In inverno riceveva abitualmente il sabato e la domenica nella “sala d’armi”, un suggestivo salone rettangolare traboccante di armi d’ogni genere ed epoca, posto al primo piano della sua vecchia villa di Nozzano, un tranquillo paesino di campagna nei pressi di Lucca. Quando ci incontravamo, lui stava seduto su una sedia imponente in legno scuro intarsiato, che ricordava vagamente un trono. E noi tutti intorno – non meno di una decina ogni volta – distribuiti tra savonarole, poltrone e altre sedie recuperate nel resto della casa. In estate invece gli incontri si spostavano in un piccolo e fresco studiolo al pianterreno, adiacente il giardino, arredato con mobili in stile rinascimentale infarciti di libri e sempre gremito di attenti ospiti, riuniti ad ascoltarlo in quei lunghi pomeriggi incantati, sospesi nel tempo grazie al fascino di un’autorevole competenza e di una collaudata eloquenza, che lasciavano addosso il profumo di incenso e di mistero. Durante quelle memorabili e dottissime “lezioni” di scienze occulte – sempre assolutamente gratuite – che sfociavano spesso in interessanti discussioni su altri argomenti correlati, si infrangeva il sottile diaframma che divide la dimensione fiabesca dell’invisibile e dell’arcano dal mondo visibile del quotidiano, e la magia sembrava prendere forma, per divenire tangibile realtà.
Molti certamente conoscono, o credono di conoscere, attraverso varie pubblicazioni, traduzioni e sommari riferimenti in Internet, il nome e la storia di Luigi Petriccione, nato a Napoli nel 1928 e scomparso a Nozzano Vecchio (Lucca) nel 1995. Penso però che in pochi, pochissimi, ne abbiano potuto conoscere e forse apprezzare la complessa, profonda e autentica personalità.