LA TRADIZIONE HERMETICA

Giuliano Kremmerz e la Schola Italica

SITO INDIPENDENTE DEDICATO ALLA RICERCA E ALLA CONOSCENZA DISINTERESSATE DELLA VERITA' INIZIATICA

LA TRADIZIONE HERMETICA

Giuliano Kremmerz e Il Mistero di Roma – Giandomenico Casalino

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C’è un concetto, espresso lapidariamente, da Giuliano Kremmerz nella sua opera Dialoghi sull’ermetismo[1] ed avente ad oggetto Roma, non tanto e non solo come riferimento alla sua Civiltà, storia o altro ma, in sostanza, come espressione di un giudizio categorico e, per lo effetto, indiscutibile sulla natura, nel significato di essenza, della Romanità medesima: “…occulta Urbe…del buon senso e della verità…”, ecco cosa afferma, in guisa apodittica, il Kremmerz nel luogo su citato.

Ora, in via preliminare, è d’uopo, ad avviso di chi scrive, avendo lo stesso posto a se medesimo la domanda intorno al significato vero, autentico epperò profondo di simile affermazione, che ha la natura di una considerazione quasi ultimativa nonché definitoria intorno a  quaestiones sollevate in un primo momento; è d’uopo, dicevamo, esprimere due riflessioni di natura propedeutica al discorso che ci accingiamo ad articolare: la prima è in riferimento al contesto in cui viene espressa e collocata tale affermazione, che è un contesto manifestamente sapienziale e filosofico di natura operativa, nel significato arcaico ed ermetico dei termini, la seconda, che è effettuale alla prima, è che il nocciolo vero della frase, cioè quello che in superficie non appare, è tutt’altro da ciò che il “volgo legge e comprende!”. 

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In ricordo di Arturo Reghini – Roberto Sestito

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1° luglio 2016, per ricordare il 70° anniversario della morte

 

Caro Maestro, caro Arturo,

nello stile in uso nelle accademie ermetiche e neo-pitagoriche permettimi di iniziare questa commemorazione rivolgendomi a Te dandoti del tu, non certo per sollecitare un approccio confidenziale, ma per poterti scrivere una lettera nella forma più fluida e scorrevole possibile.

D’altra parte, nel tuo epistolario, ho letto che ti rivolgevi al tuo Maestro dandogli del Tu ed io voglio presumere che tu gradisca di buon grado il “caro Arturo” provenendo da un uomo che ti vuole bene e che ti considera Maestro.

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Pitagorismo e Massoneria – Convegno della Loggia D. Alighieri 11/09/2016

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Presso Hotel "Le Dune” (viale Cristoforo Colombo 259). LIDO DI CAMAIORE (Lu).

Pitagorismo e Massoneria, convegno a Lido di Camaiore della Loggia Dante Alighieri di ViareggioPer festeggiare i suoi primi quaranta anni la Loggia Dante Alighieri (392) di Viareggio realizza domenica 11 settembre (ore 16) un convegno pubblico a Lido di Camaiore presso la sala convegni dell’Hotel le Dune” (viale Cristoforo Colombo 259). Titolo dell’incontro: “Pitagorismo e Massoneria, perché”.

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Sulle orme del Genius - Stefano Mayorca

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il Mistero della Fondazione e della Roma Arcana 

Nell’antica religione dell’Urbe, la figura del Genio deteneva un posto di rilievo e sottendeva a processi creativi di ordine occulto estremamente complessi e secretati. IlGenio era l’espressione più pura della tradizione romana non derivata dall’ambiente greco. Questa entità, presente a livello sottile nella struttura occulta dell’essere umano, presiede alla divinizzazione dell’individuo, ne decreta le qualità innate e la personalità trascendente. La sua duplice valenza attiva e passivapermea l’essere e il supporto invisibile si manifesta contemporaneamente alla nascita dell’essere umano. Il Genius, dunque, ci accoglie, ci assiste e ci protegge dopo la nostra nascita. La controparte femminea del Genius era denominata Iuno. In Politica Romana (N. 3, 1996), diretta dal carissimo amico e noto ermetista Piero Fenili, è riportato a riguardo uno scritto di Servio il quale ci informa che nel giorno della cerimonia arcana dedicata all’adorazione del Genius – corrispondente al compleanno – l’orante si toccava la fronte, punto nevralgico che per i Romani era la sede della creazione dei pensieri: “Frontem Genio (esse consecratam) unde venerantes deus tangimus frontem”. 

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La Via del Guerriero – Nicodemus

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Gli antichi popoli dell’Occidente precristiano si organizzarono in aggregati umani all’interno dei quali la guerra rivestì un significato sociale-sacrale, così come la pratica dell’agricoltura e l’esercizio delle funzioni sacerdotali propriamente dette. Ogni attività dell’uomo arcaico venne sottoposta alla tutela dei Numi, senza la cui “supervisione”, nulla, neanche la creazione di imperi e dinastie, sarebbe stata realizzabile. Sulla base di tali presupposti culturali, la guerra non rappresentò soltanto lo strumento attraverso il quale, i popoli più forti e dotati si appropriarono delle risorse necessarie alla sopravvivenza a danno delle comunità più deboli ma, divenne progressivamente una sorta di “acqua corrosiva” in grado di trasfigurare l’uomo d’armi e di guidarlo verso la trascendenza. 

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