LA TRADIZIONE HERMETICA

Giuliano Kremmerz e la Schola Italica

SITO INDIPENDENTE DEDICATO ALLA RICERCA E ALLA CONOSCENZA DISINTERESSATE DELLA VERITA' INIZIATICA

LA TRADIZIONE HERMETICA

Giordano Bruno, un eretico alla corte di Rodolfo II – Mauro Ruggiero

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Il 17 febbraio dell’Anno Santo 1600, una piccola corte di persone partì dalle carceri di Tor di Nona, sul Lungotevere, in direzione di Campo dei Fiori, scortando un uomo condannato dalla Congregazione della Sacra Romana e Universale Inquisizione, a morire sul rogo a causa delle sue idee giudicate avverse alla vera dottrina della santa fede cattolica. Quest’uomo era Giordano Bruno, al secolo Filippo, nato a Nola nel 1548; libero pensatore ed eretico errante: scrittore, filosofo e mago la cui mente è stata tra le più brillanti e illuminate dell’Europa del XVI secolo. Con in bocca una mordacchia per impedirgli di parlare, fu spogliato e legato ad un palo e successivamente venne bruciato vivo con la speranza che, insieme alla sua carne, bruciasse anche il suo pensiero che nei secoli successivi avrebbe invece valicato frontiere geografiche e temporali e avrebbe fatto di Bruno il simbolo eterno di tutti gli uomini liberi oppressi dal potere. Quando l’8 febbraio dello stesso anno, nella casa del Cardinale Madruzzo, Bruno fu costretto ad ascoltare inginocchiato la sentenza di condanna a morte; egli non abiurò né si sottomise all’autorità religiosa “preferendo morte coraggiosa a vita pusillanime”. Secondo alcuni testimoni, il filosofo si alzò in piedi e indirizzò ai suoi carnefici la storica frase: «Forse tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell’ascoltarla».

 

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Giordano Bruno, un Mercurio della Tradizione Ermetica – Federico D’Andrea

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“Tremate più voi, o giudici, nel profferir la mia sentenza
che non io nell’ascoltarla” (Giordano Bruno) 

Questo scritto non si prefigge come scopo un esame dell’opera, estremamente estesa e profonda, di Giordano Bruno, ma vuole fornire solo alcune riflessioni che possano stimolare una lettura, anche se impegnativa, dei suoi lavori, dai quali lo studioso attento può ricavare numerosi suggerimenti anche operativi.

Nel 1548 nasce a Nola la luminosa figura di uno dei più grandi rappresentanti della Tradizione Ermetica: Giordano Bruno. A 17 anni egli entra nel convento di San Domenico a Napoli, situato nei pressi di quella Piazzetta Nilo, che vedremo rappresentare un nodo centrale dell’ermetismo italico, rappresentato successivamente da Raimondo di Sangro, Principe di San Severo. Personalità libera, non intende tacere ed esprime sempre e comunque la propria visione del mondo, che è poi quella ermetica, la più pura ed integrale, priva di misticismi, ma riaffermante il pensiero libero dell’uomo, che può accedere ad uno stato puro dell’Intelligenza, a contatto con il mondo delle cause. Dopo solo un anno di permanenza nel convento subisce un primo procedimento disciplinare per aver gettato via ed aver irriso alcune immagini di santi. Incapace di assoggettarsi a forme vuote di misticismo, è costretto a peregrinare per l’Italia e per l’Europa. Da Napoli fugge a Roma, a Venezia, a Ginevra, a Tolosa, a Parigi, a Oxford, a Marburgo, a Wittenberg, a Helmstedt, a Praga, e poi nuovamente a Venezia e a Roma, dove il 17 febbraio 1600 viene arso vivo in Campo de’ Fiori, con la lingua “in giova per le bruttissime parole che diceva".

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E. Cornelio Agrippa e la Tradizione Ermetica – Federico D’Andrea

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Il nome di Enrico Cornelio Agrippa (1486–1535) , per chi si avvicina alla Tradizione Magica ed Ermetica, è solitamente associato a quanto è stato diffuso su di lui dalle leggende popolari. Secondo queste leggende, Agrippa era un mago famoso, molto esperto nell’evocare i morti, nello scongiurare i demoni, nell’ammaliare e fare “legature”. Dal grosso pubblico è conosciuta un’opera, ricettario di pratiche magiche, dal titolo inquietante “Il libro del Comando, ovvero l’arte di evocare gli spiriti, di Cornelio Agrippa” ed un’altra falsamente a lui attribuita “Zibaldone magico dei misteri della bacchetta del comando”. Attorno a lui si formò dunque la fama di stregone, mentre era ancora in vita, e fu questo che generò una fioritura di dicerie e di scritti apocrifi a lui attribuiti. Non è perciò da meravigliarsi se molti seri studiosi della Tradizione Ermetica rifuggano le opere di Agrippa. Ma Kremmerz scrive in “La Porta Ermetica” – “La Scienza dei Magi” – II Volume – Ed. Mediterranee – p. 244: “Io mi sono domandato tante volte perché persone erudite e intelligentissime hanno guardato tutti i segni che stanno nelle opere di Cornelio Agrippa come delle sciocchezze grafiche che non hanno nessun valore. […] E se un valore l’avessero e grande?”

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