Articoli

Una lettera sul "Corpus" di Kremmerz: pareri e commenti. A cura di Orpheus

Visite: 17267

UNA LETTERA SUL "CORPUS" DI KREMMERZ

a cura di Orpheus

Da una lettrice che si firma “Maika” riceviamo una lunga e-mail nella quale si chiedono varie delucidazioni specifiche, alle quali abbiamo risposto privatamente, e il nostro parere in merito al post che segue, recuperato in rete, di interesse più generale:

Per quello che ne sò io, il Corpus attribuito al Kremmerz è stato reso pubblico, da un Ex CEURIANO, subito prima o subito dopo la morte di Carlo Coraggia, esso è composto da 7 libri i cui primi 3 riconducibili al Kremmerz, gli altri 4 riconducibili ad Erim de Catenaia suo principale detrattore in Vita ed in morte.
In realtà le pratiche scritte nel testo sono parziali, corrotte e sopratutto hanno una funzione decisamente diversa dal portare il lettore e sperimentatore ad un risultato osirideo.
Io ho sempre pensato che la vera tradizione può essere tramandata solo per via orale e mai scritta, infatti tra gli ermetisti si dice che la scrittura è figlia bastarda della conoscenza, in quanto può essere alterata.
Riguardo al percorso alchemico, descritto cosa posso dire? sicuramente è ermetismo alchimico che nulla a che fare con alchimia di laboratorio ed alchimie interne, si tratta di un percorso che dovrebbe portare al separando o caduceo ermetico, passando per i passaggi obbligati della creazione dei vari corpi, saturnio, lunare e mercuriale, alla potenziazione della Maria ovvero un corpo astrale indipendente in grado di agire su tutti i piani permettendo di trasmutare avvenimenti.
Chiaramente tra il dire e fare c'è molto piu' del mare.
Il fatto che i Kremmerziani, o sedicenti tali si scandalizzino, beh vorrei ricordare loro che la myriam cessò di esistere già dal 1912, in seguito allo scandalo Carreras, Infatti da allora il Kremmerz con lettera ufficiale sciolse le accademie, lasciando libero arbitrio a dei direttori, che tra pasticci e scandali vari portarono alla odierna situazione, vale a dire club di persone che non hanno di meglio da fare.
Ad ogni modo sempre riguardo al corpus come tutti i libri , sono strumenti magici, in quanto vi è impressa volontà e pensiero dell'autore, ed ogni lettore sentirà come suonare un campanello nella propria testa, rispondendo ad un' antico richiamo, alimentando il pensiero dell'autore e facendolo quindi vivo nello spirito.
(Da forumfree.it - “Malkuth” – 19-9-2013)

Risposta di Orpheus:

Sul famoso o famigerato “Corpus” sono dilagate negli anni ipotesi e leggende di tutti i generi, per cui risulta molto difficile per non dire impossibile fornire un quadro esatto di questo testo controverso.
Sembra tuttavia che l’originale comprendesse soltanto i primi tre libri (che all'atto pratico ne formano uno), e non i sette come annunciato e forse previsto da Kremmerz. Molto improbabile l’attribuzione dei quattro apocrifi stranamente “apparsi” negli anni Ottanta-Novanta, a Erim di Catenaia, anche se non è da escludersi che l’”anonimo” compilatore abbia attinto o si sia in parte ispirato a materiale più o meno riservato di questo e di altri autori o scuole esoteriche. Riferendoci dunque ai primi tre, una semplice analisi filologica e stilistica dell’opera, ne evidenzia oltre la probabile origine massonica, il carattere composito e una redazione affidata a più mani scandita da intervalli temporali piuttosto estesi. È possibile che Kremmerz abbia cercato di organizzare e “adattare” il testo sulla base delle proprie conoscenze ed esigenze, integrandolo con contributi personali laddove lo riteneva opportuno. Sicuramente non è stato reso pubblico soltanto da un ex-ceuriano, perché sappiamo invece per certo che i vari “Corpus” utilizzati e confrontati a suo tempo per la divulgazione o “profanazione” che dir si voglia, provenivano da un ex diretto discepolo “osirideo” di Kremmerz di Milano (Muciaccia, il quale assieme a Verginelli ebbe il "Corpus" da Kremmerz versando la "dote" in sterline-oro) e da un alto rappresentante fiorentino della Chiesa Gnostica (Carlesi), i quali, completamente all’oscuro dello scopo cui erano destinati, fornirono agli interessati i testi (vi furono poi altre persone - fra le quali ex-ceuriani e non solo - che contribuirono alla raccolta del materiale riservato per ottenerne in cambio altro, non sapendo che ne era già stata programmata la stampa). Per stessa ammissione pubblica di uno di tali “interessati”, è nota anche l’identità della “mente” dell’intera operazione, che agì principalmente per bassi motivi commerciali anche se presentata con tutt’altre finalità, sfruttando l'ingenuità e l'"entusiasmo giovanile" di altri.
Condivido la frase secondo la quale “la vera tradizione può essere tramandata solo per via orale e mai scritta”, anche se dovremmo intenderci sul concetto di “vera tradizione”, oggi assai nebuloso per molti. Se il “segreto”, ammesso che si possa ancora parlare di “segreto”, ha un senso, esso deve rimanere tale: dal momento in cui se ne scrive, ne viene automaticamente tradito e profanato lo spirito, per noti princìpi. Che il “Corpus” tratti “sicuramente di ermetismo alchimico” è ad esempio tutto da vedere e da dimostrare. Certamente non ha nulla a che vedere con l’alchimia di laboratorio, altra controversa materia spesso e volentieri intenzionalmente confusa con la spagyria e della quale non esistono più maestri, né con l’alchimia interna, quella vera, della quale almeno in Occidente si è persa quasi totalmente ogni traccia e maestro.
La Myriam cessò di esistere ufficialmente per precisa volontà dello stesso Kremmerz e non soltanto per lo “scandalo Carreras”. Disponiamo della documentazione di due sue circolari (agosto 1900 e giugno 1914) e di una lettera al segretario della fratellanza Lombardi (dicembre 1912) che lo confermano e comunque ben altri problemi e vicissitudini ne avevano già minato struttura e programmi. I risultati dei tentativi di esumazione e riesumazione successivi a questa data, lontani e recenti, sono sotto gli occhi di tutti, o meglio: di chi ha la volontà e la possibilità di analizzarne la storia con occhi obiettivi, senza lasciarsi deviare o distrarre dalle favolette che ancora si raccontano.
Sulle considerazioni finali della lettera non mi pronuncio e ognuno è libero di interpretarle come crede, sulla base, mi auguro, della propria e concreta esperienza personale.

-----------------------------------------------

 

Riceviamo e pubblichiamo:

(…) Mi congratulo con voi per la varietà di argomenti presenti e per l’obbiettività che dimostrate, che denota vero rispetto della libertà di pensiero. Noto anche una larghezza di vedute difficile a trovarsi nei siti kremmerziani che invece si somigliano tutti per scarsa informazione e abbondanza di presunzione. Com’è possibile fidarsi di chi falsa le carte per confondere le idee con le solite risposte farcite di vecchio opportunismo? Anche sul Corpus circolano troppe dicerie e perciò è sempre utile e positivo portare luce e chiarezza anche qui. Vi suggerisco questi post trovati su yahoo groups che certamente vi saranno già noti, secondo me adatti per capire qualcosa di più dei soliti guazzabugli kremmerziani. Spero in una vostra risposta. (G.C. – Giaveno)

"Che Kremmerz facesse parte dell'Ordine Osirideo Egizio siamo d'accordo.

Che all'interno dell'OOE fossero distribuiti, ai più alti livelli i "7 libri di Maria" (di cui Agape ne stampò i primi 3 con il nome Corpus Philosophorum ecc ecc) che descrivevano i processi per
addivenire Avatar (o Nume) siamo d'accordo. Che Kremmerz conoscesse a fondo il contenuto dei 7 libri di Maria siamo d'accordo.
Ma attenzione, i kremmerziani di Kremmerz (!), del Corpus non ne sapevano nulla.
Kremmerz fondò la Fratellanza Terapeutico Magica di Miriam a soli fini terapeutici e lo fece sotto l'onda di due eventi luttuosi: la morte del suo maestro Izar Bne Escur a seguito di una epidemia di
colera e sempre per un'altra coppia di epidemie di colera, ma antecedenti, la morte di 4 figli di Giustiniano Lebano, Sairitis Hus, maestro di Izar e successivamente di Kremmerz e gran maestro
dell'OOE. Fu solo per questo motivo che Kremmerz riuscì a convincere Sairitis a fondare la Fratellanza ed averne la benedizione obtorto collo, perché per Lebano l'ermetismo era da
mantenere limitato ad una ristretta cerchia di eletti, mentre il Formisano voleva mettere l'occultismo alla portata di tutti (pro salute populi). Ma quando si rese conto che i discepoli, più che per la terapeutica erano interessati al potere, tolse tutto di mezzo nel 1912 chiudendo d'autorità tutte le scuole.
Purtroppo non poté impedire che nel 1913 riaprissero due circoli (a Bari e a Roma), ma questi ormai cadevano sotto l'egida dell'OOE e ne diventarono praticamente una diramazione, se non un circolo esterno. Infatti la Delegazione Generale della Fratellanza impugnò la Pragmatica (lo statuto da lui redatto) che imponeva l'impossibilità da parte anche di Kremmerz stesso a poter disporre
delle scuole a suo piacimento e quindi riaprirono i due centri. E non essendoci più a capo Formisano, si riallacciarono direttamente all'OOE.
Ora, in questo panorama, secondo te è mai possibile che Kremmerz avesse diffuso certe conoscenze? Il Corpus è di produzione OOE. Basta guardare lo stile con cui è scritto, si discosta totalmente da quello di tutte le altre opere di Kremmerz. Quindi non è lui l'autore anche se sicuramente ne doveva conoscere contenuti e chiavi.

Chiavi: il Corpus in circolazione non è completo (mancano 4 libri) e la chiave di lettura non può essere che falsata e inesatta. Non credo che nessuno che abbia praticato seguendo le equazioni
moltiplicative del Corpus abbia realizzato nulla, tranne che le sue illusioni ed un Ego di proporzioni smisurate. Nella dimensione materiale non esistono segreti incomunicabili o vie accelerative di
valore divinizzante. Nell'Ermetismo si sfrutta l'analogia: chi pratica nella materia, é destinato a restare nella materia.
Detto questo se oggi guardiamo i Kremmerziani in circolazione, come hai detto tu, alcuni dicono che sia stato Kremmerz l'autore del Corpus ed altri no, ma, indipendentemente da questo, tutti sanno che cosa è il Corpus e che i suoi contenuti si rifanno agli insegnamenti dell'OOE.
Ciao. Joxtale”.

“Pax Pleroma Geppo,
Bontà divina una mail del 2003, un vero tuffo nel passato.
Con fare demodé potrei risponderti che un albero si riconosce dai frutti, e che quindi il Kremmerz può anche essere valutato attraverso i suoi attuali discepoli, anche se in linea di massima concordo nel ritenere cosa diversa un Maestro dagli epigoni.
In linea di massima il sottoscritto non ha mai imputato al Kremmerz il Corpus, come non ha mai negato che il Kremmerz lo possa aver scritto, limitandosi a sostenere che molti esoteristi nostrani avrebbero volentieri dato la mano destra per apporre il proprio nome sotto tale opera.
Del resto non sono neppure favorevole, ho i libri in oggetto, ad un'ipotesi di screditamento del maestro o di avvallo di altre scuole attraverso tali libri, proprio in virtù della posizione di nicchia che il Kremmerz ha ricoperto e ricopre nel panorama esoterico.
Si badi bene posizione di nicchia non significa non rilevante, ma in parte occultata al grande pubblico, del resto a parlare anche del Corpus, caro Geppo, siamo rimasti non in molti...
Che dici dopo pillole di cabala, ci possiamo lanciare in pillole di Corpus ?
Cordialmente MilleNomi”.

Risposta di Orpheus:

Molto francamente trovo nel primo post, forse perché ampiamente datato, una serie di ipotesi completamente gratuite e di inesattezze madornali, molto difficili da prendere in seria considerazione per un’eventuale risposta. Niente da dire o da aggiungere in merito al secondo, ampiamente condivisibile. 

---------------------------------------------

Fra le varie e-mail pervenuteci, abbiamo scelto per la pubblicazione la seguente, della quale riportiamo una sintesi, comprendente una serie di domande poste anche da altri utenti:

 

(…) Molto interessante poi il topic sul “Corpus”, spero ne possano venire informazioni serie su questo testo, che non lo nascondo, mi incuriosisce molto e sul quale avrei alcune domande da farvi. Per esempio si sa se esiste e dove la copia originale di Kremmerz? Qualcuno dice che si trova in Canada o negli Stati Uniti, se così fosse e si potesse consultare si taglierebbe la testa al toro finendola con tante polemiche. Si sa esattamente quando è stato scritto? Esistono che voi sappiate differenze di sostanza fra le copie delle varie scuole kremmerziane e quella pubblicata da Agape? Da dove proviene invece la copia pubblicata da Kemi? È vero o no che il Corpus in sé sarebbe inutilizzabile perché monco delle istruzioni orali per decifrarlo? È vero che anche la sua trascrizione doveva essere effettuata rispettando un rituale che veniva consegnato a parte? E per ultimo è vero che veniva fatto pagare 25 milioni di vecchie lire dal Ceur? Vi saluto e ringrazio anticipatamente per le risposte che vorrete darmi. (S.-Manfredonia)

 

Risposta di Orpheus:

 

Premettendo che non sono uno specialista del “Corpus” e che per alcune risposte mi sono avvalso della collaborazione del gentilissimo amico Syras e di altri esperti, passiamo alle Sue molte e non facili domande sperando di riuscire a soddisfare almeno parzialmente le Sue curiosità:

Molto interessante la prima domanda, ma da quanto mi risulta non si sa niente dell’esistenza di una copia originale di Kremmerz né, di conseguenza, dove possa essere eventualmente conservata. Da notare che lo stesso discorso vale per tutte le altre opere di Kremmerz, compresa la stesura definitiva della seconda serie dei Dialoghi, trovata dopo la scomparsa sulla sua scrivania a Beausoleil. Non sappiamo quando il “Corpus” possa essere stato scritto, anche se forse sarebbe più corretto precisare trascritto e ampliato, o corretto, da Kremmerz, perché concordo sulla concreta possibilità che si tratti di un testo composito, difficilmente databile (probabilmente della prima metà del diciannovesimo secolo e forse non completamente italiano), al quale Kremmerz ha tentato di dare una forma organica adattata ai tempi e alle proprie finalità.

Da quanto ne sappiamo non esistono differenze fondamentali fra le copie provenienti dalle scuola di diversa corrente kremmerziana e quella pubblicata dall’Agape, escludendo ovviamente i possibili refusi e le lacune inevitabili, riscontrabili in qualunque trascrizione. La copia pubblicata dalla casa editrice Kemi è un “riassunto” del “Corpus” circolante fra gli ermetisti kremmerziani e non, già dalla fine degli anni ’40 del secolo trascorso. Che il “Corpus” necessiti di specifiche istruzioni orali per essere decifrato, nonostante alcune voci messe in giro per scoraggiarne la diffusione, è un falso parziale: è evidente, e la storia ce lo conferma, che un testo di tal genere potrebbe richiedere “istruzioni” mirate per poterne comprendere le (molte) parti decisamente oscure, e non è escluso che qualcosa in questo senso avvenisse in passato, quando e se qualcuno poteva ritenersi in grado di farlo, ma non certo come regola. Non esistono insomma, perlomeno ufficialmente, istruzioni o chiavi orali per decriptare il testo, bensì varie versioni di istruzioni in parte scritte e in parte orali relative al successivo eventuale iter operativo. False anche le voci relative ad un “rituale” da compiersi contestualmente alla trascrizione del testo, a meno che per “rituale” si voglia intendere la richiesta di svolgere la suddetta trascrizione al lume di candela, dopo il tramonto, abbinando l’uso di incenso e mastice, come a volte indicato. È vero comunque che alcuni hanno ricevuto in passato istruzioni che prevedevano una copiatura del testo in precisi periodi, preceduta dal cosiddetto “rito quotidiano” e dalla condizione di “castità”, come è altrettanto vero che in tempi più recenti molti hanno preferito la sbrigativa soluzione delle fotocopie. L’ultima domanda è alquanto delicata, perché è esatto affermare in linea di massima che per accedere all’iniziazione osiridea (e di conseguenza al “Corpus”) la Ceur, basandosi su una lettera di Kremmerz, richiedesse una “dote” di 90 sterline in oro, equivalenti probabilmente in certi periodi degli anni ’70-‘80 a circa 25 milioni di lire, da devolvere all’”Ordine”. Tuttavia risulta accertato, con tanto di testimoni viventi, che tale “regola” non fosse applicata indiscriminatamente a tutti, e che coloro che non potevano disporre della somma necessaria ne erano esentati. Del resto la medesima “regola” era stata introdotta dallo stesso Kremmerz, quale conditio sine qua non per l’iscrizione come indiretti alle sue dipendenze all’Ordine.      

Se qualcuno disponesse di informazioni maggiori è naturalmente invitato ad intervenire.

---------------------------------

(…) Per contribuire alla discussione vi invio questi post recenti presentati nel forum di buddhismoitalia nel marzo del 2013, mi piacerebbe sentire il parere vostro e di altri utenti grazie. (L.R. – Messina).

 - Der Suchende: Il percorso evolutivo delineato da Kremmerz nei suoi scritti pubblici è – a grandi linee – il seguente:

CITAZIONE:

“l'aspirante, accettato nella "catena orante" da un Maestro Isiaco (...), inizia una serie di pratiche che consistono nella recitazione quotidiana di salmi in latino, nell'evocazione di un "genio complementare" che ha l'obiettivo di rettificare le tendenze sbilanciate (per karma, nascita, condizionamenti atavici e recenti) del novizio, in digiuni (totali e/o parziali) periodici, associati ad abluzioni/lavacri rituali, alla castità e alla recitazione di riti ad hoc, e soprattutto da una condotta di vita di stampo cattolico che Kremmerz riassume nel "buoni pensieri, buone parole, buone opere" e che consiste anche in una vita morigerata dal punto di vista morale, sessuale, alimentare.
Tutto ciò va sotto il nome di "purificazione": ovvero un processo che dovrebbe sgrossare la mentalità ordinaria e acuire la sensibilità del praticante fino a condurlo ad un primo grado di "ascenso" (evoluzione), alla "neutralità ermetica": uno stato di equilibrio e di silenzio interiore che
lo porti a percepire un secondo essere che vive in lui.

Tale "entità" viene definita da Kremmerz "uomo storico", "uomo antico", "anima antica" o tout court "Ermete", per spiegarlo a chi legge, cita il demone socratico.
"Storico" in quanto prodotto dalla serie di "reincarnazioni" che lo hanno condotto all'incarnazione presente.
Un Essere di gran lunga migliore e più evoluto del praticante, che diventa una sorta di "maestro interiore" che lo guiderà nei passi successivi del percorso.”

Secondo me, Krememrz fa parecchia confusione tra anima antica ed Ermete. In quanto spesso confonde stati evolutivi molto diversi: se può essere accettabile per un iniziato di alto grado e di antica storia animica che gli si risvegli un Ente parlante (frutto del lavoro di altre vite) assimilabile ad Ermete (spirito elevatissimo, alato, mobilissimo, messaggero degli Dei), risulta meno credibile che un praticante ordinario possa entrare in contatto con la propria Anima Antica, nei modi e nelle forme da lui descritte. Ammesso e non concesso che tale "anima" esista, ovvero che possieda un'identità. Sarebbe auspicabile un po' d'ordine e chiarezza su questi punti.

Considero acquisito quanto su questo forum è emerso sul "mago di Portici”.

Quindi l'obiettivo di questa proposta di discussione, non è quello di valutare la bontà o l'efficacia di quanto scritto sopra, il che mi pare scontato. Ma - al contrario - assumendo per assurdo, esclusivamente ai fini della discussione, che il Kremmerz fosse in buona fede (...) mi interessa molto il parere e la valutazione degli addetti ai lavori sul percorso descritto e sul concetto di Uomo Storico/Ermete.
Grazie mille e saluti a tutti.

 - Voladores: Dovresti porre la domanda a chi si è cimentato nelle pratiche kremmerziane e soprattutto quelle del Corpus quali risultati ha conseguito.

 - Der Suchende: giusto. solo che non ne conosco. ecco perchè chiedevo il parere degli Ermetisti circa

quel programma operativo. Inoltre in rete ho trovato quest'altro brano di un kremmerziano:
CITAZIONE:

[...] Le possibilità di una vera trasmutazione secondo la tradizione solare sono in pratica talmente esigue, da potersi considerare nulle. Con ciò non intendiamo sottovalutare gli insegnamenti degli antichi alchimisti: si tratta tuttavia di una materia molto spinosa e più volte rivelata, perché non possa venire decifrata che da coloro che sono veramente degni.

Nell’antichità si narrava che solo i grandi Rabbini conoscessero l’esatta pronuncia del nome di Dio, la cui giusta traslitterazione faceva letteralmente esplodere il cervello dell’uomo pio, risvegliando subitamente in lui poteri sconosciuti ed aprendolo all’illuminazione.

Immagini dunque il lettore che il cosiddetto Segreto Alchemico consista nella traslitterazione di un Nome segreto, inciso profondamente nell’anima dell’iniziato. In questo semplice esempio sono contenuti tre assiomi fondamentali, sui quali invito il lettore a meditare attentamente:
-1°: L’Alchimia spirituale è riservata solo ai predestinati, ossia ad anime evolute giunte al termine del loro ciclo reincarnativo e pronte per la loro sublimazione finale.

-2°: Il Nome segreto deve essere scoperto direttamente dall’iniziato attraverso un lungo tragitto isiaco, strada di purificazione e di progressivo disvelamento della propria interiorità storica.

-3°: La vera traslitterazione del Nome, che conclude il processo trasmutativo, viene rivelata all’iniziato nel corso delle pratiche purificatorie e non può venire conosciuta, svelata o attuata senza l’intervento di Forze trascendenti. Neanche il Maestro visibile, a meno che non sia un vero Realizzato, ha il diritto e il potere di penetrare così profondamente nell’anima del discepolo.
Per quanto riguarda il primo punto, può sembrare a prima vista che si tratti di una sorta di preclusione, di un serio ostacolo ad ogni legittima e sincera aspirazione all’ascesi. Predestinato però non vuol significare secondo noi prescelto da un dato Maestro (o da un Ordine visibile), ma che il discepolo è intrinsecamente maturo per un percorso diverso dal tragitto naturale, al quale sono destinati la maggior parte degli uomini in questa fase storica dell’umanità.
Non si senta amareggiato il nostro lettore: anzi il nostro incoraggiamento, a chi se la sente, è sempre e comunque di intraprendere il proprio viaggio all’interno di se stessi, al fine di verificare se esistano o meno le premesse per un tragitto superiore o di tipo solare.
La maturazione cui ci riferiamo [...] Riguarda invece l’evoluzione interiore (o animica) e la maturazione avvenute nel corso del complesso e misterioso processo reincarnativo.
[...] Vita dopo vita, esperienza dopo esperienza, tal nocciolo si arricchisce di contenuti, divenendo vieppiù maturo e predisponendosi alla germinazione. Tale germinazione corrisponde agli albori dell’autocoscienza. Una volta iniziato il processo di germinazione, l’essere interiore cessa di essere un semplice coagulo di energia inconscia, risvegliandosi lentamente alla vita psicologica e corporea e divenendo consapevole del proprio ambiente.

In quel preciso momento noi diciamo che l’anima inizia a risvegliarsi.

[...] da quel momento in poi condurrà un’esistenza separata, ma consapevole, all’interno della sua controparte materiale.

Procedendo nelle molteplici esperienze incarnative, l’Essere interiore (Uomo Storico) compie ulteriori passi avanti in senso maturativo. Dapprima in grado solo di influire inconsciamente sulla psiche umana, poco per volta si fa strada nella coscienza, divenendo capace di interloquire con la mente in maniera più o meno perfetta e intelligibile. A tal punto l’individuo è pronto per l’ulteriore percorso.
Le Strade Isiache si pongono l’obiettivo di accelerare, nei limiti del possibile, l’iter maturativo del discepolo secondo quanto abbiamo spiegato, conducendolo allo stato di Ermete (ossia di anima loquente): il che può avvenire o attraverso il linguaggio pensato (Demone Socratico) o tramite intuizioni e sogni lucidi.

Quando il Kremmerz parla di risvegliare l’Ermete, si riferisce fondamentalmente a ciò. Questo Ermete è del tutto cosciente delle sue passate esperienze, conoscendo le profonde ragioni karmiche che lo hanno condotto in quel dato corpo ed il carattere fondamentale secondo cui dovrà avvenire la sua ulteriore trasformazione […]

Ora, come si diceva, a meno che il Maestro visibile non sia un Realizzato, è molto difficile che il Nome segreto possa essere rivelato al discepolo. Al contrario è lo stesso iniziato che, giunto allo stato di Ermete, deve scoprirlo dentro di sè. Ma questo potrà avvenire solo quando, completato il risveglio interiore e sviluppata una sensibilità mistica, egli entrerà in rapporto con l’Invisibile e con le Intelligenze Maestre che appartengono alla sua Tradizione. In tal senso l’Ermetismo, nelle sue fasi più avanzate, è una scienza divina mai profanabile, a meno di non voler cadere fatalmente nell’illusione.[...]
Sull'ascesi ermetica parte I – Amonosis

 - Dorje e Gabbana: Si tratta di imprecisioni grossolane. Il Kremmerziano/autore del brano confonde in modo becero i supremi livelli della teurgia dove viene richiesta la conoscenza "dei nomi supremi/del nome supremo", come era nelle potestà del primo sacerdote ebraico del lignaggio Levita proveniente da Aronne. Esso proferito una volta l'anno nel sancta sacntorum poteva assicurare l'imperium sulle forze sottili nel resto dell'anno in corso, a condizione dello stuato di purezza sacerdotale secondo la Regola levitica stessa.

Altra cosa sono le vie alchimiche dove i nomi non bastano e che si basano su "conoscenze operative" superiori

CITAZIONE:

Secondo me, Kremmerz fa parecchia confusione tra anima antica ed Ermete.

In realtà faceva confusione anche su molte altre cose, a livello magico, teurgico ed alchimico

- Voladores: E per quanto ne so io tra i differenti kremmerziani odierni nessuno ha ottenuto i poteri millantati dal Corpus...quindi , perché non renderlo pubblico, se é ancora valido, forse qualche individuo dotato potrà sperimentare le capacità promesse dalla tradizione kremmerziana.

----------------------------------

(da Maika): Vi ringrazio della risposta e delle informazioni, che almeno mi hanno chiarito alcuni punti rimasti in sospeso. Spero che anche altri partecipino con le loro impressioni e meglio ancora se ci informano circa le loro esperienze. (…)

 

(da De Sulphure): (…) È positivo che si possa discutere finalmente anche di questo libro tabù. Per quanto ne so io, cioè per la mia esperienza, di esso non si sa quasi nulla di certo. Giorni fa ne ho parlato ad un incontro buddista con due vecchi kremmerziani che hanno ammesso di non averci mai capito nulla e che non avevano mai conosciuto qualcuno che avesse ottenuto qualche risultato. La mia domanda è questa: i kremmerziani seri, se ce ne sono, non dovrebbero sentire il dovere di parlare di questi e di altri risultati mancati o di quelli ottenuti? Ma che non si trovino le solite scappatoie. (…)

 

(da G.C.): Ho notato che in un post viene citato lo “scomparso” Dorie e Gabbana, il tanto celebrato Dorje e Gabbana che in tanti osannavano ed applaudivano con cori da stadio ad ogni sua esternazione. Poi dopo il ribaltone c’è chi si è dileguato, chi si è pentito e chi ha pensato bene di lavarsi la coscienza rovesciando su di lui accuse ed immondizia. Non discuto chi lo ha sempre criticato a viso aperto ma di chi prima lo incensava e poi lo ha tradito. Ma bravi! Il tipico voltafaccia all’italiana e senza che nemmeno abbia potuto difendersi. Io non sono mai stato né pro’ né contro ma seguivo con molto interesse i suoi interventi in molti casi centrati e mi piacerebbe molto se leggesse questo appello, sperando vogliate pubblicarlo, per sentire la sua anche su questo argomento, grazie. (…)

 

(da Pietro M.): (…) Sinceramente rimango molto scettico leggendo questo genere di discussioni, che una volta sedimentate e rilette a distanza lasciano il tempo che trovano e poco o niente aggiungono a ciò che già è risaputo. Ma non vorrei essere frainteso: non rifiuto pregiudizialmente la possibilità che da esse si acquisiscano notizie, ipotesi o dettagli di un qualche interesse, ma per non rimanere incagliati nel verbalismo superficiale suggerirei maggiori attenzione alle fonti storiche e bibliografiche, aggiungendo i necessari riferimenti quando si producono citazioni in tal senso. Per non soffocare le informazioni utili, eviterei per esempio l’aneddotica indimostrabile, le poco serie citazioni di fonti anonime, del genere “un amico mi ha detto, ho sentito dire, pare che, ecc.” o frasi ed episodi attribuiti a persone scomparse che non possono più confermare o smentire, metodo ancor meno serio, a meno che ci si assuma la responsabilità di ciò che si scrive con nome e cognome. Questo vale sia per la storia dell’ermetismo, già particolarmente intricata e controversa per note ragioni, che per le discussioni che intendono far luce su questo o quel punto, come per lo stesso “Corpus”. Visti i deludenti precedenti, sarebbe auspicabile che anche nelle discussioni si operasse un salto di qualità, contribuendo in tal modo a colmare le eccessive lacune documentali che paralizzano la ricerca seria. Vi ringrazio dell’attenzione e saluto tutti cordialmente. 

(da Maika): Visto che la discussione si à abbastanza sviluppata vi invio per completezza anche le parti che non avevo inserito nel mio post precedente. Vorrei chiedere inoltre se vi risulta pubblicato in rete il corpus dell’Agape, grazie. (…):

“AmArAntha: Alcuni testi riferiti al kremmerz, nella pratica osiridea, parlano di un procedimento di alchimia che permetterebbe già dalla vita terrena sperimentare le capacità del corpo astrale. Alla base del sistema c'è l'assimilazione del proprio sperma, o del sangue mestruale, in particolari giorni dell'anno, seguendo una dieta particolare, ecc. Lo stesso Israel Regardie, accennava che durante la "messa gnostica" i fluidi del "cinabro" dovevano poi essere ingeriti. Ho letto che esiste anche una tradizione che si trova in India, nelle pratiche a volte ributtanti di Aghori e Kapalika, l'ala estrema del movimento tantrico. Qua il fine è tuttavia diverso, in parole povere si tratta di ricongiungersi con l'Assoluto a differenza di Kremmerz, infatti nei suoi scritti sulla paternità di tali dottrine vige una turbolenta querelle. Si dice che queste pratiche dovrebbero garantire la creazione dell'immortale corpo di Luce. L'opera rispettivamente al nero, al rosso e al bianco corrisponderebbe a tre pratiche di magia sessuale cui è possibile risalire senza essere troppo espliciti... Inoltre si aggiunge la pratica della spermatofagia. Cosa potete dirmi a riguardo?

Solpetra: Che il kremmerz non ci ha capito un' acca di Alchimia e specialmente di cinabro.

Comunque sono in tanti gli asini che lavorano su ‘ste robe credendo di arrivare da qualche parte. 

Jdana: Apparte che tutte le info sulle pratiche sessuali attribuite al Kremmerz non sono state scritte o dette da lui. Di queste pratiche si parla nel "Corpus" che i Kremmerziani definiscono "PORCUS"... Non ho mai sentito parlare di Aghori che praticano spermatofagia, semmai praticano, oltre ad altre 1000 pratiche, la saprofagia (si dice così?) ovvero mangiano resti umani per dissolvere il loro Ego e raggiungere la beatitutdine. Cosa c'entra il Cinabro e le messe gnostiche... Bha...

Zoe: Non ci hanno capito nulla. Per esempio il lavoro con i fluidi sessuali non è di fagia (che schifo!!) ma di sublimazione fisica attraverso meditazioni e pratiche specifiche, che trasmutano questi fluidi facendoli salire fino allo shivanetra. In india poi vagli a dire che ti mangi il tuo sangue mestruale, quando è considerato qualcosa di "impuro" visto che è il prodotto che la donna elimina durante i suoi giorni di purificazione. Rimettiglielo dentro, così ha fatto tanto lavoro inutile. La gente parla e scrive tanto facilmente di fluidi sessuali e pratiche sessuali senza saperne nulla. Senza sapere cosa sono realmente, senza sapere che prima di fare certi lavori devi già aver risvegliato e avere un certo controllo su kundalini, senza sapere che sono pratiche che vanno seguite da un guru in determinati ambienti precisi accompagnati da rituali precisi e complessi...

Se poi in qualche tradizione esistono effettivamente pratiche tantriche (non necessariamente sessuali) che corrispondono al nero, al bianco e al rosso non lo sò, ma sinceramente detta così mi fa solo dubitare parecchio in quanto non avrebbe senso. Il nero, il bianco e il rosso sono fasi del processo alchemico beh definite da determinate trasformazioni della materia. Fasi che nell'alchimia interna si ripropongono nel tuo corpo. Per far si che avvengano queste fasi dubito fortemente che ci sia una tecnica specifica che le accende come un accendino...

Lee: Non è alchimia. Non è Kapalika ed Aghori. Non è spiritualità. Ma come si è arrivati a questo?

La storia è facile...Quando nelle tecniche di tantrismo si usa una qualsiasi pratica che concerne la sessualità, l'energia deve essere sublimata e non espulsa. Fra le tante pratiche che ci sono, è richiesta anche una componente fisica... ed è il vajroli, la ritenzione dello sperma. Ossia portare anche i fluidi corporei verso l'alto e non disperderli fuori. Premesso che questa pratica è solo UNA PICCOLISSIMA PARTE DI UN INTERO SISTEMA, andiamo a vedere cosa è successo:
Pratica tantrica elevata -> necessità di accompagnare alla pratica alcune componenti fisiche -> ritenzione dello sperma. Problema 1: Non ho capito un c(…) del sistema indiano, per me è solo una scopata. Problema 2: Non so fare la ritenzione (dato che è difficilissima) e quindi invece di sublimare i fluidi (e l'energia) come dovrei, mi trovo a spargere tutto al di fuori di me sprecando e gettando via. Soluzione: Me lo rimangio... ovvio, no? Ed ecco che la gente pastrocchia con sto sperma... (…).

AlessandrO:  Il problema coi “corpi” kremmerziani è che non si sa quali siano originali.

Si sa che alcuni sono fake terrifici (il famoso sputo della luna), mentre altri sono stati "occultati" da allievi del kremmerz in quanto ritenuti incomprensibili per la maggior parte degli allievi. Se sia vero o no, se sia materiale valido o no, non posso saperlo. Però so che è detenuto da allievi diretti di Kremmerz che NON militano tra i kremmerziani, anzi. Già sto fatto secondo me attribuisce una maggiore "buona fede" a tali scritti. Ad ogni modo, il problema sostanziale del sesso nel campo "spirituale" è in realtà di una ovvietà assurda, soprattutto dal punto di vista tantrico, siamo noi occidentali che lo rendiamo complesso. Innanzi tutto, erriamo nell'attribuzione o meglio equazione tantra=sesso. I tantra sono in realtà sistemi di realizzazione (con parti pratiche e teoriche e teologiche) che a me piace definire "integrati". Mirano cioè a "reintegrare nel divino" l'intera compagine umana, senza esclusione alcuna. Questa "senza esclusione" necessariamente comporta l'integrazione anche di aspetti (come il sesso) spesso "censurati" da altre vie.
Ma non solo del sesso. Quindi il sesso è una componente delle vie tantriche, si, ma ne è una componente al pari di molte altre (il rapporto con la morte ad esempio, con la famiglia, con le divinità, con la società, etc.). Per ognuno di questi aspetti, i tantra hanno sviluppato "strumenti" atti a sublimare ogni azione sul piano spirituale. Talvolta, attraverso pratiche che ne realizzano l'interiorizzazione, altre volte ponendo al contrario il divino nell'azione (sacralizzazione del proprio operato).
Esistono come ha già ben detto lee in due post pratiche sessuali o comunque "strumenti" che se applicati al "sesso" possono aiutare nel cammino tantrico. Tuttavia sono strumenti che possono tranquillamente disintegrare l'iniziando, anche fisicamente. Faccio l'esempio citato da lee del Vajroli, che si può trovare in varie pratiche in tre differenti diciamo "versioni":
- il blocco fisico del perineo, che inibisce l'eiaculazione e aiuterebbe l'iniziando a "spingere" l'orgasmo verso la base della spina dorsale, a fare da "combustibile" a kundalini.
- il blocco respiratorio del perineo/eiaculazione, senza l'aiuto fisico come nel caso precedente.
- il blocco esclusivamente eterico dell'eiaculazione. In questo caso c'è l'eiaculazione si, ma in quanto "operazione di spurgo" nella materialità del seme, mentre la parte eterica va comunque a fare da combustibile come sopra. Dico solo che il Vajroli, soprattutto fisico, se non coadiuvato da purificazioni ed esercizi vari e se abusato, può creare SERISSIMI problemi alla prostata, tanto per dirne una. Senza menzionare il fatto che le tecniche sessuali - parlo per esperienza - generano corto circuiti, traumi interni, che sono si alla base di un percorso di crescita....ma se non si hanno gli strumenti e la tempra, beh si fa una finaccia. Ci si trasmuta in animali e null'altro.
Discorso sperma e quant'altro: non mi è purtroppo possibile determinare con certezza l'assenza dai rituali kashmiri/kaula dell'utilizzo di tali sostanze. Per il semplice fatto che gli autori usano spesso i medesimi termini sanscriti per diversi concetti, tra i quali anche quello dei liquidi fisici. Per me rimarrà un mistero, anche perché non è che sia particolarmente interessato a sperimentare LOL.
Personalmente mi allineo con Lee comunque nel sostenere che nell'ambito occidentale moderno non si è semplicemente capito nulla in merito e si è andati nel paradosso se non nel ridicolo.
Alla base, la solita necessità da complesso di estremizzare ogni cosa.”

-----------------------------

Un utente che desidera rimanere anonimo ci segnala questo post (da Yahoo-groups):

"- Invitato a parlare rispondo. Per quanto riguarda gli aspetti "storici" del corpus, credo che non ci sia molto da aggiungere. Si parla di un corpus di insegnamenti trasmutatori (e non di "magia sessuale", intesa come utilizzo della forza scatenata dal sesso per creare le cause di un evento che modifichi il continuum spazio-temporale che chiamiamo realtà), che propiziavano la separazione dei corpi "sottili" (i quali non sono "parti" divise dell'uomo, che è e resta uno, ma si tratta di diverse modalità dell'essere), e dunque la formazione di un qualcosa che sopravvivesse alla morte fisica...

Tale scritto fu profanato una prima volta nel 1916 (venduto ai Gesuiti, dacchè il rimettere da parte del Kremmerz del suo impegno con le accademie miriamiche e i discepoli osiridei).
In epoca successiva si dice (e al riguardo è stato portato avanti un interessante studio sulla ml di yahoo "gruppo di ur", intitolato "Nuovi dialoghi sull'ermetismo") che qualcuno abbia prodotto un falso corpus (corrispondente al testo di 3 libri pubblicato, e quindi profanato nuovamente, da Agape nel 1988-89) in cui inserì, tra l'altro, il parlare "in chiaro" di pratiche spermatofagiche o menstruofagiche. Questo qualcuno viene fatto coincidere con A. Del Guercio, che avrebbe agito per screditare la via kremmerziana, a vantaggio dei tradizionalisti cattolici. A riprova delle probabili inserzioni, vi è anche il fatto che Kremmerz non parlò mai "in chiaro" nei suoi scritti, pubblici o privati che fossero, se non mantenendo l'allusione al simbolo, senza mai togliere il velo (prova ne sono gli scritti privati riservati ai propri discepoli osiridei, oramai anche quelli di dominio pubblico: "Lettera sulla castità" e "La via ermetica monomiale"). Inoltre, a suffragio dell'infondatezza delle pratiche aggiunte allo pseudocorpus, vi sono le monografie di Abraxa contenute nell' "Introduzione alla magia quale scienza dell'Io", ove l'osirideo dipendente dal Kremmerz descrive ne "La magia dei congiungimenti" come la via da cavalcare in quest'insegnamento sia piuttosto quella della ritenzione, di cui parla anche Evola ne "La metafisica del sesso", essendo l'emissione del seme già un fluire della forza sessuale "verso il basso". Questo in teoria, poi sta a ciascuno che voglia lo sperimentare.
Quanto ai 4 successivi libri (che porterebbero a 7 il novero dei totali), pubblicati dall'edizione chiamata "Lo sputo della luna", essi sarebbero spurii, sebbene possano esser stati composti sempre basandosi su dottrine ermetiche tradizionali, ma volutamente o meno malcomprese.
Essi poco hanno a che fare con la dottrina di cui il Kremmerz si fece portatore. Dottrina che è bene ricordare, perchè si eviti di creare una nuova religione chiamata "kremmerzianesimo" (mentre invece il maestro di Portici stesso invitava sempre a non aver "fede" in nessuno, ma sperimentare in sè e per sè), non fu creata da lui, ma gli derivava da varie tradizioni sapienzali occidentali.
Anche gli autentici documenti indirizzati dal Kremmerz ai suoi discepoli (v. "Lettera sulla castità", "La via ermetica monomiale") sono riportati in tale edizione in modo non completo. E per quanto riguarda la cosidetta "magia avatarica", il Formisano in realtà non lasciò a riguardo che pochissimi accenni, portandosi forse con sè anche quest'ulteriore segreto quando ci lasciò... (a riguardo uno studio è stato fatto sulla rivista "Elixir" n°1). Quello che, a mio avviso è poco chiaro, è se sia vero o meno che le pratiche dello pseudocorpus abbiano preso piede nell'ambito Ceur (cioè una delle ultime derivazioni dell'insegnamento kremmerziano), oppure se tale gruppo, il cui primo avallatore Hahajah (Parascandalo) era tra l'altro in ottimi rapporti con Harahel (De Cristo) dell'Accademia Pitagora (i cui continuatori sono proprio coloro i quali oggi rivendicano l'ortodossia, e che quindi si dicono possessori delle vere istruzioni della scuola kremmerziana), possedesse anch'esso le vere chiavi per i discepoli avanzati. In tal caso il sussurrare che in tale gruppo si praticasse lo pseudocorpus potrebbe essere un modo per screditarlo, nella corsa ad accaparrarsi gli ultimi scampoli del maestro. Al di là di queste note storiche, è un po' avvilente che quando un maestro si degna di diffondere sapienza a piene mani, tutto quello che resta dopo la di lui dipartita, siano degli uomini, troppo umani e poco divini, che strappano a pezzi i brandelli delle sue vesti, per farne reliquie o attestati di credibilità e legittimità. Pertanto, credo che chi sia veramente interessato all'insegnamento kremmerziano, faccia meglio a leggere le sue opere pubbliche, ed a faticare un bel po' per spolverare la sua anima dalle incrostazioni di finta personalità...è già tanto difficile imparare ad amare nel modo giusto, che per molti è prematuro pensare alle pratiche del...corpus!
A riguardo, dopo aver detto quanto sopra, invito, anche sull'argomento della sessualità a consultare quanto di sicuro è attribuibile al Kremmerz. Per esempio ne "La porta ermetica" viene delineata, tra l'altro con un'ironia ed un equilibrio invidiabile, con rapidi tratti la via da percorrere per iniziare.
Ne riporto un breve passo, ove parla del rapporto con il sesso, che noi occidentali, per via del cristianesimo, abbiamo vissuto prima con scarsa, ed ora, per reazione, con troppa, forse, libertà...
Oggidì si preferisce la quantità (e si fa "sesso", cioè un atto ginnico che non unisce magicamente i due ginnasti che lo praticano) alla qualità (che vorrebbe dire fare...l' Amore, che magicamente mette gli amanti in uno stato particolare di unione). "...l'iniziatura ad una scienza reintegrativa non è a confondersi con le teosofie e le religioni che vogliono mutare l'uomo in un angelo che suona il liuto in­nanzi al trono divino (facendogli ripudiare il corpo, suo primo laboratorio portatile); ma più modestamente aspira a che la bestia intelligente uomo si sviluppi fino alla purezza dei suoi poteri, sovrano del suo destino e libero e giusto padrone delle forze latenti e note che natura gli ha dato.
Così l'ipotesi religiosa ha dato per risultato tanti soggetti da manicomio che poi furono santificati per ammirazione delle nevropatie di tutte le forme nella storia della fede. 
Giuliano l'Apostata, che fu iniziato ai veri, non concepiva perché il paganesimo integro ed esuberante della iniziatura ro­mana dovesse sostituirsi con una eresia antimagica, che prepa­rava alla morte e non alla vita e che si chiamava cristianesimo appunto per un simbolo di morte.
La mente umana deve disporre del corpo fisico e non la­sciarsi soggiogare da esso, senza riparo e per fatalità, e il pri­mo potere che sviluppa la mentalità è quello di comandare, alle forze che prevaricano, di arrestarsi. Questo, lo stato della civiltà sociale odierno, già lo da ai migliori educati, poiché educazione pratica è quella di non lasciarsi trascinare dalla prepotenza degli istinti.
Ma voi, uomini di vita e di acume, non crederete che chi appare cosi, sia così.
Oggi l'educazione più che di reale predominio della mente sul corpo è di ipocrisia, che nasconde abilmente l'intemperanza degli uomini che più appaiono fortemente armati alla lotta.
Invece, per l'uomo che vuoi evolvete dallo stato animale allo stato integrale, il potere inibitorio della mente sui sensi deve essere reale, non apparente. Colui il quale, viceversa, si fa dominatore dei sensi per spegnerne le funzioni fino al punto che il giorno in cui se ne vuoi servire li trova atrofici, è semplicemente un nevrastenico in felicissimo. Da qui vedete quale abisso separa le due cose, magia e religione. L'asceta e l'iniziato si spogliano entrambi della necessità di amare. Il primo si rende incapace, il secondo volontariamente astemio. Se arriviamo a spogliarci delle passioni, ci avviciniamo al­la verità. Con le passioni che ci tormentano è inutile pensarci.
Con un regime sobrio di vita, senza eccessi, il corpo si fortifica. Se siete ammalati, digiunate. Rivolgete questo regime alle passioni e ai desiderii. Le passioni (da passio) sono sofferenze per desiderii non conseguiti o non soddisfatti abbastanza. Desiderate sobriamente e, quando il desiderio eccede, astenetevi. Questa ginnastica vi rende padroni di voi. Cosi potrete acquistare l'abito della sincerità e dire a voi stessi: io sono un uomo debole e devo correggermi - o io sono un pigro e devo essere solerte - o io mi sento un satiro e voglio di­ventare un uomo. Quest'ultimo esempio vi indichi che ciò che più ci allon­tana dalla integrazione dei poteri umani, il peccato peggiore, è il desiderio della voluttà, la cupidigia del possesso sessuale. È la cosa che fa scendere l'uomo civile al livello dei mandrilli. Dunque, mi domanderete, bisogna essere della scuola di S. Antonio Abate e casti come anacoreti per pervenire? No, miei cari amici, bisogna non prostituirsi mai, perché l'uomo e la donna si prostituiscono e scendono dal piedistallo umano quando si danno per la carne. È come il vizio della go­la. Il bisogno di vivere ci deve provvedere il cibo che ci ap­petisce, ma, senza il bisogno già soddisfatto, se mangiamo per sentire il sapore delle vivande, siamo dei maiali con l'apparenza umana.
Analogicamente è la prostituzione dell'uomo, nel quale non è l'insaziabile appetito prettamente fisico che lo deve determinare ad una soddisfazione degli istinti; mai un desiderio impuro turbi la vostra carne, e sempre impuro considerate ogni desiderio ses­suale in cui la respirazione della materia più grave vi chiama al sacrificio della vostra dignità di uomo o di donna.
Considerate però la cupidigia non come i cristiani cattolici, ma come gli uomini più evoluti.
Una delle cose più aristocratiche della vita umana è la pro­pria donazione intera, in un attimo di oblio dell'universo, per­ché in quell'attimo tutto l'universo sfavilla e vibra in noi.
È aristocratico e divino quando un amore vero, profondo, inten­so, che è comprensione, è luce, è manifestazione di un mondo nascosto agli occhi delle bestie, ci domanda il sacrificio dell'at­to nella sua nobiltà di pensiero e d'immagine. È la più sozza delle cose quando l'amore vero e immenso è assente e la la­scivia dell'ozio e del sangue ci infanga. ...E conchiudo: Per essere uomo aspirante alla integralità ideale, che è la conoscenza delle forze latenti in noi, delle leggi di armonia che ci legano alla natura universa...padronanza di tutte le forme di manifestazioni in noi dell'Ermete, bisogna che la mente do­mini in maniera assoluta l'animale e ne disponga a suo piaci­mento.
Per questo bisogna assolutamente allontanarsi dalle forme religiose in cui l'entità mentale e morale dell'uomo mira a li­berarsi della tirannia del corpo fisico, per realizzare una mo­struosità ipotetica di uomo-spirito senza corpo materiale pesante. ...Pare poco, è vero, il tanto che ho detto."
PARE POCO, E' VERO, IL TANTO CHE HA DETTO! Cordiali saluti."

 -------------------------------------------

(da G.L. - Isernia) (…) L’argomento della discussione è veramente interessante ma conoscendo molto bene la storia kremmerziana dubito anch’io possano affacciarsi novità importanti. Il problema è che nessuno, Kremmerz compreso, ha mai parlato chiaro sul Corpus, sempre per altro coperto dall’obbligo del segreto e dal divieto di parlarne fra kremmerziani e dalla mancanza di informazioni fruibili da fonti terze. Sono anni che circolano serie domande su questo libro, ma perché chi avrebbe la possibilità di rispondere tace? Ormai non si può più parlare di obbligo di mantenere un segreto che segreto non è più, quindi è la volontà di fare chiarezza che manca? Oppure si teme portando alla luce del sole certi problemi di ammettere responsabilità e fallimenti che già a suo tempo misero alle corde anche Kremmerz? Cosa sappiamo in fin dei conti con certezza di esso? Poco o niente e quel poco è pieno di dubbi e di versioni contrastanti. Si sa forse con certezza quando è stato scritto? Si conoscono commenti autorevoli su di esso? I kremmerziani sono reticenti su questi e molti altri argomenti non per fedeltà al silenzio ma perché loro stessi non ne sanno o capiscono niente. Fra i tanti “si dice” circola la voce che i Gesuiti ne acquistarono una copia nel 1916, ma sarà poi vero oppure si tratta di una delle manovre evasive di Kremmerz per sganciarsi da responsabilità e pressioni che non poteva più sostenere? E poi ancora siamo sicuri che quel Corpus corrisponde veramente a quello che noi conosciamo, o come qualcuno afferma è tutt’altra cosa? Mi trova d’accordo chi scrive che non si conoscono testi olografi di Kremmerz per cui possiamo ritenere di provenienza certa solo le opere pubblicate quando era ancora in vita. Sul resto e sulla vera origine di pratiche interne e più riservate personalmente nutro molti dubbi. (…)

--------------------------

- Da “Maika” riceviamo quest’ulteriore contributo:

“Giustiniano Lebano, fu dignitario della massoneria del Grande Oriente, della Società Teosofica, del rito di Memphis di Pessina e poi del Rito di Memphis e Misraim unificato da Garibaldi. Raccolse una grande biblioteca di rari e antichi testi iniziatici e alchemici dove riceveva occultisti di tutta Europa. Commentò, in polemica con la Chiesa Romana, rimasta "a rappresentare l’ignoranza, l’oscurantismo, e la superstizione"il "Cantico dei Cantici", dove il problema dell’Inferno e la discesa agli inferi vennero interpretati come allegorie delle antiche iniziazioni. Il 25 ottobre 1910, sulla rivista esoterica kremmerziana "Commentarium", un personaggio che si firmava "Ottaviano", invitava i lettori interessati agli argomenti iniziatici a leggere il volume di Lebano sull’inferno. Sembra certo che "Ottaviano" fosse Leone Caetani (1869-1935), principe di Teano e duca di Sermoneta. Egli rimandava a Lebano, segnalando come l’ambiente iniziatico-paganeggiante romano e quello esoterico-egizio partenopeo fossero entrati in contatto: in effetti Caetani e Lebano facevano parte dell’Ordine Egizio, insieme al citato Pasquale de Servis. De Servis abitava a Portici nella casa di proprietà della signora Gaetana Argano. Il figlio della signora Argano era Ciro Formisano (1861-1930), noto alla storia della magia con il nome di Giuliano Kremmerz (o Kremm-Erz) che, attraverso De Servis, entrò in contatto con Lebano e con Leone Caetani. Nel 1894 moriva de Servis. Nel 1897 Kremmerz iniziò la pubblicazione della rivista "II Mondo Secreto", e, due anni dopo, del bollettino "La Medicina Ermetica". Dopo la pubblicazione di altri importanti scritti fra cui "La Porta Ermetica", negli anni 1910-11 farà uscire a Bari la nuova rivista, "Commentarium". Già nel 1896 Kremmerz, sotto gli auspici del "Grande Oriente Egiziano" (emanazione di quell’"Ordine Egizio" che continuava la tradizione magico-egiziana napoletana), fondava la "S+P+H+C+I+" o "Fratellanza Terapeutica di Myriam" (F+Tm+di Myriam) che si manifestò con uno statuto del 22 dicembre 1909 dove si dichiarava voler riattivare una "fratellanza ad esempio delle antichissime sacerdotali isiache egiziane, di cui più recente e nota imitazione è la Rosa+Croce". Lo statuto, nei suoi sessanta commi, afferma che la Fratellanza dovrà occuparsi solo di medicina ermetica, di terapeutica magica, di psicurgia e taumaturgia al fine, quindi, di guarire o alleviare le sofferenze e le malattie. Myriam (Maria) è l’Iside, l’anima umana perfetta che, attraverso la Concezione Immacolata partorisce il Kristos, ma è anche la "Minerva medica" che è terapeutica. Il Kremmerz va ben oltre il magnetismo mesmeriano quando afferma che la Fratellanza costituisce con la sua catena di volontà pure e benefiche, la grande Myriam e che intorno ad essa si richiamano gruppi e falangi delle antichissime scuole iniziatiche isiache, "i Geni della medicina ermetica, della vita e della salute, gli Eoni più terribili della giustizia sacerdotale dei Templi. Si illuderebbe chi nel suo cuore nascondesse propositi diversi, non retti o incoffessabili. La scienza è del bene e del male, ma la nostra scuola è di solo bene". E’ chiaro, dunque, che le operazioni di magia isiaca, finalizzate alle guarigioni, sono di origini antichissime, egiziane e caldee. La ritualità prevede anche l’uso di alcuni Salmi effettivamente ritenuti curativi ed energetici. Nei riti terapeutici come il Rito del Kons-Sin-Dar o in quello dello Zike, sono usati alcuni Carmi, di origine caldeo-egizia, giunti fino ad oggi, attraverso la tradizione orale, come parole che non appartengono a nessuna lingua, destinati all’evocazione di "forze magnetiche" e che funzionano quasi meccanicamente per il suono che si emette pronunciandoli. I carmi erano stati fatti e costituiti con delle precise regole foniche: ciascuna articolazione corrisponde ad una vibrazione. Dunque i Carmi hanno una virtù anzitutto fisica perché, oltre alla ritualità, "le parole scandite, le sillabe, i suoni generatori, le vibrazioni di quel tale campo astrale della natura umana e terrestre, a prescindere dal lato iperfisico, diventano attivi in maniera concreta, matematica, precisa". I rituali della F+Tm+ di Myriam costituivano quella parte relativa alla magia isiaca del corpus che comprendeva i tre gradi relativi agli "Arcana Arcanorum" omaestrati osiridei in cui la Myriam, attraverso la Concezione Immacolata, partorisce il Kristos: e di che cosa questo significhi viene data più di una traccia, benché in modo sibillino, nelle pubblicazioni di Kremmerz. E’ per questo motivo che nel 1910 "Ottaviano" (Leone Caetani) prende congedo dalla rivista "Commentarium" imputando al Kremmerz di avere incautamente divulgato segreti magici sia pure per ragioni "umanitarie".

Passando all’esame del "Corpus Philosophorum totius magiae" del Kremmerz, ovvero ai gradi segreti degli "Arcana Arcanorum", si apprende come il culmine della magia "osiridea" consista nella "pratica del separando", una operazione alchemica interna e di trasmutazione in cui l’elemento solare dell’uomo viene progressivamente separato dagli elementi saturno, luna, mercurio. Se, durante le operazioni, la parte inferiore del lunare estende se stessa, se, in altre parole, si accresce la sua positività inferiore per ampliamento delle vibrazioni saturniane con predominio animale il vaso achimico si rompe e si genera uno stato uguale in potenza al saturniano, si genera cioè la Lilith. Se, invece, si estende la parte superiore negativa del lunare, per predominio di vita spirituale, si ha la Evè, compagna non più soggiogata al saturniano. Questa Evè, dice Kremmerz, "deve dormire quando la dolce incantagione ci pervade". Deve dormire, o meglio, essere neutra e immobile, mentre è viva l’intelligenza che la penetra e la comprende. Allora, come il serpe attorcigliato al bastone di mercurio, viene immobilizzata e neutralizzata e genera la Maria. Così la parte più densa del mercuriale e quella più eterea del lunare, formano una sintesi mercurio-luna. Questa sintesi o quintessenza è il figlio dell’essere unitario uomo, più forte dei genitori perché li lega. Il padre putativo è Giuseppe (apparato celebro-spinale) il quale lo accumula, la madre è Maria, ossia il lunare, come prima descritto, e nasce per opera e virtù dello Spirito Santo, ovvero del corpo mercuriale puro, o principio di vita, in congiungimento col lunare. E’ Genio, generato e generante, quando è piccolo è minacciato da Erode (Eros) perché può degradarsi alla corrente generativa, perdendo così la sua parte più sublime. La chiave di questa alchimia, porterà alla realizzazione del corpo di gloria, che dà poteri particolari, liberazione dalle reincarnazioni o di continuarle con la capacità di controllarle, è una forma di magia trasmutatoria. La quinta proposizione dell’egiziaca "Tavola di Smeraldo" (Separerai la Terra dal Fuoco, il sottile dallo spesso dolcemente e con grande industria. Esso sale al Cielo e nuovamente discende in Terra forte delle cose superiori e inferiori) sia pure in termini ermetici lascia intendere il tipo di operatività. Sulla rivista "Ibis", nel 1950 si parla più esplicitamente di "un serpente di soffiato di Murano che si mangia la coda" da utilizzare come Atanor alchemico. Per intendere il senso delle pratiche osiridee si deve tenere conto di tutta l’antropologia e la cosmologia propria del sacerdozio Egizio: le varie fasi del separando alchimico permettono la disgiunzione graduale degli elementi più elevati contenuti nella materia prima, da quelli più bassi. Per meglio rendere i concetti espressi, sottopongo alla vostra attenzione un brevissimo stralcio del Corpus del Maestro Giuliano Kremmerz, dove gli "Arcana Arcanorum" vengono dispiegati e svelate le pratiche per ottenere il separando alchimico.

Il separando.

"A questo punto dovrei scrivere le parole mistiche del tempio antico, gli eletti soli mi intenderanno e presuppongo che queste carte non capitino nelle mani dei perversi e di coloro che vogliono rapire il fuoco ai cieli per fini volgari. Dunque entro risolutamente nell’argomento e nella brevità più assoluta dirò tutto ciò che conviene dire, lasciando la pratica dell’arcano alla iniziativa di colui che mi intenderà pienamente e profondamente. Esiste un secreto che praticato con accorta sagacia e sottile intendimento rigenera la natura volgare dell’uomo e ne rinforza o ne dispone delle potenzialità angeliche o spirituali mobili. Questo secreto, di cui mi accingo a dare senza veli gli elementi indispensabili alla sua pratica, è antico quanto il diluvio. Ne custodirono gelosamente la trasmissione gli antichi sacerdoti. Tutti i libri sacri ne parlano. La Genesi, che tutti leggono inizialmente come uno schema tradizionale della creazione del tutto, rivela questo secreto nella descrizione del Paradiso Terrestre, nell’Albero del Bene e del Male, nella manifestazione del serpente ad Eva. L’Albero del Bene e del Male è il fusto che l’Ercole della mitologia greca adoperò per clava, e questo albero, si badi bene, è comunissimo nel mondo degli uomini. Attorno al suo tronco è avviluppato un serpente, il serpente degli antichi braccialetti egizi e che gli orafi pompeiani modellavano tanto finemente. Questo albero produce un frutto che è la cosa più grande ed eccellente che la natura ci presenti. Nessuno lo mangia. Esso si stacca dall’albero che lo genera per cadere sulla terra. Se entra in terreno fertile dà la vita ad un novello albero: è frutto ed è seme. La Bibbia non dice che questo sia l’Albero della Vita e della Morte; lo chiama invece del Bene e del Male, cioè di Ormuzd e di Ahriman. Ma se io lavoro questo seme aurifero, posso dargli, per la mia preparazione una potenza concentrante, una moltiplicazione non solamente rapida, ma di potenzialità illimitata nella sua riproduzione. Questo germe di tutte le cose, seme vegetale, animale o metallico, per l’unità di essenza di tutto l’Universo, in una sua parte occulta (nella parte, cioè, che racchiude la virtù generativa o vitale) è sempre identico a sé stesso. In altri termini, il principio di vita, l’essenza virtuale della generazione è contenuto nel seme di tutte le cose: questo principio di vita unico è il mercurio degli alchimisti. Questo principio mercuriale è contenuto in identica potenzialità in tutti i mercurii specifici, solamente varia per una aggiuntiva composizione di mezzo. L’alchimia concepisce una prima operazione sottile o ermetica di separare il mercurio composto come ce lo appresta la natura, in una quintessenza o spirito di vita, e in uno spirito di forma, di cui l’alchimista tende a sbarazzarsi. Il dissolvente per eccellenza che separa lo spirito vitale dalle forme o mercurio specifico, è la tinctura solis o Alkaest. Il mercurio composto è, nella determinazione delle forme, il più potente fissatore e ritenitore delle immagini proiettate. Esso ritiene e fissa le forme imposte, purché si trovi il modo sicuro di imporre al mercurio stesso l’immagine desiderata. Si rifletta su questo caposaldo del laboratorio alchemico che contiene in sé un germe, perciò non perdere parola, di quanto io scrivo, copiando dal libro di magia del pontefice dei maghi di Ur, Izar, e bada che io misuro le parole col compasso astrologico, e i non degni di comprendere non comprenderanno le mie parole chiare ed esplicite alla luce solare".

Ovviamente non posso divulgare altro relativamente agli "Arcana Arcanorum, credo che questo sia il primo convegno, non riservato ai soli iniziati, nel quale si siano affrontati tali temi. Se quanto detto è stato ben inteso e non frainteso, certamente altri incontri ci saranno. Ricordiamo che lo scopo unico di ciò è il miglioramento di noi stessi, al fine di iniziare a percorrere la Via della reintegrazione dell’uomo nei suoi originari poteri, virtù, potenze. Le defezioni, gli spergiuri, le calunnie, le ironie, le carceri ed i roghi di ogni tempo, non riusciranno mai a svilire il tesoro di questa Arte, poiché essa è come il cilindro dal quale il mago fa uscire nulla di più di quanto prima vi aveva messo dentro: così chi già possiede l’Oro dei Saggi, produrrà Oro; chi non possiede che vanità, voglia di prevaricare, stupidità, non produrrà altro che lo sterco del diavolo.” (Tratto da “Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraim”) 

---------------------

(da Melkizedek) – (…) Per ciò che riguarda il mio “curriculum” sono stato kremmerziano all’incirca per 15 anni fino al 1999. Ho frequentato da iscritto due diverse diramazioni più una fratria gnostico – martinista che assieme ad altro materiale proprio aveva adottato e distribuiva tutta la rituaria kremmerziana. Mi sento quindi di poterne parlare a ragion veduta anche se potrò omettere qualche particolare meno importante. Il Corpus ricevuto da tutti e tre questi rami era grosso modo identico, nel primo caso la copia che veniva data all’iscritto per la copiatura era dattiloscritta, nell’altro caso era un manoscritto e nell’ultimo una fotocopia di un’altra copia manoscritta. In due casi ho ricevuto poi delle istruzioni scritte da seguire dopo la copiatura e qualche spiegazione a voce. Nell’altro caso il Corpus mi fu dato “senza responsabilità da parte dei superiori” lasciandomi libero di muovermi come meglio credevo nella teoria e nella pratica, seguendo quello che la “mia Intelligenza o Hermes” mi dettava. In un solo caso ho ricevuto dopo la copiatura del Corpus una specie di investitura osiridea di “discepolo ammonio”, o ciò che mi è stato fatto credere esserlo, con anello e pergamena di consacrazione completa di timbri, nome cabalistico, cifra ammonia ecc. Evito di riferire del periodo che ne è seguito per chiari motivi e soprattutto perché da molti anni non frequento più ambienti kremmerziani. Mi colpisce però che a parte qualche accenno, a poco chiari patti di sangue, in nessuna discussione o forum o pubblicazione sia mai stato menzionato un particolare che reputo importante. Nel momento dell’investitura osiridea e solo in quella circostanza, mi si disse che la prassi rituale canonica prevedeva un prelievo di sangue, cosa che fu fatta senza fornirmi altre spiegazioni con mia forte e comprensibile perplessità. Nella seconda circostanza invece il rito fu molto più breve, mi fu praticata una piccola incisione nel palmo della mano e subito dopo con altro rito una goccia di sangue fu versata su un lembo di pergamena, dicendomi che faceva parte della “tradizione simbolica”. Nessuno mai sul momento né dopo mi ha saputo o voluto dare altre spiegazioni per questo particolare che mi turbò parecchio e che ancora mi fa pensare. Vorrei chiedere a voi o ad altri che potrebbero avere avuto la mia stessa esperienza se possono parlarne e possibilmente aiutarmi a chiarire i dubbi che ancora ho su questo punto per me ancora del tutto oscuro. (…)

(da Giondi): (…) se quei “continuatori i quali oggi rivendicano l'ortodossia, e che quindi si dicono possessori delle vere istruzioni della scuola kremmerziana” sono gli stessi che ho conosciuto io che hanno per capo la maestra del pollaio i risultati allora fanno veramente ridere. Quel poco o nulla che ha rubato o inventato lo usa solo per reclutare altri polli. Possono prendere in giro qualche mammalucco ma per una persona normalmente senziente ci vuole poco a capire che sono una manica di farabutti. E se loro rappresentano l’ortodossia del kremmerzianesimo allora chissà il resto! (…)

(Da Luciano B. - Milano): (…) Molti anni fa mi dedicai all’ermetismo kremmerziano frequentando in periodi diversi due gruppi dei quali uno asseriva essere erede ortodosso e legittimo della sua scuola. I fatti mi convinsero poi che si trattava dell’esatto opposto. Ma questo ormai conta poco perché quelle esperienze disastrose sono state abbondantemente superate. Per fortuita combinazione mi sono imbattuto in questo sito che mi ha molto incuriosito perché a differenza degli altri siti kremmerziani parla apertamente dei fatti scomodi e delle verità taciute accettando anche le critiche. Questo topic mi ha colpito più di altri per motivi personali che non sto a raccontare ma molto importanti e chi come me ha creduto ingenuamente insieme a tutto il resto che il corpus fosse il libro dei libri della magia kremmerziana può capire. Al culmine della mia prima esperienza ricevetti dalle mani di Gino Muciaccia di Milano il manoscritto di detto corpus che era la copia esatta di quello consegnatogli da Kremmerz e che a mia volta ricopiai a mano. Muciaccia era discepolo osirideo di Kremmerz e da lui iniziato a Montecarlo insieme al fraterno amico Vinci Verginelli nel 1926. Anni dopo ebbi modo di confrontare il mio corpus con altro di ex-affiliato alla CEUR di Roma e con quello stampato da Agape e posso affermare e confermare con certezza che virgola più virgola meno erano identici con l’eccezione di qualche minimo errore di copiatura. Dico questo in piena coscienza perché mi sento in dovere di smentire quei lestofanti matricolati che vogliono fare ancora credere il contrario ai postulanti in buona fede. Come ho udito dalla loro bocca essi proclamavano di possedere solo loro il vero corpus ma questo non è vero e non temo smentite. Quando chiesi di poter fare insieme ad essi un confronto ebbi per tutta risposta una risata ironica e le peggiori calunnie su Muciaccia e Verginelli. Tralascio il seguito perché rasenta l'ncredibile. Spero che vorrete pubblicare questa mia se la ritenete di qualche utilità come credo (…)    

 

Riflessioni sul Rito e sul Sacro, di Luca Valentini

Visite: 4506

Riflessioni sul Rito e sul Sacro     

di Luca Valentini

“Fate attenzione che il vostro fuoco non si spenga
neanche per un momento,
perché se una volta la materia diventa fredda,
la perdita dell’opera ne seguirà immancabilmente” (1)


Il tema che affronteremo in questo articolo – l’atto rituale come atto magico, sacrificale, ma anche sacrilego - potrà sembrare ai più di relativa importanza, magari legato a qualche cervellotica elucubrazione, che scarsamente potrà interessare coloro i quali della Tradizione hanno un’idea limitatamente culturale, velatamente borghese diremmo. Un’attenta analisi tuttavia persuaderà il lettore che quanto ci si propone di approfondire è di centrale e fondamentale essenzialità per qualsivoglia percorso formativo interiore, che possa e voglia ben discriminare direzioni sincretiche, vagamente esotiche o di autoreferenziale autorità iniziatica, da uno stile e da un’ascesi che non promettono paradisi sul monte Sinai, non garantiscono di sentirsi Cesari redivivi né assicurano alcun movimento di alcun tavolino a tre piedi, ma richiedono all’Eroe che intraprende l’impresa tutta la sua dedizione, tutto il suo sacrificio, tutta la sua vita, per la comprensione di ciò che campeggiava alto a Delfi, nel tempio dell’Apollo Iperboreo, Nosce te ipsum:”…l’anima dev’essere nuda di forme, se veramente desidera che nulla intervenga a ostacolare la pienezza e la folgorazione in lei da parte della Natura Prima”(2). Non esistendo, nel bene e nel male, alcuna realtà religiosa o iniziatica che non possa conformare la propria azione ad un riferimento trascendente, comprendere quale possa essere la forma mentis adeguata con cui approcciarsi alla dimensione sacrale, interiore, privata e pubblica allo stesso tempo, rappresenterà un modo particolare per delineare quello che abbiamo sempre definito lo stile, l’ordine interno, il carattere dell’uomo che si differenzia, per natura interna, dal volgo informe della modernità. In questa sede sarà nostra cura analizzare il senso della preghiera, in senso lato ed ampio, della ritualità nella doppia valenza che esse possono assumere: tradizionale, sacrificale e regolare la prima; moderna, controiniziatica e neospiritualista la seconda. Dobbiamo, preliminarmente, evidenziare il perché stiamo considerando unitariamente gli strumenti di ascenso personale della preghiera e del rito. Ravvisiamo, in tal guisa, come vi siano dei presupposti che comunemente ad entrambi garantiscono quei crismi di regolarità e di validità ermetica, che ne costituiscono, in quella che è la nostra personale visuale, cioè quella della Tradizione dell’Arte Metallica Occidentale, i due complementari strumenti di realizzazione individuale. Nel nostro discorso, pertanto, si presenterà una similitudine di riferimenti, ma un’identità di presupposti, affinché si chiarisca come medesimi siano i requisiti che necessariamente bisogna acquisire, per far in modo che la propria realtà sacrale si impossessi di quella autenticità, che richiama e attinge forze ed intuizioni dal mondo stellare dei Numi, in Cielo, in Terra, nell’Uomo. Iniziando a considerare come il termine rito derivi dal latino ritus e soprattutto dal sanscrito Rtà, come attualità perenne della Realtà Divina, esso va oltre ciò che comunemente si intende per preghiera nelle religioni devozionali, non essendo una domanda al Dio teistico, non una passività, una soggezione ad esso, ma rappresentando una vera e propria Azione, sicuramente la più alta tra le azioni. Esso rappresenta l’azione sacra per eccellenza, quella capace di rimanifestare la forza di un Numen, di un Eroe, di rinnovarne la virtù, la presenza effettiva del Divino nell’Umano:”…attua il dio dalla sostanza delle influenze convenute…qui si ha qualcosa, come uno sciogliere ed un risuggellare. Viene cioè rinnovato evocativamente il contatto con le forze infere che fanno da sub¬strato ad una divinificazione primordiale, ma altresì la violenza che le strappò a se stesse e le liberò in una forma superiore...”(3). Il senso sacrificale si esplicita già chiaramente, come viatico di mutazione ontologica, come trasmutazione di se stessi alla ricerca del proprio Io Superiore, con la naturale necessità di morire alla mondanità, alla fenomenicità, non con un messianico abbandono della vita, ma, al contrario, con la coagulazione di tutte le proprie forze interne, che possano e sappiano imporsi alla rete kantiana dei sensi, dell’ambiente, dell’educazione. Tale impresa è davvero eroica, perché all’Uomo richiede l’abbandono di tutte le proprie certezze, di tutti gli appigli del mondo, di tutti gli affetti, richiede che egli abbia il potere di rimanere saldo in sé senza la terra sotto i propri piedi, imperturbabile al bene ed al male, esotericamente fissando la propria natura. Da ciò si può evincere il perché in tutto il nostro discorso l’adesione ad una visione sacrale della vita sarà sempre accostata ad un alto senso sacrificale della ritualità, concepita come preghiera profonda, meditazione continua, come fiamma con non si esaurisce sotto la cenere, che destruttura il nostro composto psico-organico, lo separa, lo purifica e lo risalda, in una vera e propria operazione alchimica. Non ci si stupisca quando si accenni ad una ritualità presente, ma scarna, ad una preghiera profonda, ma a volte anche senza parole, ad una dimensione trascendente “vuota”, non piena di Divinità, ma colma di forze e potenze. Qui si ripresenta il significato simbolico dell’uccisione di Pitone, il serpente astrale, da parte di Apollo, il centro solfureo di Luce, come nello stemma ermetico di Cagliostro, in cui delle frecce trafiggono un serpente: la qualificazione rituale consiste nell’acquisire una precisa consapevolezza, secca, sottilmente ordinata e dominante, che non concede spazio a qualsivoglia medianità, a qualsivoglia spiritismo, a qualsivoglia pratica di affabulazione cerimoniale. L’essenzialità della pratica operativa deve presupporre e preannunciare, favorendola, l’essenzialità, la crudezza della propria disposizione animica, che è retto pensiero, che è libero sentire, che è volontà vivente:”La preghiera è un atto di concreta fluidificazione della volontà. Formulare l’idea e desiderarne la realizzazione è una preghiera…è il regno di Luce che voi invocate e cui voi vi dirigete”(4). Non è casuale, infatti, che medesime predisposizioni operative si ritrovino tra gli insegnamenti di noti ed importanti personaggi del Pitagorismo Iniziatico degli inizi dell’900, in cui l’abbondanza di logge, di convitati filosofici che predicano la facile iniziazione, insieme con un modus operandi all’insegna del misteriosofico, dell’effetto gestuale e della parola altisonante e criptica vengono indicati, giustamente, con percorsi abnormi che non possono condurre ad un corretto approccio verso un percorso rituale o iniziatico che sia. La semplicità, l’umiltà devono prevalere sui segni cabalistici, sugli sguardi magnetici, il “farsi fanciullo” essendo il requisito essenziale e non l’espansione indefinita dell’ego, con le sue subordinazioni sottili ed istintuali. E’ proprio da Ignis, da uno scritto di Giulio Capurro, riprendiamo qui ed in nota alcune considerazioni alquanto eloquenti sul metodo effettivamente pitagorico:”…l’uomo rinato dovrebbe essere come una lampada tenuta in alto: una lampada lucente non dovrebbe abbisognare di certi appoggi…E’ questione di metodi”(5). Si pone in essere un cammino di introspezione che rivela la crudezza di una realtà spirituale, quale si deve affermare nel proprio ambito sacrale, il quale necessariamente riflette come uno specchio tale condizione, anzi ne è principio ed importante ausilio. Il riferimento precedente ad una ritualità essenziale, ad una preghiera quasi muta è nel solco di tale discorso, è nel solco di una purificazione e di uno sgrossamento della propria esistenza, ma anche del proprio rapporto col Divino in sé e nel Cosmo. Tanto più tale rapporto sarà infarcito di barocchismo, di desiderio di ostentare le proprie insegne, di “propagandare” la propria “speciale” cultualità, tanto essa sarà piena di recitazioni autorevoli, di gesti scenici spettacolari (…e spesso ridicoli), tanto quel rapporto sarà labile, poco armonioso, spesso non basato su di una disciplina interna costante e duratura, incline alle fascinazioni più esotiche e transitorie del momento(6). L'uomo moderno, infatti, si muove in maniera asincronica, spinto dalle curiosità e dal desiderio di soddisfare i propri appetiti egoici e nel fare questo è per lo più diretto dal pensamento altrui. E questa omologazione, anche quando si orpella di simboli antichi, non ha nulla di sacrale, poiché il Sacro non è tangibile dai sensi, il Sacro si manifesta come un fulmine, esso corrisponde ad un "sussulto" che percuote l'intero Essere: tutti i Piani si mettono in movimento all'unisono. Non può esistere, pertanto, vero e serio praticante, di ermetismo, di magia trasmutativa, di ascesi pitagorica, esicastica o buddhista, di cultualità arcaica e pagana, che non rifletta limpidamente la virtù costante ed incrollabile della presenza a se stesso. Tutti i barocchismi interpretativi, le più sofisticate interpretazioni filosofiche, le più arcane simbologie, le più secrete prassi di preghiera ermetica o numenica, perdono ogni loro interno e serio significato, ogni valenza reale ed effettività palingenetica, se una cristallina lucidità coscienziale non assuma fissa dimora presso il proprio animo, se un’osservazione costante e vigile non sappia portar Luce sulle proprie Tenebre e sulle dominazioni, emozionali e psichiche, che ognuno, in ogni istante, subisce. Su tale argomento, che è di un’importanza capitale, purtroppo notiamo manifestarci una diffusa e profonda superficialità, segno di una consapevolezza parziale che non intacca in profondità la personalità, ma che ne inebria la lunare ed inconscia fascinazione per l’ignoto ed il vago quanto nebuloso mondo dell’occulto:”Finché sussiste codesto squilibrio nel composto umano, è assai difficile sacralizzare anche il più semplice atto iniziatico: la volontà del praticante è sottoposta alle continue pressioni esterne, l’attenzione è debole e deviata, l’amore per la ricerca e la contemplazione del Sacro sono frammentarie e disorganizzate”(7). Vi è, quindi, necessità di un COLLEGAMENTO REALE con il Sacro, vi è necessità di un nuovo "battesimo" ricevuto in status di purità mentale, vi è necessità di un atto trasmissorio di una FORZA più forte di tutte le forze, che nel passato è stata prerogativa di Re e Pontefici:”Il cemento originario delle organizzazioni tradizionali: esso spettava anzitutto al Re; era poi prerogativa delle caste aristocratiche e sacerdotali, della magistratura e, infine, dei patres, i capi famiglia”(8). Non a caso nella tradizione delle famiglie patrizie il riferimento ad avi semidivini o eroici era la manifestazione di una continuità rituale e sacrificale, che manteneva il contatto con il pneuma dell’antenato, che veniva perpetuato dal rispetto rigoroso di norme, gesti e parole: nelle caste superiori, come nella magistratura, ogni variante invalidava il legame dell’evocatore col Numen(9). Altro aspetto del sacrificio è la sua totale spersonalizzazione: al contrario di quanto cercano i moderni fattucchieri, nell’atto magico nulla si cerca per se stessi, dovendo essere “nullo” il frutto dell’azione. Non casuale, infatti, è la richiamata figura dell’Eroe, il quale ci conduce verso il culto sacrale ed impersonale della Mors Triumphalis:”…compi ogni azione liberandoti dai legami, equanime nel successo e nell’insuccesso…” (Baghavad-gità). La via indicata, pertanto, è per sua stessa natura, come già evidenziato, aristocratica, elitaria, iniziatica, riservata a soli Hestos, coloro che sono in piedi, che richiedeva e richiede una precisa qualificazione spirituale, la quale segna l’abissale differenza tra un’idea del rito rettamente tradizionale ed un’idea contraffatta di esso, sacrilega, frutto della volgarizzazione neospiritualista e di un’inversione controiniziatica. Le parole di Julius Evola ci aiuteranno a qualificare tale dicotomia, iniziando una vera e propria analisi di ciò che devesi intendere per azione sacrilega:”Alterando una legge, un sigillo di dominio sovrannaturale è sciolto, forze oscure, ambigue, temibili ritornano allo stato libero..Il rito o il sacrificio tralasciato, compiuto da persona non qualificata o eseguito in modo comunque difforme dalle regole tradizionali, era principio di sventura: esso rimetteva allo stato libero forze temibili sia nell'ordine morale che in quello materiale, sia per gli individui, sia per la collettività. Trasformava gli dei in nemici”(10). La Forza Universale, la Potenza-Shakti, che è fonte di pericolo e di morte (gli Dèi Mani), che solo un eroe qualificato può affrontare e soggiogare: chi la sublima e la fissa con il Rito, ripercorre le avventure di Ercole che “conquista” l’immortalità olimpica, che realizza la Verità, la Realtà (Rtà=ritus=rito), la Vittoria. Chi non è qualificato, chi non ha le norme della continuità commette l’errore (non il peccato!) di affrontare (la Forza) fuori dal Rito, viene travolto da ciò che per lui può essere solo caotico ed oscuro, proprio perché non ha suggellato ed invertito verso l’Alto la Forza medesima: vi è, infatti, sempre un Guardiano della Soglia che determina il vero “desiderio” da quello intriso da mera curiosità, esso si presenta nell'attimo in cui si vuole lacerare il velo della verità. Da quanto emerso, reputiamo che la dicotomia tra sacrificio e sacrilegio sia palese, come egualmente palese sia lo stato di degenerescenza dello spiritualismo contemporaneo. Quanti dei moderni maghi, delle tante streghe, dei tanti auguri, hanno realizzato l’identità tra rito (che nella maggioranza dei casi è totalmente inventato) e sacrificio? Quanti hanno percorso un’ascesi purificatrice prima di accostarsi ad una evocazione, ad una parola di potenza, ad un mantra? Quanti posseggono il diritto aristocratico ad accedere al contatto con la Forza del Sacro? La risposta è semplice: Pochissimi! I risultati, d’altronde, sono ben visibili: sono ben visibili le turbe psichiche, i tormenti inconsci, le fobie per un’analisi introspettiva di chi commette sacrilegium, nelle mani viscide di una controiniziazione che accresce il suo diabolico potere proprio sfruttando tali deficienze:”Il momento del sacrificio fu spesso considerato come un momento solenne e pauroso, e quelle forze che se ne liberano e che non sono dominate e fanno irruzione nel mondo degli uomini attraverso la via a loro aperta, sono potenze demoniache d’insidia e di maledizione”(11). Le vane glorie dei moderni ci fanno tornare alla mente la pretesa, condannata da Dante, ad atteggiarsi ad Eroe, ai tempi dei Comuni e delle fazioni, di “ogni villan che parteggiando viene”. Facciamo riferimento non solo alla New Age, ma a tutta la corrente moderna che ha la pretesa di interessarsi di esoterismo (che vuol dire "il profondo delle cose" dal greco esos = profondo), nella quale non assistiamo ad altro che ad una nuova forma di buonismo moderno, di accelerazione del piano delle acque, di scatenamento di confusa emotività. Sarebbe sufficiente accennare qui alla confusione che si opera sulla Via univoca maschile-femminile, una nuova forma di parità dei sessi anche in campo esoterico, o allo spirito della divulgazione “urbi et orbi”. E' come voler gettare due cc. di alcool in una vasca di centinaia di litri d'acqua. Potreste affermare, in tale circostanza, che quella vasca contenga veramente l'alcool? Quell'alcool mantiene tutta la sua "potenza" solo quando rimane racchiusa nella sua fialetta. Divulgare ciò che è e deve rimanere intimamente custodito nella "secretissima camera dello core" per dirla con Dante, può dare come risultato solo inutili illusioni. Il nostro, infatti, è solo un richiamo verso uno status meditativo, verso una disciplina da attuarsi per coloro che ne sentiranno forte il richiamo. Pertanto ciò che appare difficile comprendere e quindi interiorizzare oggi è, come dimostrato, il concetto di Sacro e questo è dovuto proprio alla mancanza di una serie di "atti" e di "gesti" di tipo rituale, di tipo sacrificale. Sappiamo guardarci nello specchio benissimo, anzi, qualcuno di noi, lo fa anche più volte al giorno, dipende dal tasso di narcisismo presente, eppure nessuno, se non pochi, sanno vedere oltre la propria immagine. Ed è proprio nel saper guardare "oltre" che si ravvede, anche meccanicamente, ciò che in noi "vibra" con evidente preponderanza. Intimamente "conosciamo" bene i nostri impulsi interiori che determinano infine la nostra specificità. Avvertire in sé le valenze dell'Eroe, inteso in senso arcaico, o quelle del mistico o quelle dell'avventuroso fa parte di un "sentire" profondo. Ma oggi si confonde, senza avvedercene, il Furor con la nevrosi, l'Estasi Mistica con lo squilibrio psicanalitico. Ecco perchè ci è difficile oggi saper riconoscere in noi la presenza del Divino, se non in termini pseudomistici, romantici o sacrileghi. Non ci è più concesso discernere il noumenico dal fenomenico. Di contro, come accennato precedentemente, si evince che nel Mondo Classico, come fatto distintivo della sua religiosità, il culto degli Dèi era la Pietas come attenzione ed osservazione scrupolosa, mediante occhi e orecchie aperti al mondo, nei confronti di manifestazioni della natura ritenute di massima rilevanza (segni stessi degli Dèi), essendo il visibile manifestazione dell'Invisibile. La tecnica rituale, la preghiera presupponevano precise condizioni pratiche, come la castitas, come la purità morale e l’essenzialità del culto(12). Nella religiosità romana atti e preghiere erano compiuti serenamente ed antropologicamente sentiti come qualcosa di fondamentale e di naturalmente indispensabile alla esistenza stessa del Cosmo e della Città. Questi sono in quanto è il sacro, loro legittimazione dall'Alto, ma il SACRO è se si "fa" come invocazioni, le quali rinnovano periodicamente la divinificazione primordiale con la quale il Dio si "fece" tale nel Tempo del Mito:”La preghiera a Roma appare come elemento fondamentale, presente in ogni atto, è l’essenza stessa del senso puro della lingua, ogni parola e ogni verbo proferiti non hanno altro senso se non quello di trasfigurare ed immortalare, di rendere presenti gli Dei…”(13). Pertanto non possiamo non concludere affermando che la qualificazione atta a qualificare e rendere effettiva l’azione rituale, una libera venerazione sono gli elementi che, letteralmente e nel senso profondo, rimanifestano gli Dèi come Forze e Potenze del Sacro, del Metafisico, che fondano ed energizzano il fisico e l’umano, nei quali si riverberano:”Noi, in Italia, dobbiamo creare nel silenzio, per disciplina dura, per dominio inflessibile di sé, per serietà e semplicità, noi dobbiamo creare con uno sforzo tenace e alacre di individui una èlite, in cui riviva la Sapienza: quella virtus che non ci lascia parlare, che sorge nel silenzio ermetico e pitagorico, che fiorisce dal dominio dei sensi e dell’anima e non si testimonia con argomenti e libri, ma con atti di potenza”(14).

Note:

1- Ireneo Filalete, Regole del Filalete, in La Via Ermetica (AHKU), Edizioni Rebis, Viareggio 2011, p.252.
2- Plotino, Enneadi, VI 9, 7-8.
3- Julius Evola, Rivolta contro il mondo moderno, p. 53-4, Edizioni Mediterranee, Roma 1993, p. 53-4.
4- Giuliano Kremmerz, Elementi di Magia Naturale e Divina (Il Mondo Secreto), in La Scienza dei Magi vol. I, Edizioni Mediterranee, Roma 2003, p. 236.
5- Giulio Capurro, I modi dell’iniziazione, in Ignis, Aprile – Maggio 1925, Anno 1, Numero 4 -5, p. 100.
6- Amedeo R. Armentano, Massime di Scienza Iniziatica, Casa Editrice Ignis, Ancona 2004, p. 292ss, in cui la rinuncia a tutta una dimensione larvale di pseudo – conoscenze di natura religiosa, filosofica e occultistica, insieme alla liberazione dal servaggio dell’ego verso il dominio emozionale e sensuale, unito ad una prassi del pensiero e della presenza, di cui accenneremo in seguito, costituiscono i requisiti indispensabili per una reale ed autentica qualificazione rituale ed iniziatica:”Questo nella terminologia ermetica è il dissolvente universale, l’Alkaest, che compie la soluzione del denso”.
7- Giorgio Sangiorgio, Il Fuoco segreto degli Alchimisti, Edizioni Cenacolo Umanistico Adytum, Lavarone (TN) 2011, p. 471-2, in cui, inoltre, viene ben messo in rilievo come un’effettiva presenza di sé favorisca realmente un potenziamento di quella fluidità mentale e d’immaginazione necessaria per un’autentica trasmutazione alchimica.
8- Julius Evola, op. cit., p. 49.
9- Gastone Ventura, Il Mistero del Rito Sacrificale, Edizioni Atanor, Todi-Roma,p. 37ss.
10- Julius Evola, op. cit., p.54
11-Abraxa, Conoscenza dell’azione sacrificale, in Introduzione alla Magia, vol. III, Edizioni Mediterranee, Roma 1990, p. 264.
12- Giovanni Battista Pighi, La Preghiera Romana, Edizioni Victrix, Forlì 2009, p. 25:”E c’è una più generale e alta castitas, che riguarda l’arcaica semplicità d’un culto reso alla persona e alla maestà divina non raffigurata plasticamente”.
13- Giovanni Battista Pighi, op. cit., dall’introduzione a cura di Mariella A. Mastri, p. 3.
14- Julius Evola, Imperialismo Pagano, Edizioni Atanor, Todi-Roma 1928, p. 12.

sito di riferimento: www.ereticamente.net

 

 

Kremmerz: Fascicolo B - I PRELIMINARI DI PACE

Visite: 7372

kREMMERZ: FASCICOLO B - I PRELIMINARI DI PACE

a cura di Orpheus

 

I Preliminari di Pace

1 - Il concetto generale della scuola è dato dalla PRAGMATICA che ne contiene il disegno. Ma il NOVIZIO ammesso alla scuola deve essere cosciente di ciò che è la scienza di cui egli vuole apprendere i metodi e gli insegnamenti, affinché fin dai suoi primi passi egli sappia ciò che si avvia a compiere. L'umanità, cioè tutte le razze umane prese insieme in tutti i secoli storici o dimenticati, presenta costantemente l'aspetto di due grandi classi: di un VOLGO e di una ARISTOCRAZIA INTELLETTUALE che o lo governa con la paura dell'ignoto o semplicemente lo educa sfruttandone a suo beneficio i vantaggi. Il VOLGO rispetto alla ARISTOCRAZIA INTELLETTUALE si afferma come l'ignoranza di tutte le leggi della natura e il frutto delle passioni di cui è vittima, di fronte ad un gruppo di pochi che, conoscendo le leggi che gli altri ignorano, si assume il patronato, il governo, il destino degli inferiori. Questo spettacolo, uniforme nella sostanza in ogni secolo, assume aspetti differenti secondo lo stato di sviluppo dei due fattori, e quando il VOLGO acquista coscienza e scienza graduali per la propria ricerca ed esperienza mira alla distruzione della vecchia tutela. ln questo quadro generale, sintetico, il novizio non deve vedere nelle aristocrazie dominatrici il solo elemento di forze fisiche e combattive delle società politiche, ma soprattutto il grande collettore delle energie mentali e delle conoscenze spirituali, che fanno capo alle religioni, quindi ai SACERDOZI. Il TEMPIO mistico, tradizionale, figurativo, è eretto su due colonne che simboleggiano tutta l'archltettura della società in base a queste due forze equilibranti l'arcata dell'edificio. Il VOLGO si afferma caratteristicamente con la grande paura non del visibile noto, ma dell'ignoto; i sacerdozì di questo ignoto hanno fatto un'arma di tirannia, assicurandosene il monopolio e facendo passare per miracoli (cioè fatti e avvenimenti fuori delle leggi della natura) fatti e avvenimenti che obbediscono a leggi ignorate dal volgo.
Partendo da predicazioni di fondatori spesso simbolici e non reali, con caratteri messianici, cioè di incarnazioni delle divinità in missione umana, queste religioni, nate pure, sono cresciute e hanno prevaricato, costituendo spesso un VOLGO aristocratico religioso che domina un altro VOLGO che tende a liberarsi della società tutoria di cui non riconosce più il diritto di tirannia, perchè non possiede dell'ignoto, di cui si fa un'arma, nessun segreto. Cosi la necessita continua, dopo lunghi periodi di riforme e rinnovamenti sociali con forme nuove o più progredite ed accette, essendosi stabilito un conflitto inconciliabile tra la SCIENZA frutto dell'esperienza e investigazione volgare e la SCIENZA presunta dei sacerdozi decaduti nelle pratiche e nei concetti mistici, cioè di pretesi commerci tra l'anima dei loro luminari e gli dei ignoti: cosi la FEDE, che è un atto di credito verso le religioni, si restringe solo negli elementi più ignoranti del volgo che si riscuote, e scompare addirittura nei più avanzati che solo sperano nella conquista da parte della mente umana, libera da ogni pastoia e impedimento, dei secreti preclusi all'ignorante.
2 - Ora rifletta il novizio che la materia su cui specula la tirannide sacerdotale è l'ANlMA dell'uomo e l'ANlMA delle folle. Il VOLGO partorisce investigatori esperimentali che, non asserviti ai sacerdozi, cominciano a studiare liberamente e senza preconcetti la stessa materia e quindi con probabilità grande di scoprirne leggi, conoscenze che i sacerdozi decadenti hanno già perduto. Ma come i preti riuniti in chiese o sinagoghe o moschee o templi hanno prevaricato abusando, così la libera ricerca abuserà a sua volta e cadrà negli stessi errori per un fatto o CONDIZIONE DI ESSERE di queste ricerche, che non fanno conquistare il successo che a chi nel volgo è PERFETTO. Che cosa è questa perfezione? Non confonderla con la tipica delle religioni. La perfettibilità delle religioni è fondata su un tipo della vita spirituale (o dello SPIRITO) indipendente: dalle necessità del corpo materiale, e quindi digiuni, astinenze di ogni specie, martirio continuo della carne per una acutizzazione integrale della sensibilità deII'anima-intelligenza. Questa concezione del progresso nell'ascenso o perfezione per costrizione del corpo è assurda scientificamente o magicamente (I). Perché l'UOMO PERFETTO scientificamente e non tutto corpo e non tutto spirito, ma la INTEGRAZIONE DEI POTERI DELLO SPIRITO NEL CORPO CHE LO ALIMENTA E SERVE ALLE SUE MANIFESTAZIONI, IN UN EQUILIBRIO COSTANTE DA PRECLUDERE LA SUA UNITA' A TUTTE LE PREVARlCAZlONl DEl DUE FATTORI CHE L0 COMPONGON0. ln termini chiari: è imperfetto un uomo che vive in uno stato patologico di esuberanza animica, come è imperfetto colui che vegeta affogando nella carne i diritti dell'anima.
3 - Qui è necessario comprendere la costituzione dell'uomo. L'uomo deve essere considerato come un ESSERE, che contiene in sé i quattro elementi che costituiscono l'universo: l° Un corpo sensibile e grave (carne, ossa, tessuti cornei). 2° Un'emanazione più sottile emanante dal primo e costituente la sua sensibilità più grave (nervi, centri nervosi, cervello). 3° Una più completa individualità emanante dalle due precedenti e costituente la sua mentalità o uomo mentale. 4° Un principio luminoso, intellettivo, partecipante della vita universale e quindi fonte inesausta della vitalità, tanto spirituale che corporale. l nomi che la MAGIA dà a questi quattro elementi costitutivi sono tradizionali e presi a prestito dalle mitologie: Corpo SATURNIANO - mangia, divora, si rinnova, si riproduce. Corpo LUNARE - vive dalla fonte del primo come la luna dalla luce del sole. 3° Corpo MERCURIALE - individualità risultante, cioè uomo mentale, alato al capo e ai piedi e il più possibile a contatto con Giove, lO superiore. 4° Corpo SOLARE - l'individualità divina, la quale non si manifesta all'uomo che per mezzo del corpo mercuriale, che a sua volta si manifesta al lunare e questo al saturniano.
ll novizio deve comprendere che questa divisione è puramente fatta per intenderci in maniera concreta, ma che non esiste veramente nell'uomo, perchè questi quattro corpi sono compenetrati in modo che ogni atomo del corpo fisico umano contiene gli altri tre rudimentalmente o atomicamente. Dunque l'uomo nella sua unità o sintesi è il risultato di due estremi: CORPO FlSlC0 SATURNIANO che assorbe dalla terra e dalle sensazioni prettamente fisiche di cui sta in contatto, educazione e ambiente più immediati, e CORPO SOLARE limite opposto che partecipa della vita più alta, non della terra sola, ma dell'immenso universo composto dall'infinito dei mondi costituenti i sistemi planetari noti ed ignoti agli astronomi.
4 - Le idee umane o terrestri (HUMUS terra) dai sensi fisici passano alla riserva dei centri nervosi per mezzo dei nervi, che sono i veicoli della sensibilità saturniana. Le idee o conoscenze divine (dio o ZEWS il fulmine), cioè le idee del campo grandioso e vasto, ignoto al corpo saturniano, ci vengono dalla individualità più alta e solare, per mezzo della mente o meccanismo mentale e mercuriale. Preponderando le sensazioni basse si preclude la via alle percezioni alte; e viceversa, soverchiando il principio solare o spirito divinizzante, il corpo saturniano è insufficiente a conservare le funzioni di vita fisica. L'equilibrio tra i quattro elementi ideali è rappresentato come una personalità vera e reale partecipante della vita terrestre e universale e che corrisponderebbe al Cristo dei Cattolici, all'Ermes dei Greci e al Mercurio dei filosofi. Quindi la integrazione umana comincia a comparire e progredire a grado a grado che l'HERMES comparisce e progredisce neli'uomo. Quindi HERMES è una- entità divina se si concepisce come il tipo perfettissimo dell'equilibrio tra i due binomii
SATURNIANO MERCURIALE
LUNARE HERMES SOLARE
come si può intendere per lo stato di luce equilibrata beatificante che ci predispone alla conoscenza dei segreti di tutto ciò che esiste. ll sacerdozio mitico diceva che Mercurio o Ermete era nato da Maia figlìuola di Atlante (colui che volle scoprire il secreto dell'Oiimpo) e di Giove, il re dei cieli, per indicare la partecipazione della MENTE ERMETICA ai due estremi, e il Dio supremo, cioè universale, gli donò le ali alla testa e ai piedi per velocemente eseguire i suoi voleri nei cieli e sulla terra. Ciò che vuoi dire che questo stato di lucido equilibrio mentale(ermetico o mercuriale) è di origine divina e terrestre, ma agente nella divinità incomprensibile ai volghi e nella vita pratica della terra. Quindi il novizio intenda l'HERMES come la sorgente della scienza pura integralizzante e infallibile, perché vede nel finito relativo e neli'infinito assoluto.
5 - i primi sacerdozii storici che conservavano la scienza dell'anima umana costruirono gli antichi miti con i secreti preclusi ai volghi e analogicamente al cielo stellato; il cristianesimo che inondò l'occidente come una eresia ci ha denaturato certe immagini divine delle mitologie e ha fatto parer diverse da quelle che furono molte immagini plastiche degli antichi sacerdoti, o ne ha rivelate altre deformandole. Cosi caduto nelle mani di esaltati, di rifacitori e interpreti malati di spiritualismo, il cristianesimo alterò e le proprie dottrine originali e quelle delle religioni di cui assorbì i misteri. ll Cristo originale non è magicamente quello a cui l'occidente è stato condannato a credere. L'AGNUS DEI è l'anima plastica contenente i principi mentali occulti, e quindi atta ad assumere tutte le forme, Corpo lunare e Corpo mercuriale insieme, governati dal principio di pura innocenza del formatore o plasmante che e l'ERMETE ALATO. Così il sentimento o stato di amore impersonato in Venere per consuetudine è stato preso nell'ossessionante senso dell'amore muliebre, mentre si chiamò amore puro spirituale e cristiano un amore di solo spirito, il cui tipo è materno nella Maria dei cattolici. Ma così non fu, perché Venere è dea dell'amore e amore in tutte le manifestazioni, e racconta il mito che amò e predilesse Mercurio, da cui nacque un figlio Ermafrodito, secondo simbolismo il quale ci indica come lo stato ermetico o equilibrio mentale, da cui la sorgente di luce integrale scaturisce per la sua perfezione, è anche stato di amore perfetto, tanto intensamente perfetto e non umanizzato nella sua più alta espressione, per quanto dà vita ad un figlio (terzo stato) che corrisponde all'ANDROGlN0 dei maghi, cioè la perfetta unione di due principi nella vita prolifica di un solo che li racchiude e contiene. Cosi Mercurio diventa un simbolo della MEDICINA ERMETICA col caduceo intorno a cui due serpi fanno all'amore dopo la lotta sul simbolico monte Citerone; perché, dice il mito, le due serpi su quel monte lottavano l'una contro l'altra, e il figliuolo di Giove gettò tra i duellanti la verga che Apollo gli aveva donato e le serpi si avviticchiarono in tal modo intorno al bastone, che Mercurio come simbolo di pace volle sempre seco.
6 - Tu, o novizio, impara da questa favola che la venuta dell'Ermete determina in noi una manifestazione di amore e di pace, cioè uno stato di beatitudine pel quale l'equilibrio è ristabilito tra i due contendenti, la materia femmina e lo spirito maschio, i due serpenti che finiscono nell'amplesso più concorde. Cosi devi intendere che la nostra scuola è assolutamente dedita alla ricerca di questo enigma di concordia tra i due duellanti eterni di tutte le simbologie, e la sua superumanità la nostra scuola la fa procedere dai cieli, nel senso che l'Ermete per la sua beatitudine equilibrante apporta al discepolo integrato con la scienza assoluta dell'infinito universo, cioè la percezione o la visione della verità.
7 - Il CORPO LUNARE ideandolo come una personalità fluida, di materia più leggera, e che contenendo gli altri due principii più alti (corpo solare e mercuriale) si potesse separare dal corpo fisico, darebbe lo spettacolo di un UOMO ANGELO (ANGELUS vuol dire messo), capace di muoversi senza il bisogno di servirsi del corpo fisico. Questo negli ultimi tempi e anche oggi racchiude il desiderio ardente di tutti i cercatori di secreti magici, e non potendo il novizio sapere di più di quello che Ia fantasia di molti maghi della penna ha sciorinato in eleganti e bellissimi libri, io ti avviso che, nella nostra scuola, quando il corpo lunare prende potestà di individuazione angelica anche embrionale, noi lo chiamiamo MARIA, nome che non deve confondersi coi soliti cristiani, ma proveniente da MARA, il lottatore eterno per la conquista di Ormuz luminoso e significa lo stato di MARA o stato demoniaco o geniale. Le operazioni di magia collettiva, analogicamente al singolo uomo, hanno la potestà di formare una MARIA collettiva di tutti i partecipanti alla catena degli operatori e scongiuratori. Cosi ti spiegherai che la grande MARIA della nostra catena operatoria è la MIRIAM, come risultato composto delle forze di tutti i corpi lunari degli oranti.
8 - Il novizio si domanderà se, oltre le forze naturali umane, in questa nostra scuola intervengono altri ESSERI NON UMANI. Rifletti bene, e rudimentalmente espongo alcuni enunciati che non sono dogmi, ma verità che controllerai col tuo progredire. Tutte le cose che tu vedi vivere o vegetare, come gli animali e le piante, o semplicemente con velocità o lentezza alterare la propria forma, come le pietre, i cristalli, l'acqua, devi considerarle come ESSERI, cioè come vite individuali in rapporto all'universo; ed in ognuna di queste vite esistono gli stessi elementi costituenti l'UOMO, che nel mondo visibile e sensibile rappresenta il tipo più alto in perfezione organizzata. Tu non sai se un essere a te inferiore come forma ami e pensi come te, ma tutti tu vedi analogamente a te nascere, (forma definita) crescere, riprodursi e disfarsi, eppure essi inferiori hanno un corpo saturniano, lunare e mercuriale e un principio attivo di vita universale che è luce, e che determina il principio vitale occulto con la intelligenza relativa alle sue funzioni. Un uccello, un rettile, un quadrupede, un pesce, una pianta, un cristallo che si forma a poliedro regolare ha quel tanto di luce per quanto la sua organizzazione raggiunga il suo fine. La penetrazione intelligente della relativa intelligenza di questi inferiori ermeticamente, a tempo opportuno, la potrai provare, ma la logica stessa più comune ti confermerà, se solo vi pensi, che tu non differisci da esseri cosi fatti se non per la più larga applicazione dei tuoi mezzi mentali più ampi e meglio dotati. Si parla dell'UOMO, come re della creazione, vero dio plasmatore di ciò che è sotto il suo dominio materiale e mentale; infatti egli applicando in basso la sua intelligenza dispone delle vite inferiori, ma quando sale per rivolgersi in alto egli può osservare che la materia pensante del suo lo o individuo è della stessa specie di un ELEMENTO INTELLIGENTE UNIVERSALE, LA CUI INDIVIDUALITA' E' DETERMINATA DALLE INDIVIDUALITA' DELLE SINGOLE TENDENZE CHE SVOLGONO FUNZIONI PRECISE: ogni individualità minore di questa entità massima si riduce quindi alle sue potestà agenti nell'etere che è l'ambiente o il contenente in cui questo elemento individuo vibra, e si chiamano SPIRITI ETEREI O ELEMENTARl.(2) Sono esseri? pensano? ragionano? sentono? Se tu guardi la natura a te inferiore, la pianta, per es., vedi che essa sente, pensa, ragiona, relativamente alla sua funzionalità di pianta; se osservi un cavallo, tu controlli che egli pensa, ragiona, e sente secondo la sua potestà individuale di cavallo. Così gli spiriti elementari eterei pensano, ragionano e sentono secondo le loro funzioni determinate dalla CAUSA che ha assegnato ad essi le funzioni. Ma compiuta la funzione cessa la vita di queste vite individue? Perfettamente cessano, riassorbite dall'individuo collettivo o massimo di cui furono parte. Vengono questi SPIRITI ELEMENTARI O ETEREI in contatto dell'uomo? Sì, perché la mente umana è attiva nell'etere universale, perché ermeticamente è un meccanismo etereo alimentato da una sorgente di vita terrestre -- e Tu, dice Ermete, DEVI CONSIDERARE LA TERRA E TUTTI I PIANETI E LE STELLE, COME CONDENSAZIONI ETEREE E SORGENTI DI VITE SINGOLE O INDIVIDUALI, DALLE QUALI CONDENSAZIONI QUESTE SI ALIMENTANO. L'attività mentale ermetica dell'uomo diventata attivissima ha poteri dominanti sugli spiriti elementari, fino a dissolverli, o fino a renderli immortali. Ma per renderli immortali bisogna che I'uomo cangi uno spirito elementare in EONE O GENIO. EONE vuol dire ESSERE COMPLETO, RAGIONEVOLE, capace di amore, di odio, di bene e di male -- e son noti sotto il nome di GENII, grecamente da GENIO, generati e generanti. La magia negli ultimi gradi dà il potere di compiere la trasmutazione di uno SPIRITO ELEMENTARE in GENIO; ma nei primi gradi dà i mezzi per venire in contatto dei già esistenti, vecchi o recenti. Oltre questo, altro non esiste che la MENTE UMANA nell'uomo vivente, e la grande LEGGE degli infiniti mondi che è personificata nel Dio unico dei miti religiosi.
9 - Quindi tu, o novizio, non credere negli SPIRITI DEI MORTI. L'uomo, prodotto terrestre ed etereo, è unita singola che evolve in una unità immensa che è l'universo. L’UNIVERSO è l'unità immensa, Una. L'ETERE è unica e sola materia cosmica, Una. L'UOMO è l'unità concreta tipica della vita individua completa, Una. Gli SPIRITI ELEMENTARI sono l'unica individuazione della vita nell'Etere, Una. Il GENIO O EONE è l'unica forma completa della eternità individua nell'Etere Universale, è l'unica creazione che, mista di umanità e vita eterea, viene in contatto dell'uomo, Uno.
10 - L'uomo come tutte le cose o vite, subisce il continuo rinnovamento della materia di cui è formato nei quattro elementi che lo compongono, fino a subire il rinnovamento della intera sua forma con la morte. La morte è I'enigma volgare, perchè in tutti i tempi due ipotesi hanno torturato chi ha voluto tentarne la soluzione: una infinitamente poetica che lusinga la vanagloria degli ignoranti, pretende che, spogliata del corpo saturniano, l'individualità dell'uomo possa vivere di una vita indipendente nell'etere col corpo lunare, mercuriale e solare, formanti un'individualità più evoluta; l'aItra infinitamente prosaica che fa cessare individualità e vita con la distruzione del corpo fisico. Le due soluzioni sono entrambe vere, con una terza che è la ordinaria soluzione al presente stadio delle più evolute razze terrigene.
l.° Colui che ermeticamente, cioè con uno stato intellettivo continuo, sa trasportare tutta la sua personalità nei tre elementi superiori, può partecipare alla vita eonica ancora vivente nel corpo saturniano, e dopo morto può vivere della vita eonica o approdare in nuovi pianeti, o ritornare alla vita umana. 2.° Chi tutto abbassa alla vita saturniana e si restringe all'abito grave di carne, si disfa con la carne e i rudimenti nelle forme più alte si decompongono nell'etere e la vera personalità individua finisce. 3.° Quelli che, come nell'ora attuale dell'evoluzione, non sono tutto carne o tutto anima, seguono la via delle incarnazioni terrestri successive, rapide, continue, immediate alla morte o no. Quindi gli SPIRITI DEI MORTI possono in rare circostanze venire a contatto dell'uomo tipico terrestre, come vengono gli eoni, e sono solo quelli appartenenti alla categoria prima. E' assurdo che vengano quelli della categoria seconda che non hanno differenza alcuna dagli spiriti di animali inferiori all'uomo ragionevole, il cane, la volpe, la lepre. E' possibile che vengano quelli della terza categoria sotto la forma umana, cioè rivestiti di nuova carne e portanti nomi nuovi, ed allora non sono che uomini nuovi col contenuto di quelli morti.
11 - Il novizio dunque non s'illuda coi libri che degli spiriti dei morti parlano come di cose reali, e non si arresti innanzi ai fenomeni delle sedute spiritiche sperimentali, anche se veda l'APPARIZIONE TANGIBILE DEL MORTO A LUI PIU' CARO, perché tutti i fenomeni, che ordinariamente si presentano nelle sale da esperimento, appartengono alla CORRENTE ASTRALE, dove la materia astrale o cosmica può essere manipolata dalla attività di un corpo lunare e mercuriale di un MEDIUM in disordine o dalla mentalità di un mago ermetico nell'ordine. Che cosa s'intende per MEDIUM nel linguaggio comune? Un uomo vivo che abbia potestà di entrare in comunicazione con gli spiriti dei morti. Ma in realtà il MEDIUM è un disquilibrato nella composizione dei suoi elementi costitutivi umani, perché presenta di fronte all'uomo normale un esagerato sviluppo del corpo lunare, in modo che dai suoi centri di sensibilità si esteriorizza tale una corrente di materia nervosa che può assumere qualunque forma, fino a creare documenti di indiscutibile realtà fisica, come impronte in materie tenere o molli o forme fotografabili. Sopratutto i MEDIUMS, con l'attività cosciente o incosciente del loro lunare, generano nelle sedute a catene o no, in tutti i costituenti e nell'ambiente, tali vibrazioni cosmiche o di materia atomica o cosmica che la EVOCAZIONE nella corrente astrale è cosa non rara, e tutte le immagini, i pensieri, i fatti, le passioni vissute da morti si possono riprodurre con l'apparenza di tale realtà, che a molti degli ultimi convertiti non si deve fare l'aspro rimprovero di aver creduto, perché sono davvero fenomeni a cui chi crede ha prestato già incoscientemente nel produrli tutta la sua attività mentale.
12 - ASTRALE vuol dire LUCE NERA o senza luce. ln magia tutto ciò che è astrale è NERO. Il novizio della nostra scuola comprenda bene il nostro linguaggio e non tenga conto dei libri o scritti da ignoranti investigatori o da gente che conosce ciò che dice e lo rivela, cioè lo nasconde a profani non chiamati a questi studi. Ma tu che devi sapere dove vai, che hai promesso di conservare per te ciò che imparerai, devi capire il significato vero delle parole che nella SCUOLA Ermetica si adoperano e non adoperarne altre o le stesse in significato diverso. Magia è stato di MAG, cioè uno stato intensivo di TRANCE che nessuno dei MEDIUMS ordinari possiede. ll MAG mette in diretta comunicazione il nostro corpo lunare-mercuriale e solare insieme, con la materia cosmica o eterea formante la corrente astrale. ln che modo? Proiettando fuori del corpo fisico l'unità degli altri tre corpi come un'OMBRA, senza luce, cioè ASTRALE, che si va a confondere con la grande materia ASTRALE del mondo, la quale materia e l'anima di esso, come il corpo astrale è l'anima del corpo fisico. Nella intensività di quella vibrazione prodotta dal contatto dell'astrale umano con l'astrale cosmico si stabiliscono i fenomeni nella luce della realtà. E' come nei procedimenti fotografici: la negativa che produce l'immagine è il rovescio dell'immagine prodotta.
Al settimo capitolo ti ho detto che la MARIA tua, che è il tuo demone lunare, è nera, la MIRIAM anima collettiva è nera, la corrente astrale è il moto della vibrazione di materia cosmica universale senza luce o di luce nera perchè la MATRICE DEL MONDO, dice Er-mete, E' SENZA LUCE, IN BASSO, NEL MEDIO E IN ALTO, E IN ESSA TUTTE LE COSE VIVE SONO GENERATE: NELL'OSCURITA' PROFONDA DELLA RADICE PRENDE SUA VITA REALE L'ALTO PINO.
I3 - Queste brevi notizie t'insegnino che il tuo cammino che inizi nell'ombra tu non lo vedrai che dagli effetti che otterrai nella vita reale. Dai tuoi progressi puoi ricavare la scienza del bene o del male; puoi, se arrivi, generare ciò che vuoi e abusarne, ma io, tuo maestro in quest'arte grande, ti ricordo che hai promesso d'imparare per il bene e per una sola ed unica realizzazione, LA MEDICINA ERMETICA. Se vuoi ricchezze, o sopraffare il tuo simile, o costringere la libera volontà di chi di te è più debole, restituisci queste carte a chi te le dà, e allontanati da noi, perché la nostra Scuola Ermetica è una Fratellanza Ideale, con uno scopo unico, di aspirare alla Psicurgia e alla Taumaturgia. La Fratellanza costituisce con la sua catena di volontà pure e benefiche la grande MIRIAM, custode della pragmatica fondamentale, di cui nessun passo violerai impunemente. Intorno alla catena si richiamano i gruppi e le falangi delle antichissime scuole iniziatiche isiache, i Geni della medicina, della vita e della salute umana - gli Eoni più terribili della giustizia sacerdotale dei templi. Quindi ti illuderesti se nel tuo cuore nascondi propositi diversi dai nostri, e non retti o non confessabili. Ricordati che la scienza è del bene e del male. Ma ricordati in più che la nostra Scuola è di solo BENE.
I4 - Eccoti, ora che ti ho esposto le prime verità fondamentali della dottrina ermetica, gli insegnamenti più brevi per dare i primi passi. Perfeziona te stesso. Buoni pensieri. Buone parole. Buone opere. Sii perseverante in quello che cominci a praticare. Non farti l'illusione balorda che io ti apra la porta delle fate, dei folletti, dell’arcano della sfinge, solo perché ti ho accolto nel vestibolo della famiglia. lo non ti ho chiesto niente. Né obolo né fede. Ti ho domandato se vuoi partecipare alla formazione di una famiglia iniziatica che in nome del progresso e della civiltà, vuol dare l’esempio della Scuola Laica, con principi di scienza vera ermetica, per il bene all'anima e al corpo dei sofferenti, sottraendo il privilegio dei miracoli ai templi sacerdotali, e denunziando al popolo che impara a leggere tutti i delitti che in nome della fede si compiono contro l'avvenire luminoso della libertà di spirito. Se dai la prova di volere per il bene, serenamente, dal fondo del tuo cuore, non io ti aiuterò ad avanzare, ma cento mani invisibili ti guideranno, ti spingeranno, ti coroneranno mago isiaco, taumaturgo che spanderai intorno a te la parola della CARITA' e muterai le lacrime del tuo simile nel sorriso del felice. Al tredicesimo capitolo ti ho detto che non vedrai il tuo progresso che dai risultati che avranno i tuoi atti. Aspettali pazientemente e compi senza arrestarti i tuoi doveri quotidiani.
15 - Pensa che, come un essere nasce alla vita umana, cosi tu nascerai alla vita ermetica. Succhia prima alle mammelle della Iside il latte e poi dà i primi passi nel Labirinto occulto. Non saresti tu uno sciocco se pretendessi dal tuo figliuolo ancora in fasce quello che avresti il diritto di pretendere da un adulto? Così giudica te. Diventerai un eletto e farai. Non hai lavorato e resti nelle fasce a scuotere le mammelle esauste della tua nutrice. Prendi l'abitudine di esaminare la tua coscienza con frequenza, e rifletti che la SCUOLA alla quale tu appartieni non è come la profana che insegna l'esperienza terrena a tutti, ma una preparazione dell'essere umano, per acquistare l'equilibrio mentale e preparare la manifestazione dell'Ermete. Se i metodi che hai imparato a scuola di uomini vuoi adoperarli per progredire qui, raccoglierai scarsissima messe, perché è la tua perfettibilità (vedi il capitolo 2) che ti dà la scienza, attirandola e mettendoti a portata di mano coloro che apparvero dii ai volghi.
16 - Abitua la tua mente a dominare le necessità del tuo corpo. Non come l'asceta, che tende alla pazzia di sviluppare l'anima con la macerazione del corpo. Questo è antimagico. Il proprio corpo, come l'anima, può essere abituato al freddo e al caldo. Cosi tu devi dominarlo: proibendo o comandando: dando e togliendo: non è la mortificazione perenne della carne che ti darà la luce dello spirito, in tal caso i degenti degli ospedali sarebbero soli luminosi. ll corpo saturniano e l'anima tua devono obbedire e mantenersi costantemente all'ordine della tua intelligenza, la quale ha diritto di soffiar caldo e freddo come la bocca. Così mangia e digiuna, veglia e dormi.
17 - Rifletti te stesso nelle tue azioni e medita su di esse. Le caratteristiche, le impulsive, quelle che conservano il loro stile costante, disveleranno a te il tuo essere antico, la tua storia obliata e ciò che sei stato. Tu appartieni alla terza categoria degli spiriti umani, come ti ho indicato al capitolo 10. Sei quello che fosti, un lievissimo granulo di esperienza in più. Esamina l'uomo storico in te, e lo troverai esatto nell'istinto e nell'impulso. Aggiungi i fattori del latte che ti ha nutrito e del padre che ti ha generato. Esamina questi, vedi in che hanno contribuito a modificare il tuo essere nei tempi, e la voce ti parlerà dagli abissi dell'anima. Così potrai confessare a te stesso chi sei e potrai raddrizzare il cammino se lo vedi sbagliato.
18 - Sottrai te stesso dagli ambienti e dalle società inferiori. Intendimi bene. Tutti gli uomini sono eguali innanzi alle leggi della natura, ma l'un uomo dall'altro differisce per lo stato di equilibrio o di disordine raggiunto. Né giudicarli dalla veste. Un povero vale spesso dieci ricchi, un ignorante di lettere più di due filosofi. Negli aggruppamenti e nei contatti si determinano le AURE, esalazioni delle anime aggruppate. L'aura impregna e purifica o lorda: non assorbire dalle aure degli ambienti che frequenti vizi o debolezze che non hai, idee che non son tue. La purificazione delle aure si compie nell'isolamento, il quale ti libera lentamente dai contagi psichici perversi. Il contatto delle anime più perfette della tua ti arricchisce di beni nuovi e ti lava dalle impurità acquisite. Un'anima migliore della tua, che abbia raggiunto il suo equilibrio e parlata la parola dell'Ermes, può cangiare il ferro grezzo del tuo essere imperfetto in oro purissimo.
19 - Perché un'anima buona ti possa giovare, e un fratello più innanzi di te ti possa lavare in un battesimo integrale, occorre che tu lo ami. Tu non sai che sia AMORE. Conosci l'amore della madre. Conosci l'amore della donna che concupisci. Conosci l'amore dell'isterismo religioso. Non conosci l'AMORE che unisce due anime senza desideri, senza eccezioni, senza particolarismo, senza interesse e che nel tempo stesso vivano dello stesso desiderio, dello stesso particolarismo, del medesimo interesse, in una comunione di bene profondo, dove nessuna ombra è possibile.
20 - Questo AMORE si chiama Beatrice, perché è luce, è Lavacro, è Beatitudine. Non è un'aritmetica e non è una filosofia. Predicato agli uomini dal trono dell'assoluto scende nella voragine della relatività umana. Non è un'arte e non è una scienza. E' uno spirito che annunzia l'Ermes, come l'aurora il sole. Bisogna invocarlo. Pregare.
21 - Se viene, non allontanarlo, perché non tornerebbe più. Se viene, accoglilo, perché è un raggio purissimo del mondo delle cause. E chi tu amerai sarà preso dello stesso amore e, se di te è più perfetto, ti darà tutto ciò che chiederai al suo spirito. Questa è la prima piccola chiave (clavicola) del regno salomonico in cui è regina la sapienza. Prima di impararne l'uso, firmerai il trattato di Pace tra l'ideale e il desiderio impuro.
22 - Taci. Se taci, Ermete non parla invano. La sua parola è catena, e fu rappresentato così nell'antichità sacerdotale, vomitante catene.
+ I. M. KREMM-ERZ
Note:
1) Magia é la scienza delle scienze.
2) Nel nostro linguaggio "etere" è spazio infinito nell'armonia dei mondi e anche la materia rara di cui è composto. e in questo caso diventa sinonimo di materia cosmica e di protoplasma universale, che vogliono indicare concretamente l'unico elemento passibile di qualunque realizzazione e forma e di cui tutti i corpi sono condensazioni con facce diverse. Se arrivi ai gradi più alti della nostra scuola, studierai la filosofia pitagorica assoluta, la cabbala del sistema non ebraizzato, e troverai chiaramente esposte in breve queste conoscenze.