A cura di Orpheus

Pubblichiamo questa rara “nota introduttiva” di A. Verniero (A. Del Guercio), datata Firenze 14 agosto 1945 e inserita nelle due ultime ristampe di “Angeli e demoni dell’amore” di Kremmerz pubblicate dall’Editore Rocco di Napoli intorno agli anni ’50 del secolo trascorso. Questa nota, passata inosservata o rimasta sconosciuta per molti anni, fu segnalata da P.L. Pierini R. in un articolo del 1976 e successivamente ristampata integralmente dalla Rebis assieme all’opera originale. 

Lo stesso Editore ci informa, per notizie ricevute di prima mano dal Rocco medesimo con il quale collaborò per svariati anni, che questo testo costituiva in realtà la prima parte di una ricerca molto più ampia e articolata, divisa in tre sezioni, della quale era prevista una pubblicazione, dal titolo “Giuliano Kremmerz e la sua scuola”, scaturita da lunghe e meticolose indagini svolte da Del Guercio negli anni ’40 presso archivi pubblici e privati, amici, discepoli e famigliari di Kremmerz, studiosi, editori ecc. La seconda parte di quest’opera è stata inserita integralmente nel volume “Il sole arcano” (Rebis), mentre il terzo ed ultimo capitolo, imperniato sulla struttura e sulle pratiche della scuola kremmerziana, non è mai stato dato alle stampe.

È comunque un documento di una certa importanza, in quanto il primo pubblicato dopo la morte di Kremmerz nel quale si tenta una ricostruzione e una disamina più approfondite della sua vita, della sua opera e delle vicende snodatesi intorno al suo insegnamento e alla sua scuola, ancora oggi in massima parte da definire.  

Dall’Introduzione di P.L.Pierini R. alla ristampa di “Angeli e Demoni dell’Amore”:

“(…) A questo interessante saggio, che come già altri hanno sottolineato risente ampiamente dell’influsso occultistico francese – dominante l’intero panorama esoterico della seconda metà Ottocento e oltre – seguì nel 1920 circa una seconda edizione curata dalla Società Editrice Partenopea, alla quale furono aggiunti in appendice due scritti di Eliphas Levi sull’Amore Fatale e I Filtri d’Amore.

Una terza edizione, sostanzialmente identica alla precedente pur se presentata in una veste di stampa alquanto scadente – dovuta evidentemente ai problemi legati al difficile periodo – apparve di nuovo, presso lo stesso editore, intorno al 1950[1].

Ciò che tuttavia distingue questa edizione dalle altre è la presenza di una nota introduttiva indubbiamente degna di attenzione, firmata da A. Verniero (pseudonimo di un eminente esoterista fiorentino di scuola kremmerziana) [A. Del Guercio – NdC], nella quale per la prima volta sono esposti alcuni elementi biografici e certi aspetti allora inediti della vita e dell’opera ermetica del maestro, compresa una lodevole e appassionata difesa da vicende oscure e relativi risvolti sgradevoli che interessarono indirettamente il Kremmerz dopo la sua morte.

Questa introduzione, riprodotta integralmente assieme all’appendice sui Filtri d’Amore del Levi, risulta particolarmente importante poiché la prima pubblicata – come già accennato – in cui si affrontano tematiche delicate e riservate dello stesso insegnamento kremmerziano.

Alcune notizie possono apparire oggi largamente datate, forse in parte discutibili, innegabilmente manchevoli di adeguate quanto necessarie note chiarificatrici. Tutta da approfondire sarebbe ad esempio la reale posizione e il vero pensiero del Kremmerz in merito alla sua creatura, la Miriam, alla luce dell’esperienza maturata in venti anni di assaggi e prove, peraltro già delineatosi con una certa evidenza nel decennio precedente la morte, e le vicende che ne determinarono il controverso tramonto, non certo attribuibili ad un’inesistente persecuzione fascista (l’episodio citato nell’introduzione, oltre che isolato e di carattere strettamente locale, fu provocato in realtà da una sorta di equivoco di zelanti funzionari politici che confusero l’accademia miriamica barese con una loggia massonica segreta), né, tantomeno, alla scomparsa del maestro.

Evidentemente il Verniero contava di raccogliere il frutto delle proprie ricerche in una trattazione più ampia e documentata, annunciata del resto nella stessa nota introduttiva (v. nota 2), ma mai pubblicata. (…)”

Nota Introduttiva di A. Verniero

La presente monografia del Kremmerz, che esce ora in terza edizione, fu pubblicata la prima volta nel 1898. Figurava come il secondo lavoro della Biblioteca esoterica italiana, che lo stesso Kremmerz dirigeva e così presentava[2]:

Con questo volumetto che riproduce un attraente studio di P. Bornia sul “Zanoni” del Bulwer, tanto letto e tanto poco compreso, la Libreria Detken e Rocholl di Napoli inizia una collezione di attraenti pubblicazioni in cui si alterneranno scritti spiritualisti di ogni fede. Mentre il secolo XIX si spegne, dai ruderi del materialismo arido risorge la mistica Psiche, e dal fanciullo al sacerdote, dal medico al matematico, dalla credente alla donna peccatrice la certezza in un’ora migliore dell’umanità diventa universale. Chi sei tu che leggi? Un curioso che sogni vagamente di sentire la tua anima nel tuo pensiero? Oppure un predestinato all’iniziazione ed ai segreti della natura animistica? O una creatura satolla di mondanità che cerchi per istinto la tua patria ideale? Chiunque tu sii, leggi attentamente gli scritti che si pubblicheranno in questa biblioteca esoterica: vi troverai in ogni libro, certamente, una riga che ti astrae dalla sudiceria della materia e in quel sogno di un minuto, forse di un palpito, sentirai o intuirai una parola o un saluto di Elia, quell’Elia, spirito di Luce, che i Rosacroce salutavano come nunzio della Intelligenza di Dio.

Ricordati però che quelli che tu non intendi, non desidererai: i classici, cioè quelli che sono scritti in linguaggio chiuso ai grammatici volgari, hanno bisogno di essere meditati nel silenzio; affinché, come si legge nei salmi, sulla tua pietra la verga di Mosè batta e l’acqua zampilli!

Queste pubblicazioni, conchiudendo, sono un’opera buona che librai coraggiosi danno in pasto all’attività degli intelligenti – ed io le raccomando a tutti gli spiritualisti italiani, l’unione dei quali in una sola Luce ideale io aspiro di raccogliere come in una famiglia sola, per bene della società abbrutita dall’egoismo selvaggio della materia.

E’ probabile che l’iniziativa della Biblioteca Esoterica Italiana e l’accenno a raccogliere in un’unica famiglia gli spiritualisti italiani, fosse in accordo con quanto era stato stabilito, nel 1897, dall’Unione Esoterica Italiana, della quale il Kremmerz faceva parte, come membro del Comitato esecutivo centrale, con Giovanni Hoffmann, U. Frenchel, Giacomo D. Scotti, Pietro Bornia e Fulgenzio Bruni.

Il Kremmerz, nella sua opera di propaganda, ha iniziato, almeno nella forma, con l’adattarsi per quanto era possibile alle idee più diffuse in quel tempo, riguardo gli studi esoterici, in modo da introdursi ed affermarsi, senza far strillare troppo i seguaci delle varie correnti che allora dominavano. Solo poco alla volta, in un lento processo di paziente evoluzione, è giunto a dire con maggiore chiarezza quale fosse il suo vero pensiero al riguardo. Ed è così che partendo in breccia contro l’egoismo materialista e cercando di non urtare troppo le varie forme di credenze religiose, è giunto poi, per opporsi al dilagare delle più fumose e inconcludenti nuvolaglie spiritualiste, a dichiarare che la Scuola da lui fondata era materialista. Su questo materialismo del Kremmerz vi sarebbe molto da dire, se non altro, per distinguerlo da quello che è il pensiero materialista, diremo così ufficiale. Ma di ciò in altra occasione.

In grosso modo, tutta l’opera di volgarizzazione del Kremmerz può distinguersi in due grandi periodi separati tra loro dalla data 1910, epoca della pubblicazione della Porta Ermetica e rinnovamento della Scuola da lui fondata. Nel primo periodo il Kremmerz è più vicino a quelle che possono considerarsi le idee e gli atteggiamenti di una delle correnti occultiste francesi, che facevano capo attraverso il de Guaita, il Papus ecc. ad Eliphas Levi. Nel secondo periodo invece, si libera decisamente da queste influenze, sia pure prese in prestito come abito semplicemente formale ed entra decisamente in quella linea di tradizionalità italica che particolarmente lo distingue da tutti gli autori sia italiani che stranieri[3].

La monografia Angeli e Demoni dell’Amore fa parte del primo periodo. Non è quindi da meravigliarsi se in essa l’opposizione fra il nascente cristianesimo e la decadente romanità pagana venga presentata più sotto l’aspetto comune e caro alle folle credenti nella “buona novella”, che non sotto l’aspetto veramente sacro ed iniziatico. Era come abbiamo già detto nel programma del Kremmerz il farsi avanti senza troppo urtare la felice ignoranza che lo contornava. Ma se il lettore scorre le altre opere del Kremmerz rimarrà meravigliato, se ha preso alla lettera questa posizione cristianeggiante dell’autore, nel leggere frasi come queste:

Come dire ai neofiti che il cristianesimo e il giudaismo, religioni o sette o eresie, non hanno niente a vedere coi salmi davidici, le croci, le parole schematiche che abbonderanno nelle operazioni iniziatiche? Come spiegare che la Miriam[4] non è la Concezione del cattolicesimo?…e: Chi avrebbe osato una definizione nuova della carità e dell’amore dopo il dilagare dei secoli di eresia cristiana?.

Si noti che questi passi sono tratti dagli scritti che riguardano l’insegnamento segreto, esclusivamente riservato agli appartenenti alla Scuola Kremmerziana, e pertanto liberi da ogni considerazione di propaganda e convenienza. Del resto anche nei lavori di volgarizzazione come l’Avviamento alla Scienza dei Magi, la Porta Ermetica, la Ricerca della Verità Ermetica, i Dialoghi sull’Ermetismo ecc. si possono facilmente cogliere accenni che corrispondono allo stesso concetto.

Non abbiamo fatto le suesposte citazioni per il gusto di far apparire il Kremmerz come un anticristiano, un antigiudeo, un mangiapreti e simili, ma semplicemente per mettere in chiaro la sua posizione iniziatica e il suo atteggiamento di equilibrata neutralità e benevola tolleranza verso tutte le forme religiose. Sempre pronto, quando è necessario, a prendere il buono dove si trova, senza spirito di parte, ma nello steso tempo senza fare come tanti occultisti che si appoggiano esclusivamente ad un qualunque aspetto religioso per cantare allegramente come le cicale in estate.

Il Kremmerz, e lo dichiara nei suoi scritti, non si atteggia ad innovatore e tanto meno a creatore di nuove teorie, ma espone in forma moderna alcuni aspetti di quell’insegnamento tradizionale che sia oralmente che per iscritto si è conservato nelle varie organizzazioni a carattere iniziatico.

Però, a differenza della maggior parte degli scrittori che si sono occupati di tali studi, il Kremmerz non è il semplice erudito ricercatore e volgarizzatore delle dottrine ermetiche. Egli, prima di tutto e sopra tutto è stato un paziente, tenace, accorto ed appassionato sperimentatore, che ha fatto della pratica magica il continuo ed il più importante scopo della sua vita. E molte ragioni inducono a far ritenere che la sua formazione di provetto sperimentatore non sia stata acquistata per tentativi, più o meno fortunati, in direzioni diverse, ma dovuta al fatto della sua regolare appartenenza ad un ramo partenopeo di un vecchio gruppo iniziatico. Proprio come nelle antiche scuole iniziatiche era in uso.

Cosicché mentre per gli altri autori, in generale, tutta la loro attività, o per lo meno quella più importante, s’inizia e termina coi loro scritti, per il Kremmerz, la sua pera di volgarizzazione, per quanto tenga un posto di primo piano nella letteratura al riguardo, in realtà non è che una parte, e non la maggiore, della sua attività. Ci troviamo di fronte non ad un teorico, che nel campo propriamente magico è pressoché come chi pretendesse di fare il pittore leggendo le Vite del Vasari, ma di fronte ad un realizzatore, un vero maestro di magia.

Ed è forse per questo che in alcune parti delle sue opere si possono ancora avvertire le genuine risonanze delle antiche iniziazioni misteriche ed il sottile fascino della misteriosa magia tradizionale.

Per lo studioso che voglia rintracciare i sottilissimi fili che formano la pressoché invisibile trama dell’incredibile trasmissione, fino ai nostri giorni, delle antiche tradizioni sapienziali, il Kremmerz, specialmente per quanto riguarda l’Italia è un punto di riferimento di grandissima importanza. Non solo, ma anche per lo storico che vuole rendersi conto delle manifestazioni palesi dei vari movimenti che sono sorti alla fine del secolo passato ed al principio del presente, è certo che deve interessare il movimento che, in Italia, faceva capo al Kremmerz. E ciò sia detto non solo per ciò che riguarda la storia dell’occultismo in Italia, bensì per la storia dell’occultismo in generale. E’ così che non può non destare meraviglia il fatto che il De Gèrin-Ricard, nella sua recente Histoire de l’Occultisme non solo non accenna neanche con la più piccola nota al Kremmerz, ma mostra d’ignorarne persino l’esistenza.

Data questa posizione del Kremmerz di volgarizzatore e continuatore della tradizione magica, è cosa difficilissima lo stabilire quale sia il suo personale contributo rispetto a ciò che è da farsi risalire alla Scuola dalla quale Egli proviene. Non vale certo il considerare come argomenti originali quelli che non figurano in altri autori, precedenti o contemporanei, poiché ciò potrebbe indicare che sono stati comunicati per la prima volta in pubblico, ma non per questo meno strettamente legati all’insegnamento di una Scuola. Perciò vediamo piuttosto quale sia la forma che il Kremmerz ha tenuto nella sua opera di volgarizzazione.

E’ nostra impressione che il Kremmerz sia di un’abilità sorprendente. Presenta gli argomenti con frasi scorrevoli, con motti d’arguzia, con un senso di critica garbata che avvincono il lettore e lo inducono a proseguire piacevolmente nella lettura, sempre in attesa che da un momento all’altro l’autore metta le carte in tavola, e finalmente ponga l’ultima, la definitiva vera chiave di tutti gli enigmi che a mano si sono accumulati nella mente del lettore. Finita la lettura rimane la sensazione come se in conclusione il Kremmerz dopo averci avvinti e tenuti sospesi, non avesse detto niente di definitivo. Eppure anche questa sensazione non risponde a verità, poiché il Kremmerz, il realtà ha detto molto più di quello che il lettore non sospetti. Soltanto lo ha fatto con tanta abilità che solo una più accurata indagine può dare il modo di accorgersene ed avviare ed avviare il lettore ad afferrare quasi in un lampo le basi su cui poggiarsi per giungere, con un lavoro che rappresenta la propria conquista, a quelle che dovranno essere le personali conclusioni. In definitiva, interessare il lettore, fargli balenare come delle possibilità questioni anche astruse e lasciare a lui il gusto ed il compito di proseguire. Ecco il suo metodo. E anche in questo il Kremmerz si mantiene nella forma perfettamente classica dell’insegnamento a carattere iniziatico.

Nel presente opuscolo, per quanto senza pretese, non mancano degli spunti interessanti. Sulla possibilità di usare una cerimonia religiosa come potente ausilio di un’operazione magica vi è un richiamo che, anche da un punto di vista puramente pratico, è molto istruttivo. Così pure il significato strettamente magico della messa è colto magistralmente nelle sue linee essenziali, anche se il lettore penserà che quel gioco di parole sulla patena ed il calice, il denari e la coppa della simbologia del Taro sia piuttosto sibillino. Non meno interessante, e condotta con fine accortezza, è la trattazione della famosa “fattura” della quale il vero segreto è proprio lo stesso di quello delle cure a distanza dell’ancor più famoso Paracelso. Ed anche questo avvicinamento è della massima importanza e prova che il Kremmerz non parla ad orecchio, ma con piena cognizione di causa. E’ con vero rammarico che, dato il nostro compito e la delicatezza degli argomenti, non possiamo intrattenerci oltre e porre il lettore in condizione di giudicare da se stesso che le nostre osservazioni rispondono rigorosamente alle premesse della dottrina ermetica. Il lettore che eventualmente è spinto non da semplice curiosità, ma dal fermo volere di conoscere, non si lascerà respingere dalle difficoltà, e potrà anche avvenire che riuscirà ad ottenere qualche incontro con chi, se lo crederà opportuno, potrà guidarlo nelle sue ricerche. Anche oggi non mancano gruppi, per quanto molto chiusi, che si occupano seriamente di questi studi e si tramandano le antiche conoscenze tradizionali.

Meno riposte, ma non per questo meno attraenti, sono le considerazioni sull’origine degli amori fatali e l’accenno al Bafometto templare in relazione alle antiche religioni gentili, argomento, quest’ultimo, che meriterebbe di essere studiato, anche storicamente, con maggiore ampiezza. Ed è inutile seguitare nelle citazioni. In ogni parte il lettore, nuovo a questi studi, potrà trovare qualche notizia interessante.

Abbiamo continuamente ripetuto il nome del Kremmerz ed abbiamo accennato sia alla Scuola da lui fondata, sia alla Scuola dalla quale Egli proveniva.  Non sarà quindi fuori luogo accennare alla sua personalità nella vita privata, al posto che gli spetta fra i cultori delle scienze occulte ed alla sua Scuola.

A tale proposito, non è possibile passare sotto silenzio che persone incompetenti, orecchianti ed in mala fede, prendendo spunto da un processo svoltosi dopo dieci anni dalla morte del Kremmerz, hanno vomitato un sacco di sciocchezze mediante i giornali, le vociferazioni anonime e persino sotto l’usbergo della toga. E’ stata una vera gazzarra di vergognosa leggerezza, di ignoranza, se non addirittura la bassa manovra di grette mentalità che in nome dei più alti ideali, a chiacchiere, ancor oggi rimpiangono nostalgicamente i bei tempi quando, per salvare l’anima di un presunto peccatore, gli si bruciava allegramente il corpo. Non potendo far di più, ora accendono il fuoco della calunnia e vi soffiano sopra a tutto fiato. Sempre in nome di quei tali alti ideali…

Non ce ne meravigliamo. E’ la solita vecchia storia.

Ripromettendoci in altra occasione di mostrare quanto valgono tali malevoli vociferazioni, accenneremo a poche, chiare e genuine notizie, così come da documenti autentici, in nostro possesso, risultano.

Giuliano Kremmerz è lo pseudonimo del Professor Ciro Formisano, nato a Portici nel 1861 e morto a Beausoleil (Francia) nel 1930. Fu valente insegnante di Storia e Letteratura italiana nei Licei, giornalista, scrittore e valentissimo cultore della medicina omeopatica, senza naturalmente ricordare che in ermetismo, tanto dai seguaci che dai competenti, è stato sempre considerato come un maestro. Ancora giovane emigrò nell’America del Sud, ove all’attività di giornalista accoppiò quella di esportatore.

Tornato in Italia nel 1892, tre anni dopo, nel 1895, costituì a Lettere, presso Castellammare di Stabia, e completamente a sue spese, un Laboratorio per lo studio e la preparazione di medicamenti ermetici da distribuirsi gratuitamente. L’anno successivo, nel marzo 1896, fondò la Schola Philosophica Ermetica Classica Italica, ripristinando con essa l’antica Fratellanza terapeutica magica di Miriam. Sempre nella stessa epoca, iniziò la sua opera di propaganda delle Scienze dei Magi con la pubblicazione della rivista Il Mondo Secreto, che uscì durante il periodo 1897-1899. Fra i suoi lavori, destinati più o meno direttamente al pubblico, sono particolarmente significativi: Elementi di Magia Naturale e Divina, la Porta Ermetica ed i Dialoghi sull’Ermetismo, lavori che mostrano i vari aspetti del pensiero del Kremmerz e portano un notevole contributo alla letteratura occultista.

Particolarmente interessante, per dottrina e pratica, è l’insegnamento segreto destinato esclusivamente ai fratelli miriamici. Esso è diviso in due parti: quella comune a tutti gli iscritti e che è contenuto nei fascicoli A, B, C, D e l’insegnamento destinato ad una cerchia ancora più ristretta, i veri e propri discepoli, e che è, salvo la continuazione del fascicolo D e qualche istruzione personale, quasi completamente orale.

La Miriam – così brevemente veniva indicata la fratellanza costituita dal Kremmerz – era un’organizzazione a carattere iniziatico con gradi, riti ed un Capitolo Operante Occulto che rappresentava il nucleo e la massima autorità della Fratellanza. La manifestazione esteriore della Miriam era effettuata mediante vari gruppi, che, sotto il nome di Circoli o Accademie, erano costituiti dagli affiliati in varie città d’Italia. Gli scopi che la Miriam si riprometteva erano essenzialmente due. Il primo, comune a tutti gli iscritti, riguardava lo studio e la pratica della medicina ermetica per la guarigione, o quanto meno il sollievo, di chiunque chiedesse aiuto sia per sé che per i familiari o conoscenti. Il secondo, per i più progrediti, mirava ad avviarli al graduale progresso negli studi e specialmente nella pratica della scienza magica.

Non sarà male aggiungere che gli aiuti, le cure e quanto altro la Miriam compiva, era sempre fatto, senza eccezione e nel modo più assoluto, gratuitamente.

Oggi dopo la persecuzione fascista, che giunse persino alla soppressione violenta di una delle Accademie kremmerziane, e specialmente in seguito alla morte del suo Fondatore, si può dire che della Miriam non è rimasto che il nostalgico ricordo di un alto ideale, conservato dai pochi superstiti discepoli della vecchia Scuola[5].

  1. A.    Verniero

Firenze, 14 agosto 1945

(Ringraziamo le Edizioni Rebis per averci fornito testi e foto)

 


[1] Questa terza edizione vide una successiva ristampa, realizzata all’incirca una decina d’anni più tardi.

[2] V. introduzione al volume Il Guardiano della Soglia, di Pietro Bornia, ripubblicato dalle Ed.Rebis (n.d.r.).

[3]  Vedere il volume: Giuliano Kremmerz e la sua scuola, di prossima pubblicazione. (questa nota è riportata nella terza edizione originale del testo e si riferisce ad un’opera mai data alle stampe – n.d.r.).

[4] Miriam è il nome dato dal Kremmerz alla Fratellanza della sua Scuola e designa anche l’Entità sottile, l’anima, della Fratellanza stessa.

[5] Quest’ultimo paragrafo suona alquanto strano, considerando che è stato scritto da un personaggio di un certo rilievo e sostenitore dell’appena tramontato regime fascista. Forse un espediente per evitare di essere riconosciuto? Le ultime parole inoltre precedono di poco quel noto e infelice tentativo da parte dell’ex segretario della Miriam Benno/Lombardi di “ridare vita” alla defunta scuola kremmerziana, sotto l’egida di un millantato Ordine Egizio (fra i primi esempi di una lunga e sciagurata serie che si protrarrà fino ai giorni nostri) e di una fantasiosa nomina “orale” a delegato generale da parte di Kremmerz, affidando la segreteria proprio a Del Guercio (1947). Il resto è storia nota, pur se molto controversa: di lì a poco (1948) il Del Guercio sarà “ufficialmente” sollevato dall’incarico, per accesi contrasti con Benno mai sufficientemente chiariti (secondo alcuni in realtà Del Guercio aveva già abbandonato il progetto, una volta appurata la “verità”), decretando di fatto e sostanzialmente l’aborto dell’iniziativa di Benno ed un trauma profondo, mai sanato, all’interno di ciò che rimaneva dell’organismo fondato da Kremmerz. Dai tentativi illegittimi di Benno nacquero di conseguenza gruppi spurii come l’Accademia di Bari, l’Ankh che poi si trasformerà in Ceur e quanto ne è seguito direttamente e indirettamente. Mentre sempre per iniziativa personale di ex-discepoli di Kremmerz continuarono a sopravvivere, indipendentemente, altri singoli gruppi a Napoli (Manzi), Roma (Suglia, Circolo Virgiliano) e Milano, in vana attesa di un “fantomatico” Ordine Egizio, o ciò che per tale si era voluto far passare, già ampiamente defunto col Kremmerz stesso. [N.d.C.]  

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