La Regina del Sacro Archetipo Femmineo

La Rosa dei sensi

La cattedrale, opera dai muliebri aspetti, incorpora in sé una valenza femminea e pur essendo il risultato di una unità che fonde assieme le due polarità maschili e femminili, la sua prevalenza è connessa con le energie del Femminino Sacro, con la Grande Madre. Non a caso questi luoghi di culto sorgono sopra antichissimi santuari dedicati alla donna archetipa-primordiale, la Dea-Mater, simbolo di Gea, la Terra. I riferimenti a Iside sono palesi e a conferma di ciò Fulcanelli scrive ne Il Mistero delle Cattedrali: 

 

“La cattedrale di Parigi, come la maggioranza delle basiliche metropolitane, è posta sotto la protezione della benedetta Vergine Maria o Vergine Madre. In Francia queste chiese si chiamano comunemente Notre-Dame, Nostra Signora. In Sicilia hanno un nome ancora più espressivo, Matrici. Dunque sono templi dedicati alla Madre (dal latino mater, matris), alla Matrona nel senso primitivo, termine che per corruzione è diventato Madone (nella lingua italiana madonna), mia signora, e per estensione, Notre Dame”. La Matrice di cui parla Fulcanelli è la parte femminea connessa con il Mediatore Plastico, lastra fotografica sottile nella quale vengono registrate tutte le impressioni, tulle le emozioni e le esperienze passate, presenti e future. Ne Il Mistero delle Cattedrali possiamo leggere inoltre: “La cattedrale, dunque, si presenta fondata sulla dottrina alchimica che studia le trasformazioni della sostanza originaria, della Materia elementare (dal latino materia, radice mater, madre). Perché la Vergine Madre, spogliata del suo velo simbolico, non è altro che la personificazione della sostanza primitiva, di cui si è servito il Principio creatore, di tutto ciò che è per realizzare i propri disegni. Questo è il senso, per altro chiarissimo, della singolare epistola che si legge durante la messa dell’Immacolata Concezione della Vergine: “Il Signore mi ha posseduto all’inizio delle sue vie. Io ero prima che egli formasse qualsiasi altra  creatura. Io ero dall’eternità, prima che la Terra fosse creata. Gli abissi non c’erano ancora ed ero già stata concepita. Le fontane non erano ancora uscite dalla Terra; la pesante massa delle montagne non era ancora stata formata; prima delle colline ero già generata. Non aveva creato né la Terra né i fiumi, né fissato il mondo sui poli. Quando preparava i Cieli, ero presente; quando circoscriveva gli abissi con i loro limiti e stabiliva una legge inviolabile; quando fissava l’aria sopra la Terra; quando dava equilibrio alle acque delle fontane; quando rinchiudeva il mare nei suoi limiti e imponeva una legge alle acque perché non superassero i loro confini; quando gettava le fondamenta della Terra, io ero con lui e stabilivo ogni cosa”.

 Chartres: la Divina Signora

La dedicazione alla matrice femminea è dunque riconducibile alle energie terrigene, alla ciprigna Venere e alle celebri Vergini Nere, simbolo dell’alchimia Isidea. La splendida cattedrale di Chartres non sfugge a queste connotazioni, infatti al suo interno vi erano due Vergini Nere incarnanti tanto la Nigredo Alchimica quanto la Sostanza Primigenia: Notre-Dame-sous- Terre, chiaramente collegata con le energie del sottosuolo e Notre-Dame-du-pilier, ovvero del pilastro. La seconda, collocata al vertice di una colonna di pietra, in seguito rivestita di legno, era un chiaro riferimento all’Albero della Vita. Secondo una leggenda, sorta attorno a questa magnifica costruzione sacrale, se si scoprisse e si rimuovesse la pietra costituente la chiave di tutte le chiavi, il perno che determina il suo equilibrio, si produrrebbe un crollo, una reazione a catena e Chartres andrebbe giù alla stregua di un castello di carte. Un altro racconto leggendario narra di un suo collegamento con i Cavalieri Gerosolimitani, i Templari, i quali a Gerusalemme, nei sotterranei del mitico Tempio di Salomone, avrebbero rinvenuto un documento di origine antichissima relativo alle Leggi divine dei numeri e delle misure e ne avrebbero fatto dono ai costruttori delle cattedrali. Anche l’attribuzione di un potere miracoloso presente nelle acque di Chartres fa parte di quell’aura misteriosa che sembra circondare la Chiesa templare. Tale peculiarità deriva, a quanto pare, da alcune caratteristiche geobiologiche insite nel luogo dove sorge, già conosciute e sfruttate dai Celti. La cosa non deve stupire più di tanto, visto che essa è stata edificata sulle rovine di un tempio celtico-romano. Basti pensare che il piccolo poggio su cui si eleva è stato circondato da una galleria sotterranea che mantiene concentrate le vibrazioni provenienti dal sottosuolo. Del resto, la struttura muraria sovrastante sembra essere esposta agli influssi di radiazioni cosmiche - onde di forma, come spiegato - di notevole intensità. Per questa ragione il fedele che si reca al suo interno e si colloca nel punto radiante ed energetico ideale che congiunge e fonde assieme la Terra e il Cielo, trascende le leggi della materia ed entra in contatto con l’Invisibile. Esiste un particolare interessante che riconduce ancora una volta Chartres al remoto e arcano sapere dei Celti. Si tratta di un pozzo risalente a un tempo indeterminato, tuttora denominato pozzo celtico, profondo circa trenta metri e alimentato da una sorgente sotterranea. In base ad alcune sperimentazioni si è pervenuti alla conclusione che tale cavità consenta, almeno in parte, di amplificare le vibrazioni telluriche e le correnti energetiche da poco descritte. Come è noto i Celti praticavano un culto segreto e officiavano riti correlati alla glorificazione delle energie nascoste scaturenti dalle acque, dalle pietre, dalle foreste. E’ possibile dunque,  che il popolo dei Ceilid abbia escogitato un sistema sapiente finalizzato ad entrare in comunicazione con lo Spirito della Terra. Un metodo secretato del quale dobbiamo imparare a servirci e che è tuttora racchiuso tra le pietre della cattedrale. L’acqua possiede una memoria occulta-sottile, capace di registrare e mantenere memorizzato qualunque stato d’animo, ciascuna onda vibratoria ed energetica che venga in contatto con la sua struttura. Così le onde mentali, il misticismo, la spiritualità e la solennità ermetica del sito viene catturata e captata da questo corso d’acqua che si snoda sottoterra. Alcuni riferimenti alla potenza trasmutatrice e conduttrice dell’elemento acqueo la ritroviamo simbolicamente rappresentata in una delle mirabili vetrate di Chartres in cui sono riprodotti due pesci, del tutto simili a quelli che vengono raffigurati nella ruota zodiacale. Nella mitologia classica l’emblema dei pesci assume particolari significati. Si racconta di come Afrodite e suo figlio Eros - allusione alla dualità dei sessi - mentre si trovavano sulle rive del fiume Eufrate (letteralmente Splendore della Luce Celeste), videro comparire il mostro Tifone, il principe delle tenebre. Spaventati e sopraffatti dalla sorpresa, si gettarono in acqua e furono salvati da due pesci. Riconoscente, la dea li trasformò nella omonima costellazione, l’ultima dello Zodiaco. Prescindendo dalle connotazioni sessuali connesse con le correnti maschie e femminee che il mito reca in sé e con l’iniziazione (discesa infera), è importante sapere che vi sono alcuni elementi di ordine ermetico-mistico. In greco, le lettere che costituiscono il termine pesce corrispondono alle iniziali celate nell’espressione: “Gesù Cristo di Dio Figlio e Salvatore”. Esaminando questo glifo dal punto vista eminentemente astrologico, possiamo osservare che la coppia di pesci assume direzioni contrapposte che indicano la fine di un ciclo (direzione involutiva) e l’inizio di un nuovo ciclo (direzione evolutiva). Il segno astrologico in esame allude anche alla capacità che l’iniziato, l’alchimista, deve acquisire. Una capacità basata sulla facoltà di penetrare nelle profondità dell’Oceano Astrale e in seguito di risalire verso l’alto, verso la Luce. Configura anche l’abilità nel dominare,
 padroneggiare e dirigere le correnti astrali. In prossimità dei Solstizi, a Saint-Denis e a Chartres si sono manifestati singolari e inspiegabili fenomeni luminosi, in corrispondenza con particolari condizioni del Cielo che sono state successivamente verificate. Ciò fa presumere che i costruttori possedessero avanzate conoscenze astronomiche.

 La Rosa d’Amore: il mistico incanto

Chartres è l’essenza di quella sensualità archetipa che trasfonde il suo fascino in ogni elemento che la compone, è la Rosa mistica connessa con la Coppa o vulva, con il Rosone, che detiene altri significati dei quali ci occuperemo  in uno dei prossimi articoli. La rosa va posta in relazione alla energia femminea e nella mitologia greca era associata ad Afrodite, Dea dell’amore e a Iside, per mezzo della quale il femminile emanato dalla Rosa si spiritualizza. Ciò si sostanzia attraverso la forza sprigionata dal culto Isiaco.  L’iniziato ai Misteri della Dea lunare, dopo avere vissuto le esperienze che lo assoggettavano alla materia e alla donna carnea, sublimava gli istinti (alchimia trasmutante) e mangiando delle rose dava inizio alla sua rigenerazione interiore. La Rosa assume in tal modo una valenza simbolica che ben si adatta alla Vergine Maria, la Rosa Mistica delle litanie e del rosario. Iside è in stretta analogia con l’elemento Acqua, con le oasi, con la palma. La palma ricorre spesso in ambito evangelico. Nel Vangelo Copto di Tomaso (o pseudo-Matteo), si parla di un’alta palma che si è piegata per sfamare con i suoi frutti la Sacra Famiglia e si protende nuovamente verso l’alto solo quando lo ordina Gesù Bambino. Poco dopo, dalle sue radici incominciano a zampillare getti d’acqua limpida e freschissima. Nel Corano è scritto che la palma è l’albero sotto il quale Maria si apparta allo scopo di partorire. E guarda caso, la palma da datteri era sacra a Iside. Questo spiega l’abbinamento albero-sorgente che ritroviamo in tutti i culti dedicati alla Grande Madre. A riguardo, è interessante apprendere che nel Vangelo arabo-siriaco la Vergine-Iside viene nominata sempre con l’appellativo la Signora Maria oppure come la nostra Signora Maria. La Rosa, dunque, esterna diverse valenze e nel mondo classico era il simbolo di Venere. Nel Cantico dei Cantici, opera contenuta nella Bibbia, l’espressione Rosa di Sharon, utilizzata per definire una fanciulla, esprime connotazioni erotiche. I fiori, tradizionalmente, ricordano la coppa per via della loro forma a calice e simboleggiano come spiegato l’organo sessuale femminile, passivo, sostanza plastica universale o Prakriti, che si contrappone a Purusha. Colei che sboccia e sprigiona il soave profumo, la Rosa olezzante, è il cuore della struttura sacra che riveste la cattedrale di Chartres, è la Rosa dei sensi, ricettacolo delle energie della Grande Madre. La sua forma e forza la proiettano nell’Assoluto, dove le energie fecondanti la penetreranno rendendola gravida, piena di Grazia. La Gloria del Dio di Luce.

               

                

 

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