La Fenicia si stendeva lungo le coste della Siria, a settentrione del promontorio del Carmelo, sulla fascia costiera, fra l'Antilibano e il mare, e fu abitata da remotissimi tempi, come è provato da avanzi arcaici ivi rinvenuti. I Fenici ebbero e conservarono, nonostante l'influenza egizia e greca, una propria fisionomia culturale ed etnica, che risale a tempi lontanissimi, ricostruita da una serie di documenti scritti su tavolette d'argilla, appartenenti ai secoli XIV e XIII a. C. Esse contengono testi di cultura di carattere amministrativo é religioso, di cui alcuni ancora inediti, incisi con scrittura alfabetica, simile al sillabario cuneiforme sumero-accadico. La loro religione, che conosciamo da un rifacimento greco di Filone di Biblo, conservato in numerosi frammenti, consisteva in una cosmogonia che attribuiva all'unione del CAOS con lo SPIRITO la nascita di un uovo (Mót), dalla cui scissione ebbero origine il cielo e la terra. 

Due principi, dunque, che si fondono e si scindono, per diretto ed inverso processo di creazione, da cui una coppia originaria, Matrice degli dèi, dei giganti e dell'umanità. I loro onori sacri erano resi fondamentalmente ad una coppia divina, Baal-Astarte, cui univano un dio fanciullo, per la formazione della Triade Suprema. Essi nutrivano un culto sensuale della Natura, nella quale distinguevano un principio maschile e un principio femminile.

Fenice era il loro rappresentante mitico, in greco fòinix, che vuol dire rosso fuoco. Abbondanza in greco di derivati e sinonimi come: Foinico, che significa rosso, purpureo, fiammeggiante, vermiglio. Foinios, rosso (di sangue) sanguinoso. Foinissa, sangue. Foinisso, tingere, colorare in rosso. Fenicide era la tunica rossa che gli opliti spartani portavano sotto la corazza. Fuoco fenicio o feniano era una soluzione di fosforo nel solfuro di carbonio, che, versata su corpi combustibili, li incendiava, perché il solfuro di carbonio si volatilizza subito e il fosforo che resta si infiamma facilmente. La Fenice è pure una costellazione dél cielo australe. Fenici erano le Caste Avi-Gerie, che serbavano i Lari degli Avi, cioè le ceneri, quelle stesse da cui la fenice risorgeva e che sono il risultato della combustione in Apotheosis.

La Fenice, a quanto sostiene Ovidio, si trovava negli Elisi, cioè Eli-Isis, (sole e luna) e adombrava un mistero, l'ultimo a conoscersi, unico per tutto il mondo.

Su questo famoso uccello molto favoleggiarono gli antichi e, secondo Erodoto, esso volava dall'Arabia in Eliopoli, ogni cinquecento anni, recando chiuso in un uovo di mirra il cadavere del padre, per seppellirlo nel Tempio del Sole. Secondo Tacito, invece, si fabbricava un nido in Arabia e, cresciuto, bruciava il padre sull'altare del Sole; mentre per altri, giunto alla età avanzata, si uccideva sopra un rogo di legni aromatici, donde il nome di Ardea purpurea, dalla pira che lo incenerisce e dal colore rosso di cui si ammanta. L'uccello fu adorato in varie città e venne messo in relazione col dio Sole (Rig), anzi lo si vede appollaiato presso la tomba di Osiride e, secondo i testi delle Piramidi, nel Tempio della Fenice era la pietra sacra puntuta, dalla quale era sorto nei primordi il dio.

Il rosso, il fuoco, le ceneri, che volano facilmente al vento, l'uccello purpureo, il rogo, la resurrezione e gli Elisi, sono tutti ingredienti, procedimenti e risultati di operazioni alchimiche, che si praticano in un recondito CENTRO, ove lo O è la Fiamma, lo O è l'Orifiamma e lo O è la Sfinge; del quale CENTRO potrebbe dirsi, come per l'Araba Fenice, “che vi sia ognun lo dice, ove sia nessun lo sa.”

Codesto CENTRO ricorre, tuttavia, frequentemente nelle incaute, malconsistenti .e fin troppo riconoscibili ostentazioni di versatissimi millantatori. E viene tirata in ballo perfino l'accertata sede topografica, variabile su tutti i quarti e mezzi quarti della rosa dei venti, a seconda che alla nuova coprocrazia dell'occulto piaccia spostare la sua instabile residenza. La Fenice, invece, ne indica l'ubicazione UNICA e SICURA, ed i suoi decifrabili connotati stanno a dimostrare che non bisogna rivolgersi al pizzardone stradale per rintracciarla, perché i Numi non si farebbero tanto facilmente sorprendere a simposio da estranei non muniti del biglietto d'invito.

Nel simbolo della Fenice stanno la chiave e la parola di passo per comunicare con l'OCCULTO SINEDRIO, la cui Gerarchia non si estrania dai suoi dipendenti ed è la sola DOMINANTE. Pertanto, chi non sia un venditore di fumo, o uno dei tanti ciarlatani che infestano noiosamente l'approccio ai confini del sacro recinto, ha il dovere di invitare i preparati a non rivolgersi vanamente all'oriente o all'occaso, ma a stabilire il proprio, indistruttibile contatto.

Allora soltanto, sapranno se trattisi di un cavo transatlantico o di un filo della tessitrice Aracne, avranno risposta ai loro molti pensieri che, sotto l'aspetto di iridate farfalle o di notturne falene, vanno sciamando intorno ai consapevoli, e capiranno pure perché fanno una grandissima pena.

Belfegor

(Domenico Lombardi – Benno)

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