LA TRADIZIONE HERMETICA

Giuliano Kremmerz e la Schola Italica

SITO INDIPENDENTE DEDICATO ALLA RICERCA E ALLA CONOSCENZA DISINTERESSATE DELLA VERITA' INIZIATICA

LA TRADIZIONE HERMETICA

Il Segreto degli Iniziati - H. Sabetay

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La parola « segreto » viene direttamente dal latino e designa qualcosa che viene tenuto separato o nascosto alla vista o conoscenza di coloro che non sono ammessi a parteciparne. Ci sono dei segreti convenzionali o arbitrari che possono aver effetto sui più vari argomenti, secondo gli scopi della comunità il cui interesse sembra essere di celare certi fatti od informazioni. Ci sono state in tutte le epoche delle società appartate i cui membri sono legati da un giuramento che li impegna a non rivelare le operazioni interne del gruppo. Associazioni con mire politiche hanno spesso rappresentato una parte decisiva nei destini delle nazioni. Del tutto differenti sono quelle organizzazioni che sono in possesso dei veri segreti dell'Iniziazione, ed in cui una tradizione spirituale viene trasmessa ai seguaci. 

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Recensione del libro ALCHIMIA SEXUALIS di Stefano Mayorca - A cura di Luca Valentini

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In questa circostanza è un piacere per noi presentare ai lettori di EreticaMente il nuovo libro dell’amico ed ermetista Stefano Mayorca, per le Edizioni Rebis di Viareggio, del mai troppo stimato Pier Luca Pierini, che ne cura l’introduzione. Il testo, che ha come sottotitolo “Riti e Misteri della Magia Sessuale”, è un pregevolissimo viaggio all’interno delle dottrine d’Oriente e di Occidente, mirante alla riscoperta di un grande e profondissimo patrimonio dottrinale e simbolico, afferente alla chiave di volta di ogni sana realizzazione iniziatica ed interiore, cioè il processo di consapevolezza della Diade, della polarità universale Uomo – Donna, Sole – Luna, la conoscenza delle cui dinamiche è la sola che può condurre alla realizzazione dell’Unità Primordiale, quale processo unitivo e simultaneo, nel macrocosmo e nel microcosmo.

Come premette saggiamente Pierini nella sua introduzione, lo studio del Mayorca è un affascinante excursus nei significati allegorici e nelle pratiche esoteriche dell’Amor Sacro, ma con l’utilizzo ed i riferimenti più nobili che si possano ritrovare e studiare, ben distanti dalla 

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La Divinazione Pantea – N.R. Ottaviano

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Diverse forme divinatorie — Superstizioni da Folk-lore — Percezioni della Natura e dell'ambito — I solitarii o monaci — L'interpretazione — La lubricità di Pane e il suo simbolismo — Necessità di studiare le mitologie — Costumi divinatorii volgari — Tutte le anime hanno fenomeni premonitorii – Il linguaggio sibillino —Un esempio di talismano per l'intelligenza dei simboli.

I.

Non si è potuto storicamente accertare la dicerìa della famosa voce della morte del Gran Pane innanzi alla invadenza cristiana(1). Non è probabile se il Pane volle nella intenzione del mitologo personificare l'anima della natura viva e pensante; e potrebbe essere una chiacchierata sognata da qualcuno dei tanti maniaci religiosi, manìa ragionante o che dà l'illusione del ragionamento, e che accompagna tutti i periodi di conflitto sociale e psicologico tra i fautori della novità e i conservatori del vecchio. Lascio ad altri vogliosi l'esercizio della discussione sull'argomento, per dire poche cose della natura pantèa.

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Oltre le soglie del tempo: l’ermetica visione dell’Arcana Urbe – Stefano Mayorca

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Nel lungo ciclo temporale, ciclico divenire, che mena verso le regioni impenetrabili del mito e delle sue misteriose e arcaiche dimensioni, si cela il magico cammino dell’Urbe, magica testimonianza di antichi splendori e di ermetiche assonanze. Luogo carico di ancestrali richiami e di ctonie vibrazioni,  che nelle pieghe del tempo, hanno visto nascere l’eterna impronta dell’immortale Roma e dei suo Déi e Dee dalle multiformi effigi. Scriveva Empedocle, il filosofo greco: “La divinità non porta testa umana, né dalle sue spalle scendono due rami, non ha né piedi né ginocchia veloci né il sesso peloso, ma solo uno spirito, sacro ed ineffabile, governa e percorre tutto l’universo con la velocità del pensiero”. Questa è l’Urbe, intrisa di magia, ricoperta di mistero. E nel nome degli Dèi si cela l’incantamento. Il coro dell’Antigone di Sofocle, invocando Dioniso, lo chiama: “Dio che di nomi abbondi”. 

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