolarmente interessanti: considerando che Caliel scriveva nei primi anni ’70, dobbiamo riconoscergli notevoli capacità di preveggenza, avendo teorizzato e anticipato di molti anni gli effetti involutivi e deleteri di alcune forme di catene esoteriche degenerate o anti-iniziatiche manifestatisi soprattutto a partire dagli anni ’80 in poi, con particolare riferimento alle dirette responsabilità della famigerata esponente principale di una fazione sedicente kremmerziana, la quale ha prodotto da sola più danni a Kremmerz, kremmerziani seri e relativo insegnamento, di tutti i dichiarati nemici di Kremmerz e dell’ermetismo messi assieme [Nota del Curatore Orpheus].

[6]  Lo stesso fenomeno si riscontra infatti ad esempio in quegli organismi magici e iniziatici i quali, una volta venuto a mancare il fondatore, che ne rappresentava il vero e degno “Capo Catena”, se privi di eredi dotati di pari o almeno idoneo livello qualitativo interiore e iniziatico che ne legittimi il proseguimento, degenerano fatalmente in un irreversibile processo involutivo, aggravato dai tentativi di una mera e virtuale continuità (poiché priva di reale garanzia iniziatica e anagogica) operati da successori inadeguati o fallaci, provocando squilibri, scissioni e lotte interne che conducono inesorabilmente, col tempo (che può variare e dipendere in massima parte dalla spinta e dal potere vitale magnetico impresso inizialmente e durante il suo sviluppo all’organismo dal fondatore medesimo e, successivamente, dalla “forza d’inerzia” che continua a mantenere, anche dopo la morte del capo, fino all’esaurimento dell’impulso impressogli in origine), alla progressiva frammentazione e alla scomparsa definitiva, o estinzione, della struttura stessa.

[7]  La storia e la fine dell’Impero Romano, ne sono un eloquente esempio.

(Tratto dal volume “Trattato Pratico di Magia Eonica” di Caliel - Edizioni Rebis - per gentile concessione dell’Editore)

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La e-mail che segue, della quale riproduciamo solo una parte, sintetizza una serie di messaggi che abbiamo ricevuto, i quali tutti più o meno ci chiedono maggiori informazioni o delucidazioni su Caliel:

G.V. da Moncalieri scrive: (…) Per questi motivi gradirei se fosse possibile sapere se l’articolo riflette il parere personale del curatore dell’articolo e cosa ne pensa personalmente di Petriccione alias Caliel. Vi ringrazio e saluto (…).

Risponde Orpheus:

Se per “curatore” si intende chi ha curato la pubblicazione del libro, gli interessati possono rivolgersi direttamente all’editore, P.L. Pierini (edizioni Rebis), che non mancherà certamente di rispondere. Se invece ci si riferisce alla mia persona, quale curatore dei due articoli tratti dal volume “Trattato di magia eonica”, posso rispondere che detti articoli, anche se indubbiamente interessanti, non riflettono necessariamente la mia visione o interpretazione della materia. Chiarisco anzi che nessun articolo presentato su questo sito riflette automaticamente il parere dei rispettivi curatori del sito stesso, tranne i casi in cui siano presenti eventuali note specifiche firmate. Su Caliel non ho ancora maturato una posizione definitiva e non avendolo conosciuto non posso esprimermi con compiutezza; posso dire però che si tratta di un personaggio molto interessante, sul quale insistono pareri discordanti dovuti, in parte e certamente, a leggende e fantasie metropolitane che non ne facilitano l’interpretazione. Ricordo che personaggi di rilievo, come F. Brunelli (Nebo), Gran Maestro dell’Ordine Martinista dal 1972 fino alla sua morte avvenuta nel 1982) e Loris Carlesi (Tau Johannes), 33 Sovrano Gran Commendatore, Primate della Chiesa Gnostica e direttore della rivista “Conoscenza” – quindi non certo degli sprovveduti – pubblicarono molti suoi scritti e attinsero a piene mani al suo insegnamento diretto e alle sue conoscenze, inserendone una buona parte nei rispettivi testi e rituarie interne. Personaggio a parte – ancora da definire alla luce di un’Opera vasta ma tutt’ora quasi interamente inedita – i suoi testi disponibili rivelano erudizione e capacità correlazionali di tutto rispetto per l’epoca e credo che la Rebis faccia bene a continuare la pubblicazione dei suoi scritti.  

 

 

 

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