LA TRADIZIONE HERMETICA

Giuliano Kremmerz e la Schola Italica

SITO INDIPENDENTE DEDICATO ALLA RICERCA E ALLA CONOSCENZA DISINTERESSATE DELLA VERITA' INIZIATICA

LA TRADIZIONE HERMETICA

LA TERAPEUTICA DI KREMMERZ FUNZIONA ANCORA? - Thread originale 2012-13 - Parte undicesima

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Cerc. 86 – 14/1/2013: Il rogo cristiano è un argomento triste. Come diceva Let. si è detto più volte qui sul forum che il fuoco brucia il corpo sottile, ma ci sono alcune incongruenze che sarebbe utile sottolineare. Ad esempio in molti casi il corpo del condannato veniva arso pochi minuti dopo averlo strangolato o impiccato. Dato che l'anima non esce subito dal corpo, è possibile che il danno al corpo sottile sia simile a quando il condannato è svenuto o cosciente mentre brucia vivo. Storicamente la vittima più giovane a morire in questo modo fu una bambina di 4 anni, arsa viva insieme alla famiglia, ma in quel caso fu strangolata prima di appiccare le fiamme. Non era raro un simile trattamento anche quando la vittima era adulta. Mentre ad esempio è storicamente accertato che Giovanna d'Arco, che salì sul rogo a 19 anni, benché non avesse mai praticato magia nera, fu posta su una pira che non le consentiva né la possibilità di perdere conoscenza coi fumi generati dalla legna e dalla paglia, né di venir uccisa dalle picche dei soldati (cosa che fu tentata invano): morì bruciata dopo lunghi minuti di agonia interminabile. Perché questa differenza di trattamento? Posso capire Giordano Bruno condotto al rogo con la lingua serrata con un aggeggio che gli bucava palato e mandibola per non farlo parlare, ma in base a cosa si decideva se un condannato doveva morire coscientemente o venir ucciso prima? 

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La Via della Consapevolezza - Stefano Mayorca

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oltre la consuetudine, al di là del vissuto

Cos’è la vita? Una bella domanda che può contenere una miriade di risposte, di allegorie e di banalità. Se guardiamo nell’intimo, superando i luoghi comuni e le solite frasi precostituite - frutto di una retorica imperante - ci renderemo conto che in noi esiste una realtà che è posta al di fuori di qualunque ambito conosciuto e comprenderemo che non viviamo la nostra vera esistenza, ma una pallida parvenza di essa. Prigionieri di un codice morale fittizio e narcotizzante, lasciamo che il tempo passi senza reagire, senza porci domande e, soprattutto, evitando di rinvenire risposte esaustive capaci di spiegare il perdurare di questo stato di cose. Spesso è la convenzione e l’apparenza che sanciscono i rapporti tra esseri umani, non l’esigenza di interagire assieme. 

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