“Beato chi scende sotterra
Dopo veduti i Misteri
il fin della vita ei conosce
conosce il principio sancito dai Numi” (1)
L’Equinozio d’Autunno ricopre un’importanza capitale nell’ambito dello sviluppo ciclico del cosmo, segnando il momento critico in cui la luce manifesta viene progressivamente limitata e ridotta rispetto all’avanzare dell’oscurità, così, come, in maniera speculare, il corrispondente periodo primaverile sancisce il rinnovato primato del chiarore aurorale rispetto al crepuscolo. Se dovessimo instaurare un’analogia tra l’anno ed il giorno, potremmo evidenziare come la primavera è correlata con l’alba, quanto l’autunno al tramonto. Tale corrispondenza è, però, valida nell’ambito naturale e di una ritmicità connessa con ciò che è manifesto. Quale il rapporto del microcosmo, specificatamente umano, rispetto a tali riferimenti macrocosmici? Come ci insegna Alfredo Cattabiani, l’equinozio d’autunno in realtà costituisce una fase di equilibrio tra la dimensione solare e quella ctonia, non casualmente sotto la tutela astrologica della Libra, della Bilancia, in cui il rapporto tra luce ed ombra, anagogicamente e spiritualmente, trova la propria autentica profondità nell’inversione del simbolismo naturale: