LA TRADIZIONE HERMETICA

Giuliano Kremmerz e la Schola Italica

SITO INDIPENDENTE DEDICATO ALLA RICERCA E ALLA CONOSCENZA DISINTERESSATE DELLA VERITA' INIZIATICA

LA TRADIZIONE HERMETICA

Misteri e Arcani della Magia Etrusca - Stefano Mayorca

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La dottrina segreta di Larthe

Un mistero insoluto, permeato da arcane memorie, è alla base dell’autentica ritualità magica officiata da un popolo ancora oggi sconosciuto, gli Etruschi. La densa nebbia dei secoli ha occultato le magiche dottrine dell’Etruria segreta e secretata, riflesso speculare di un’aurea ragione e di ermetiche cerimonie. Gli archeologi prima e gli storici dopo, hanno reso ancora più incomprensibile il volto rifulgente della cultualità operativa che animava sacramentalmente la classe sacerdotale-magica dei Lucumoni (termine che deriva da Lucus = bosco). Senza contare le tante farneticazioni di presunti esperti che, attraverso teorie fantastiche e deliranti, si sono avventurati nel campo minato delle allucinazioni ufologiche più assurde, connesse con extraterrestri e civiltà non meglio identificate provenienti da altri sistemi solari, legate alla progenie etrusca. 

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Il Fuoco Ardente della Memoria – Limes Romae

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"Noi desideriamo la vista massime per questo fine di sapere; e non quell’altra;

Noi desideriamo tra gli altri sensi massime la vista per sapere”

(Giordano Bruno, Spaccio de la Bestia Trionfante, Dialogo Secondo)

Nella ricorrenza dell’eccidio inquisitorio di Giordano Bruno non staremo qui, in queste sintetiche riflessioni, a perder tempo nell’inutile disputa tra credenti, laicisti e difensori del libero pensiero, bensì vorremo richiamare l’attenzione sul fulcro della Sapienza che il Nolano volle rappresentare con la sua vita e le sue opere, null’altro essendo realmente di nostro interesse. Rileggendo Bruno spesso ci sovviene alla mente Il Discorso Segreto sulla Montagna tra Ermete e il figlio Tat, piccola ma preziosa sintesi di quelle che sono le componenti essenziali e indispensabili della rigenerazione ermetica, in un cui verso reperiamo utili indicazioni (legate indissolubilmente ai Versi d’Oro di Pitagora), seminate in una espressione lasciata lì, sotto la cenere, accesa sotto la cenere, che può risplendere magicamente. 

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Il Nolano e la natura magica del Divino – Luca Valentini

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“La natura non è altro che Dio nelle cose”

(Spaccio della Bestia Trionfante)

Disquisire sulla concezione del Divino presente nelle opere di Giordano Bruno rappresenta un impegno al quanto gravoso, sia per la complessità dell’approccio ermetico che vi si presenta, sia per la vastità delle fonti di riferimento. E’ d’uopo, comunque, sin dal principio, evidenziare come la dottrina bruniana si innesti perfettamente nel solco della più pura e platonica tradizione iniziatica d’Occidente, per l’idea, che già è possibile ritrovare nell’intera ecumene greco-romana – da Empedocle a Nonno di Panapoli, passando per Platone, Cicerone, Varrone e tutti i neoplatonici – che non sussista reale separazione nell’Universo e che lo stesso sia analogicamente e magicamente presente nella complessa fisiologia occulta dell’Uomo. Ciò ci induce, pertanto, a considerare la dottrina bruniana di pura natura magica, cioè altamente identificativa, che non contempla dualità alcuna, tra Uomo e Natura, tra Divino e Natura e soprattutto tra Uomo e Divino:

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A Giordano Bruno (1548-1600) – Manfredi Aureo Dal Piombo

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Giordano ho nome, della famiglia dei Bruni, della città de Nola vicina dodeci miglia a Napoli, nato et allevato in quella città, et la mea professione è stata, è di Littere et di ogni Scientia…

Nell’orizzonte della luce e della tenebra nient’altro possiamo infatti intendere se non l’ombra. Questa è nell’orizzonte del bene e del male, del vero e del falso. Qui si trova quel che può esser reso buono o cattivo, falso o conforme alla verità.

 Questa immagine di Bruno al rogo è stata realizzata da uno dei prelati testimoni oculari del rogo, da poco ritrovata in un documento dell’Archivio di Stato di Roma

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L’eroico furore della Conoscenza – Daniele Laganà

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In viva morte morta vita vivo

Venni, tra gli altri io, attratto dal desiderio di visitare la casa della Sapienza, ardente di contemplare codesto Palladio, onde non mi vergogno di aver sopportato la povertà, la malevolenza e l’odio dei miei, le esecrazioni, le ingratitudini di coloro ai quali volli giovare e giovai, gli effetti di un’estrema barbarie e d’una avarizia sordidissima; (…) Per il che non mi duole d’essere incorso in fatiche, dolori, esilio: che faticando profittai, soffrendo feci esperienza, vivendo esule imparai; che trovai in breve fatica lunga quiete, in leggera sofferenza gaudio immenso, in un angusto esilio una patria grandissima (Oratio valedictoria, in Opere latine)”. Giordano Bruno è stato un Mago nel senso più alto del termine, poiché ha trasmutato completamente la sua Filosofia in vita. Aveva chiaro, lo si evince dai suoi stessi scritti, il senso d’una missione che, mettendolo in lotta con il suo tempo, poteva chiamarlo, e lo chiamò, e scelte eroiche.

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