Le Fratellanze terapeutiche – L’effluvio dinamico e forza guaritiva – Le catene magiche – Le pile umane – Illusioni e inganni – Prescrizioni ad uso del praticante – Le regole della catena per finalità terapeutiche

 

Le Fratellanze terapeutiche, difatti, sono dette ROSE, in quanto tramandano un profumo di natura sua particolare, che, imbibito o proiettato, va a restaurare un equilibrio scosso da scompensi patologici.

 

            Effluvio dinamico, che trae specifico alimento dalle purissime fonti del cuore, irradiato da anime oranti, sostanziato di amore, di carità, di dedizione e di sacrificio, a cui l’Anael propiziatore non può essere estraneo ed eluso.

 

            Le aure, come i profumi, si fondono ed unificano, ed ecco il perché di erogatori finalizzati, che, da un complesso di pratiche austere ed umanitarie, traggono ed irradiano dinamismi singoli, i quali, per la loro stessa natura, si fondono in dinamismo collettivo, coagulato come in un serbatoio fluidico a cui tutti porgono e ciascuno può attingere.

 

            Costituite siffatte pile umane, la forza specifica guaritiva si sprigiona inesorabilmente, un tessuto connettivo di natura simpatizzante ed affine (gèni ed eoni) ne rinsalda la compagine unitaria, volta alla creazione dell’Ente Kamico, ed i miracoli si appalesano.

 

            Eccoci così in pieno campo di catene magiche.

 

            Esse si svolgono prima alla costituzione della pila erogatoria (praticante) che, per le ragioni innanzi dette non erogherà mai la forza specifica richiesta, se non si mette nelle condizioni di alimentarla secondo lo specifico nutrimento occorrente, cioè: purità di vita psichica, fisica e morale, preghiera, isolamento da effluvi graveolenti, astinenza da passionalità e ben preciso scopo (terapeutico) di proiezione e di assorbimento.

 

            Il tutto reso carne della propria carne, vita, verbum personale e costituzionale.

 

            Illuso o ingannato il praticante che altrimenti è orientato e cova in sé altre intenzioni, pur avendo sposata una simile causa, mobilissima ed umanitaria: egli somiglierà agli ipocriti chiericati, che pretendono predicare il bene, mal dissimulando la inverecondia e la turpitudine del loro animo, per cui si sono svuotati di quella virtù o forza, che doveva farne centri elettivi di evoluzione morale per le turbe ignare.

 

            I praticanti, invece, come sopra specificamente alimentatori e VAMPIRI di un Centro energetico-taumaturgico, non hanno bisogno di conoscersi, di vedersi e tanto meno di ricorrere alla formazione di catene per contatto di mano o altro, perché coteste forme di catene mesmeriche o magnetiche convogliano le più basse irradiazioni fisiche, frequentemente appestatrici e di dubbia finalizzazione.

 

            Tanto varrebbe in tal caso darsi ad esperimenti di catene medianiche, che costituiscono il facchinaggio della magia.

 

            Valga ad esempio la figura riportata dal Maestro J.M.Kremmerz a pag. 96 della “Porta Ermetica”, dove l’animale che circonda i saggi rappresenta la catena, ma ciascuno è libero dall’altro.

 

            Valga altresì l’esempio delle religioni, che sono immense catene di fedeli convergenti su idee e simboli da realizzare su scala collettiva.

 

            Valga ancora la Messa della Chiesa cattolica, ove perfino il miracolo della transustanziazione, per cui all’orate fratres si richiede il concorso dei fedeli, prescinde da contatti, ed al contrario trova ciascuno sprofondato nel più mistico oblio dell’ambiente circostante.

 

            Valgono infine gli esempi dei partiti politici e delle loro ideologie, che raggruppano masse di determinati colori.

 

            Nei circoli delle Accademie miriamiche, la catena per contatto di mani o altrimenti disposta – in linea generale da evitarsi – è ammessa solo ed esclusivamente per finalità terapeutiche, quando non vi sia apposito rito da praticarsi in circolo.

 

            E pertanto:

 

1 – Dev’esserci richiesta di aiuto da parte di un ammalato.

 

2 – Dev’essere preceduta da dichiarazione del fine, del nome dell’ammalato e della malattia da cui è affetto.

 

3 – Dev’essere concordata con ora in cui l’ammalato – preavvisato – sia in attesa di ricevere il soccorso richiesto.

 

4 – Dev’essere convergente su questo unico scopo.

 

5 – Dev’essere edotta dei risultati ottenuti.

 

6 – Dev’essere realizzata da ascritti operanti, nessuno dei quali sia interdetto per qualsiasi motivo.

 

7 – Dev’essere trascritta a verbale una dettagliata relazione al riguardo, letta a tutti i partecipanti e firmata dal Preside o da chi ne fa le veci.

 

 

 

Commento di Haziel:

 

 

 

Le parole di Ahahajah hanno un valore e un’importanza effettivi in ambito operativo, ancorché rapportate ad una visione ideale e idealizzata del contesto rituario prospettato. Per evitare illusioni, è bene chiarire però che tali indicazioni, che furono le stesse trasmesse dal Kremmerz ai propri discepoli, difficilmente si tradussero e si traducono nella pratica in questa forma. Questo è dimostrato dalle parole stesse del Kremmerz al riguardo e dalle tante e troppe delusioni che ricevette dal comportamento di non pochi discepoli, aldilà degli auspicati requisiti di purità di vita psichica, fisica e morale, preghiera, isolamento da effluvi graveolenti, astinenza da passionalità e ben preciso scopo (terapeutico) di proiezione e di assorbimento,teorizzati quale conditio sine qua non per uno sviluppo corretto e foriero di progresso interiore delle virtù terapeutiche – e non solo – collettive ed individuali, della catena e dell’iscritto. Tali regole risultano fondamentali, affinché la Fratellanza ermetica e la relativa catena di anime, acquisisca valenza di ROSA dal profumo terapeutico e realizzante di Bene, di Amore e di Ascenso. Ma affinché la ROSA emani vero “profumo”, si richiede che ogni singolo petalo sia pregno dell’essenza odorosa e partecipi in armonia con tutti gli altri, come tante pile, a creare ed emettere il prezioso “aroma”. Si sa però che, come una singola mela marcia può guastare il profumo e il gusto di un cesto intero, così pure un singolo componente la catena orante o un rito, in condizioni di squilibrio fisio-psichico o morale, può inquinare l’intero gruppo e la sua “anima” collettiva. D’altra parte è dal distillato purissimo degli effluvi virtuosi delle anime singole che l’essere collettivo o eggregore trae il migliore alimento, qualitativamente parlando. Questa regola occulta, assieme ad altre delle quali non possiamo svelare i particolari, è ben conosciuta dai vertici di congregazioni magiche e mistiche o religiose, da coloro cioè che tengono le redini psicologiche e fluidiche dell’energia di catena, nel bene come nel male, e fa sì che avvengano e si manifestino palesemente, prima o dopo, sia fenomeni di ordine anagogico, come auspicato, che, purtroppo, catagogici, come l’esperienza e la storia hanno tante volte dimostrato. Ciò produce sicuri vantaggi per chi pratica con scienza e coscienza guidato da validi superiori e gravi danni per chi invece inconsapevolmente è inserito in catene apparentemente “bianche” ma occultamente “nere”, e diretto da superiori inidonei, limitati da simili-nature o difetti strutturali, accresciuti per giunta da una pratica distorta e finalità corrotte. Poiché la pratica, è necessario si sappia, è solo un mezzo, come un attrezzo ginnico, inteso a sviluppare ciò che si è nel profondo dell’essere e non nelle parole o nelle apparenze esteriori, per cui se i difetti, le tendenze negative e gli squilibri non sono risolti nella loro radice ed estirpati con l’ausilio della volontà e di un percorso di studio e di pratica serio e dedito indefessamente al Bene Assoluto, i cui risultati debbono essere tangibilmente fissati e consolidati nell’anima, tali difetti sono inesorabilmente destinati ad espandersi ed ingigantirsi esponenzialmente con la pratica ed a fissarsi nell’essere con inimmaginabile nocumento e ripercussione per sé e per gli altri, in questa e nelle prossime vite.

 

Che il discepolo dunque mediti e rifletta profondamente su tutto questo, onde non debba incolpare un giorno se stesso o, ancor peggio, le proprie guide per gli sbagli che potrebbe commettere.

Haziel

(L'ultima immagine è tratta dal volume "Il Libro Aureo dei Magi" di G.Kremmerz, Edizioni Rebis. Si ringrazia l'Editore per avercene consentito la riproduzione)

 

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