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Riflessioni sul Rito e sul Sacro, di Luca Valentini

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Riflessioni sul Rito e sul Sacro     

di Luca Valentini

“Fate attenzione che il vostro fuoco non si spenga
neanche per un momento,
perché se una volta la materia diventa fredda,
la perdita dell’opera ne seguirà immancabilmente” (1)


Il tema che affronteremo in questo articolo – l’atto rituale come atto magico, sacrificale, ma anche sacrilego - potrà sembrare ai più di relativa importanza, magari legato a qualche cervellotica elucubrazione, che scarsamente potrà interessare coloro i quali della Tradizione hanno un’idea limitatamente culturale, velatamente borghese diremmo. Un’attenta analisi tuttavia persuaderà il lettore che quanto ci si propone di approfondire è di centrale e fondamentale essenzialità per qualsivoglia percorso formativo interiore, che possa e voglia ben discriminare direzioni sincretiche, vagamente esotiche o di autoreferenziale autorità iniziatica, da uno stile e da un’ascesi che non promettono paradisi sul monte Sinai, non garantiscono di sentirsi Cesari redivivi né assicurano alcun movimento di alcun tavolino a tre piedi, ma richiedono all’Eroe che intraprende l’impresa tutta la sua dedizione, tutto il suo sacrificio, tutta la sua vita, per la comprensione di ciò che campeggiava alto a Delfi, nel tempio dell’Apollo Iperboreo, Nosce te ipsum:”…l’anima dev’essere nuda di forme, se veramente desidera che nulla intervenga a ostacolare la pienezza e la folgorazione in lei da parte della Natura Prima”(2). Non esistendo, nel bene e nel male, alcuna realtà religiosa o iniziatica che non possa conformare la propria azione ad un riferimento trascendente, comprendere quale possa essere la forma mentis adeguata con cui approcciarsi alla dimensione sacrale, interiore, privata e pubblica allo stesso tempo, rappresenterà un modo particolare per delineare quello che abbiamo sempre definito lo stile, l’ordine interno, il carattere dell’uomo che si differenzia, per natura interna, dal volgo informe della modernità. In questa sede sarà nostra cura analizzare il senso della preghiera, in senso lato ed ampio, della ritualità nella doppia valenza che esse possono assumere: tradizionale, sacrificale e regolare la prima; moderna, controiniziatica e neospiritualista la seconda. Dobbiamo, preliminarmente, evidenziare il perché stiamo considerando unitariamente gli strumenti di ascenso personale della preghiera e del rito. Ravvisiamo, in tal guisa, come vi siano dei presupposti che comunemente ad entrambi garantiscono quei crismi di regolarità e di validità ermetica, che ne costituiscono, in quella che è la nostra personale visuale, cioè quella della Tradizione dell’Arte Metallica Occidentale, i due complementari strumenti di realizzazione individuale. Nel nostro discorso, pertanto, si presenterà una similitudine di riferimenti, ma un’identità di presupposti, affinché si chiarisca come medesimi siano i requisiti che necessariamente bisogna acquisire, per far in modo che la propria realtà sacrale si impossessi di quella autenticità, che richiama e attinge forze ed intuizioni dal mondo stellare dei Numi, in Cielo, in Terra, nell’Uomo. Iniziando a considerare come il termine rito derivi dal latino ritus e soprattutto dal sanscrito Rtà, come attualità perenne della Realtà Divina, esso va oltre ciò che comunemente si intende per preghiera nelle religioni devozionali, non essendo una domanda al Dio teistico, non una passività, una soggezione ad esso, ma rappresentando una vera e propria Azione, sicuramente la più alta tra le azioni. Esso rappresenta l’azione sacra per eccellenza, quella capace di rimanifestare la forza di un Numen, di un Eroe, di rinnovarne la virtù, la presenza effettiva del Divino nell’Umano:”…attua il dio dalla sostanza delle influenze convenute…qui si ha qualcosa, come uno sciogliere ed un risuggellare. Viene cioè rinnovato evocativamente il contatto con le forze infere che fanno da sub¬strato ad una divinificazione primordiale, ma altresì la violenza che le strappò a se stesse e le liberò in una forma superiore...”(3). Il senso sacrificale si esplicita già chiaramente, come viatico di mutazione ontologica, come trasmutazione di se stessi alla ricerca del proprio Io Superiore, con la naturale necessità di morire alla mondanità, alla fenomenicità, non con un messianico abbandono della vita, ma, al contrario, con la coagulazione di tutte le proprie forze interne, che possano e sappiano imporsi alla rete kantiana dei sensi, dell’ambiente, dell’educazione. Tale impresa è davvero eroica, perché all’Uomo richiede l’abbandono di tutte le proprie certezze, di tutti gli appigli del mondo, di tutti gli affetti, richiede che egli abbia il potere di rimanere saldo in sé senza la terra sotto i propri piedi, imperturbabile al bene ed al male, esotericamente fissando la propria natura. Da ciò si può evincere il perché in tutto il nostro discorso l’adesione ad una visione sacrale della vita sarà sempre accostata ad un alto senso sacrificale della ritualità, concepita come preghiera profonda, meditazione continua, come fiamma con non si esaurisce sotto la cenere, che destruttura il nostro composto psico-organico, lo separa, lo purifica e lo risalda, in una vera e propria operazione alchimica. Non ci si stupisca quando si accenni ad una ritualità presente, ma scarna, ad una preghiera profonda, ma a volte anche senza parole, ad una dimensione trascendente “vuota”, non piena di Divinità, ma colma di forze e potenze. Qui si ripresenta il significato simbolico dell’uccisione di Pitone, il serpente astrale, da parte di Apollo, il centro solfureo di Luce, come nello stemma ermetico di Cagliostro, in cui delle frecce trafiggono un serpente: la qualificazione rituale consiste nell’acquisire una precisa consapevolezza, secca, sottilmente ordinata e dominante, che non concede spazio a qualsivoglia medianità, a qualsivoglia spiritismo, a qualsivoglia pratica di affabulazione cerimoniale. L’essenzialità della pratica operativa deve presupporre e preannunciare, favorendola, l’essenzialità, la crudezza della propria disposizione animica, che è retto pensiero, che è libero sentire, che è volontà vivente:”La preghiera è un atto di concreta fluidificazione della volontà. Formulare l’idea e desiderarne la realizzazione è una preghiera…è il regno di Luce che voi invocate e cui voi vi dirigete”(4). Non è casuale, infatti, che medesime predisposizioni operative si ritrovino tra gli insegnamenti di noti ed importanti personaggi del Pitagorismo Iniziatico degli inizi dell’900, in cui l’abbondanza di logge, di convitati filosofici che predicano la facile iniziazione, insieme con un modus operandi all’insegna del misteriosofico, dell’effetto gestuale e della parola altisonante e criptica vengono indicati, giustamente, con percorsi abnormi che non possono condurre ad un corretto approccio verso un percorso rituale o iniziatico che sia. La semplicità, l’umiltà devono prevalere sui segni cabalistici, sugli sguardi magnetici, il “farsi fanciullo” essendo il requisito essenziale e non l’espansione indefinita dell’ego, con le sue subordinazioni sottili ed istintuali. E’ proprio da Ignis, da uno scritto di Giulio Capurro, riprendiamo qui ed in nota alcune considerazioni alquanto eloquenti sul metodo effettivamente pitagorico:”…l’uomo rinato dovrebbe essere come una lampada tenuta in alto: una lampada lucente non dovrebbe abbisognare di certi appoggi…E’ questione di metodi”(5). Si pone in essere un cammino di introspezione che rivela la crudezza di una realtà spirituale, quale si deve affermare nel proprio ambito sacrale, il quale necessariamente riflette come uno specchio tale condizione, anzi ne è principio ed importante ausilio. Il riferimento precedente ad una ritualità essenziale, ad una preghiera quasi muta è nel solco di tale discorso, è nel solco di una purificazione e di uno sgrossamento della propria esistenza, ma anche del proprio rapporto col Divino in sé e nel Cosmo. Tanto più tale rapporto sarà infarcito di barocchismo, di desiderio di ostentare le proprie insegne, di “propagandare” la propria “speciale” cultualità, tanto essa sarà piena di recitazioni autorevoli, di gesti scenici spettacolari (…e spesso ridicoli), tanto quel rapporto sarà labile, poco armonioso, spesso non basato su di una disciplina interna costante e duratura, incline alle fascinazioni più esotiche e transitorie del momento(6). L'uomo moderno, infatti, si muove in maniera asincronica, spinto dalle curiosità e dal desiderio di soddisfare i propri appetiti egoici e nel fare questo è per lo più diretto dal pensamento altrui. E questa omologazione, anche quando si orpella di simboli antichi, non ha nulla di sacrale, poiché il Sacro non è tangibile dai sensi, il Sacro si manifesta come un fulmine, esso corrisponde ad un "sussulto" che percuote l'intero Essere: tutti i Piani si mettono in movimento all'unisono. Non può esistere, pertanto, vero e serio praticante, di ermetismo, di magia trasmutativa, di ascesi pitagorica, esicastica o buddhista, di cultualità arcaica e pagana, che non rifletta limpidamente la virtù costante ed incrollabile della presenza a se stesso. Tutti i barocchismi interpretativi, le più sofisticate interpretazioni filosofiche, le più arcane simbologie, le più secrete prassi di preghiera ermetica o numenica, perdono ogni loro interno e serio significato, ogni valenza reale ed effettività palingenetica, se una cristallina lucidità coscienziale non assuma fissa dimora presso il proprio animo, se un’osservazione costante e vigile non sappia portar Luce sulle proprie Tenebre e sulle dominazioni, emozionali e psichiche, che ognuno, in ogni istante, subisce. Su tale argomento, che è di un’importanza capitale, purtroppo notiamo manifestarci una diffusa e profonda superficialità, segno di una consapevolezza parziale che non intacca in profondità la personalità, ma che ne inebria la lunare ed inconscia fascinazione per l’ignoto ed il vago quanto nebuloso mondo dell’occulto:”Finché sussiste codesto squilibrio nel composto umano, è assai difficile sacralizzare anche il più semplice atto iniziatico: la volontà del praticante è sottoposta alle continue pressioni esterne, l’attenzione è debole e deviata, l’amore per la ricerca e la contemplazione del Sacro sono frammentarie e disorganizzate”(7). Vi è, quindi, necessità di un COLLEGAMENTO REALE con il Sacro, vi è necessità di un nuovo "battesimo" ricevuto in status di purità mentale, vi è necessità di un atto trasmissorio di una FORZA più forte di tutte le forze, che nel passato è stata prerogativa di Re e Pontefici:”Il cemento originario delle organizzazioni tradizionali: esso spettava anzitutto al Re; era poi prerogativa delle caste aristocratiche e sacerdotali, della magistratura e, infine, dei patres, i capi famiglia”(8). Non a caso nella tradizione delle famiglie patrizie il riferimento ad avi semidivini o eroici era la manifestazione di una continuità rituale e sacrificale, che manteneva il contatto con il pneuma dell’antenato, che veniva perpetuato dal rispetto rigoroso di norme, gesti e parole: nelle caste superiori, come nella magistratura, ogni variante invalidava il legame dell’evocatore col Numen(9). Altro aspetto del sacrificio è la sua totale spersonalizzazione: al contrario di quanto cercano i moderni fattucchieri, nell’atto magico nulla si cerca per se stessi, dovendo essere “nullo” il frutto dell’azione. Non casuale, infatti, è la richiamata figura dell’Eroe, il quale ci conduce verso il culto sacrale ed impersonale della Mors Triumphalis:”…compi ogni azione liberandoti dai legami, equanime nel successo e nell’insuccesso…” (Baghavad-gità). La via indicata, pertanto, è per sua stessa natura, come già evidenziato, aristocratica, elitaria, iniziatica, riservata a soli Hestos, coloro che sono in piedi, che richiedeva e richiede una precisa qualificazione spirituale, la quale segna l’abissale differenza tra un’idea del rito rettamente tradizionale ed un’idea contraffatta di esso, sacrilega, frutto della volgarizzazione neospiritualista e di un’inversione controiniziatica. Le parole di Julius Evola ci aiuteranno a qualificare tale dicotomia, iniziando una vera e propria analisi di ciò che devesi intendere per azione sacrilega:”Alterando una legge, un sigillo di dominio sovrannaturale è sciolto, forze oscure, ambigue, temibili ritornano allo stato libero..Il rito o il sacrificio tralasciato, compiuto da persona non qualificata o eseguito in modo comunque difforme dalle regole tradizionali, era principio di sventura: esso rimetteva allo stato libero forze temibili sia nell'ordine morale che in quello materiale, sia per gli individui, sia per la collettività. Trasformava gli dei in nemici”(10). La Forza Universale, la Potenza-Shakti, che è fonte di pericolo e di morte (gli Dèi Mani), che solo un eroe qualificato può affrontare e soggiogare: chi la sublima e la fissa con il Rito, ripercorre le avventure di Ercole che “conquista” l’immortalità olimpica, che realizza la Verità, la Realtà (Rtà=ritus=rito), la Vittoria. Chi non è qualificato, chi non ha le norme della continuità commette l’errore (non il peccato!) di affrontare (la Forza) fuori dal Rito, viene travolto da ciò che per lui può essere solo caotico ed oscuro, proprio perché non ha suggellato ed invertito verso l’Alto la Forza medesima: vi è, infatti, sempre un Guardiano della Soglia che determina il vero “desiderio” da quello intriso da mera curiosità, esso si presenta nell'attimo in cui si vuole lacerare il velo della verità. Da quanto emerso, reputiamo che la dicotomia tra sacrificio e sacrilegio sia palese, come egualmente palese sia lo stato di degenerescenza dello spiritualismo contemporaneo. Quanti dei moderni maghi, delle tante streghe, dei tanti auguri, hanno realizzato l’identità tra rito (che nella maggioranza dei casi è totalmente inventato) e sacrificio? Quanti hanno percorso un’ascesi purificatrice prima di accostarsi ad una evocazione, ad una parola di potenza, ad un mantra? Quanti posseggono il diritto aristocratico ad accedere al contatto con la Forza del Sacro? La risposta è semplice: Pochissimi! I risultati, d’altronde, sono ben visibili: sono ben visibili le turbe psichiche, i tormenti inconsci, le fobie per un’analisi introspettiva di chi commette sacrilegium, nelle mani viscide di una controiniziazione che accresce il suo diabolico potere proprio sfruttando tali deficienze:”Il momento del sacrificio fu spesso considerato come un momento solenne e pauroso, e quelle forze che se ne liberano e che non sono dominate e fanno irruzione nel mondo degli uomini attraverso la via a loro aperta, sono potenze demoniache d’insidia e di maledizione”(11). Le vane glorie dei moderni ci fanno tornare alla mente la pretesa, condannata da Dante, ad atteggiarsi ad Eroe, ai tempi dei Comuni e delle fazioni, di “ogni villan che parteggiando viene”. Facciamo riferimento non solo alla New Age, ma a tutta la corrente moderna che ha la pretesa di interessarsi di esoterismo (che vuol dire "il profondo delle cose" dal greco esos = profondo), nella quale non assistiamo ad altro che ad una nuova forma di buonismo moderno, di accelerazione del piano delle acque, di scatenamento di confusa emotività. Sarebbe sufficiente accennare qui alla confusione che si opera sulla Via univoca maschile-femminile, una nuova forma di parità dei sessi anche in campo esoterico, o allo spirito della divulgazione “urbi et orbi”. E' come voler gettare due cc. di alcool in una vasca di centinaia di litri d'acqua. Potreste affermare, in tale circostanza, che quella vasca contenga veramente l'alcool? Quell'alcool mantiene tutta la sua "potenza" solo quando rimane racchiusa nella sua fialetta. Divulgare ciò che è e deve rimanere intimamente custodito nella "secretissima camera dello core" per dirla con Dante, può dare come risultato solo inutili illusioni. Il nostro, infatti, è solo un richiamo verso uno status meditativo, verso una disciplina da attuarsi per coloro che ne sentiranno forte il richiamo. Pertanto ciò che appare difficile comprendere e quindi interiorizzare oggi è, come dimostrato, il concetto di Sacro e questo è dovuto proprio alla mancanza di una serie di "atti" e di "gesti" di tipo rituale, di tipo sacrificale. Sappiamo guardarci nello specchio benissimo, anzi, qualcuno di noi, lo fa anche più volte al giorno, dipende dal tasso di narcisismo presente, eppure nessuno, se non pochi, sanno vedere oltre la propria immagine. Ed è proprio nel saper guardare "oltre" che si ravvede, anche meccanicamente, ciò che in noi "vibra" con evidente preponderanza. Intimamente "conosciamo" bene i nostri impulsi interiori che determinano infine la nostra specificità. Avvertire in sé le valenze dell'Eroe, inteso in senso arcaico, o quelle del mistico o quelle dell'avventuroso fa parte di un "sentire" profondo. Ma oggi si confonde, senza avvedercene, il Furor con la nevrosi, l'Estasi Mistica con lo squilibrio psicanalitico. Ecco perchè ci è difficile oggi saper riconoscere in noi la presenza del Divino, se non in termini pseudomistici, romantici o sacrileghi. Non ci è più concesso discernere il noumenico dal fenomenico. Di contro, come accennato precedentemente, si evince che nel Mondo Classico, come fatto distintivo della sua religiosità, il culto degli Dèi era la Pietas come attenzione ed osservazione scrupolosa, mediante occhi e orecchie aperti al mondo, nei confronti di manifestazioni della natura ritenute di massima rilevanza (segni stessi degli Dèi), essendo il visibile manifestazione dell'Invisibile. La tecnica rituale, la preghiera presupponevano precise condizioni pratiche, come la castitas, come la purità morale e l’essenzialità del culto(12). Nella religiosità romana atti e preghiere erano compiuti serenamente ed antropologicamente sentiti come qualcosa di fondamentale e di naturalmente indispensabile alla esistenza stessa del Cosmo e della Città. Questi sono in quanto è il sacro, loro legittimazione dall'Alto, ma il SACRO è se si "fa" come invocazioni, le quali rinnovano periodicamente la divinificazione primordiale con la quale il Dio si "fece" tale nel Tempo del Mito:”La preghiera a Roma appare come elemento fondamentale, presente in ogni atto, è l’essenza stessa del senso puro della lingua, ogni parola e ogni verbo proferiti non hanno altro senso se non quello di trasfigurare ed immortalare, di rendere presenti gli Dei…”(13). Pertanto non possiamo non concludere affermando che la qualificazione atta a qualificare e rendere effettiva l’azione rituale, una libera venerazione sono gli elementi che, letteralmente e nel senso profondo, rimanifestano gli Dèi come Forze e Potenze del Sacro, del Metafisico, che fondano ed energizzano il fisico e l’umano, nei quali si riverberano:”Noi, in Italia, dobbiamo creare nel silenzio, per disciplina dura, per dominio inflessibile di sé, per serietà e semplicità, noi dobbiamo creare con uno sforzo tenace e alacre di individui una èlite, in cui riviva la Sapienza: quella virtus che non ci lascia parlare, che sorge nel silenzio ermetico e pitagorico, che fiorisce dal dominio dei sensi e dell’anima e non si testimonia con argomenti e libri, ma con atti di potenza”(14).

Note:

1- Ireneo Filalete, Regole del Filalete, in La Via Ermetica (AHKU), Edizioni Rebis, Viareggio 2011, p.252.
2- Plotino, Enneadi, VI 9, 7-8.
3- Julius Evola, Rivolta contro il mondo moderno, p. 53-4, Edizioni Mediterranee, Roma 1993, p. 53-4.
4- Giuliano Kremmerz, Elementi di Magia Naturale e Divina (Il Mondo Secreto), in La Scienza dei Magi vol. I, Edizioni Mediterranee, Roma 2003, p. 236.
5- Giulio Capurro, I modi dell’iniziazione, in Ignis, Aprile – Maggio 1925, Anno 1, Numero 4 -5, p. 100.
6- Amedeo R. Armentano, Massime di Scienza Iniziatica, Casa Editrice Ignis, Ancona 2004, p. 292ss, in cui la rinuncia a tutta una dimensione larvale di pseudo – conoscenze di natura religiosa, filosofica e occultistica, insieme alla liberazione dal servaggio dell’ego verso il dominio emozionale e sensuale, unito ad una prassi del pensiero e della presenza, di cui accenneremo in seguito, costituiscono i requisiti indispensabili per una reale ed autentica qualificazione rituale ed iniziatica:”Questo nella terminologia ermetica è il dissolvente universale, l’Alkaest, che compie la soluzione del denso”.
7- Giorgio Sangiorgio, Il Fuoco segreto degli Alchimisti, Edizioni Cenacolo Umanistico Adytum, Lavarone (TN) 2011, p. 471-2, in cui, inoltre, viene ben messo in rilievo come un’effettiva presenza di sé favorisca realmente un potenziamento di quella fluidità mentale e d’immaginazione necessaria per un’autentica trasmutazione alchimica.
8- Julius Evola, op. cit., p. 49.
9- Gastone Ventura, Il Mistero del Rito Sacrificale, Edizioni Atanor, Todi-Roma,p. 37ss.
10- Julius Evola, op. cit., p.54
11-Abraxa, Conoscenza dell’azione sacrificale, in Introduzione alla Magia, vol. III, Edizioni Mediterranee, Roma 1990, p. 264.
12- Giovanni Battista Pighi, La Preghiera Romana, Edizioni Victrix, Forlì 2009, p. 25:”E c’è una più generale e alta castitas, che riguarda l’arcaica semplicità d’un culto reso alla persona e alla maestà divina non raffigurata plasticamente”.
13- Giovanni Battista Pighi, op. cit., dall’introduzione a cura di Mariella A. Mastri, p. 3.
14- Julius Evola, Imperialismo Pagano, Edizioni Atanor, Todi-Roma 1928, p. 12.

sito di riferimento: www.ereticamente.net

 

 

Kremmerz: Fascicolo B - I PRELIMINARI DI PACE

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kREMMERZ: FASCICOLO B - I PRELIMINARI DI PACE

a cura di Orpheus

 

I Preliminari di Pace

1 - Il concetto generale della scuola è dato dalla PRAGMATICA che ne contiene il disegno. Ma il NOVIZIO ammesso alla scuola deve essere cosciente di ciò che è la scienza di cui egli vuole apprendere i metodi e gli insegnamenti, affinché fin dai suoi primi passi egli sappia ciò che si avvia a compiere. L'umanità, cioè tutte le razze umane prese insieme in tutti i secoli storici o dimenticati, presenta costantemente l'aspetto di due grandi classi: di un VOLGO e di una ARISTOCRAZIA INTELLETTUALE che o lo governa con la paura dell'ignoto o semplicemente lo educa sfruttandone a suo beneficio i vantaggi. Il VOLGO rispetto alla ARISTOCRAZIA INTELLETTUALE si afferma come l'ignoranza di tutte le leggi della natura e il frutto delle passioni di cui è vittima, di fronte ad un gruppo di pochi che, conoscendo le leggi che gli altri ignorano, si assume il patronato, il governo, il destino degli inferiori. Questo spettacolo, uniforme nella sostanza in ogni secolo, assume aspetti differenti secondo lo stato di sviluppo dei due fattori, e quando il VOLGO acquista coscienza e scienza graduali per la propria ricerca ed esperienza mira alla distruzione della vecchia tutela. ln questo quadro generale, sintetico, il novizio non deve vedere nelle aristocrazie dominatrici il solo elemento di forze fisiche e combattive delle società politiche, ma soprattutto il grande collettore delle energie mentali e delle conoscenze spirituali, che fanno capo alle religioni, quindi ai SACERDOZI. Il TEMPIO mistico, tradizionale, figurativo, è eretto su due colonne che simboleggiano tutta l'archltettura della società in base a queste due forze equilibranti l'arcata dell'edificio. Il VOLGO si afferma caratteristicamente con la grande paura non del visibile noto, ma dell'ignoto; i sacerdozì di questo ignoto hanno fatto un'arma di tirannia, assicurandosene il monopolio e facendo passare per miracoli (cioè fatti e avvenimenti fuori delle leggi della natura) fatti e avvenimenti che obbediscono a leggi ignorate dal volgo.
Partendo da predicazioni di fondatori spesso simbolici e non reali, con caratteri messianici, cioè di incarnazioni delle divinità in missione umana, queste religioni, nate pure, sono cresciute e hanno prevaricato, costituendo spesso un VOLGO aristocratico religioso che domina un altro VOLGO che tende a liberarsi della società tutoria di cui non riconosce più il diritto di tirannia, perchè non possiede dell'ignoto, di cui si fa un'arma, nessun segreto. Cosi la necessita continua, dopo lunghi periodi di riforme e rinnovamenti sociali con forme nuove o più progredite ed accette, essendosi stabilito un conflitto inconciliabile tra la SCIENZA frutto dell'esperienza e investigazione volgare e la SCIENZA presunta dei sacerdozi decaduti nelle pratiche e nei concetti mistici, cioè di pretesi commerci tra l'anima dei loro luminari e gli dei ignoti: cosi la FEDE, che è un atto di credito verso le religioni, si restringe solo negli elementi più ignoranti del volgo che si riscuote, e scompare addirittura nei più avanzati che solo sperano nella conquista da parte della mente umana, libera da ogni pastoia e impedimento, dei secreti preclusi all'ignorante.
2 - Ora rifletta il novizio che la materia su cui specula la tirannide sacerdotale è l'ANlMA dell'uomo e l'ANlMA delle folle. Il VOLGO partorisce investigatori esperimentali che, non asserviti ai sacerdozi, cominciano a studiare liberamente e senza preconcetti la stessa materia e quindi con probabilità grande di scoprirne leggi, conoscenze che i sacerdozi decadenti hanno già perduto. Ma come i preti riuniti in chiese o sinagoghe o moschee o templi hanno prevaricato abusando, così la libera ricerca abuserà a sua volta e cadrà negli stessi errori per un fatto o CONDIZIONE DI ESSERE di queste ricerche, che non fanno conquistare il successo che a chi nel volgo è PERFETTO. Che cosa è questa perfezione? Non confonderla con la tipica delle religioni. La perfettibilità delle religioni è fondata su un tipo della vita spirituale (o dello SPIRITO) indipendente: dalle necessità del corpo materiale, e quindi digiuni, astinenze di ogni specie, martirio continuo della carne per una acutizzazione integrale della sensibilità deII'anima-intelligenza. Questa concezione del progresso nell'ascenso o perfezione per costrizione del corpo è assurda scientificamente o magicamente (I). Perché l'UOMO PERFETTO scientificamente e non tutto corpo e non tutto spirito, ma la INTEGRAZIONE DEI POTERI DELLO SPIRITO NEL CORPO CHE LO ALIMENTA E SERVE ALLE SUE MANIFESTAZIONI, IN UN EQUILIBRIO COSTANTE DA PRECLUDERE LA SUA UNITA' A TUTTE LE PREVARlCAZlONl DEl DUE FATTORI CHE L0 COMPONGON0. ln termini chiari: è imperfetto un uomo che vive in uno stato patologico di esuberanza animica, come è imperfetto colui che vegeta affogando nella carne i diritti dell'anima.
3 - Qui è necessario comprendere la costituzione dell'uomo. L'uomo deve essere considerato come un ESSERE, che contiene in sé i quattro elementi che costituiscono l'universo: l° Un corpo sensibile e grave (carne, ossa, tessuti cornei). 2° Un'emanazione più sottile emanante dal primo e costituente la sua sensibilità più grave (nervi, centri nervosi, cervello). 3° Una più completa individualità emanante dalle due precedenti e costituente la sua mentalità o uomo mentale. 4° Un principio luminoso, intellettivo, partecipante della vita universale e quindi fonte inesausta della vitalità, tanto spirituale che corporale. l nomi che la MAGIA dà a questi quattro elementi costitutivi sono tradizionali e presi a prestito dalle mitologie: Corpo SATURNIANO - mangia, divora, si rinnova, si riproduce. Corpo LUNARE - vive dalla fonte del primo come la luna dalla luce del sole. 3° Corpo MERCURIALE - individualità risultante, cioè uomo mentale, alato al capo e ai piedi e il più possibile a contatto con Giove, lO superiore. 4° Corpo SOLARE - l'individualità divina, la quale non si manifesta all'uomo che per mezzo del corpo mercuriale, che a sua volta si manifesta al lunare e questo al saturniano.
ll novizio deve comprendere che questa divisione è puramente fatta per intenderci in maniera concreta, ma che non esiste veramente nell'uomo, perchè questi quattro corpi sono compenetrati in modo che ogni atomo del corpo fisico umano contiene gli altri tre rudimentalmente o atomicamente. Dunque l'uomo nella sua unità o sintesi è il risultato di due estremi: CORPO FlSlC0 SATURNIANO che assorbe dalla terra e dalle sensazioni prettamente fisiche di cui sta in contatto, educazione e ambiente più immediati, e CORPO SOLARE limite opposto che partecipa della vita più alta, non della terra sola, ma dell'immenso universo composto dall'infinito dei mondi costituenti i sistemi planetari noti ed ignoti agli astronomi.
4 - Le idee umane o terrestri (HUMUS terra) dai sensi fisici passano alla riserva dei centri nervosi per mezzo dei nervi, che sono i veicoli della sensibilità saturniana. Le idee o conoscenze divine (dio o ZEWS il fulmine), cioè le idee del campo grandioso e vasto, ignoto al corpo saturniano, ci vengono dalla individualità più alta e solare, per mezzo della mente o meccanismo mentale e mercuriale. Preponderando le sensazioni basse si preclude la via alle percezioni alte; e viceversa, soverchiando il principio solare o spirito divinizzante, il corpo saturniano è insufficiente a conservare le funzioni di vita fisica. L'equilibrio tra i quattro elementi ideali è rappresentato come una personalità vera e reale partecipante della vita terrestre e universale e che corrisponderebbe al Cristo dei Cattolici, all'Ermes dei Greci e al Mercurio dei filosofi. Quindi la integrazione umana comincia a comparire e progredire a grado a grado che l'HERMES comparisce e progredisce neli'uomo. Quindi HERMES è una- entità divina se si concepisce come il tipo perfettissimo dell'equilibrio tra i due binomii
SATURNIANO MERCURIALE
LUNARE HERMES SOLARE
come si può intendere per lo stato di luce equilibrata beatificante che ci predispone alla conoscenza dei segreti di tutto ciò che esiste. ll sacerdozio mitico diceva che Mercurio o Ermete era nato da Maia figlìuola di Atlante (colui che volle scoprire il secreto dell'Oiimpo) e di Giove, il re dei cieli, per indicare la partecipazione della MENTE ERMETICA ai due estremi, e il Dio supremo, cioè universale, gli donò le ali alla testa e ai piedi per velocemente eseguire i suoi voleri nei cieli e sulla terra. Ciò che vuoi dire che questo stato di lucido equilibrio mentale(ermetico o mercuriale) è di origine divina e terrestre, ma agente nella divinità incomprensibile ai volghi e nella vita pratica della terra. Quindi il novizio intenda l'HERMES come la sorgente della scienza pura integralizzante e infallibile, perché vede nel finito relativo e neli'infinito assoluto.
5 - i primi sacerdozii storici che conservavano la scienza dell'anima umana costruirono gli antichi miti con i secreti preclusi ai volghi e analogicamente al cielo stellato; il cristianesimo che inondò l'occidente come una eresia ci ha denaturato certe immagini divine delle mitologie e ha fatto parer diverse da quelle che furono molte immagini plastiche degli antichi sacerdoti, o ne ha rivelate altre deformandole. Cosi caduto nelle mani di esaltati, di rifacitori e interpreti malati di spiritualismo, il cristianesimo alterò e le proprie dottrine originali e quelle delle religioni di cui assorbì i misteri. ll Cristo originale non è magicamente quello a cui l'occidente è stato condannato a credere. L'AGNUS DEI è l'anima plastica contenente i principi mentali occulti, e quindi atta ad assumere tutte le forme, Corpo lunare e Corpo mercuriale insieme, governati dal principio di pura innocenza del formatore o plasmante che e l'ERMETE ALATO. Così il sentimento o stato di amore impersonato in Venere per consuetudine è stato preso nell'ossessionante senso dell'amore muliebre, mentre si chiamò amore puro spirituale e cristiano un amore di solo spirito, il cui tipo è materno nella Maria dei cattolici. Ma così non fu, perché Venere è dea dell'amore e amore in tutte le manifestazioni, e racconta il mito che amò e predilesse Mercurio, da cui nacque un figlio Ermafrodito, secondo simbolismo il quale ci indica come lo stato ermetico o equilibrio mentale, da cui la sorgente di luce integrale scaturisce per la sua perfezione, è anche stato di amore perfetto, tanto intensamente perfetto e non umanizzato nella sua più alta espressione, per quanto dà vita ad un figlio (terzo stato) che corrisponde all'ANDROGlN0 dei maghi, cioè la perfetta unione di due principi nella vita prolifica di un solo che li racchiude e contiene. Cosi Mercurio diventa un simbolo della MEDICINA ERMETICA col caduceo intorno a cui due serpi fanno all'amore dopo la lotta sul simbolico monte Citerone; perché, dice il mito, le due serpi su quel monte lottavano l'una contro l'altra, e il figliuolo di Giove gettò tra i duellanti la verga che Apollo gli aveva donato e le serpi si avviticchiarono in tal modo intorno al bastone, che Mercurio come simbolo di pace volle sempre seco.
6 - Tu, o novizio, impara da questa favola che la venuta dell'Ermete determina in noi una manifestazione di amore e di pace, cioè uno stato di beatitudine pel quale l'equilibrio è ristabilito tra i due contendenti, la materia femmina e lo spirito maschio, i due serpenti che finiscono nell'amplesso più concorde. Cosi devi intendere che la nostra scuola è assolutamente dedita alla ricerca di questo enigma di concordia tra i due duellanti eterni di tutte le simbologie, e la sua superumanità la nostra scuola la fa procedere dai cieli, nel senso che l'Ermete per la sua beatitudine equilibrante apporta al discepolo integrato con la scienza assoluta dell'infinito universo, cioè la percezione o la visione della verità.
7 - Il CORPO LUNARE ideandolo come una personalità fluida, di materia più leggera, e che contenendo gli altri due principii più alti (corpo solare e mercuriale) si potesse separare dal corpo fisico, darebbe lo spettacolo di un UOMO ANGELO (ANGELUS vuol dire messo), capace di muoversi senza il bisogno di servirsi del corpo fisico. Questo negli ultimi tempi e anche oggi racchiude il desiderio ardente di tutti i cercatori di secreti magici, e non potendo il novizio sapere di più di quello che Ia fantasia di molti maghi della penna ha sciorinato in eleganti e bellissimi libri, io ti avviso che, nella nostra scuola, quando il corpo lunare prende potestà di individuazione angelica anche embrionale, noi lo chiamiamo MARIA, nome che non deve confondersi coi soliti cristiani, ma proveniente da MARA, il lottatore eterno per la conquista di Ormuz luminoso e significa lo stato di MARA o stato demoniaco o geniale. Le operazioni di magia collettiva, analogicamente al singolo uomo, hanno la potestà di formare una MARIA collettiva di tutti i partecipanti alla catena degli operatori e scongiuratori. Cosi ti spiegherai che la grande MARIA della nostra catena operatoria è la MIRIAM, come risultato composto delle forze di tutti i corpi lunari degli oranti.
8 - Il novizio si domanderà se, oltre le forze naturali umane, in questa nostra scuola intervengono altri ESSERI NON UMANI. Rifletti bene, e rudimentalmente espongo alcuni enunciati che non sono dogmi, ma verità che controllerai col tuo progredire. Tutte le cose che tu vedi vivere o vegetare, come gli animali e le piante, o semplicemente con velocità o lentezza alterare la propria forma, come le pietre, i cristalli, l'acqua, devi considerarle come ESSERI, cioè come vite individuali in rapporto all'universo; ed in ognuna di queste vite esistono gli stessi elementi costituenti l'UOMO, che nel mondo visibile e sensibile rappresenta il tipo più alto in perfezione organizzata. Tu non sai se un essere a te inferiore come forma ami e pensi come te, ma tutti tu vedi analogamente a te nascere, (forma definita) crescere, riprodursi e disfarsi, eppure essi inferiori hanno un corpo saturniano, lunare e mercuriale e un principio attivo di vita universale che è luce, e che determina il principio vitale occulto con la intelligenza relativa alle sue funzioni. Un uccello, un rettile, un quadrupede, un pesce, una pianta, un cristallo che si forma a poliedro regolare ha quel tanto di luce per quanto la sua organizzazione raggiunga il suo fine. La penetrazione intelligente della relativa intelligenza di questi inferiori ermeticamente, a tempo opportuno, la potrai provare, ma la logica stessa più comune ti confermerà, se solo vi pensi, che tu non differisci da esseri cosi fatti se non per la più larga applicazione dei tuoi mezzi mentali più ampi e meglio dotati. Si parla dell'UOMO, come re della creazione, vero dio plasmatore di ciò che è sotto il suo dominio materiale e mentale; infatti egli applicando in basso la sua intelligenza dispone delle vite inferiori, ma quando sale per rivolgersi in alto egli può osservare che la materia pensante del suo lo o individuo è della stessa specie di un ELEMENTO INTELLIGENTE UNIVERSALE, LA CUI INDIVIDUALITA' E' DETERMINATA DALLE INDIVIDUALITA' DELLE SINGOLE TENDENZE CHE SVOLGONO FUNZIONI PRECISE: ogni individualità minore di questa entità massima si riduce quindi alle sue potestà agenti nell'etere che è l'ambiente o il contenente in cui questo elemento individuo vibra, e si chiamano SPIRITI ETEREI O ELEMENTARl.(2) Sono esseri? pensano? ragionano? sentono? Se tu guardi la natura a te inferiore, la pianta, per es., vedi che essa sente, pensa, ragiona, relativamente alla sua funzionalità di pianta; se osservi un cavallo, tu controlli che egli pensa, ragiona, e sente secondo la sua potestà individuale di cavallo. Così gli spiriti elementari eterei pensano, ragionano e sentono secondo le loro funzioni determinate dalla CAUSA che ha assegnato ad essi le funzioni. Ma compiuta la funzione cessa la vita di queste vite individue? Perfettamente cessano, riassorbite dall'individuo collettivo o massimo di cui furono parte. Vengono questi SPIRITI ELEMENTARI O ETEREI in contatto dell'uomo? Sì, perché la mente umana è attiva nell'etere universale, perché ermeticamente è un meccanismo etereo alimentato da una sorgente di vita terrestre -- e Tu, dice Ermete, DEVI CONSIDERARE LA TERRA E TUTTI I PIANETI E LE STELLE, COME CONDENSAZIONI ETEREE E SORGENTI DI VITE SINGOLE O INDIVIDUALI, DALLE QUALI CONDENSAZIONI QUESTE SI ALIMENTANO. L'attività mentale ermetica dell'uomo diventata attivissima ha poteri dominanti sugli spiriti elementari, fino a dissolverli, o fino a renderli immortali. Ma per renderli immortali bisogna che I'uomo cangi uno spirito elementare in EONE O GENIO. EONE vuol dire ESSERE COMPLETO, RAGIONEVOLE, capace di amore, di odio, di bene e di male -- e son noti sotto il nome di GENII, grecamente da GENIO, generati e generanti. La magia negli ultimi gradi dà il potere di compiere la trasmutazione di uno SPIRITO ELEMENTARE in GENIO; ma nei primi gradi dà i mezzi per venire in contatto dei già esistenti, vecchi o recenti. Oltre questo, altro non esiste che la MENTE UMANA nell'uomo vivente, e la grande LEGGE degli infiniti mondi che è personificata nel Dio unico dei miti religiosi.
9 - Quindi tu, o novizio, non credere negli SPIRITI DEI MORTI. L'uomo, prodotto terrestre ed etereo, è unita singola che evolve in una unità immensa che è l'universo. L’UNIVERSO è l'unità immensa, Una. L'ETERE è unica e sola materia cosmica, Una. L'UOMO è l'unità concreta tipica della vita individua completa, Una. Gli SPIRITI ELEMENTARI sono l'unica individuazione della vita nell'Etere, Una. Il GENIO O EONE è l'unica forma completa della eternità individua nell'Etere Universale, è l'unica creazione che, mista di umanità e vita eterea, viene in contatto dell'uomo, Uno.
10 - L'uomo come tutte le cose o vite, subisce il continuo rinnovamento della materia di cui è formato nei quattro elementi che lo compongono, fino a subire il rinnovamento della intera sua forma con la morte. La morte è I'enigma volgare, perchè in tutti i tempi due ipotesi hanno torturato chi ha voluto tentarne la soluzione: una infinitamente poetica che lusinga la vanagloria degli ignoranti, pretende che, spogliata del corpo saturniano, l'individualità dell'uomo possa vivere di una vita indipendente nell'etere col corpo lunare, mercuriale e solare, formanti un'individualità più evoluta; l'aItra infinitamente prosaica che fa cessare individualità e vita con la distruzione del corpo fisico. Le due soluzioni sono entrambe vere, con una terza che è la ordinaria soluzione al presente stadio delle più evolute razze terrigene.
l.° Colui che ermeticamente, cioè con uno stato intellettivo continuo, sa trasportare tutta la sua personalità nei tre elementi superiori, può partecipare alla vita eonica ancora vivente nel corpo saturniano, e dopo morto può vivere della vita eonica o approdare in nuovi pianeti, o ritornare alla vita umana. 2.° Chi tutto abbassa alla vita saturniana e si restringe all'abito grave di carne, si disfa con la carne e i rudimenti nelle forme più alte si decompongono nell'etere e la vera personalità individua finisce. 3.° Quelli che, come nell'ora attuale dell'evoluzione, non sono tutto carne o tutto anima, seguono la via delle incarnazioni terrestri successive, rapide, continue, immediate alla morte o no. Quindi gli SPIRITI DEI MORTI possono in rare circostanze venire a contatto dell'uomo tipico terrestre, come vengono gli eoni, e sono solo quelli appartenenti alla categoria prima. E' assurdo che vengano quelli della categoria seconda che non hanno differenza alcuna dagli spiriti di animali inferiori all'uomo ragionevole, il cane, la volpe, la lepre. E' possibile che vengano quelli della terza categoria sotto la forma umana, cioè rivestiti di nuova carne e portanti nomi nuovi, ed allora non sono che uomini nuovi col contenuto di quelli morti.
11 - Il novizio dunque non s'illuda coi libri che degli spiriti dei morti parlano come di cose reali, e non si arresti innanzi ai fenomeni delle sedute spiritiche sperimentali, anche se veda l'APPARIZIONE TANGIBILE DEL MORTO A LUI PIU' CARO, perché tutti i fenomeni, che ordinariamente si presentano nelle sale da esperimento, appartengono alla CORRENTE ASTRALE, dove la materia astrale o cosmica può essere manipolata dalla attività di un corpo lunare e mercuriale di un MEDIUM in disordine o dalla mentalità di un mago ermetico nell'ordine. Che cosa s'intende per MEDIUM nel linguaggio comune? Un uomo vivo che abbia potestà di entrare in comunicazione con gli spiriti dei morti. Ma in realtà il MEDIUM è un disquilibrato nella composizione dei suoi elementi costitutivi umani, perché presenta di fronte all'uomo normale un esagerato sviluppo del corpo lunare, in modo che dai suoi centri di sensibilità si esteriorizza tale una corrente di materia nervosa che può assumere qualunque forma, fino a creare documenti di indiscutibile realtà fisica, come impronte in materie tenere o molli o forme fotografabili. Sopratutto i MEDIUMS, con l'attività cosciente o incosciente del loro lunare, generano nelle sedute a catene o no, in tutti i costituenti e nell'ambiente, tali vibrazioni cosmiche o di materia atomica o cosmica che la EVOCAZIONE nella corrente astrale è cosa non rara, e tutte le immagini, i pensieri, i fatti, le passioni vissute da morti si possono riprodurre con l'apparenza di tale realtà, che a molti degli ultimi convertiti non si deve fare l'aspro rimprovero di aver creduto, perché sono davvero fenomeni a cui chi crede ha prestato già incoscientemente nel produrli tutta la sua attività mentale.
12 - ASTRALE vuol dire LUCE NERA o senza luce. ln magia tutto ciò che è astrale è NERO. Il novizio della nostra scuola comprenda bene il nostro linguaggio e non tenga conto dei libri o scritti da ignoranti investigatori o da gente che conosce ciò che dice e lo rivela, cioè lo nasconde a profani non chiamati a questi studi. Ma tu che devi sapere dove vai, che hai promesso di conservare per te ciò che imparerai, devi capire il significato vero delle parole che nella SCUOLA Ermetica si adoperano e non adoperarne altre o le stesse in significato diverso. Magia è stato di MAG, cioè uno stato intensivo di TRANCE che nessuno dei MEDIUMS ordinari possiede. ll MAG mette in diretta comunicazione il nostro corpo lunare-mercuriale e solare insieme, con la materia cosmica o eterea formante la corrente astrale. ln che modo? Proiettando fuori del corpo fisico l'unità degli altri tre corpi come un'OMBRA, senza luce, cioè ASTRALE, che si va a confondere con la grande materia ASTRALE del mondo, la quale materia e l'anima di esso, come il corpo astrale è l'anima del corpo fisico. Nella intensività di quella vibrazione prodotta dal contatto dell'astrale umano con l'astrale cosmico si stabiliscono i fenomeni nella luce della realtà. E' come nei procedimenti fotografici: la negativa che produce l'immagine è il rovescio dell'immagine prodotta.
Al settimo capitolo ti ho detto che la MARIA tua, che è il tuo demone lunare, è nera, la MIRIAM anima collettiva è nera, la corrente astrale è il moto della vibrazione di materia cosmica universale senza luce o di luce nera perchè la MATRICE DEL MONDO, dice Er-mete, E' SENZA LUCE, IN BASSO, NEL MEDIO E IN ALTO, E IN ESSA TUTTE LE COSE VIVE SONO GENERATE: NELL'OSCURITA' PROFONDA DELLA RADICE PRENDE SUA VITA REALE L'ALTO PINO.
I3 - Queste brevi notizie t'insegnino che il tuo cammino che inizi nell'ombra tu non lo vedrai che dagli effetti che otterrai nella vita reale. Dai tuoi progressi puoi ricavare la scienza del bene o del male; puoi, se arrivi, generare ciò che vuoi e abusarne, ma io, tuo maestro in quest'arte grande, ti ricordo che hai promesso d'imparare per il bene e per una sola ed unica realizzazione, LA MEDICINA ERMETICA. Se vuoi ricchezze, o sopraffare il tuo simile, o costringere la libera volontà di chi di te è più debole, restituisci queste carte a chi te le dà, e allontanati da noi, perché la nostra Scuola Ermetica è una Fratellanza Ideale, con uno scopo unico, di aspirare alla Psicurgia e alla Taumaturgia. La Fratellanza costituisce con la sua catena di volontà pure e benefiche la grande MIRIAM, custode della pragmatica fondamentale, di cui nessun passo violerai impunemente. Intorno alla catena si richiamano i gruppi e le falangi delle antichissime scuole iniziatiche isiache, i Geni della medicina, della vita e della salute umana - gli Eoni più terribili della giustizia sacerdotale dei templi. Quindi ti illuderesti se nel tuo cuore nascondi propositi diversi dai nostri, e non retti o non confessabili. Ricordati che la scienza è del bene e del male. Ma ricordati in più che la nostra Scuola è di solo BENE.
I4 - Eccoti, ora che ti ho esposto le prime verità fondamentali della dottrina ermetica, gli insegnamenti più brevi per dare i primi passi. Perfeziona te stesso. Buoni pensieri. Buone parole. Buone opere. Sii perseverante in quello che cominci a praticare. Non farti l'illusione balorda che io ti apra la porta delle fate, dei folletti, dell’arcano della sfinge, solo perché ti ho accolto nel vestibolo della famiglia. lo non ti ho chiesto niente. Né obolo né fede. Ti ho domandato se vuoi partecipare alla formazione di una famiglia iniziatica che in nome del progresso e della civiltà, vuol dare l’esempio della Scuola Laica, con principi di scienza vera ermetica, per il bene all'anima e al corpo dei sofferenti, sottraendo il privilegio dei miracoli ai templi sacerdotali, e denunziando al popolo che impara a leggere tutti i delitti che in nome della fede si compiono contro l'avvenire luminoso della libertà di spirito. Se dai la prova di volere per il bene, serenamente, dal fondo del tuo cuore, non io ti aiuterò ad avanzare, ma cento mani invisibili ti guideranno, ti spingeranno, ti coroneranno mago isiaco, taumaturgo che spanderai intorno a te la parola della CARITA' e muterai le lacrime del tuo simile nel sorriso del felice. Al tredicesimo capitolo ti ho detto che non vedrai il tuo progresso che dai risultati che avranno i tuoi atti. Aspettali pazientemente e compi senza arrestarti i tuoi doveri quotidiani.
15 - Pensa che, come un essere nasce alla vita umana, cosi tu nascerai alla vita ermetica. Succhia prima alle mammelle della Iside il latte e poi dà i primi passi nel Labirinto occulto. Non saresti tu uno sciocco se pretendessi dal tuo figliuolo ancora in fasce quello che avresti il diritto di pretendere da un adulto? Così giudica te. Diventerai un eletto e farai. Non hai lavorato e resti nelle fasce a scuotere le mammelle esauste della tua nutrice. Prendi l'abitudine di esaminare la tua coscienza con frequenza, e rifletti che la SCUOLA alla quale tu appartieni non è come la profana che insegna l'esperienza terrena a tutti, ma una preparazione dell'essere umano, per acquistare l'equilibrio mentale e preparare la manifestazione dell'Ermete. Se i metodi che hai imparato a scuola di uomini vuoi adoperarli per progredire qui, raccoglierai scarsissima messe, perché è la tua perfettibilità (vedi il capitolo 2) che ti dà la scienza, attirandola e mettendoti a portata di mano coloro che apparvero dii ai volghi.
16 - Abitua la tua mente a dominare le necessità del tuo corpo. Non come l'asceta, che tende alla pazzia di sviluppare l'anima con la macerazione del corpo. Questo è antimagico. Il proprio corpo, come l'anima, può essere abituato al freddo e al caldo. Cosi tu devi dominarlo: proibendo o comandando: dando e togliendo: non è la mortificazione perenne della carne che ti darà la luce dello spirito, in tal caso i degenti degli ospedali sarebbero soli luminosi. ll corpo saturniano e l'anima tua devono obbedire e mantenersi costantemente all'ordine della tua intelligenza, la quale ha diritto di soffiar caldo e freddo come la bocca. Così mangia e digiuna, veglia e dormi.
17 - Rifletti te stesso nelle tue azioni e medita su di esse. Le caratteristiche, le impulsive, quelle che conservano il loro stile costante, disveleranno a te il tuo essere antico, la tua storia obliata e ciò che sei stato. Tu appartieni alla terza categoria degli spiriti umani, come ti ho indicato al capitolo 10. Sei quello che fosti, un lievissimo granulo di esperienza in più. Esamina l'uomo storico in te, e lo troverai esatto nell'istinto e nell'impulso. Aggiungi i fattori del latte che ti ha nutrito e del padre che ti ha generato. Esamina questi, vedi in che hanno contribuito a modificare il tuo essere nei tempi, e la voce ti parlerà dagli abissi dell'anima. Così potrai confessare a te stesso chi sei e potrai raddrizzare il cammino se lo vedi sbagliato.
18 - Sottrai te stesso dagli ambienti e dalle società inferiori. Intendimi bene. Tutti gli uomini sono eguali innanzi alle leggi della natura, ma l'un uomo dall'altro differisce per lo stato di equilibrio o di disordine raggiunto. Né giudicarli dalla veste. Un povero vale spesso dieci ricchi, un ignorante di lettere più di due filosofi. Negli aggruppamenti e nei contatti si determinano le AURE, esalazioni delle anime aggruppate. L'aura impregna e purifica o lorda: non assorbire dalle aure degli ambienti che frequenti vizi o debolezze che non hai, idee che non son tue. La purificazione delle aure si compie nell'isolamento, il quale ti libera lentamente dai contagi psichici perversi. Il contatto delle anime più perfette della tua ti arricchisce di beni nuovi e ti lava dalle impurità acquisite. Un'anima migliore della tua, che abbia raggiunto il suo equilibrio e parlata la parola dell'Ermes, può cangiare il ferro grezzo del tuo essere imperfetto in oro purissimo.
19 - Perché un'anima buona ti possa giovare, e un fratello più innanzi di te ti possa lavare in un battesimo integrale, occorre che tu lo ami. Tu non sai che sia AMORE. Conosci l'amore della madre. Conosci l'amore della donna che concupisci. Conosci l'amore dell'isterismo religioso. Non conosci l'AMORE che unisce due anime senza desideri, senza eccezioni, senza particolarismo, senza interesse e che nel tempo stesso vivano dello stesso desiderio, dello stesso particolarismo, del medesimo interesse, in una comunione di bene profondo, dove nessuna ombra è possibile.
20 - Questo AMORE si chiama Beatrice, perché è luce, è Lavacro, è Beatitudine. Non è un'aritmetica e non è una filosofia. Predicato agli uomini dal trono dell'assoluto scende nella voragine della relatività umana. Non è un'arte e non è una scienza. E' uno spirito che annunzia l'Ermes, come l'aurora il sole. Bisogna invocarlo. Pregare.
21 - Se viene, non allontanarlo, perché non tornerebbe più. Se viene, accoglilo, perché è un raggio purissimo del mondo delle cause. E chi tu amerai sarà preso dello stesso amore e, se di te è più perfetto, ti darà tutto ciò che chiederai al suo spirito. Questa è la prima piccola chiave (clavicola) del regno salomonico in cui è regina la sapienza. Prima di impararne l'uso, firmerai il trattato di Pace tra l'ideale e il desiderio impuro.
22 - Taci. Se taci, Ermete non parla invano. La sua parola è catena, e fu rappresentato così nell'antichità sacerdotale, vomitante catene.
+ I. M. KREMM-ERZ
Note:
1) Magia é la scienza delle scienze.
2) Nel nostro linguaggio "etere" è spazio infinito nell'armonia dei mondi e anche la materia rara di cui è composto. e in questo caso diventa sinonimo di materia cosmica e di protoplasma universale, che vogliono indicare concretamente l'unico elemento passibile di qualunque realizzazione e forma e di cui tutti i corpi sono condensazioni con facce diverse. Se arrivi ai gradi più alti della nostra scuola, studierai la filosofia pitagorica assoluta, la cabbala del sistema non ebraizzato, e troverai chiaramente esposte in breve queste conoscenze.

 

NOTIZIE ASTROLOGICHE, di Kremmerz

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NOTIZIE ASTROLOGICHE, di Kremmerz

a cura di Orpheus

Ecco ciò che posso ammannire ai curiosi di astrologia pei mesi di aprile, maggio e giugno, e come nell'ultima postilla dei commenti, avviso di non credere che queste notizie (che sono parecchie questa volta) debbano essere prese come dogmi.
Gli astrologi del buon tempo dei creduli dicevano che tutto è soggetto alla volontà e libera disposizione di Dio, noi diciamo semplicemente che siamo imperfetti e come tali non possiamo pretendere ad una infallibilità che non ci riconosciamo. Vero è che il mio astrologo non si serve, come avrò occasione di parlarne in altro fascicolo, dei metodi ordinariamente studiati nei trattati noti di astrologia, e si riferisce alle tavole spesso da me citate di Mamo Rosar Amru che lette bene, interpretano giusto, nonpertanto chi sa dire che vi legge senza errori?
Ed eccomi a dire ciò che il benigno astrologo mi riferisce.
Dal 6 aprile al 22 maggio, la potestà siderale delle malvacee è assai benefica. L'altea, radici, foglie o fiori, in decozione, con miele, fredda, presa a cucchiaini durante la giornata risolve le antiche bronchiti ed è ottima pei catarri bronchiali dei vecchi. L'altea rosea (malvone, malvarosa, bastone di S. Giuseppe del popolo) ha azione più efficace sui reni e la vescica, ma la decozione deve essere raffreddata perché (è l'astrologo che parla) le influenze calorifiche siderali in questo periodo non sono benigne, quindi consiglierebbero agli infermi cibi cotti e raffreddati prima di esser mangiati.
Dal 19 aprile al 16 maggio: la gramigna fresca in infusione contro le infermità della pelle, erpeti, pustolette ecc., per lavaggi esterni: l'orzo bol¬lito e postato dà un’acqua ottima per la forfora dei capelli e contro l'alopecia, tigna e mali simili. In questo periodo e per lo stesso scopo è ottima la decozione del legno di rovere (Quercus Robur) tagliato di mattina dalla pianta, contuso e bollito.
Qui l'astrologo nota che facendo bollire le radici di altea, l'orzo e le foglie di arancio in ora di G di mercoledì con miele non raffinato, per quaranta minuti in vaso di creta, si lascia per altre 20 ore a riposare e alla 21a, che è ora di G del giovedì, si comincia a filtrare, si ottiene un acqua a cui si mescolano per ogni litro cento grammi di caffè moka crudo finamente polverati e si agita l'acqua tre volte al giorno in ora di Mercurio di Marte e di Venere per sette giorni, aggiungendo ogni giorno 10 o 12 gocce di alcool purissimo di vino per ogni litro. All'ottavo giorno in ora di S si filtra una seconda volta e si ottienel'acqua seconda adoperata da Paracelso contro il mal dei nervi delle donne d'allora, e anche dei giovani di oggi. Si prende a poche gocce (5 a 8) nel vino bianco o nell'acqua la mattina a digiuno.
Quest'acqua seconda si deve preparare dal 12 aprile a tutto il 21 maggio e si adopera poi quando occorra in qualunque tempo.
Le proporzioni delle materie da bollire sarebbero per ogni litro di acqua tre oncie di altea, due di orzo e una di foglie di arancio.

Ed ora un meraviglioso cibo medicinale: dal 23 aprile al 18 giugno le seppie contro le malattie uterine delle donne e l'acqua delle seppie bollite come lavaggio alle piaghe ostinate.
Dal 16 aprile al 22 maggio i gamberi di mare contro le emorroidi e le malattie delle vene.
E non vi è altro di prossimo.

Avviso i lettori che quando io non riporto nel Commentarium il medicamento siderale, lunare o astrologico, le cause che mi fanno tacere son due; o non vi è influenza specifica o il medicinale influenzato è un veleno e quindi pericoloso a consigliarlo.
Ora le osservazioni delle lunazioni prossime sono molte, interessanti e facili.
1°) Dal giorno 6 febbraio, settimo giorno della luna, comincia una influenza benefica e attivissima sul pepe, la noce moscata e lo zafferano — come si vede sono tre aromi da cucina.
Il pepe ha in dosi minime — 2 centigramma in un po' d'amido di riso — preso la mattina a digiuno, azione benefica, attiva e progressiva sugli emorroidarii, e quelli che soffrono di ritardi intestinali o torpori viscerali.
La noce moscata ha azione efficacissima sui cardiaci per compenso. 5 gocce di tintura di noce moscata in vino bianco (150 grammi) un cucchiaio da caffè ogni quattro o cinque ore.
Lo zafferano infuso al 4 per mille — un cucchiaino da caffè mattina e sera agisce beneficamente sulle irregolarità mensili delle donne.
L'azione del pepe cessa il 14 marzo,
Della noce moscata al 7 aprile.
Dello zafferano al 19 marzo.
2°) Dal 28 febbraio, il vino — ma deve essere vino rosso, naturale, e di età non inferiore ai tre, non superiore ai cinque anni.
Azione: sulla febbre malarica, coadiuvante il chinino o l'eucaliptus — bevuto a digiuno in piccolissime dosi, 50 a 60 grammi al giorno tra il levarsi del sole e il tramonto.
Azione: contro la verminazione intestinale, lombrichi e ascaridi. Siringhe anali, vino in acqua bollita con legno di pino.
Azione: contro le malattie di fegato col rabarbaro.
Cessa l'azione del vino il 27 aprile al tramonto del sole.
3°) Dal 17 febbraio, per poco tempo, fino al 12 marzo adoperate comunque e riuscirà benefico il riso cotto in acqua e sale e mangiato senza condimento alcuno — contro tutte le infermità che possano colpire il tubo digerente, lo stomaco e i visceri; — bollito in poca acqua e denso, applicato freddo esternamente, a mo' di cataplasma, sui tumori, ulcere, piaghe, scrofole, reni. Appena si riscalda la pasta di riso rinnovarla fresca. Fa effetti rapidissimi.
4°) Dal 3 marzo fino al 15 maggio, ritorna virtuale, il prezzemolo, come fu detto nei primi fascicoli dello scorso anno. Molto più attivo ora.

Ad evitare (dice l'astrologo che questi dati mi fornisce) errori e malanni, le stelle parlano così a chi le contempla:
Dal 9 al 16 febbraio guardati dal freddo della sera dopo il tramonto perché in cielo impera la stella della rosolia.
Dal 21 febbraio a tutto marzo non mangiar carne di maiale e di coniglio, ne' aceto ne' pesce con colore rosso da un'ora prima del tramonto all'alba, perché v'è vento di coliche epatiche.
Dal 18 febbraio al 26 e dal 28 febbraio al 25 marzo se hai bambine in casa falle coricare la sera presto con un po' d'olio sulla fronte e alle gote che non prenderanno in loro vita infezione alcuna di pelle né peste né altro malanno che le deturpi. Solo bambine.
Dal 24 febbraio a 19 aprile impedisci ai bambini di essere svegli a mezzanotte perché a quell'ora passa un demone (influenza della β) che ne impedisce lo sviluppo.
Dal 5 aprile al 10 maggio le giovanette che hanno passate la prima crisi si lavino la mattina con acqua in cui siano messe in infuso le rose: avranno fortuna di un marito buono.

Vedi, o lettore, che oltre ai medicamenti, ti dico tutto quanto la astrologia profetica sa dire. Sono sciocchezze da Barba Nera. Ma come che io ho cura di scegliere tutto ciò che non può nuocere, se qualcuno deve credere agli astrologi creda al mio che ha un astrolabio benigno e vede spessissimo nettamente il bene che arriva e il male che se ne va. Ora mi ha detto cosi, ho scelto ed ho detto il buono. Il male l'ho gittate sul fuoco e che il fuoco lo distrugga.

Le lettere che mi arrivano da parecchi lettori di esperimenti riusciti in seguito a consigli che queste notizie astrologiche riferiscono, non credo utile pubblicare perché, a conti fatti, io non intendo di mettermi in concorrenza con gli astrologi che fauno la professione di stare a tu per tu con le stelle più luminose — né usurpare la fama a Barba Nera di Foligno e a Rutilio Benincasa. Di astrologia io non me ne occupo che per l'amicizia di cui mi onorano due o tre studiosi, che per tema di esser derisi da questo simpatico nostro pubblico che dispensa facilmente il diploma di ciarlatano a chi lo merita e chi non lo desidera, stanno nell'ombra.
A tale proposito, come che questo capitolo è sempre un po' allegro, perché noi piccoli uomini vogliano leggere allegramente nei pianeti, io voglio raccontare la storia di un mio insuccesso di curiosità che è dilettevole e insegna molte cose. Però debbo per onestà premettere che non vi si deve leggere quello che non vi è scritto, se no si resta imbrogliati e la colpa non è mia.

Molti anni fa, avendo del tempo a mia disposizione, in un romitaggio che è tra gli Appennini degli Abruzzi e l'estremo limite settentrionale della Provincia di Terra di Lavoro, pensai di studiare i misteri reconditi dei cieli. Prego di capir bene che non volevo diventare né un Flammarion né uno Schiaparelli, ma conoscere se l'antica astrologia potesse schiudermi le sue finestre. Mi diressi proprio ad uno di quelli che oggi mi provvedono di notizie e domandai se volesse prendermi a suo discepolo. L'amico mi accontentò e cominciò a scrivermi delle lettere che sono, anche ora che ne rileggo qualcuna, un capolavoro di umorismo e di garbuglio astronomico . . . che io dovevo intendere col granum salis dei filosofi, granum salis astrologico che io non posseggo.
La prima lettera mi diceva:
« A spiegar le basi dell'astrologia magica è cosa di lieve fatica a chi sa che cosa siano li astri, ma difficile travaglio durerò se vuoi apprender da me tal sacreto che mai persona disse a persona né potrebbe in modo alcuno divelare,
Splendida introduzione ed incoraggiante per chi vuoi capire quello che non sa !
« L'astrologia non è solo una scienza, ma la più perfettibile delle sapienze umane perocché da la certezza di cose avvenire senza causa ponderabile o tangibile o visibile, e prima che la causa delle cause sia concepita dalla mente dell'uomo.
« Il prognostico astrologico è « aritmetico » quando le cause sono formole numeriche concrete e determinative — o è semplicemente « matematico filosofico » quando le formole sono generali ed algebriche. Se io predico che « la tal città d'Italia al plenilunio di agosto sarà distrutta » farò un prognostico aritmetico, o che « una città gara prossimamente distrutta » dirò profezia matematica generale.
Il cielo è pieno di stelle — all'astrologo bastano poche per calcolare, bastano sette pianeti che non son tutti tali ( Sole - Luna - Marte – Mercurio - Giove - Venere - Saturno) e dodici animali stellati che formano lo « Zodiaco» (Ariete, Toro, Gemelli ecc.)-
Fin qui meno male, poi comincia la seconda lettera:
« Tutti i pianeti e tutte le stelle stanno nel nostro Cielo che rassomiglia molto al Firmamento degli astronomi volgari, di cui si dice nella Genesi che Jeve separò dalle acque, mentre il Cielo nostro contiene ancora le acque che nessuno ha sognato mai di separare e nelle acque sono immerse le bestie che vi nuotano. Di più il « Firmamento » degli astronomi contiene la« Terra » » il nostro « Cielo » fa a meno della terrena dimora da cui tutte le varie cose del creato ammiriamo e sopratutto gli animali di Noè che provennero dall'Area e poi asserviti o divorati. Della terra solo ci serviamo del fuoco centrale o fuoco di lignite e carboni di miniere quando per investigare le regioni algide del Zenit e del Nadir dobbiamo scaldarci per mantenerci Vivi tra i viventi. Poiché «Zenit» e « Nadir» sono i due poli dell'Universo, l'alfa e l'omega della creazione. Il primo Zenit è la regione glaciale dei cristalli di rocca prismatici che riverberano a freddo i sette colori dell'arcobaleno, che sono gli stessi dei setti pianeti, con l'aggiunta del cilestre che propriamente è il colore del volgar firmamento come lo vedono le plebi che non sanno che le tinte eguali — il secondo Nadir è la regione glaciale non cristallizzabile, perché contiene allo stato di sale puro polverizzato tutte le radici dei sali universali che neutralizzano gli acidi che evaporano o trasudano i pianeti, specie il Saturno e il Marte che sono velenosi in certi tempi fino a superare la pestilenza degli arsenici e dei solfati impuri di rame e il tossico naturale degli scorpioni e della cicuta nonché dell'elleboro negro che da la pazzia.
« Tu, o amico diletto, non prender le cose alla leggiera, perché se vuoi apprendere l'astrologia dei volgari « tematici » è facile beffarsi dei gonzi e far da cerretano; ma se vuoi entrare nell'area recondita della astrologia dei saggi devi sturare bene le orecchie e star all'erta vigilante come il cane di Diana che abbaia alla luna, poiché nel silenzio delle notti ode i lunatici che cinguettano nel pianeta bianco, e starai attento ad ogni balbettio di sillabe, perché strano non è che dica «pane» e senti «cane» o dica «orco» e senti « porco » e non prendi la via Giusta e trovi la via « Lattea » che come ben sai contiene la chioma di Berenice capelluta donna del mito che trascina le anime dei volghi, fanciulli poppanti alla contemplazione critica del Cielo. Il quale, come ti ho fatto intendere, è puro di luce folgorante e deve esser visto e mirato attraverso vetri fumicati perché l'umana pupilla non resiste al troppo lume e si accieca, per la quale inettezza dell'organo visivo le luci occorre darle ombrate che non arrechino danno a quelli che mirano dal buio — né accusarmi di astruso o di manchevole poiché il mio insegnamento io te lo dò integro e intero, e se mi leggi bene tutto vi troverai, Arianna che svolge il gomitolo a Teseo e Ercole che sbuffa nella Camicia del Centauro Nesso, e potrai dire a chi è vivo se debba morire di peste o di rottura di vene ed agli egri quando saneranno ed in che ora e a qual minuto. Né è possibile che tale scienza del Cielo, per la quale si addiventa semidei e eroi, porrassi alla mercé del primo che ne richiegga poiché la sua è tal materia che non si insegna come umana disciplina per scrittura o per udito, ma per pratica della cosa che deve esser vista e discernita tra le luci e le penombre planetarie. Chi ad essa si dedica dette tutto se stesso dare, e notte e dì, e concedersi come l'amoroso alla amante amata in eterno e oltre la vita della terra. Ed ora, amico sincero, che ben ti ho definito di che si tratti (?), tienti pronto che scenderò a decifrarti le vie per vedere le stelle e i pianeti, anche fugacemente prima, poi stabilmente e capirai, che la tua patria è dovunque tu la vedi ed in Venere od in Giove od in Saturno troverai paesi tanto simili, tanto eguali a quello in cui nascesti che ti par rinascere in Venere, Giove o Saturno tal quale come in questa Terra, che secondo, il detto dell'Emiro Omzar è fedele ad Al-laah e Maometto è suo Profeta ! !

Ho riportato questa seconda lettera quasi per intero per mostrar a te, mio lettore paziente, come io cominciassi a diffidare di tale impresa — perché anzitutto dovevo capire il mio maestro e poi mettermi alla prova. Ne scrissi facendo le mie rimostranze, di intendere incertamente, di voler sapere con precisione: e giù una terza epistola:
« Come vuoi tu comprendere se non guardi in Cielo? se il tuo scopo è la conoscenza degli astri, mentre io ti scrivo guarda in Cielo, comincia a discernere nel buio della terra le scintillanti fiamme che il Creatore, che, ben lo scrissero i Santi Padri, ha sospeso alla volta celeste per rendere gioconde le notti dell'uomo che a simiglianza ed immagine di lui fu soffiato nell'argilla... Questa volta mi convinsi che il maestro astrologo mi pigliava in giro e continuai a leggere: « Ammirando la Natura ti persuaderai che una legge sovrasta tutte le forme matematiche e lasciando ai falsi filosofi lo studio della geometria rettilineare, dalle masse planetarie agli oggetti più meschini che stanno in terra, tutte le linee terminali vedrai curve, come arrotondate, perché la morbidezza della curva è simbolo del continuo infinito, mentre le rette o gli angoli rappresentano il finito, come la freccia di Marte che è di linee rigide e significa la « cessazione » o la « separazione » che è lo stesso... ».
Volli por fine allo scherzo e gli scrissi da buon amico: dimmi almeno come studiare il cielo stellato, come vedere le costellazioni con intendimento diverso dalla astronomia di tutti gli astronomi. Mi scrisse una lettera maravigliosa:
« E che discepolo sei tu che non conosci la meccanica dell'arte? Non sai di che provvederti? Devo essere anch'io a darti idea di che è formata una specola? Non hai un teloscopio con lenti a foco? in mancanza non hai un tubo cilindrico da allungare ed accordare la vista? che forse gli antichi astrologi di Babele o di Miopoli conoscevano i telescopii di oggi? non avevano che cilindri forati per applicarli all'occhio... Vuoi che io v’ insegni a studiare la meccanica dell'occhio che è il riverbero della immensa Natura? non sai che è la bussola? non possiedi una clessidra o un orologio a polvere per misurare il tempo per l'inclinazione dell'asse?...
« Non hai un luogo lindo e bianco da mettervi ad osservare in silenzio il passaggio al meridiano, con una servente muta e solerte che sorvegli la casa mentre tu stai nei deli ?»

Stetti un po' indeciso sul modo di finire il giuoco, poi andai io stesso a trovare l'aulico e declinai l'alto onore di essere, discepolo suo. Egli sorrise bonariamente e mi promise, senza che ricorressi a fatiche e a calcoli, rispondere alle mie domande quando io gliene facessi sull'influenza delle stelle. Gli ricordai la promessa, scrivendo il Commentarium, e così nacquero queste note astrologiche che prendo dalle notizie che egli mi passa e da altre di altri astrologi che il tempo mi ha fatto conoscere.
Le notizie son cernite da me: pubblico quelle che possono avere un valore immediato e che sono innocenti.

Stavolta sono parecchie.
Quest'anno, il settimo del ciclo, ricorre la Zweur-ka degli antichi astrologi caldei, cioè il Giorno del pezzente,
Racconto la tradizione. Quando i templi sacerdotali facevano l'astrologia, tutti i responsi e tutte le figure che si domandano ai cieli non riguardavano che i re, i ricchi e potenti governatori e i generali delle armate. Quando a capo del collegio degli astrologi sedette Ozraim-kali-bobo, occhio di luce e occhio creatore, costui impedì a tutti gli astrologi di dire al re la verità che leggevano nelle stelle e assunse personalmente il compito di divulgare al popolo le fauste novelle prima che il re le sapesse.
E le profezie furono sempre ottime e sempre vere perché Ozraìm-kali-bobo obbligava gli astri a far succedere le cose come egli desiderava. Re, principi e popolo, convinti dello strano potere di quest'uomo, lo temevano e gli stessi sacerdoti ne diffidavano.
Il giorno in cui per la centesima volta vaticinava vittorie e splendori, dal popolo sorse un'giovane straccione che aveva una gamba più corta dell'altra e un occhio che non vedeva. Costui si lamentò ad alta voce e maledisse che le stelle non avevano mai un vaticinio per lui e mai un momento in cui ad esse il povero può chieder grazia.
Ozraìm-kali-bobo impietosito concesse ad ogni povero un giorno ogni sette anni, ed in quel giorno un'ora per domandare grazia di amore, una per chieder grazia di salute e un'ora per domandare la ricchezza.
Questo giorno si chiamò Zweur-ka la giornata del pezzente, la prima ora si chiamò Ikku-balim per gli spiriti di amore, la settima si chiamò Ralàfa per i genii della medicina, la quattordicesima si disse Kufràki pei demoni plutonici. E fu leggenda, tradizione, uso che ogni nomo che in una di tale ore avesse chiesta la cosa appropriata era esaudito. Il pezzente che aveva tanto ottenuto dall'astrologo volle sperimentare e all'ora Ralàfa domandò ai genii stellari che la gamba più corta allungasse e dimenticò di dire fino a pareggiar l'altra: così per sette anni la gamba allungò sempre e al settimo dovette chiedere che le due si pareggiassero... all'ottavo era divenuto la più lunga pertica che gli dei avessero creato.
Ora leggenda a parte, il giorno Zweur-ka in cui tutti possono chiedere è il 24 luglio, in cui il sole entra nella costellazione del Leone. Da un calendario astronomico si può sapere l'ora precisa in cui il sole entra nel segno.
L'ora Ikku-balim è la prima. L'ora Ralàfa è la settima dopo. L'ora Kufràki è la quattordicesima.
Nella prima si può chiedere amore, nella settima salute, nella quattordicesima danaro. Nella prima bisogna trovarsi in un giardino o campo, legato con un braccio ad un albero fruttifero, e guardando il cielo ad oriente si ripete il nome dell'ora tante volte fino a quando una lieve colorazione rossa prende la vista, allora una volta sola si domanda ciò che si vuole e si dica Ozraìm-bobo ricordati la promessa, si slega il braccio, e via subito dal luogo.
Nella settima, per la salute del corpo, bisogna essere assiso presso una sorgente, un corso d'acqua o in riva al mare. All'ora precisa si prende con la mano sinistra un po' dell'acqua in una coppa di cristallo o vetro bianco, se ne bevano otto sorsi, ad ogni sorso il nome dell'ora, poi si domanda ciò che si vuole una volta sola, e si finisce col dire Ozraim-bobo ricordati la promessa.
Nella quattordicesima si domanda danaro, ma il mio astrologo ha dimenticato di scrivermene il come, perché, beato lui, conosce profondamente che nessuno dei nostri lettori ne ha bisogno e tutti lo disprezzano come la cosa più malvagia che sia stata inventata.
Dimenticavo di dire che nel chiedere ciò che si vuole, si ricordino bene le parole, perché verrà ciò che si chiede e non altro. Nel chiedere Ozraim-bobo raccomanda di essere onesti e giusti, perché di sopra agli astri v'è la legge che regge gli astri.

Sono, direte voi, come ho detto io, superstizioni di tempi remoti, quando gli animali parlavano con saggezza come nelle favole di esopo, e quando anche i sassi ragionavano con le fate. Ma le superstizioni hanno questo di buono: ci fanno ricordare che il fondo bambinesco dell'anima umana nasconde nella tenerezza per le cose invisibili e le assurde l'angelo clemente che ci dona le ore migliori.

Credenza astrologica è la luna piena d'agosto, che risponde alle domande delle giovinette, che hanno varcato l'età critica, di fornir loro uno sposo di buona indole, di buona salute e di buona pecunia e sopratutto presto.. . ciò che è l'interessante. La luna piena del 16 agosto è la miracolosa. Dice l'astrologo: la giovinetta deve lavarsi e pettinarsi, indossare tutta biancheria di bucato e il migliore abito della festa, poi sedere in faccia al sito donde la luna deve spuntare, e ricamare con filo rosso o seta rossa su un fazzoletto bianco un cerchio. Al momento in cui la luna spunta, guardarla attraverso il cerchio descritto e ricamato sul fazzoletto, ponendo cioè il fazzoletto al viso come un velo e dirà: l'uomo che questo velo toglierà, Enadina, della Luna signora, lo fa mettere in cammino all'alba di domani, e la sera a quest'ora qui arriverà, o Enadina della Luna signora. Poi il fazzoletto metterà sui capelli e lo terrà tutta la sera; all'ora di andare a letto lo porrà alla finestra e il mattino seguente lo conserverà in luogo sicuro.
Vuole la superstiziosa leggenda, mezzo magica, e mezzo astrologica, che il fazzoletto resti incantato e che quando il fidanzato che diventerà sposo si avvicina, saprà ricordare alla fanciulla che Enadina ha mantenuto la promessa.
E che il buon marito sia concesso a tutte le donzelle che lo desiderano!

Ma veniamo alle solite influenze siderali.
Un morbo cattivo come il serpente striscia tra i popoli, si appalesa e si nasconde, ha tre teste mostruose, una è nera e semina la morte, una è gialla e porta la pazzia, la terza è rossa e mangia i bimbi lattanti e quelli che da poco hanno lasciata la mammella; morde loro il cervello e li divora nel fuoco. Se il sole in Lione sarà vittorioso di lui, per dieci anni in occidente non si parlerà più di contagio e di pestilenze. Se il Lione non gli schiaccia le teste, all'apparire della Bilancia una coppa sarà carica di morti.
Che il vaticinio cattivo si disperda e il Lione trionfi!

Quest'anno tutte le lunazioni dell'estate e dell'autunno sono favorevoli alle proprietà medicamentali delle frutta fresche, il mangiar frutta fresche e mature farà bene, ma l'uva sopratutto avrà un'azione assai benefica sulle infermità renali anche croniche. L'uva nera non venuta a completa maturazione, schiacciata e messa in bottiglia di vetro per venti giorni al sole, poi premuta e mischiata a farina bianca e miele, tanto da farne piccole pallottole come nocciole, che si mettono a ben seccare al forno, dà per l'inverno la polvere di Dioscoride contro il reumatismo dei vecchi, e i raffreddori dei bambini. Se qualcuno nell'inverno tenesse preparata tale pasta indurita, potrà adoperarla con esito felice per guarire i reumatismi delle persone annose, riducendola in polvere finissima e mettendola a macerare per ventiquattr'ore nel vino bianco, che bevuto calma le nevralgie immediatamente, i dolori reumatici e i gottosi... Almeno assicura cosi Dioscoride riportato dall'anonimo commentatore iberico.

Nella luna di agosto: non sono buoni i bagni di mare fatti nelle ore di sole alto, benefici al mattino presto e al tramonto; le verdure e gli ortaggi non cotti non arrecano bene; ottimo il succo di limone, mediocrissimo e quasi cattivo l'uso di molto zucchero e del caffè; pessimo l'uso delle bevande miste a ghiaccio (s'intende non le bevande messe in ghiaccio ma le bevande in cui è misto il ghiaccio); pessimo il vino acido, il latte che sia munto da più di tre ore o non cotto; pessimi i molluschi marini, i gamberi di fiume e le anguille.

Nella luna di settembre: ottimo il miele comunque preso, (fino a tutta la lunazione di dicembre); ottimo l'olio di oliva preso a digiuno contro le ostruzioni viscerali (fino a tutto ottobre); ottimi il vino bianco, il vino dolce, la verdura cotta e cruda, il pesce bianco, le mandorle e le noci; sono pessime le bevande fermentate sidro, birra ecc. fino ad ottobre intero; le aragoste e i crostacei; il pepe e gli aromi caldi. I legumi ben cotti in molt'acqua con sale sono contrarii alle dispepsie e ai torpori viscerali. Le farine, le semole, le crusche, i cruschelli hanno virtù grande nella eliminazione dei materiali depositati nei visceri: intestini, stomaco, reni e vescica. I grassi animali sono nocivi (strutto, burro, lardo).

Le radici hanno massima virtù nella lunazione di settembre — e qui l'astrologo parla che per radici intende tutto ciò che è sotto terra e sia suscettibile di essere mangiato o somministrato in terapeutica. Quindi i rafani, i tuberi, le patate ecc. tra i commestibili; le radici di valeriana, di aloe, di altea ecc. tra i medicinali.
Pessimi i semi, comunque usati.

E per finire... contro gli insetti che invadono i frutteti: cospargere i tronchi con acqua in cui siano decotte le foglie del pomidoro — nel 1°, 5°, 7°, 11°, 13° giorno delle quattro lunazioni di luglio, agosto, settembre e ottobre.
Il resto non è cosa che possa giovare alla curiosità del lettore.

kremmerz

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