LA TRADIZIONE HERMETICA

Giuliano Kremmerz e la Schola Italica

SITO INDIPENDENTE DEDICATO ALLA RICERCA E ALLA CONOSCENZA DISINTERESSATE DELLA VERITA' INIZIATICA

LA TRADIZIONE HERMETICA

NON CI RESTA CHE PIANGERE… di Alfenor

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Dagli iniziati della Grande Opera alle inezie della grande operetta

La ricerca della verità rappresentò un’esigenza di fondamentale importanza per i popoli dell’antichità ed in particolare per i Greci, i quali impiegarono il termine άλήθεια per indicare il non nascondimento, o meglio l’eradicamento dell'oscuramento. Il filosofo Socrate interpretò l’indagine della verità come atto concreto dell’anima e tale dovrebbe essere ancora oggi per coloro i quali, respingendo la dittatura del relativismo materialista, avvertono nel profondo il desiderio di investigare le ancestrali dinamiche che reggono il Creato.

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Dell’Amore che Risana Interioris Sacrificii di Stefano Mayorca

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Amore, parola svuotata dall’autentico significato che anticamente sanciva il contatto con le “forze di Luce”, con il “tempo altro” che rivestiva il volto Ieratico del Sapere. Lontano da forme mistiche, profane o ancora peggio religiose e incatenanti l’anima in una prigione di ipocrisia e sensi di colpa. Amore senza pretese, disinteressato, distaccato, ma non sterile. Il “sentimento” di cui stiamo parlando, in realtà, è uno stato d’essere attivo, Fuoco interno e magnetico che spande un’ “aura” di forza che penetra senza invadere, dolcemente, profondamente. Questa idealità, che induce l’uomo evoluto a donare una parte di sé e lo slancio che l’accompagna, sono da porre in relazione con il “sacrificio iniziatico” che rinveniamo anche in ambito cavalleresco. Il cavaliere-iniziato rinuncia alla vita profana e dedica la sua esistenza all’alto ideale di “luce” a cui si è legato. In tale contesto si colloca il sacrificio compiuto dagli iniziati, i quali, in maniera analoga, sacrificano la personalità umana e terrigena a favore di quella celata che gli consentirà di fare emergere l’Uomo storico e di divenire in tal modo dei “risvegliati”. Di qui la Rinascita che nella morte simbolica trova il suo culmine. Analogie in tal senso le rinveniamo nella XII Lama dei Tarocchi, l’Appeso, che appare sospeso al centro di due alberi (le colonne del Tempio, Jakin e Bohas).

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Una terza via per interpretare la stregoneria di Francesco Perricelli

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Frida Kahlo, Abrazo Amoroso, 1949

L’interpretazione della stregoneria, indissolubilmente legata a quella dell’inquisizione, ha spesso trovato un limite nella parentesi temporale all’interno della quale la si è voluta iscrivere. Dal Canon Episcopi composto intorno al IX secolo alle teorie confutatorie del  XVIII, si è cercato sempre di descrivere una parabola ascendente e discendente di un fenomeno sociale e antropologico che ha portato all’adozione di un paradigma, quello di Mircea Eliade, divenuto forse troppo autorevole per suggerire ipotesi più coraggiose. La tesi di Eliade1, essenzialmente, propone un’interpretazione squisitamente antropologica della stregoneria, suggerendo l’esistenza di un’inclinazione, soprattutto nella popolazione meno colta e per nulla imbevuta della teologia cristiana, di una forma di sacerdozio naturalistico, a tratti animista e certamente immanentista, più immediato e strettamente connesso a forme di medicina e farmacopea certamente più accessibili di quelle “accademiche”. In altri termini, la stregoneria sarebbe stata un’esigenza dell’uomo che in qualsiasi epoca, con nozioni, riti e pratiche diverse seppur analoghe, potrebbe riemergere e manifestarsi. La fortuna di questa ipotesi è data dal fatto che qualsiasi tentativo di riconnettere i culti delle streghe a quelli più antichi delle religioni classiche e misteriche si inserisce nella categoria della verosimiglianza senza però riuscire ad assurgere a “verità storico-accademica” a causa dell’immenso patrimonio perduto, bruciato e distrutto. Lo sa molto bene Margaret Murray2 che in due sue successive monografie ha tentato di dimostrare, attraverso una attenta disamina delle poche testimonianze rimasteci e formulando ipotesi coraggiose e in controtendenza, la continuità tra quella che ha giustamente definito “Antica Religione” e la stregoneria medioevale, non soltanto in relazione alle pratiche, talvolta modificate a causa delle costanti persecuzioni e interferenze culturali cristiane, ma soprattutto per ciò che riguarda il senso, la visione del mondo e il desiderio di liberazione e di destrutturazione. L’ipotesi della Murray ha incontrato notevoli ostacoli e molti sono stati gli attacchi nei suoi confronti.

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L’ultimo Occultista - Riflessioni su Luigi Petriccione/Caliel, di Pier Luca Pierini R.

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In inverno riceveva abitualmente il sabato e la domenica nella “sala d’armi”, un suggestivo salone rettangolare traboccante di armi d’ogni genere ed epoca, posto al primo piano della sua vecchia villa di Nozzano, un tranquillo paesino di campagna nei pressi di Lucca. Quando ci incontravamo, lui stava seduto su una sedia imponente in legno scuro intarsiato, che ricordava vagamente un trono. E noi tutti intorno – non meno di una decina ogni volta – distribuiti tra savonarole, poltrone e altre sedie recuperate nel resto della casa. In estate invece gli incontri si spostavano in un piccolo e fresco studiolo al pianterreno, adiacente il giardino, arredato con mobili in stile rinascimentale infarciti di libri e sempre gremito di attenti ospiti, riuniti ad ascoltarlo in quei lunghi pomeriggi incantati, sospesi nel tempo grazie al fascino di un’autorevole competenza e di una collaudata eloquenza, che lasciavano addosso il profumo di incenso e di mistero. Durante quelle memorabili e dottissime “lezioni” di scienze occulte – sempre assolutamente gratuite – che sfociavano spesso in interessanti discussioni su altri argomenti correlati, si infrangeva il sottile diaframma che divide la dimensione fiabesca dell’invisibile e dell’arcano dal mondo visibile del quotidiano, e la magia sembrava prendere forma, per divenire tangibile realtà.
Molti certamente conoscono, o credono di conoscere, attraverso varie pubblicazioni, traduzioni e sommari riferimenti in Internet, il nome e la storia di Luigi Petriccione, nato a Napoli nel 1928 e scomparso a Nozzano Vecchio (Lucca) nel 1995. Penso però che in pochi, pochissimi, ne abbiano potuto conoscere e forse apprezzare la complessa, profonda e autentica personalità.

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Il CASO DI PANDORA ovvero realtà e retroscena del “Processo del mago” di Pier Luca Pierini R.

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Come dalla trama di un avvincente romanzo, affiora dagli atti di un clamoroso processo svoltosi in pieno regime fascista, una incredibile e inquietante realtà “occulta” che scuote la Roma e l’Italia “imperiali” ed esoteriche dell’epoca. La sentenza è chiara e definitiva ma la pubblicazione integrale nel 1942 della requisitoria della pubblica accusa e delle arringhe dei notissimi avvocati di parte in un volume dal titolo singolare e fortemente evocativo, “Il Processo del Mago”, alza il velo su episodi sconosciuti e verità nascoste, gravide di oscuri risvolti e imprevedibili sviluppi.
Molti interrogativi e segreti sollevati ed emersi dalla controversa inchiesta non sono stati ancora risolti né divulgati, ma un dato di fatto di valore oggettivo aggiunge una nota ulteriormente enigmatica al mistero che permea l’intero scenario: appena stampato, il libro scompare “inspiegabilmente” dalla circolazione, fino a divenire letteralmente introvabile, persino nei circuiti antiquari. Alcuni ipotizzano sia stato fatto sparire per evitare che una serie di sconcertanti rivelazioni e imbarazzanti confessioni divenissero di pubblico dominio. Da chi? Evidentemente da qualcuno che intendeva impedire la diffusione di notizie e informazioni incandescenti che avrebbero gettato un’ombra pesante sui personaggi impietosamente coinvolti in questo scandalo grandguignolesco, già definito Il Caso di Pandora, per esprimere con sardonica efficacia tutto ciò che di marcio e raccapricciante ne è scaturito. Si tratta in pratica di una tragica vicenda imperniata su una colossale quanto squallida truffa, perpetrata pro salute populi ai danni del barone Ricciardelli, un noto e facoltoso aristocratico appassionato di esoterismo, e consumata in un clima di torbidi inganni, miserie morali, grottesche menzogne e fatali illusioni. Intorno ad essa ruotano nella veste di protagonisti lo stesso Ricciardelli da una parte, e P.Pugliese, il nipote della maggiore figura rappresentativa dell’ermetismo magico italiano (G.Kremmerz, peraltro assolutamente estraneo ai fatti), dall’altra, mentre, nel ruolo di attive “comparse”, animano il palcoscenico alcuni tra i più alti esponenti degli stessi vertici della “Fratellanza di Miriam” (l’organismo iniziatico fondato dal Kremmerz medesimo), presidi di Accademie e stando a quanto il P.M. Polito de Rosa denuncia nel suo rovente j’accuse, avidi sciacalli di infima specie il cui operato sarà stigmatizzato in un monito lapidario che suona come un inappellabile verdetto: “Nessuno osi parlare di probità, rettitudine e dignità di vita, a proposito di costoro!”.

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